"Nel momento topico della mia carriera la fortuna mi ha girato le spalle e sono entrato in balia della sfortuna, che mi ha sballottato qua e là. Forse anch'io non sono stato pronto, abile a superare quel momento. Mi ha trovato un po' fragile" - Lamberto Piovanelliin esclusiva a GOAL
Da un Natale da favola, in cui può godersi la fresca convocazione in Nazionale maggiore, ad un Capodanno tremendo e totalmente da dimenticare, passato in ospedale a causa di una brutta frattura alla gamba, in cui vide i suoi sogni di gloria svanire nel nulla all'improvviso come una bolla di sapone.
Quello vissuto da Lamberto Piovanelli, bomber del Pisa del presidentissimo Romeo Anconetani, nel dicembre del 1990, è stato probabilmente uno degli sliding doors più crudeli e terribili della storia del calcio italiano.
Attaccante dai buoni mezzi fisici e tecnici, vive proprio nella stagione 1990/91 gli estremi della sorte: nei primi mesi la sua consacrazione in Serie A, che lo porta ad essere preso in considerazione dal Ct. Azeglio Vicini per la Nazionale azzurra e ad entrare nel mirino della Juventus, poi, dall'infortunio in poi, un incredibile calvario da cui riuscirà a rialzarsi solo parzialmente e che lo indurrà a ritirarsi precocemente a soli 31 anni.
In mezzo due promozioni in Serie A da protagonista sempre con il Pisa e, negli ultimi anni, una promozione dalla C alla B con il Perugia per colui che sarà votato nel 2019 da giornalisti e tifosi "attaccante del secolo" della squadra toscana.
GIOVANE TALENTO CON IL MITO DI ANTOGNONI
Lamberto Piovanelli nasce a Castelfiorentino, in provincia di Firenze, il 26 giugno 1964. Fin dalla tenera età, per merito di suo papà e di suo fratello maggiore Alessandro, coltiva una grande passione per il calcio.
"Fin da piccolo andavo in Maratona al Comunale con mio babbo a vedere la Fiorentina e Antognoni, il mio idolo da sempre. Ho visto il suo esordio a Firenze, i suoi primi calci in viola", dice in esclusiva a GOAL.
"Il calcio era lo sport di famiglia, quello che seguivamo tutte le domeniche. 'Novantesimo minuto', 'Tutto il calcio minuto per minuto' erano le trasmissioni della nostra famiglia. Anche mio fratello Alessandro, più grande di me di 6 anni, ha fatto un buon percorso calcistico. Come me faceva l'attaccante. Perciò si può dire che lo sport della famiglia Piovanelli era il calcio".
GLI ESORDI NEI DILETTANTI
Sull'esempio di suo fratello maggiore, anche Lamberto insegue il sogno di diventare un calciatore professionista. Le prime esperienze lo vedono formarsi nel Settore giovanile della Cattolica Virtus e successivamente fare esperienze positive nelle categorie dilettantistiche.
"Ho iniziato nel Settore giovanile della Cattolica Virtus - racconta -, la squadra dove è nato calcisticamente Paolo Rossi. Pablito era il nostro fiore all'occhiello, l'idolo di noi piccole leve che ci avvicinavamo al gioco del calcio. Ogni tanto, in occasione di feste importanti, veniva a trovarci e per noi era un motivo di gioia e di orgoglio far parte di quella società, anche perché nella provincia di Firenze, a livello giovanile, la Cattolica Virtus era in quel periodo forse la più blasonata e importante, addirittura più della Fiorentina".
"All'età di 16 anni ero praticamente il capitano e il leader della Seconda squadra - prosegue -, ma in Prima squadra non mi vedevano. Allora presi borsone e scarpini e andai a giocare nei Dilettanti vicino a Siena, nello Staggia senese. Qui sono rimasto tre anni: il primo in cui mi dividevo fra Allievi e Prima squadra, che faceva la Promozione toscana, e il secondo e il terzo anno da titolare in Prima squadra. Sicché a 17-18 anni giocavo già contro quelli grandi, a quei tempi non c'erano i fuoriquota e accanto a me c'erano giocatori esperti di 30, 35 e 40 anni".
"Personalmente è stata una cosa che mi è servita molto. A 17-18 anni, quando arrivi a giocare con giocatori più grandi ed esperti di te, hai solo da imparare. Così, oltre ad aver preso tante pedate, ho imparato tanto dai miei compagni. Mi è servito nel prosieguo della carriera, i tre anni di Staggia più i due al Castelfiorentino mi hanno fatto crescere come calciatore e come uomo, per me hanno rappresentato una palestra".
I primi segnali che Piovanelli possa diventare un attaccante importante arrivano al Castelfiorentino, la squadra del suo paese d'origine, con la quale segna 20 goal in 2 anni in Interregionale dal 1982 al 1984.
"Dopo tre anni in Promozione con lo Staggia, ho fatto due anni al Castelfiorentino in Interregionale - racconta Lamberto -. Fra i miei compagni c'era Luciano Spalletti, che era un po' la nostra vedette. Avevamo davvero una bella squadra, arrivammo per due anni consecutivi secondi, a quei tempi in provincia giravano tanti soldi nel calcio. Era un bel periodo anche per i Dilettanti, dove spesso anche piccole realtà, se trovavano l'imprenditore disposto ad investire, potevano far bene e ottenere risultati di prestigio".
IL DEBUTTO IN SERIE A ALL'ATALANTA
La svolta nella carriera di Piovanelli arriva però nel 1985, quando l'Atalanta decide di acquistarlo e per Lamberto si aprono le porte della Serie A.
"Il grande salto in Serie A con l'Atalanta è arrivata grazie all'osservatore toscano Antonio Bongiorni, che in una partita sotto la neve a Santa Croce vide questo ragazzetto che si dava da fare in attacco, cercando di fare il possibile per la sua squadra. Evidentemente rimasi negli occhi di Antonio, che dopo poco mi portò a provare su a Bergamo con colui che reputo un po' il mio babbo calcistico, che è Nedo Sonetti".
Piovanelli debutta con la Dea nel girone estivo di Coppa Italia, giocando 70 minuti della trasferta nerazzurra a Monopoli (0-2 per la Dea) il 21 agosto 1985 e trovando spazio anche nelle due gare successive con Lazio (2-2) e Catania (1-1). Poi però Sonetti ci lavora, e passano diversi mesi prima che la punta fiorentina possa fare l'esordio in in Serie A, che arriva solo il 23 febbraio 1986 nella vittoria per 2-1 in casa sulla Sampdoria.
"Ho avuto la fortuna di conoscere mister Sonetti. Trovare una persona come lui mi è servito tanto - assicura Piovanelli - Quando giochi fra i Dilettanti e ti fai un nome e poi arrivi così in alto e tutta un'altra cosa. Ho avuto la fortuna di conoscere persone che mi hanno voluto bene e aiutato tantissimo".
"Arrivai a Bergamo nel 1985, e inizialmente il mister mi fece giocare in Coppa Italia e nelle amichevoli. A quel punto però ci fu un periodo dove mi faceva allenare tanto e fare sacrifici, ma giocavo poche partite. Addirittura il mio esordio nel massimo campionato l'ho fatto nel febbraio 1986. Ma anche guardare tante partite mi è servito, Sonetti stava lì sempre a consigliarmi, in ambito calcistico e nei comportamenti. Anche se mi ha fatto esordire dopo tanti mesi,quando ho giocato ho fatto il mio. Chi mi aspettava ha trovato una bella sorpresa".
Piovanelli raccoglie in tutto 13 presenze nel suo primo anno fra i professionisti, firmando anche anche il suo primo goal nel ritorno degli ottavi di Coppa Italia contro la Roma, battuta 2-1, che passa tuttavia il turno grazie al 2-0 dell'andata.
"L'anno dopo però dovetti fare il servizio militare - ricorda Piovanelli - e l'Atalanta aveva necessità di un libero. C'era Progna a Pisa che era un gran bel giocatore. Anconetani per cederlo a Bergamo volle me, oltre naturalmente ad un conguaglio in denaro, e nell'ottobre 1987 lasciai Bergamo per venire a Pisa, sulle sponde dell'Arno. Io fiorentino a giocare nel Pisa. Una delle stranezze della mia carriera".
Dopo 17 presenze e un goal in un anno e qualche mese, la carriera di Piovanelli riparte dalla Serie B.
UN FIORENTINO AL PISA
L'impatto dell'attaccante fiorentino con i toscani è subito positivo, in una stagione che vede i nerazzurri, guidati in panchina da Gigi Simoni, ottenere in extremis la promozione in Serie A.
"Sono arrivato a Pisa e il primo anno, il 1986/87, e abbiamo subito conquistato la promozione in Serie A all'ultima giornata".
Pisa e Pescara chiudono appaiate al primo posto e guadagnano il massimo campionato. Piovanelli, che realizza 9 reti in 27 presenze. Le ultime 3 reti sono particolarmente pesanti: Lamberto stende la Lazio alla penultima con una doppietta personale all'Arena Garibaldi, poi nell'ultima giornata, un vero e proprio spareggio con la capolista Cremonese, firma di testa la rete che permette al Pisa di superare 1-0 la Cremonese e salire in Serie A assieme al Pescara.
"Fui protagonista del goal promozione, il più importante della mia carriera - ricorda -. Eravamo secondi dietro la Cremonese, e all'ultima giornata andammo a Cremona, vincemmo 2-1 grazie ad un mio goal, agguantammo il primo posto e andammo in Serie A".
"È una rete, la mia, che ricordano un po' tutti e che spesso viene tirata fuori dal cassetto dei ricordi, perché, oltre ad essere molto bella, per il Pisa ebbe un'importanza storica. Un goal indimenticabile".
La speciale marcatura crea un legame speciale fra Lamberto e la tifoseria nerazzurra, ma le due stagioni successive in Serie A non saranno così positive.
"Segnai 9 goal il primo anno in Serie B e pensavo già di essere arrivato al massimo e che tutto mi fosse dovuto - ammette Piovanelli -. Invece ho avuto due anni in Serie A in cui posso garantire che era una noia vedermi giocare. Ero praticamente nullo, un oggetto misterioso che non riusciva a dare il contributo che avrebbe voluto. Feci un anno 3 e l'anno seguente 2 goal. Un'esperienza molto negativa".
I primi goal in Serie A Piovanelli li firma il 31 gennaio 1988 all'Arena Garibaldi contro il Pescara (2-0 con la sua doppietta). Poi va a segno sempre in casa nell'1-1 contro la Roma, chiudendo il 1987/88 con 25 presenze e 3 goal, più 7 presenze e 2 reti in Coppa Italia. I toscani vincono anche la Mitropa Cup ma Piovanelli non partecipa all'avventura europea.
Quindi l'anno seguente i goal in campionato scendono a 2 in 27 gare, più 2 in 9 presenze in Coppa Italia, competizione che vede il Pisa raggiungere al termine di una storica cavalcata le semifinali, dove viene eliminato dal Napoli di Maradona.
In Serie A però la squadra è protagonista di una stagione negativa e alla fine del campionato 1988/89, chiuso in penultima posizione, retrocede nuovamente in Serie B. In un'annata storta per la formazione toscana, il Pisa perde anche la Super Mitropa, manifestazione ideata da Romeo Anconetani, contro i cechi del Banik Ostrava.
"Dopo la retrocessione, però, Anconetani impose la mia conferma a Pisa, con i tifosi che erano giustamente contrari - racconta Piovanelli a GOAL -. Quando un centravanti fa solo 5 goal in 2 anni dove vuole andare? Quindi i fans erano sul piede di guerra, ma il presidente impose la mia permanenza al Pisa e cambiò qualcosa".
Il Pisa, con Luca Giannini in panchina, è autore di un'altra bella stagione in Serie B, chiusa al 2° posto, e guadagna prontamente il ritorno nel massimo campionato. Fra i protagonisti della cavalcata c'è anche Piovanelli, che trova il suo miglior anno in carriera dal punto di vista realizzativo, con 18 goal segnati in 36 partite di campionato (tante le doppiette e una tripletta a Cosenza) più una rete in una gara di Coppa Italia.
"Il quarto anno, in coppia con Beppe Incocciati, segnai 18 goal in Serie B e riuscimmo a riportare il Pisa in Serie A. Mi sono scoperto bomber, rimettendo tutte le componenti al loro posto. Ho fatto qualcosa di importante e la gente tornò ad essermi amica. La mia carriera aveva ripreso a viaggiare nel verso giusto".
Per il ritorno in A nel 1990/91 il presidente Anconetani costruisce una squadra competitiva: con Mircea Lucescu alla guida tecnica, arrivano due argentini, il centrocampista Diego Pablo Simeone e il difensore José Antonio Chamot, e l'esterno danese Henrik Larsen. Se Incocciati è ceduto al Napoli campione d'Italia, davanti i nerazzurri prelevano dal Cosenza Michele Padovano, attaccante con cui Piovanelli si trova a meraviglia: il nuovo arrivato è rapido, forte atleticamente e fantasioso, mentre Lamberto è concreto e sa muoversi bene in area, lavorando anche per la squadra.
Il Pisa di Lucescu è così protagonista di una super partenza in Serie A. Alla prima giornata i nerazzurri vincono 1-0 a Bologna grazie ad una punizione di Piovanelli dopo 17 minuti, una settimana più tardi travolgono all’Arena Garibaldi il Lecce per 4-0 con goal di Simeone, Padovano e doppietta del 'Piova', come lo chiamano i tifosi: il Pisa è sorprendentemente primo a punteggio pieno dopo due giornate assieme alle due milanesi e senza aver incassato neanche un goal, imbattibilità confermata anche alla 3ª giornata dopo lo 0-0 casalingo contro il Genoa. Anche in Coppa Italia le cose procedono al meglio, dato che i toscani eliminano l’Udinese vincendo entrambe le gare per 1-0 con anche in questo caso 2 reti di Piovanelli.
Il campionato del Pisa prosegue con alti e bassi nel girone d’andata, ma la coppia d'attacco Padovano-Piovanelli continua a segnare a raffica: al 16 dicembre, data della 13ª giornata, ultima prima della sosta natalizia, Piovanelli conta all'attivo 8 reti, fra cui una doppietta a San Siro nella gara persa dal Pisa per 6-3 contro l'Inter, ed un’altra nel ko di Genova contro la Sampdoria (4-2). Il suo 'gemello' Padovano, invece, è fermo a 6.
"Io e Michele in attacco facevamo cose importanti - afferma Piovanelli a GOAL -, riuscivamo veramente ad essere determinanti quell'anno".
Fra il 14 ed il 21 novembre i nerazzurri sfidano inoltre negli ottavi di finale di Coppa Italia la Juventus, che in estate aveva cambiato i suoi quadri societari, con l'addio di Boniperti e l'ingresso di Luca Cordero di Montezemolo come vicepresidente esecutivo e di Vittorio Chiusano al vertice e a livello tecnico si era affidata all'emergente Gigi Maifredi.
Passano il turno i bianconeri, in virtù di due successi di misura per 3-2 a Torino e per 1-2 a Pisa, in due partite tutt'altro che facili. Ed è in quell'occasione che la dirigenza juventina si innamora calcisticamente di Piovanelli che per quanto è bravo viene schierato per necessità anche come centrocampista offensivo.
DALLA NAZIONALE AL GRAVE INFORTUNIO
Le prestazioni importanti di Piovanelli e Padovano non sfuggono all'attenzione del Commissario tecnico azzurro Azeglio Vicini, e da più parti, fin dall'autunno, i tifosi italiani invocano la convocazione in azzurro di Lamberto per le Qualificazioni ad Euro '92.
Piovanelli va in goal nella gara di ritorno di Coppa con la Vecchia Signora, poi il 16 dicembre 1990 realizza l'ottava rete del suo campionato nel 2-0 che il Pisa rifila al Torino. Azeglio Vicini rompe gli indugi e considerato l'infortunio occorso a Roberto Mancini, convocal'attaccante del Pisa per la sfida di qualificazione agli Europei contro Cipro in programma allo Stadio 'Tsirion' di Limassol sabato 22 dicembre.
L'attaccante classe 1964 spera di debuttare in Nazionale, ma Vicini non effettua sostituzioni, e così Lamberto deve accontentarsi di osservare la squadra dalla panchina accanto a gente del calibro di Tacconi, Costacurta e Fuser. Passano pochi giorni e riparte la Serie A: il 30 dicembre, prima di Capodanno, il Pisa è impegnato a Roma contro la Lazio. Si gioca la 14ª giornata, quella che cambierà per sempre la carriera del bomber di Castelfiorentino.
A Roma fa freddo, il campo è in cattive condizioni e il Pisa ha fame di punti per risollevarsi in classifica. Piovanelli, che indossa anche la fascia di capitano della squadra nerazzurra, in campo con la divisa rossa (un segno del destino, chissà) dopo appena 8 minuti ha la peggio in un contrasto con il centrocampista biancoceleste Sergio Domini.
Questi entra sulla palla in tackle ma colpisce involontariamente la gamba destra del Piova. Si capisce da subito che si tratta di un infortunio serio, e l'attaccante del Pisa deve lasciare il terreno di gioco in barella sostituito da Larsen. È l'inizio di un lungo calvario. Gli esami strumentali sentenziano:"frattura incompleta della tibia".
"Il 21 dicembre del 1990 Vicini mi convoca in Nazionale - ricorda con precisione Lamberto ai microfoni di GOAL -. Contro Cipro, in una gara di qualificazione per gli Europei, assisto dalla panchina alla vittoria per 4-0 dei miei compagni, senza entrare in campo. Il giorno 30 dicembre mi rompo la gamba nella partita Lazio-Pisa... Nel giro di una settimana sono passato dalla grande gioia della Nazionale ad un lettino di ospedale con una gamba rotta, perché fui ricoverato. All'improvviso, da un giorno all'altro, tanti miei sogni erano spezzati".
SEDOTTO E ABBANDONATO DALLA JUVENTUS
Intanto però il futuro di Piovanelli è già stato definito. Montezemolo in persona, infatti, dopo il doppio confronto di Coppa Italia, ne aveva caldeggiato l’acquisto da parte della Juventus. Il vicepresidente esecutivo bianconero sogna per la stagione 1991/92 una coppia d'attacco Baggio-Piovanelli per la Vecchia Signora e prima che l'attaccante raggiunga la Nazionale, aveva formalizzato un'offerta alla società toscana. E Piovanelli aveva accettato.
"Avevo detto sì alla Juve - racconta a GOAL Piovanelli -. Successe tutto nel volo privato che Anconetani organizzò perché raggiungessi i miei compagni di Nazionale a Cipro. Ricordo ancora la famosa domanda del vicepresidente Franco Nesti: 'Preferisci andare alla Juventus o alla Fiorentina? Scegli tu'. Mi volevano infatti sia i bianconeri, sia i viola con Mario Cecchi Gori. E lì per paura di poter deludere la piazza di Firenze e di ripercussioni sui miei genitori, che vivevano in città, memore di quanto accaduto a Pisa, negli anni precedenti, scelsi la Juventus. E feci lo sbaglio più grande della mia vita".
"Quando mi feci male mi ponevo mille domande, mi chiedevo se mi volessero ancora. La Juventus, tuttavia, anche dopo il grave infortunio decise di confermare il mio acquisto e mi tranquillizzò in tal senso. Il mio futuro, quindi, sarebbe stato comunque in bianconero".
Durante la convalescenza il club bianconero versa 4 miliardi e mezzo di Lire nelle casse della società toscana e Piovanelli firma il contratto che lo legherà alla Vecchia Signora. La speranza di un ritorno ad alti livelli c'è. Tuttavia la situazione si complica quando il Pisa, precipitato senza il suo bomber in piena zona retrocessione, gli chiede di tornare in campo.
Il 30 marzo, dopo 3 mesi di stop e 13 gare saltate, il centravanti toscano rivede il campo entrando a 7 minuti dalla fine di Pisa-Atalanta 0-2. Poi gioca l'intera partita pareggiata 1-1 al Manuzzi contro il Cesena e scende in campo il 14 aprile 1991 all'Arena Garibaldi nella sfida interna con il Milan. Ma ad inizio ripresa i tifosi presenti allo stadio trattengono il fiato: nuovo infortunio alla gamba destra e nuovo stop.
"Rientrai un po' troppo presto, il Pisa andava male, c'era bisogno di me, e mi feci di nuovo male... Così a metà aprile mi ruppi nuovamente la gamba".
Il Pisa, privato del suo attaccante principe, precipita in Serie B, mentre dopo un inizio da favola, 6 mesi da incubo fanno concludere il 1990/91 di Piovanelli con un bilancio di 8 reti in 16 presenze in campionato e di 3 goal in 4 partite in Coppa Italia. Quella con i rossoneri è anche l'ultima partita del bomber con la maglia nerazzurra sulle spalle. Piova a fine stagione lascia infatti la squadra nerazzurra dopo 48 goal complessivi (40 in campionato fra A e B) in 142 presenze, ma i tifosi non lo dimenticheranno mai.
Nonostante il nuovo infortunio alla gamba destra, la Juventus conferma nuovamente a Piovanelli di voler puntare su di lui anche quando è ormai chiaro che la squadra nel 1991/92 sarà guidata da Giovanni Trapattoni.
"La Juventus, che aveva preso Trapattoni, confermò di nuovo il mio acquisto - spiega Piovanelli - . Come tipo di giocatore, infatti, piacevo al mister. Così, dopo quei mesi difficili andai a Torino con una gran voglia e la determinazione di poter emergere in una squadra importante. Ma non mi fu permesso di tornare ad essere quello che ero stato".
"Dopo 20 giorni di ritiro - prosegue l'attaccante toscano - e le belle parole del mister nei miei confronti, le intenzioni della società cambiarono radicalmente. Al timone tornò infatti Boniperti ed io dall'essere un quasi oggetto del desiderio ero diventato all'improvviso un oggetto ripudiato con la valigia in mano".
"Dopo aver fatto le prime amichevoli estive mi dissero chiaramente: 'Guarda, te ne devi andare, perché qui non ti vogliamo più'. A prendermi erano stati Montezemolo e Maifredi, Trapattoni decise di confermarmi, ma quando ci fu il cambio di società fui drasticamente accantonato. Fisicamente ero lì con loro, ma di fatto ero messo da una parte".
"Per questo non ho una buona considerazione di quella società. Quando abbiamo scritto un libro con il giornalista Fabio Demi per raccontare la mia carriera ('Lamberto Piovanelli - Una vita all'attacco', ndr), il revisore non mi ha passato il verbo che avevo accostato alla Juventus. Avevo detto infatti che 'odiavo' la Juve, ma lui disse che era meglio scrivere che 'non la amavo'. Di sicuro sono stato trattato molto male".
GLI ULTIMI ANNI
Contrariamente ai sogni di Piovanelli, dunque, quella torinese è per lui un'avventura conclusa ancor prima di cominciare. Con la maglia bianconera Lamberto fa la foto ufficiale della stagionale e le foto personali per gli album di figurine, ma non vedrà mai il campo. La società ha infatti già deciso di cederlo e lavora per piazzarlo in prestito. A novembre del 1991 si concretizza per lui un ritorno a Bergamo.
"Il ritorno all'Atalanta fu quasi una ripicca verso la Juve - spiega Piovanelli - . La società infatti mi voleva mandare alla Reggiana per avere Ravanelli. Io mi impuntai, sbagliando, perché avrei preso un sacco di soldi, e dissi di no. Così Marchioro non mandava più Ravanelli alla Juve. E imposi alla società una di queste opzioni: o Serie B a Brescia o se no Serie A a Bergamo, città a me gradita, dove ero già stato. A quel punto intervenne Luciano Moggi (che seguiva il mercato dei torinesi pur non facendone ancora ufficialmente parte, ndr) ed io finii in qualche maniera a Bergamo".
Lamberto spera di poter tornare il bel giocatore che era prima del grave infortunio, ma si sente ferito nell'animo oltre che limitato fisicamente da guai fisici che sembrano non voler smettere di tormentarlo. L'8 dicembre 1991, contro la Roma (1-1), torna al goal quasi un anno dopo l'ultima rete segnata con il Pisa. Su sponda aerea di Stromberg, l'attaccante toscano in scivolata realizza il goal del pareggio per la Dea.
"Oggi sono tornato un calciatore vero", commenterà Piova a fine partita.
La fiducia torna alta, ma di reti nel 1991/92 ne arriveranno soltanto altre 2, entrambe al Delle Alpi: Piovanelli impatta la gara con il Torino all'83' (1-1), poi va a segno proprio contro la Juventus il 16 febbraio. Mandato in campo dopo l'intervallo da Bruno Giorgi, l'attaccante toscano firma il provvisorio 1-1 dopo il vantaggio iniziale di Schillaci. Quello ai bianconeri sarà anche l'ultimo dei suoi 16 centri in 97 partite in Serie A. Ma l'Atalanta subirà poi, qualche minuto dopo, il 2-1 di Roberto Baggio. Il bottino personale a fine anno recita 3 reti in 16 partite, poche rispetto alle aspettative.
Chiusa con 33 presenze e 4 goal l'esperienza complessiva in carriera con la Dea, in estate la Juventus lo dà gratis al Verona, in Serie B. Lamberto sogna un rilancio in gialloblù, ma anche qui, dopo un avvio promettente, le cose non andranno per il verso giusto.
"Quando diventi un pacco da mandare qua e là è difficile - afferma - . Dopo Bergamo andai a Verona, e lì poteva esserci il mio rilancio, perché eravamo in B ma avevamo una squadra da buona classifica di A. Ma cominciarono a subentrare continui problemi fisici legati alla doppia frattura avuta, ero sempre fuori e azzoppato. Alla quarta partita, con la Lucchese, ebbi una distorsione al ginocchio e da lì cominciai ad accusare un problema contro l'altro. Mi è dispiaciuto, perché in Coppa Italia all'inizio riuscii a fare cose importanti. C'era un grande allenatore, Edy Reja, una persona per cui ho tanto affetto. Un signore del calcio".
Piovanelli colleziona 3 presenze e 3 reti in Coppa Italia e 19 gare e altri 3 goal in Serie B. Il campionato cadetto si conclude con un deludente 12° posto, lontano dalle ambizioni iniziali della società scaligera.
"L'estate successiva molti big lasciarono e dei nomi celebri restai solo io - ricorda Piovanelli - . Fra i nuovi arrivi c'era anche quel bellimbusto di Pippo Inzaghi. E quando lo vidi dissi a me stesso: 'Con questo qui non gioco mai...'. Allora chiamai il mio procuratore, che era Bruno Carpeggiani, e a novembre andai in prestito al Perugia, in Serie C".
L'avventura a titolo temporaneo in Umbria segna un rilancio per Piovanelli, che si inserisce bene nella nuova squadra e torna a segnare parecchio, dando con 9 goal realizzati in 18 partite un apporto notevole alla promozione del Grifone in Serie B, nonostante i consueti problemi fisici lo costringano spesso a fermarsi.
"Con l'allenatore, Ilario Castagner, non mi sono trovato bene, non avevo un feeling brillante - racconta Piovanelli -, ma con la società, il presidente Gaucci e il direttore Pieroni, e la città, nonché con i ragazzi della squadra, Cornacchini, Dondoni, Pagano, Mazzeo, Federico Giunti, si creò un ambiente splendido. Posso dire che eravamo un gruppo fantastico. Facemmo una cavalcata in C impressionante, ottenendo la promozione in B, e lì cominciò a ripiacermi giocare a calcio".
"Io segnai 9 goal e feci bene - ricorda il classe 1964 -. Del resto quando giochi con un attaccante come Giovanni Cornacchini è tutto facile. Giovanni per me era un vero fuoriclasse, un animale d'area. È stato un grande del pallone, io ho avuto la fortuna di giocarci accanto per qualche partita e posso dire che era un grandissimo giocatore".
L'annata successiva, il 1994/95, che lo vede di nuovo in forza al Verona, non è esaltante (eufemismo), con 5 presenze e un unico goal realizzato nel 3-3 con il Piacenza capolista il 15 gennaio 1995, che porta a 8 reti in 31 presenze il bilancio personale con gli scaligeri. Quello fatto ai biancorossi sarà anche l'ultimo goal in carriera di Piovanelli: non sorretto più dal fisico, svanito l'entusiasmo, a fine stagione Lamberto prende una decisione drastica, quella di ritirarsi dal calcio giocato a soli 31 anni.
"Tornai al Verona, proprietario del mio cartellino. A novembre c'era la possibilità di tornare a Perugia, visto che il direttore Pieroni mi voleva, ma Castagner si oppose e non mi volle, facendo saltare tutto alla fine del mercato autunnale. Così restai in gialloblù, ma la società aveva bisogno di un ridimensionamento, io avevo uno stipendio importante e non riuscì a piazzarmi. Iniziai allora ad avere rapporti difficili con la dirigenza. E quando hai problemi in tante piazze, inizi a pensare che il problema possa essere tu. Allora a 31 anni decisi di smettere e cambiare lavoro".
DOPO IL CALCIO: COSA FA OGGI
Appese le scarpette al chiodo, Piovanelli intraprende negli anni varie attività: prima gestisce un negozio di abbigliamento sportivo a Pisa, poi torna per un breve periodo nel club nerazzurro come dirigente e diventa allenatore a livello giovanile nel Ponsacco. Di recente, nel 2020, ha avviato una nuova attività, aprendo un negozio di generi alimentari e prodotti da forno nel centro della città, 'Pane e vino dal Piova', che gestisce assieme alla sua seconda moglie.
"Dopo la carriera da calciatore ho gestito vari negozi - racconta a GOAL -, mi sono occupato di attività commerciali e ora sono ritornato a gestire un negozietto di generi alimentari e prodotti da forno con la mia nuova moglie. Al di là della fatica, otteniamo dei risultati, siamo contenti e così quando c'è da levarci qualche soddisfazione ce la togliamo. I nostri figli crescono bene, io ne ho due, lei tre, e diciamo che oggi ho raggiunto quella tranquillità che mi permette di guardare alla mia vecchiaia con il sorriso sulle labbra".
Riguardando alla sua carriera calcistica, sono tanti i ricordi custoditi.
"Ho avuto la fortuna di giocare contro il numero uno assoluto di tutti i tempi, Diego Armando Maradona - afferma -. Mi fanno ridere oggi quelli che decantano Messi, Ronaldo etc. Ragazzi, non scherziamo: Maradona era un extraterrestre. Maradona è stato il calcio e ha fatto vedere cosa si può fare nel calcio. Penso sia l'unica persona al mondo, non c'è Pelé, non c'è Messi, non c'è Cristiano Ronaldo, non c'è Cruijff, capace di vincere le partite da solo. Non ce sono stati altri che possono vantarsi di aver vinto una partita da solo. Lui ha vinto addirittura un campionato del Mondo da solo, è stato il top dei top".
Fra i compagni di squadra, oltre all'amico Beppe Incocciati, Piovanelli spende parole importanti per Aldo Dolcetti.
"Alla Juve avevo Roberto Baggio, Schillaci, i tedeschi... A Bergamo Stromberg, Donadoni, Cantarutti... Però c'è un giocatore, a parte Beppe Incocciati con cui ci sentiamo e ci vediamo ancora oggi, che ha avuto forse una carriera di secondo piano ma è rimasto sempre nel cuore del 'Piova'. Una persona fantastica e cui voglio molto bene, anche se oggi fa parte della Juventus. Mi riferisco ad Aldo Dolcetti, giocatore straordinario e fortissimo, oltre che intelligente. Uno che nel calcio è difficile trovare. Riservato, educato, persona eccezionale. La parola più forte che gli ho sentito pronunciare quando era arrabbiato è 'cribbio'...".
Nonostante siano passati ormai molti anni da quando segnava con la maglia nerazzurra, resta immutato nel tempo l'amore per lui dei tifosi pisani, che nel 2019 lo hanno votato assieme ai giornalisti 'Attaccante del secolo del Pisa'. Con un po' di rimpianti per quello che poteva essere e non è stato a causa di quell'incredibile sliding doors del 1990.
"Piovanelli era un attaccante che se stava bene fisicamente era bello anche da vedere - dice di se stesso -. Con dei buoni piedi, ambidestro, sufficiente di testa. Se stava male, invece, o aveva dei problemi fisici, a volte anche inguardabile".
