Cos'è il genio? Un titolo di 'Tuttosport', per esempio. Era il 19 settembre 2013 e, in preda alla sua consueta originalità, il quotidiano sportivo torinese decideva di porsi l'interrogativo circa l'impatto di Fernando Llorente con il mondo Juve: "È solo bello?".
Mesi iniziali complicati per il centravanti di Pamplona, alle prese con i classici problemi di ambientamento. Concorrenza alle stelle e, soprattutto, Antonio Conte - ex tecnico bianconero - ad analizzare minuziosamente i movimenti del centravanti basco chiamato a inserirsi all'interno di una trama codificata.
Succede quindi che, pochi giorni dopo la prima pagina di 'Tuttosport', Fernando si sblocca. Come? Punendo il Verona con il goal decisivo del 2-1. Cross dalla destra di Arturo Vidal, zuccata vincente di Llorente. La prima di una lunga serie con la casacca zebrata, per un biennio caratterizzato da 92 gettoni e 27 marcature.
Insomma, un attaccante di livello. Che, infatti, ha contribuito a scrivere pagine importanti di una Juventus leggendaria, quella della stagione 2013-2014, capace di ottenere il record di 102 punti in Serie A. Insomma, semplice e pura fantascienza.
Con professionalità e abnegazione, e senza mai fare polemiche, l'ex 14 juventino ha saputo conquistare la fiducia della Vecchia Signora. Che, dal canto suo, il colpo l'ha confezionato sapientemente.
Basti pensare al lungo corteggiamento, con l'Athletic Bilbao per nulla disposto ad aprire una trattativa. Morale della favola? Addio a parametro zero, dopo un'annata - l'ultima tra le fila dei biancorossi - vissuta pressoché da separato in casa. Musica per le orecchie della dirigenza bianconera, sempre a caccia di occasioni extra lusso.
Eppure, nonostante Llorente con il trascorrere dei mesi all'ombra della Mole abbia saputo proporre la giusta evoluzione, resta la sensazione che il matrimonio sarebbe potuto durare di più.
Tornando all'amarcord, invece, il 27 agosto 2015 rappresenta una data non felice per Madama: legata alla risoluzione del contratto di Llorente che, scherzi del destino, con il Siviglia si rese protagonista di un goal rifilato proprio alla sua ex squadra che, difatti, segnò la condanna della Juve per mano del Bayern Monaco.
Una beffa all'ultima curva del gruppo D, con il Manchester City a scavalcare la Vecchia Signora. Il resto, appunto, è storia. Con la Juventus eliminata dai terribili ragazzi guidati da Pep Guardiola, allora condottiero dei bavaresi.
"La Juve è difficile da lasciare. Io sono uscito da Vinovo piangendo, con i lacrimoni. Ed è vero quello che ho sentito dire da Trezeguet: solo quando lasci la Juventus capisci davvero quello che avevi. A me manca tanto, ci tornerei sempre. È speciale perché, pur essendo un club enorme, all’interno è una famiglia. L’immagine della Juve è bella anche qua e io la innalzo ulteriormente: faccio una gran pubblicità".


