Negli ultimi giorni si è parlato molto, e forse troppo, di un possibile ritorno di Marcello Lippi alla Juventus in un'altra veste: direttore tecnico. Voce, questa, che non ha trovato la benché minima conferma. Vuoi perché la Vecchia Signora confida di andare avanti con l'attuale management, vuoi perché il viareggino - fresco di 73 primavere - appare indirizzato verso una giusta e meritata pensione.
D'altro canto, quando si parla del tecnico toscano, si narra la più pura leggenda. Sfociata in un 1996 da urlo per il mondo zebrato: Champions League e Coppa Intercontinentale. Binomio indimenticabile per Madama, l'ultimo doppio colpo su scala mondiale. Ecco perché, quindi, Lippi rappresenta un autentico punto di riferimento per la Juve, che ha avuto modo di godersi le sue gesta prima dal 1994 al 1999, e poi dal 2001 al 2004. Tanti successi, ma anche molti rimpianti. Targati - per l'appunto - Europa.
Il Marcello, così affettuosamente soprannominato dal popolo zebrato, non ha mai fatto mistero di essere particolarmente legato ai ricordi vissuti all'ombra della Mole. Proprio come confermato in un'intervista a TuttoJuve:
"Il primo tricolore mi ha dato veramente grande soddisfazione, ma anche quello del 5 maggio è stato molto bello e gratificante per come è arrivato a seguito di quella lunga rincorsa. Se devo scegliere, dico quello del '95. Quale finale di Champions vorrei disputare nuovamente? Rispondo senza pensarci quella del 2003 con il Milan, la rigiocherei molto volentieri".
Lo scudetto e la Champions. Connubio che - per Lippi in versione juventina - sarebbe potuto diventare ancor più ricco. E, invece, cinque Scudetti e un solo sussulto nella coppa dalle grandi orecchie. Che resta, su scala progettuale, il grande obiettivo dei bianconeri. Una competizione episodica, non programmabile, ma che deve vedere - per mezzi e ambizione - sempre e costantemente i piemontesi protagonisti.
Dal 22 maggio 1996 di acqua sotto i ponti ne è passata. E, sicuramente, il digiuno in corso appare dei più anacronistici. Sebbene, perdendo cinque finali di fila, la Juve sia andata vicina a rinfrescarsi la bacheca. In parole povere, il campionato non fa più notizia. Lo dimostra palesemente l'egemonia nostrana, al passo d'addio, caratterizzata da nova scudetti di fila e svariati trofei nostrani.
"Per me è stata tutta una serie di emozioni continue perché non avevo mai lavorato in una grande squadra - così Lippi ai microfoni di Luca Gramellini - e pertanto non conoscevo la psicologia della grande squadra. Cosa si provava quando si vinceva, o cosa si provava quando si perdeva e soprattutto avevo sempre lottato per non retrocedere o al massimo per altri obiettivi, ma mai per la testa del campionato. Il primo anno vincemmo lo Scudetto e la Coppa Italia, andammo in finale di Coppa Uefa, l’anno dopo vincemmo la Champions League, la Coppa Intercontinentale finendo secondi in campionato. Facemmo tre finali di Champions consecutive, ’96, ’97 e ’98, che oltre ad essere tanta roba fare tre finali consecutive significa che per tre anni tu hai vinto su tutti i campi d’Europa ed anche se ne vincemmo una sola di quelle finali resta una grande soddisfazione. A questo aggiungo la Supercoppa Europea, le Supercoppe Italiane, la Coppa Italia, insomma tanti di quei trofei che tra di noi ci dicevamo che solo col tempo avremmo apprezzato e ci saremmo resi conto di quello che avevamo fatto".
Quando le cose non vanno bene, poi, subentra sempre la figura di Lippi. Un consigliere, un alleato, una persona saggia alla quale affidarti nei momenti di maggiore sconforto. Ecco perché, recentemente, si sono intensificate le voci che vedrebbero il Marcello sulla via di Torino per ricoprire un ruolo dirigenziale. Nulla di vero.
A detta dei ben informati non c'è stato nessun contatto. E, sempre a detta degli stessi, non ce ne saranno. La Juve ha intrapreso un percorso chiaro, che si basa anche sul ringiovanimento, e sul responsabilizzare gli effettivi a disposizione. Manager che hanno studiato per diventare grandi, che hanno fatto la gavetta, e che hanno già dimostrato - ampiamente - di essere professionisti votati alla massima aspirazione.


