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Detari JuventusGetty/GOAL

Lajos Detari, 'Il Divino' che sfiorò due volte la Juventus

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Aveva lampi di pura classe, visione di gioco e grande qualità tecnica. Il suo punto di forza era la rapidità di esecuzione, che spesso lo portava a segnare goal da urlo dalla lunga distanza e ad essere uno specialista dei calci di punizione grazie a un destro esplosivo.

Lajos Detari, soprannominato 'Il Divino' per la sua eleganza nel trattare la palla o 'Il Nipotino di Puskas', in riferimento ai suoi esordi con la mitica Honved, è stato il più forte trequartista ungherese degli ultimi 40 anni. Nonostante le grandi potenzialità e un avvio di carriera folgorante, tuttavia, non sarebbe mai diventato un fuoriclasse.

Alcuni limiti finiranno per frenarne l'ascesa quando sembrava destinato a raggiungere i vertici assoluti: Lajos non amava troppo correre e sacrificarsi per i compagni, aveva un fisico piuttosto fragile, era discontinuo e se non si faceva come voleva lui, il suo carattere fumantino lo portava spesso al litigio con compagni, allenatori e dirigenti.

Seguito a lungo della Juventus, andò vicino ad essere tesserato dai bianconeri in due occasioni. Con la Vecchia Signora disputò anche una tournée negli Stati Uniti ma alla fine non se ne fece nulla. In Italia dovette accontentarsi di indossare le maglie di Bologna,Ancona e Genoa, lasciando buoni ricordi soprattutto nelle Marche.

ENFANT PRODIGE CON HONVED E UNGHERIA

Lajos Detari nasce a Budapest il 24 aprile 1963. Inizia a giocare a calcio con l'Aszfaltútépítő Budapest, ma già all'età di 10 anni entra a far parte della mitica Honved, la squadra che era stata del grande Ferenc Puskas, con cui fa tutta la trafila nel Settore Giovanile. 

"A 17 anni, nel 1980, sono passato in Prima squadra, iniziando la mia carriera da calciatore professionista. - racconta nel 2012 a 'Calcio2000', parlando in perfetto italiano - È stato bellissimo per me poter giocare nella squadra che è stata di Puskas e di altri campioni magiari. Con la Honved ho fatto sette anni fantastici, ho vinto tanto e fatto molto bene". 

Con il suo talento ci mette poco diventare prima un titolare inamovibile nel 1982/83, poi la stella della squadra nelle ultime tre stagioni, in cui segna come un attaccante puro, salendo alla ribalta internazionale: 18 goal nel 1984/85, 27 nel 1985/86, la miglior stagione della sua carriera, e 19 nel 1986/87.

"Vincemmo per 3 volte il campionato - ricorda - e una volta la Coppa d'Ungheria. A livello personale fui tre volte capocannoniere e venni nominato nel 1985 'Calciatore ungherese dell'anno'. Questo permise che il regime comunista magiaro spalancasse le porte ai trasferimenti dei giocatori ungheresi all'estero".

Nel 1985/86 la Honved è protagonista anche in Coppa dei Campioni: gli ungheresi arrivano agli ottavi di finale, dove sono eliminati dalla Steau Bucarest, che poi solleverà la Coppa. Ma Detari si mette in evidenza segnando ben 5 goal in 4 gare.

Lajos Detari Jean Tigana Hungary France World Cup 1986Getty Images

Le prestazioni di grande livello lo portano presto anche in Nazionale. Il 22 agosto 1984 debutta nell'amichevole contro la Svizzera (3-0 per i magiari). Contribuisce alla qualificazione dell'Ungheria ai Mondiali di Messico '86. Prima di varcare l'oceano fa notizia la sua prestazione da urlo in amichevole contro il Brasile: il 16 marzo 1986, a Budapest, i magiari schiantano per 3-0 i verdeoro. Detari è il protagonista assoluto con un goal spettacolare in tuffo di testa e un assist. 

Ai Mondiali, tuttavia, l'Ungheria è inserita in un girone ostico, il Gruppo C, e all'esordio è travolta 6-0 dall'Unione Sovietica di Lobanovskyi. I magiari si rifanno nella seconda gara, vincendo 2-0 sul fanalino di coda Canada. Uno dei due goal porta la firma di Detari. Ma nel terzo match con la Francia di Platini arriva una nuova sconfitta piuttosto netta (3-0) e la conseguente eliminazione al 1° Turno, vista anche la differenza reti molto negativa.

Quello resterà l'unico grande torneo internazionale disputato da Detari con l'Ungheria. Il trequartista giocherà comunque in Nazionale fino al 1994, e totalizzerà 13 goal in 59 presenze.

A livello di club, dopo un'ultima stagione in patria, e 98 goal in 170 presenze complessivi, nel 1987 lascia la Honved per trasferirsi nella Germania Occidentale, e il suo è un trasferimento a suo modo storico per un Paese del Patto di Varsavia sotto l'influenza dell'URSS. Sono del resto gli anni della Perestrojka, il Mondo sta cambiando e 3 anni dopo sarebbe caduto il Muro di Berlino.

IN BUNDESLIGA CON L'EINTRACHT 

A puntare sul ventiquattrenne numero 10 magiaro è l'Eintracht Francoforte.

"Fui il primo ungherese che negli anni Ottanta ebbe il permesso di andare a giocare in un campionato occidentale. - sottolinea nel 2012 Detari a 'Calcio2000' - In Germania mi trovai subito molto bene".

In campionato Le Aquile rossonere concludono la stagione al 9° posto, va meglio in Coppa di Germania, competizione nella quale l'ungherese è protagonista assoluto con 3 reti in 6 gare, fra cui una pesantissima nella gara che assegna il trofeo.

"Segnai 11 goal in Bundesliga - ricorda Detari - e grazie a un mio goal in finale vincemmo la Coppa battendo il Bochum 1-0. A fine anno fui anche nominato 'Miglior calciatore straniero della Bundesliga'. Per me è stato un onore. Probabilmente quello fu il momento più alto raggiunto nella mia carriera. Ma io volevo giocare in Serie A".

Karl-Heinz Koerbel Lajos Detari Eintrach frankfurt dfb cup winner 1980Getty Images

AGNELLI E IL TASSISTA DI FRANCOFORTE

Capelli biondissimi e occhi azzurri, il numero 10 ungherese vuole fortemente l'Italia. E la Juventus, che è alla ricerca dell'erede di Michel Platini, sembra poterlo accontentare. Piace soprattutto al presidentissimo bianconero Giampiero Boniperti, che assieme all'Avvocato Gianni Agnelli, si scomoda addirittura a seguire personalmente sugli spalti del Waldstadion di Francoforte sul Meno.

Si gioca Eintracht Francoforte-Borussia M'Gladbach, i padroni di casa si impongono 2-0 ma il talentuoso Detari è in una delle sue serate no, in cui spiccano più i litigi con l'allenatore i compagni che i numeri in campo. L'Avvocato è perplesso. e i vertici bianconeri si imbattono nella presenza di un cronista de 'La Gazzetta dello Sport', Marco Dell'Innocenti. Lui e Boniperti sono arrivati allo stadio in taxi, ma probabilmente a causa di uno sciopero non ci sono mezzi per raggiungere l'aeroporto. Così scatta la richiesta al giornalista.

"A partita ancora in corso, di taxi nei dintorni non c’era l’ombra. - racconterà il giornalista nel suo libro 'Non volevo fare il giornalista sportivo' - Leggermente spazientito Agnelli mi domandò: 'Come possiamo andare all'aeroporto? È possibile essere accompagnati da un'auto della polizia?'. Faticai nel mantenere un certo aplomb, spiegandogli che in Germania la polizia non dava strappi a privati cittadini che erano andati allo stadio. Però offrii loro ospitalità sulla mia automobile. Agnelli accettò ringraziando, ma con Boniperti dovette sobbarcarsi ancora un paio di centinaia di metri a piedi, prima che raggiungessimo il parcheggio dove avevo lasciato l’auto presa a noleggio. Era ovviamente un’utilitaria, una modesta, piccola, Opel Corsa, per giunta a due sole porte".

Pur a bordo di un auto della concorrenza, il proprietario della Juventus e presidente della FIAT si lancia in considerazioni sulla prestazione e sul valore di Detari.

"L’Avvocato non disdegnò di accomodarsi nella vetturetta di una marca della concorrenza. - ricorderà Dell'Innocenti - Boniperti sgattaiolò sul sedile posteriore. Seduto accanto a me che ero al volante, piuttosto nervoso, Agnelli cominciò, come solo lui sapeva fare, a pormi domande sulla partita. Cercavo di rispondere nel modo meno deludente possibile, per un intenditore di calcio quale l’Avvocato, e nel concentrarmi sbagliai persino strada. Tanto che fu proprio il mio illustre passeggero a indicarmi dove avrei dovuto girare per raggiungere il terminal dei voli privati, sulla cui piazzola attendeva il jet della Fiat". 

" 'Detari si vede che ha classe, è un buon giocatore, mi ricorda Vycpalek', mi disse l'Avvocato. 'È solo uno dei molti fuoriclasse che stiamo seguendo, sarebbe errato tirare già certe conclusioni', precisò Boniperti".

Gianni Agnelli Edoardo Agnelli JuventusAFP

Ma prima che la coppia si congedi dal giornalista, l'Avvocato gli pone una domanda che non si aspetta.

"Un istante prima che spegnessi il motore, ormai giunti a destinazione, Gianni Agnelli mi rivolse l’agghiacciante domanda: 'Secondo lei Detari vale più o meno del 50 per cento di Platini?'. Furono attimi terribili. Non soltanto non sapevo cosa replicare, ma sapevo bene, invece, che Boniperti stravedeva per l’ungherese. Anzi, a tutti noi addetti ai lavori risultava che la Juve lo avesse in pratica già acquistato: 'Direi proprio meno…', ebbi l’ardire di rispondere, con tono quasi impercettibile per l’imbarazzo di essere stato chiamato a simile giudizio. 'Anche secondo me…', fu il secco commento di Agnelli. Boniperti era livido in volto".

Nonostante l'imbarazzo, il giornalista de 'La Gazzetta dello Sport', trova la lucidità di chiedere ad Agnelli se può raccontare quanto accaduto sul giornale. L'Avvocato acconsente e il giorno dopo 'La Gazzetta dello Sport' esce con il titolo in prima pagina: 'E Agnelli a Francoforte 'boccia' Detari". La vita professionale di quel giornalista, Marco Dell'Innocenti, sarebbe cambiata profondamente di lì a poco: Agnelli lo avrebbe infatti nominato di lì a poco capo ufficio stampa del Gruppo FIAT in Germania.

Per Detari, invece, sfuma il possibile passaggio alla Juventus, in quella che sarà la più grande delusione della sua carriera calcistica.

"Nel 1988 i dirigenti della Juventus erano venuti in Germania per parlare con il mio procuratore, - racconta l'ungherese - e tutto sembrava ormai deciso. Per me vestire la maglia bianconera era un sogno che si avverava. Invece le cose andarono diversamente...".

OLYMPIACOS E BOLOGNA

La Vecchia Signora, che in un primo tempo appariva decisa, all'improvviso tentenna, prova a far abbassare le richieste economiche della Honved, rimasta proprietaria del cartellino, e di fronte all'inamovibilità degli ungheresi alla fine ripiega sull'italiano Moreno Magrin, mentre per Detari si aprono le porte dei greci dell'Olympiacos.

"Il trasferimento in Grecia fu una scelta politica del regime comunista dell'Ungheria. - spiega a 'Calcio2000' - Io pensavo che il mio cartellino fosse ormai dell'Eintracht, invece era rimasto ancora nelle mani della Honved, la squadra dell'esercito e del governo, che optò per il passaggio all'Olympiacos di fronte a una proposta economica consistente, superiore a quella della Juve. Per me fu un'enorme delusione...".

Anche in terra ellenica, comunque, le cose per Detari vanno positivamente. 'Il Divino' continua a incantare, segnando molto (in due stagioni 43 goal in 78 presenze) e vince ancora, aggiungendo al suo palmarés personale una Coppa di Grecia. Nel 1989 è anche votato come 'Miglior giocatore del campionato greco'.

Con i Mondiali di Italia '90 appena conclusi, cui l'Ungheria non partecipa perché eliminata, anche per Detari, con 2 anni di ritardo, arriva l'occasione di giocare in Serie A, in quello che all'epoca era il campionato più difficile al Mondo. Non con la Juventus, ma con il Bologna, che nella stagione precedente con un brillante 8° posto aveva conquistato la qualificazione alla Coppa UEFA.

"Sono riuscito a far bene anche in Grecia, e abbiamo vinto la Coppa. - ammette Detari - Quando nell'estate del 1990 mi è arrivata poi l'offerta del Bologna, non ci pensato due volte ad accettare. Finalmente avrei giocato in Serie A. Ero molto contento, perché sapevo che mi sarei potuto misurare con grandi avversari. È stato un onore per me giocare in squadra con campioni quali Antonio Cabrini, Roberto Tricella e Massimo Bonini".

L'impatto con l'Italia è da urlo: segna un goal da distanza siderale nella prima amichevole precampionato contro il Napoli scudettato. Superata la metà campo palla al piede, mette a sedere Crippa con una finta e scaglia un terrificante destro terra-aria all'incrocio dei pali, alle spalle dell'incolpevole Galli, sotto la Curva San Luca. Considerato il biglietto da visita, le attese su di lui sono enormi e solo in parte rispettate.

"Non sono una star, non sono uno che vince le partite da solo. - dichiara tuttavia il magiaro a 'La Repubblica' - Per questo il paragone con Platini è fuori misura: lui è stato grandissimo, il più grande di sempre, nel suo ruolo, insieme a Cruijff. Sono uno che ha sempre fatto molti goal e che conta di farne ancora. Ma sono capace anche di dare dei buoni suggerimenti per i miei compagni. In compenso, devo migliorare sul piano della copertura".

Lajos Detari Bologna Serie A 1990-91Getty Images

Il numero 10 si cala subito nella nuova realtà, impara rapidamente l'italiano dopo aver appreso il tedesco in Germania, e quando gioca Detari manda in visibilio i tifosi rossoblù, che lo eleggono a loro beniamino e inventano per lui un coro sulle note del motivetto della 'Famiglia Addams'.

"Per vincer la partita, non c'è nessun problema, se c'è Detari goal, Detari goal, Detari goal...".

Ma la sfortuna si accanisce presto su di lui e per la prima volta nella sua carriera lo costringe a fermarsi per alcuni mesi prima del Natale per un grave infortunio al ginocchio destro. La stagione dei felsinei è ambivalente: le cose vanno subito male in campionato, dove scivolano subito in fondo alla classifica non riuscendo a risollevarsi, bene in Europa e in Coppa Italia, competizioni che vedono entrambe i rossoblù protagonisti e capaci di raggiungere i quarti di finale. 

In Coppa UEFA, in particolare, restano scolpite le epiche rimonte casalinghe contro gli Hearts of Midlothian nei sedicesimi (con goal del magiaro ad avviare la rimonta), l'Admira Wacker agli ottavi, mentre ai quarti è fatale il doppio confronto con lo Sporting (1-1 al Dall'Ara e 2-0 a Lisbona). In pachina Franco Scoglio è esonerato dopo le prime 6 giornate e arriva Gigi Radice, ma in campionato le cose non migliorano e alla fine si concretizza la retrocessione con il peggior risultato di sempre della storia del club: ultimo posto con appena 18 punti totali.

Detari segna 6 goal in 20 presenze totali, tolto quello in Europa in campionato per lui sono appena 5 in 15 presenze, alcuni di pregevole fattura (su tutti quelli con Sampdoria e Bari) ma troppo pochi per poter salvare la squadra. Emblematica della stagione dei rossoblù è la gara contro la Juventus al Dall'Ara, in cui il magiaro si fa parare un rigore da Tacconi e, pur giocando bene, il Bologna esce sconfitto con un rigore di Baggio.

"Purtroppo siamo stati molto sfortunati e siamo retrocessi in Serie B. - dichiara nel 2012 a 'Calcio2000' - Io ho avuto diversi problemi fisici che non mi hanno permesso di aiutare la squadra come avrei voluto. Ma di quel periodo e dei tifosi rossoblù conservo un bellissimo ricordo".

A fine stagione Montezemolo piomba a Casteldebole e lo vuole aggregato alla Juventus per una tournée che era già stata programmata negli Stati Uniti. Detari ci va di buon grado, disputa 3 partite amichevoli con la maglia numero 10 dei suoi sogni (non c'è Baggio) e il vicepresidente esecutivo gli promette una stagione in prestito alla Lazio per poi riportarlo a Torino.

Ma di lì a poco nel club bianconero cambierà tutto. Agnelli riporterà al timone Boniperti e in panchina Trapattoni, cui il magiaro è sconsigliato dall'amico Radice. E Detari, per la seconda e ultima volta, vede sfumare il suo sogno di diventare un giocatore della Juventus dopo averlo accarezzato. Restituisce dopo appena due settimane la maglia numero 10 bianconera e resta anche un secondo anno in Serie B (29 presenze e 10 goal).

"In America giocai piuttosto bene. - ricorda - Poi però arrivò Trapattoni, che scelse di puntare sui tedeschi Kolher e Reuter. Per me il sogno svaniva definitivamente".

Bologna Serie A 1990/91Wikipedia

Diventaanche capitano della squadra manonostante la stagione positiva non riesce a riportarla in Serie A. Un giornalista gli chiede come faccia a trattare il pallone con quella classe, e lui, ironicamente, gli risponde:

"Amico, quando io tocco pallone, quella è musica che tu non hai mai sentito. Nel mio piede cantano uccellini".

In campo ogni tanto si concede comunque le sue proverbiali pause di rendimento, fuori lo ricordano per la sua smodata passione per le auto di lusso. Quando contro il Messina spreca un goal già fatto e un giornalista a fine gara gli chiede come sia stato possibile, lui risponde: 

"L’ho sbagliato apposta, così i miei compagni impareranno a passarmi di più la palla".

LA STAGIONE ALL'ANCONA

Nell'estate 1992 lo acquista l'Ancona, neopromosso nel massimo campionato. Detari nelle Marche disputa un bel campionato, realizzando 10 goal in 34 presenze complessive,9 in 32 gare in Serie A, ma la squadra è modesta e retrocede in Serie B.

"Nonostante la retrocessione le cose all'Ancona per me sono andate piuttosto bene, - dice - ho segnato 9 goal in campionato. Era la prima stagione che la squadra giocava in Serie A e c'era grande entusiasmo da parte dei tifosi. Ricordo il loro calore nel nuovo Stadio Del Conero: nonostante la classifica non facevano mai mancare il loro sostegno". 

La gara più bella in assoluto 'Il Divino' d'Ungheria la gioca contro l'Inter di Bagnoli il 6 dicembre 1992. Sotto il diluvio, Detari 'abbatte' i nerazzurri con una strepitosa doppietta. Il primo goal è un autentico capolavoro.

"Dribbling a rientrare su Shalimov e tiro di collo pieno all'incrocio... Un goal molto bello, ma il mio preferito è quello che ho fatto in amichevole col Bologna contro il Napoli: un tiro da 35 metri dopo un'accelerazione improvvisa...".

Lajos Detari Jonas Thern Hungary Sweden Euro 96 QualifyingGetty Images

IL GENOA E GLI ULTIMI ANNI DI CARRIERA

Dopo una sola stagione con la maglia biancorossa, Detari passa al Ferencvaros, facendo ritorno nel suo Paese giusto in tempo per vincere una Supercoppa d'Ungheria, ma a novembre è nuovamente in Serie A: lo prende infatti il Genoa, che lotta per la permanenza nel massimo campionato. L'ungherese è utilizzato per un breve periodo, e colleziona 8 presenze e un goal con la maglia rossoblù, prima di finire fuori dai programmi della società.

"Anche se sono rimasto pochi mesi - assicura - ho ricordi molto positivi di quel periodo in Liguria, e ho avuto la fortuna di giocare il Derby della Lanterna".

La parabola discendente della sua carriera da calciatore è ormai intrapresa. Va a giocare in Svizzera, con il Neuchatel Xamax. Il primo anno lo vede in verità ancora protagonista con 14 goal in 36 presenze, che gli valgono la nomina a 'Miglior giocatore del campionato elvetico' poi però ecco l'inesorabile declino. Si fa di nuovo male e salta gran parte della stagione 1995/96.

Si trasferisce allora in Austria, in Seconda Divisione, con il St. Pölten.  Si laurea capocannoniere del campionato con 19 reti, ma non riesce a portare la squadra in Bundesliga e il secondo anno non evita la retrocessione del club in Terza serie attraverso i playout. 'Il Divino' ha però ancora voglia di giocare, e lo fa fino al 2001 andando a vestire le maglie di squadre minori fra Ungheria (BVSC Budapest e Dunakeszi), Austria (Ostbahn XI) e Slovacchia (Horna Poton), per poi ritirarsi all'età di 38 anni.

IN GIRO PER L'EUROPA DA ALLENATORE

Diventato allenatore, ha in panchina una carriera particolarmente movimentata che lo vede guidare formazioni minori in tanti Paesi del Mondo, dalla sua Ungheria alla Romania, passando per Grecia e Vietnam. La grande occasione arriva per lui nel 2006, quando la Federcalcio magiara gli offre il ruolo di vice Ct. della Nazionale accanto a Peter Bozsik. 

Ma i risultati sono molto deludenti e su pressione dei tifosi l'avventura termina con un esonero dopo pochi mesi. 'Il Divino' continua ad allenare fino al 2016, prevalentemente nelle serie minori, ma nel 2011/12 guida anche il Ferencvaros nel massimo campionato. La carriera da tecnico non è stata brillante come quella da calciatore che lo ha visto vicino in due occasioni a giocare con la Juventus.

"Il mio sogno era vestire la maglia bianconera. - afferma chiaramente - Non esserci riuscito resta il mio rimpianto più grande". 

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