Fra le tragedie che hanno avuto per teatro gli stadi di calcio una delle più drammatiche e poco conosciute è stata quella verificatesi a Kayseri, in Turchia, all'Atatürk Stadiumu il 17 settembre 1967. Durante il Derby della Cappadocia fra Kayserispor Kulübü (oggi Kayseri Erciyesspor) e Sivasspor, valido per la 4ª giornata del campionato di Seconda Divisione (la Serie C turca), la rivalità fra le due città di Kayseri e Sivas dopo un goal contestato e un'espulsione annullata, sfocia nell'intervallo della partita dapprima in una sassaiola, poi in uno scontro feroce fra opposte tifoserie.
La polizia può poco, e anzi, quando centinaia di bambini, ragazzi e donne, in preda al terrore, cercano inizialmente di fuggire precipitandosi verso l'uscita dello stadio, peggiora la situazione, spingendo tutti i tifosi verso i cancelli in ferro, contro i quali parecchi muoiono soffocati, schiacciati o calpestati, molti restano feriti. Alla fine il cruento bilancio sarà di oltre 40 morti e più di 300 feriti, fra cui alcuni molto gravi.
LA RIVALITÀ FRA KAYSERI E SIVAS
Fra Kayseri, l'antica Cesarea, e Sivas, l'antica Sebaste, le due città simbolo della Cappadocia, distanti circa 200 chilometri l'una dall'altra, fin dai primi anni della costituzione della Repubblica Turca, avvenuta il 29 ottobre 1923, si instaura un'agguerrita competizione per diventare il centro più importante della storica regione dell'Anatolia Centrale.
Ma ad avere un maggiore sviluppo è Kayseri, chegrazie ai suoi floridi traffici commerciali si afferma come citta più ricca e popolosa della zona, e impone la sua egemonia. Così a Kayseri si trasferiscono diversi abitanti di Sivas che praticano il commercio, mentre a sua volta il grosso degli abitanti di Sivas proviene da Kayseri.
IL DERBY DELLA CAPPADOCIA
In questo quadro economico e sociale caratterizzato da un'alta rivalità si inserisce il calcio, che se per Sivas rappresenta un'occasione di riscatto, per Kayseri è invece un'ulteriore opportunità di affermare la sua egemonia anche nello sport più popolare.
Negli anni Sessanta del secolo scorso si assiste così ad un'importante riorganizzazione delle squadre delle due città, che sognano l'approdo nella Süper Lig, nata ufficialmente nel 1959. A Kayseri il 1° luglio 1966 dalla fusione fra ilSanayisporel'Ortaanadoluspor nasce il Kayserispor Kulübü, l'attualeKayseri Erciyesspor. Duecento chilometri a Nord-Est, invece,dalla fusione fra tre club,ilSivas Gençlik, lo Yolspor e il Kızılırmak prende vita il Sivasspor.
Il Kayserispor comincia la sua attività ufficiale nella stagione 1966/67 venendo iscritto al Girone Bianco di Seconda Divisione (Serie C turca). Sotto la guida del primo allenatoreErdogan Gürhan, chiude al 9° posto il suo primo campionato. Nella stagione successiva si ritrova nel 'Girone Bianco' di Seconda Divisione anche il Sivasspor, che dopo vari boicottaggi, nel 1967/68 ottiene il via libera per l'iscrizione al campionato.
LA TRAGEDIA DI KAYSERI
Mentre in Süper Lig il Besiktas prova a difendere il titolo di campione di Turchia dalle Fenerbahçe e Galatasaray, le due squadre rivali, il Kayserispor e il Sivasspor, partono molto bene nel Girone Bianco di Seconda Divisione e dopo 3 giornate di campionato sono in vetta alla classifica a punteggio pieno.
Ma alla 4ª giornata, domenica 17 settembre 1967, è in programma all'Atatürk Stadiumuquello che si annuncia essere un caldissimo Derby della Cappadocia. Per la prima voltanella loro storia si sfidano le due capoliste, rappresentanti di due città fra le quali c'è una grossa rivalità. Nessun tifoso vuole perdersi la partita e se la presenza di un folto pubblico della squadra di casa è pressoché scontato, da Sivas vengono organizzati 20 minibus e 40 autobus, e c'è chi arriva in treno o in auto. In tutto i tifosi ospiti sono circa cinquemila e già alla vigilia del match si registrano scontri e accoltellamenti nei locali di Kayseri, con 4 tifosi del Sivasspor gravemente feriti e la polizia che effettua 50 arresti.
In un pomeriggio settembrino molto caldo, ben prima delle ore 16 l'impianto è stracolmo. Secondo alcune fonti sono in tutto 15 mila i tifosi presenti per assistere alla sfida, secondo altre ben 21 mila. Certo è il clima di forte tensione che si respira, come il fatto che un certo numero di spettatori in eccesso siano respinti e qualcuno salga sui tetti dei palazzi vicini per assistere al derby.
La partita comunque ha inizio e si rivela equilibrata, ma al 20' passano i padroni di casa del Kayserispor con un goal contestato di Oktay. Secondo quanto scrive il quotidiano 'La Stampa' il giorno seguente:
"L'arbitro ha convalidato senza consultare il guardalinee, il quale riteneva che l'autore del punto non fosse in posizione regolare, cioè si trovasse in fuorigioco".
Per i tifosi ospiti il goal era da annullare, e gli animi sulle tribune del Atatürk Stadiumu si surriscaldano ulteriormente. Anche in campo salgono i toni agonistici e un giocatore del Kayserispor, dopo un'entrata da tergo a centrocampo, riceve il cartellino rosso. Subito però sul terreno di gioco e sugli spalti si scatenano proteste vibranti, che inducono l'arbitro a tornare sui suoi passi e a ritirare l'espulsione.
La situazione degenera quando il direttore di gara manda le due squadre a riposo negli spogliatoi sul risultato di 1-0 per il Kayserispor e dal settore ospiti parte un primo lancio provocatorio di pietre verso i tifosi di casa. È l'inizio della fine. La polizia seda i primi disordini ma subito parte una seconda sassaiola, stavolta ben più consistente, cui i tifosi di casa rispondono a loro volta con il lancio di pietre, bottigliette e altri oggetti.
A quel punto i tifosi del Kayserispor, che affollano in numero maggiore lo stadio, sfondano le reti di recinzione ed entrano in campo, lanciandosi contro il settore dove sono collocati i tifosi del Sivasspor. Le forze di polizia sono letteralmente travolte. Mentre anche numerosi tifosi ospiti raggiungono il terreno di gioco, che si trasforma in un gigantesco campo di battaglia, donne, bambini e ragazzi, in preda al terrore, cercano di scappare e di trovare una via di uscita.
"[I tifosi del Kayserispor] invaso il campo, si scontravano con i rivali che avevano anch'essi abbandonato le tribune - scrive 'La Stampa sera' - . Il terreno di gioco in breve si trasformava in 'un campo di lotta libera collettiva.' Le sparute forze di polizia venivano subito travolte e sgominate e almeno diecimila pazzi scatenati si affrontavano combattendosi all'ultimo sangue e impiegando non solo i pugni ed i calci ma anche coltelli e perfino armi da fuoco".
La partita è ufficialmente sospesa (sarà poi convalidato l'1-0 del campo) e le due squadre restano chiuse a chiave negli spogliatoi fino a mezzanotte per paura di rappresaglie e conseguenze drammatiche anche per loro.
Ad un certo punto il contingente di tifosi del Sivasspor, in evidente inferiorità numerica, cerca a sua volta di scappare. Ed è allora che il pomeriggio di Kayseri si tinge di sangue e di morte. Due bambini perdono per primi la vita pressati e soffocati dalla ressa che si viene a creare nel tentativo disordinato di salvarsi.
Tanti altri tifosi, in prevalenza del Sivasspor, si ritrovano schiacciati contro i cancelli dalla calca, favorita involontariamente anche delle forze dell'ordine, che con i manganelli fanno l'errore di indirizzare tutta la folla nella stessa direzione. Come se non bastasse, gli ultrà del Kayserispor, armati di coltelli, cinghie e bastoni, si lanciano all'inseguimento dei tifosi del Sivasspor.
In quei drammatici momenti perdono la vita molte altre persone, sia per coltellate o altri colpi ricevuti sia per essere finiti sotto i piedi dei tifosi scatenati sugli spalti dello stadio e alle uscite o soffocati dalla calca.
In tutto ci saranno altri 43 morti (o secondo altre fonti 46), fra cui la maggior parte provenienti da Sivas. Fra le vittime alcune fra le donne, i bambini e i ragazzi che per primi avevano cercato la fuga, restando invece tragicamente intrappolati davanti ai cancelli chiusi, e diverse centinaia sono i feriti, oltre 300 (alcune fonti parlano di 400, altre di 600) fra i quali non mancano quelli gravi. Venti sono coloro che sono stati colpiti con proiettili di arma da fuoco.
"All'inizio del dramma, centinaia di donne, bambini e ragazzi avevano cercato, in preda al terrore di uscire dallo stadio - testimonia il quotidiano torinese 'La Stampa sera' -. La folla, incalzandoli alle spalle, li ha spinti contro i cancelli troppo stretti: parecchi sono morti soffocati o schiacciati o calpestati, molti sono rimasti feriti".
E aggiunge:
"Nella ressa ai cancelli, molte persone restavano schiacciate; altre morivano sia sul campo, sia all’esterno dello stadio durante gli scontri.Nel corso della battaglia sono stati esplosi parecchi colpi di arma da fuoco: moltissime le persone ferite da coltellate o da improvvisate quanto micidiali armi ottenute spezzando bottigliette di bibite".
La follia ultrà prosegue infatti anche al di fuori dallo stadio, dove inizialmente quelli del Kayserispor aggrediscono "gli stranieri", e successivamente si scatena la vendetta incrociata. Tre degli autobus e numerose automobili che erano serviti ai tifosi del Sivasspor per raggiungere Kayseri sono dati alle fiamme dagli ultrà del Kayserispor, e vanno completamente distrutti. D'altro lato i sostenitori del Sivasspor, di rientro nella loro città, fermano le auto dei cittadini di Kayseri che incontrano sulla strada e le distruggono dandoli fuoco.
L'INFERNO NELLE DUE CITTÀ E I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO
Dopo alcune ore di guerriglia nei pressi dello stadio, la battaglia si sposta nelle due città. Kayseri è messa a ferro e fuoco, e vengono prese di mira le auto e le attività commerciali di cittadini di Sivas. Non mancano nemmeno i teppisti e gli immancabili sciacalli, che saccheggiano e devastano negozi e case di abitazione.
Qualche ora dopo la notizia del disastro dell'Atatürk Stadiumu giunge anche a Sivas, dove a subire la feroce vendetta sono i residenti provenienti da Kayseri, colpevoli soltanto di essere concittadini delle belve che hanno dato il peggio di sé poche ore prima nel corso di quello che avrebbe dovuto essere solo un incontro di calcio.
I tifosi locali che non avevano seguito la squadra nella trasferta, accecati dall'odio e dal desiderio di vendetta, intraprendono dapprima una caccia alle automobili con la targa di Kayseri, quindi a loro volta bruciano edifici, saccheggiano negozi e vandalizzando praticamente tutto ciò che è di proprietà della gente della capitale.
La reazione del governo turco è durissima. Se nelle due città talvolta le forze di polizia collocate davanti alle attività permetteranno spesso vandalismi e distruzioni senza intervenire, voltandosi dall'altra parte, truppe corazzate dell'esercito sono poste a sorvegliare la strada che collega Kayseri con Sivas, mentre agli ingressi delle due città sono stati stabiliti dei posti di blocco.
Nonostante gli innegabili danni economici, i negozi chiudono, i traffici sono limitati e le due città resteranno praticamente isolate per una settimana, finché la folle furia ultrà non cessa. Il primo ministro turco Suleyman Demirel rinviala partenza prevista per Mosca e convoca in seduta di emergenza il Consiglio dei ministri per decidere i provvedimenti da adottare.
Intanto a Kayseri giungono in aereo il capo della polizia, il ministro dell'Interno e quello dello Sport, muniti di pieni poteri. Il ministro dell'Interno apre immediatamente un'inchiesta, nella quale emergeranno anche le responsabilità della gestione dei disordini da parte della polizia e il fattore scatenante:la mancata apertura dei cancelli dello Stadio. Alla fine vengono arrestate 26 persone accusate di sommossa, 18 di Kayseri e 8 di Sivas.
E il calcio? A sua volta il ministro dello Sport decreta la sospensione a tempo indeterminato del campionato di calcio di Seconda divisione, al quale partecipano le squadre Kayserispor e Sivasspor. I tifosi delle due squadre non potranno assistere alle gare dei rivali per cinque anni, mentre a Kayserispor e Sivasspor sono inflitte lunghe squalifiche ed è posto divieto di affrontarsi per 5 anni.
Dopo quella che resta la più grande tragedia del calcio turco, a partire dalla stagione 1968/69 i due club avrebbero giocato in due gruppi diversi di seconda serie sino al 1990-1991, stagione in cui dopo essersi riconciliati sono stati inseriti nel quarto gruppo della Terza Divisione (la Serie D turca).
Significative del dolore vissuto dalla Turchia a causa del disastro, sono le parole di Aktan Oktay, l'autore del goal che ha dato il vantaggio al Kayserispor.
"Vorrei essermi rotto il piede e non aver segnato - dichiarerà -. Non sono riuscito a dormire la scorsa notte. Non ho potuto fare a meno di piangere quando mi sono venute in mente le persone sugli spalti. Vorrei che fossimo stati sconfitti e che questi eventi non fossero accaduti ".
Nel 2004 il Kayserispor ha scambiato il suo nome con il Kayseri Erciyesspor, assumendo questa nuova denominazione per poi precipitare nelle Serie minori, mentre il Sivasspor ha ottenuto la promozione in Süper Lig nel 2004/05, e dopo esser stato finalista della Coppa Intertoto nel 2008/09 ed essersi piazzato secondo nel massimo campionato nello stesso anno, nel 2021/22 ha conquistato il primo titolo della sua storia battendo in finale di Coppa di Turchia il Kayserispor, superato 3-2 ai supplementari, lasciandosi alle spalle l'orrore della grande tragedia del 1967.


