GOALE’ il 14 gennaio del 2010 e la Fiorentina ospita all’Artemio Franchi il Chievo per una sfida valida per gli ottavi di finale di Coppa Italia. Dovrebbe essere una partita come tante, ma al 75’ avviene un qualcosa che costringe gli esperti di statistiche sportive a rivedere un dato importante: quello relativo al più giovane marcatore dell’intera storia del club gigliato.
Ai viola viene assegnato un calcio di punizione dal limite e, come spesso accade in quegli anni, se la posizione è di quelle ideali per un mancino, la battuta spetta a Manuel Pasqual. Il terzino della Fiorentina si sistema il pallone con la consueta cura e calcia, ma questa volta in maniera diversa rispetto al solito. Non cerca infatti l’incrocio dei pali, ma prova a far passare il pallone sotto la barriera.
Il tiro non è irresistibile, ma sulla sua traiettoria si ritrova Khouma El Babacar che, in maniera del tutto involontaria, devia la sfera quel tanto che basta per mandare Squizzi fuori tempo. E’ il goal del 2-2, ma è soprattutto la marcatura che vale un record complicato da superare e che infatti resiste ancora oggi. A sedici anni, nove mesi e ventotto giorni infatti, il ragazzo senegalese diventa il più giovane calciatore ad aver segnato una rete con la maglia viola addosso in una partita ufficiale.
Il suo goal non è stato propriamente di quelli belli da vedere, ma tanto è bastato allora per confermare una fama che già si era solidamente costruito a livello giovanile: quello di autentico predestinato.
La Fiorentina riuscirà poi a passare il turno grazie al 3-2 siglato da Adrian Mutu, ma i titoli dei giornali del giorno dopo saranno tutti o quasi per quell’attaccante classe 1993, che è stato capace di sfruttare al meglio la prima occasione da titolare concessagli da Cesare Prandelli.
Babacar farà poi il suo esordio in Serie A poco più di un mese più tardi, in un pareggio per 1-1 contro la Lazio all’Olimpico, e il 20 marzo successivo costringerà gli esperti di statistiche a mettersi nuovamente al lavoro. La Fiorentina ospita il Genoa e sul risultato di 2-0 Prandelli decide di richiamare in panchina Gilardino per dare ancora spazio al nuovo gioiello di casa viola. All’86, sei minuti dopo il suo ingresso in campo, ‘Baba’ approfitta di un errore di Bocchetti in fase di copertura, entra in area dalla sinistra e da posizione defilata trafigge Amelia con un destro di chirurgia precisione. E’ il goal che fa di Babacar, a diciassette anni e tre giorni, il più giovane marcatore della storia della Fiorentina in Serie A, oltre che il più giovane straniero in assoluto ad aver mai trovato la via della rete nel massimo campionato italiano.
Ci sarebbero tutte le ragioni del mondo per correre sotto la Fiesole e prendersi tutti gli applausi possibili, ma incredibilmente il 21 viola resta impassibile. Sono i compagni ad esultare per lui.
"Ero troppo emozionato. Non sapevo se correre, ballare o fare una capriola. Alla fine per l’emozione son rimasto fermo. I miei compagni di squadra però mi hanno schiacciato il naso, lo fanno sempre anche in allenamento perché dicono che è morbido e a me fa piacere".
Quella di Babacar è la storia di un talento estremamente precoce arrivato presto in Serie A per un motivo molto banale: era troppo forte per restare ancorato nel ‘mare magnum’ del calcio giovanile.
Ha lasciato il Senegal quando aveva appena tredici anni per inseguire il suo sogno e a portarlo in Italia sono stati Franco Rondanini e l’’European Football University’. Quando approda nel Vecchio Continente di tattica non sa praticamente nulla: corre ora sulla fascia destra, ora su quella sinistra, sempre alla ricerca di quel passaggio che gli consenta poi di scatenare la sua velocità e di fiondarsi verso la porta avversaria.
Trascorre qualche settimana al Pescara e poi, quando sembra ormai in procinto di firmare per il Genoa, è Pantaleo Corvino ad approfittare una piccola esitazione del club ligure e a piazzare la zampata. Costo dell’operazione? Trentacinquemila euro e il licenziamento di due osservatori.
Come riportato infatti nel 2014 da ‘La Nazione’, qualche tempo prima Babacar aveva partecipato ad un provino organizzato dallo stesso Corvino, ma due osservatori viola avevano scartato il ragazzo non ritenendolo abbastanza bravo. I giudizi presenti nel rapporto redatto sono per lo più negativi, ma quando un mese e mezzo dopo l’allora direttore sportivo della Fiorentina vede quel ragazzo con i suoi occhi, capisce subito che deve fare di tutto per garantirselo.
Quando Babacar arriva a Firenze nel 2007, non può ancora sapere che quella città gli entrerà nel cuore al punto di diventare casa sua. Si lega ad un club che nelle sue idee sarà quello nel quale aprirà e chiuderà la sua carriera, e soprattutto fin dai suoi primi mesi sulle rive dell’Arno fa intravedere cose che lasciano gli addetti ai lavori e non, semplicemente a bocca aperta.
‘Baba’ cresce dal punto di vista tattico, segna goal a raffica e inizia quella breve scalata che lo porterà presto tra i grandi. Le sue straordinarie qualità non possono sfuggire ad un occhio allenato come quello di Cesare Prandelli che infatti, già nel 2009, spenderà per il ragazzo parole più che importanti.
“Khouma da un punto di vista calcistico, ha prospettive illimitate”.
Chi ha modo di vederlo da vicino, parla di un attaccante che ricorda tanto Drogba, Weah e soprattutto un altro giovane talento del quale in quegli anni si parla come di un assoluto fenomeno: Mario Balotelli.
“Il paragone con Balotelli? Sinceramente non mi interessa - spiegherà a ‘La Nazione’ pochi giorni dopo il suo primo goal in Serie A - Lui è Balotelli, io sono io. Lui gioca nell'Inter, io nella Fiorentina. Cammino come lui? Sono alto, come devo camminare?”.
A livello giovanile vince un Campionato Nazionale Under 17 ed una Supercoppa Italiana con la Primavera, sempre da assoluto protagonista, ed il fragore delle sue gesta porta parte del popolo gigliato a chiedere a gran voce un suo inserimento in pianta stabile nell’undici titolare della prima squadra.
GettyI primi goal segnati in maglia viola restano però incredibilmente un caso isolato e quando all’astinenza da goal si aggiunge anche qualche prestazione sottotono, in molti si inizia ad insinuare il sospetto che forse qualche giudizio è stato fin troppo affrettato.
Babacar è forte e su questo non ci sono dubbi, ma gli manca quella dote che ogni grande attaccante dovrebbe avere: la cattiveria.
Porta sul campo quella bontà mista a spensieratezza che lo contraddistinguono anche nella vita reale e anche il lavoro che cerca di fare su di lui un sergente di ferro come Sinisa Mihajlovic, che intanto ha raccolto l’eredità di Prandelli alla guida della Fiorentina, non dà i frutti sperati.
“Il mister? Mi ha insegnato a essere cattivo, prima ero tranquillo - spiegherà al ‘Corriere dello Sport’ - Mi ha pure dato un calcio nel sedere… e mi è servito”.
Babacar non segna e non fa la differenza in una Fiorentina che sta cercando di aprire un nuovo ciclo, ma ha solo diciotto anni ed un talento del suo calibro non va bruciato. Nel gennaio del 2012 si trasferisce in Spagna al Racing Santander, ma la storia non cambia: otto partite e nessun goal in Liga.
Si decide dunque di far proseguire il suo percorso di crescita in Serie B al Padova, ma anche qui le soddisfazioni sono poche: una sola marcatura in sedici gare di campionato.
Quando ormai le speranze riposte da molti su quel talento si sono inesorabilmente esaurite, Babacar incrocia però sulla sua strada l’allenatore che meglio di chiunque altro riuscirà a valorizzarlo: Walter Novellino.
“Ero appena arrivato a Modena e iniziarono a chiamarmi ‘Billy’, perché da ‘Baba’ non segnavo - ha svelato in una diretta Instagram con Sebastien Frey - Quell’anno andò molto bene, Novellino mi spinse a far bene in Serie B per tornare in Serie A. Sentivo la sua fiducia e tiravo di tutto: punizioni, rigori e anche i corner”.
A Modena, nella stagione 2013-2014, torna ad essere per incanto il bomber implacabile che tutti aspettavano. Mette a segno venti goal in trentasette partite e trascina i ‘Canarini’ fino alla conquista di un posto nei playoff. La promozione in Serie A non arriverà, ma a Firenze si convincono che i tempi per il suo ritorno in viola sono maturi.
GettyFa parte anche lui della rosa dell’ultima Fiorentina di Montella e quando viene chiamato in causa fa anche bene. Non è ai primi posti nelle gerarchie di un tecnico che può contare anche su Mario Gomez, Giuseppe Rossi, Josip Ilicic ed un certo Mohamed Salah, ma comunque segna sette reti in campionato, alle quali vanno aggiunte anche due in Europa League.
“Ho giocato sei mesi con Salah. Io agivo da punta e lui partiva da esterno. Dovevo chiedergli di rallentare, andava troppo veloce e non arrivavamo in area insieme. Lui nemmeno parlava, faceva solo il gesto dell’ok con il pollice”.
Quando nella stagione successiva il reparto offensivo della Fiorentina si ‘sfolla’, nessuno ha dubbi sul fatto che il centravanti titolare della compagine messa a disposizione di Paulo Sousa debba essere proprio Babacar, ma presto diventa chiaro a tutti che l’uomo che fa al caso del tecnico portoghese è in realtà un altro: Nikola Kalinic.
Alla punta croata arrivata dal Dnipro riesce infatti un qualcosa che a ‘Baba’ viene meno bene: sa difendere il pallone e riesce a far salire meglio la squadra. Babacar è più freddo e preciso sotto rete, ma Kalinic è più prezioso dal punto di vista tattico. I due a volte giocano insieme o più spesso si alternano e sebbene la media realizzativa premi il senegalese (dieci goal in ventidue partite), viene individuato nel nuovo 9 l’elemento sul quale puntare con forza.
Il 31 gennaio 2018, nel corso dell’ultimo giorno della sessione invernale di calciomercato, l’avventura di Babacar alla Fiorentina si chiude definitivamente. I quattro goal segnati in sedici partite di campionato non gli sono bastati per ritagliarsi lo spazio che voleva e decide quindi di ripartire dal Sassuolo.
Nel momento stesso in cui firma per i neroverdi, ‘Baba’ non lascia solo la squadra della quale sognava di diventare bandiera, ma lascia soprattutto la ‘sua’ Firenze.
“È arrivato il momento che non vorresti mai che arrivasse perché la vita di noi calciatori che per tanti versi è bellissima ha un aspetto veramente difficile da affrontare e tutte le volte che mi trovo ad affrontarlo mi scontro con questa dura realtà - scriverà in un lungo post pubblicato su Instagram - La realtà di lasciare un luogo nel quale ho costruito la mia casa e mai come questa volta Firenze non era solo la mia città e la mia casa, era la mia famiglia”.
Al Sassuolo solo di rado si vedrà di cosa è realmente capace Babacar e alla fine l’investimento fatto (ben nove milioni di euro per l’acquisizione del cartellino), non darà i frutti sperati. Due saranno i goal nelle sue prime tredici partite in neroverde, mentre meglio andranno le cosa con l’arrivo in panchina di Roberto De Zerbi: sette reti in campionato in una stagione vissuta soprattutto da comprimario.
Nell’annata 2019-2020 proverà a ritagliarsi il suo spazio al Lecce, ma le sue tre marcature in venticinque gare non risulteranno sufficienti per evitare la retrocessione dei salentini. Ripartirà poi dalla Turchia e dall'Alanyaspor e si toglierà anche la soddisfazione di marcare un goal decisivo contro il Galatasaray, ma questa esperienza sarà segnata soprattutto da un episodio.
E’ l’8 luglio 2021 quando l’Alanyaspor comunica che Babacar è stato vittima di un malore nel corso del ritiro estivo. I primi esami parlano di spasmo cardiaco, ma sarà lo stesso attaccante ventiquattro ore dopo a tranquillizzare tutti con due semplici parole: “Sto bene”.
Dal gennaio 2022 Khouma El Babacar gioca in Danimarca, dove veste la maglia del Copenaghen. I tempi nei quali era considerato uno dei più grandi talenti del panorama calcistico mondiale sono ormai lontani, ma ha solo ventinove anni e ancora tanto calcio a disposizione per togliersi le soddisfazioni che merita.
Il suo esordio nella Superligaen è stato bagnato da un goal contro l’Odense e chissà che proprio lontano dalle luci dei riflettori del calcio che conta, non possa trovare l’ambiente giusto per tornare ad esprimersi ad alti livelli.
La sua non sarà stata la carriera che in molti avevano immaginato, ma intanto un posto nella storia della Fiorentina se l’è guadagnato e l’ha fatto alla prima occasione utile.
E’ questo ciò che il Dio del calcio ha deciso di riservare al ragazzino dalle “prospettive illimitate”.
