Pubblicità
Pubblicità
Kevin Grosskreutz Alemania campeón del mundo 2014Alex Grimm/Getty

Kevin Großkreutz: il campione del mondo ribelle che ha detto 'basta' a 32 anni

Pubblicità

14 luglio 2014, Rio de Janeiro. Maracanã. Germania-Argentina 1-0. La Mannschaft è sul tetto del mondo. È il trionfo di Joachim Löw e del suo ciclo. Della nuova generazione tedesca guidata da Hummels e Müller. Della vecchia guardia di Klose e Lahm. Del match-winner Mario Götze. Delle star mondiali come Mesut Özil. Di Schweinsteiger, Neuer. Della squadra più forte del mondo. Ma è anche il successo dei semi-sconosciuti. Zieler, Durm. Nomi che oggi sono finiti in medio-bassa classifica di Bundesliga. O in Zweite. Oppure, addirittura, in 3.Liga. A trent'anni. E poi ritirato a 32. Come Kevin Großkreutz.

Terzino o esterno offensivo, indifferentemente. Il 'dodicesimo' ideale del Borussia Dortmund di Klopp. Due presenze all'attivo al momento della telefonata di Löw. Poi l'ecatombe di terzini ed esterni. Schmelzer uscito dal giro per problemi fisici. Lars Bender tormentato dai dolori a una coscia. Marcel Jansen con una caviglia dolorante. Poi Marco Reus fuori gioco 10 giorni prima, causa caviglia. Il classe 1988 trova spazio nei ventitré. E si coccola la Coppa del Mondo. Con zero minuti all'attivo nella spedizione brasiliana.

Kevin Großkreutz Bastian Schweinsteiger GERMANYGetty

Großkreutz, comunque, sull’aereo per il Sudamerica ha rischiato di non salirci. 25 maggio, finale di DFB-Pokal: Bayern-Dortmund 2-0, Robben e Müller al supplementare. Sconfitta amara. L’allora esterno del Dortmund ha provato a dimenticarla nei bar di Berlino. Il ritorno in hotel fu complicato. Si presentò totalmente ubriaco. In piena notte. Beccato a urinare nella hall. Un gesto che “non può permettersi”, parola del General Manager Bierhoff. Löw, comunque, alla fine decise di graziarlo.

“I giocatori della Nazionale devono dare l’esempio, anche fuori dal campo. Non tollereremo più altre situazioni del genere”.

Non la prima ‘bravata’ della carriera. Cuore Dortmund, frequentatore del Muro Giallo sin da piccolo. Avrebbe fatto di tutto per difendere i propri colori. A volte, pure troppo. Anche lanciare un kebab addosso a un tifoso del Colonia che lo aveva insultato. In pubblico. Era col compagno e amico Julian Schieber, poi qualche parola di troppo. E il fattaccio. Neanche un mese prima della pipì in hotel.

Maggio 2014, un mese da dimenticare. Poco prima di due mesi da sogno con la Germania. Forse, addirittura, il mese più difficile in giallonero. Poteva essere l’ultimo al Borussia Dortmund. La squadra che sostiene da quando era bambino. Che lo aveva sedotto prendendolo nelle giovanili, poi abbandonato a 14 anni. Quando decise di unirsi al Rot-Weiss Ahlen. Terza serie, poi seconda. Insieme a Marco Reus. Entrambi protagonisti. Si sarebbero ritrovati al BVB nel 2012. Großkreutz il salto lo aveva già fatto nel 2009. Ritorno a casa, nella sua città. Con la sua squadra. Quella che andava a vedere ogni weekend quando giocava nell’Ahlen. Poi i due titoli, l’era Klopp vissuta da protagonista. Anzi, di più: da idolo del Muro Giallo. Lo stesso di cui faceva parte.

KEVIN GROSSKREUTZ BORUSSIA DORTMUNDGetty Images

Tutto perfetto. Idillio meraviglioso. Idolo della curva, anche per gesti poco ortodossi. Esempio? Un petardo nello stadio dopo il titolo del 2012. Gesto poco apprezzato dal club. Poi quel mese di maggio 2014. Le controversie. Aveva digerito la sconfitta a Wembley in finale di Champions. Non quella in finale di Coppa. Tensione crescente. La stagione 2014/15 fu tra infortuni e altre controversie. Come una foto con una felpa di un gruppo ultrà del Colonia. Non piacque. Nell’estate 2015 il declino. Tuchel lo fece fuori. Spedito in seconda squadra in Regionalliga. A fine agosto arrivò la cessione al Galatasaray: per i primi mesi non ebbe il transfer, poi litigò con l’allenatore. Subito venduto, a gennaio. Zero presenze. Neanche in panchina.

Ritorno in Germania, destinazione Stoccarda. Retrocessione a fine anno. Decise di rimanere anche in seconda divisione. Parlava da leader, piaceva ai tifosi. Erano anche d’accordo su alcuni argomenti, ad esempio Timo Werner. Passato al Lipsia neo-promosso. Una decisione che non piaceva a nessuno. Il campione del mondo, ovviamente, non le mandò a dire.

La brillantezza di un tempo era scomparsa. In campo c’era un altro Großkreutz. Fuori, purtroppo, ancora lo stesso. Nel marzo 2017 l’ennesima bravata. Festa in centro città a Stoccarda, rissa, colpi alla testa. Finì in ospedale. Lo Stoccarda fu irremovibile: contratto risolto consensualmente. E il ritiro provvisorio dalla scena.

“Per un po’ non voglio avere nulla a che fare con il calcio professionistico”.

A luglio venne convinto dal Darmstadt, in Zweite. Allenato da Thorsten Frings. Ritrovando continuità a livello fisico dopo anni di difficoltà. Poi dopo un solo anno la decisione di riavvicinarsi a casa. Krefeld, una settantina di km da Dortmund. KFC Uerdingen, club di successo negli anni ’80, sponsorizzato Bayer. Oggi finito in 3.Liga. Großkreutz accettò la sfida. In due anni ha coperto posizioni in tutto il campo, anche se i problemi fisici ne hanno limitato il rendimento (solo 51 presenze in due anni).

Kevin Großkreutz KFC Uerdingen 23092019Imago

Neanche gli eccessi se ne sono andati. La scorsa estate è stato beccato a urinare (di nuovo) dietro la panchina durante un'amichevole. In autunno si è segnalato anche per un goal ai rivali dello Schalke in amichevole, che ha fatto il giro del mondo. A proposito di Schalke: ha offerto pasti gratis per un anno ad Haaland, che ha segnato nel derby. Pochi giorni prima aveva risolto il suo contratto con l'Uerdingen, a causa di una riduzione di stipendio rifiutata.

Esperienza non memorabile, ecco. Ma che ha regalato anche gioie. Nell’agosto 2019 lasciò i suoi tacchetti addosso a un avversario, lontano dalla palla. Quattro giornate di squalifica. Fortunatamente per lui, valide solo in 3.Liga e non in DFB-Pokal. Avrebbe rischiato di saltare la sfida contro il Dortmund. Da avversario, per la prima volta. Sfida vinta 0-2 dal Dortmund. Per Großkreutz, però, l’occasione per abbracciare i tifosi che lo han sostenuto per 6 anni. E dei quali si sente ‘uno di loro’ da quanto è nato. Si è portato a casa la maglia dell’amico Marco Reus.

Per la prima volta il club della sua vita è stato un avversario. Per lui abbonato da quando aveva 7 anni, che sulla schiena ha tatuati i trofei vinti in giallonero. Aveva insegnato i cori ai nuovi acquisti del Borussia. Per una volta, invece, i cori d'amore se li è presi lui. Con sua figlia tra le braccia, di fronte a quel Muro Giallo di cui fa ancora parte. 'Echte Liebe', vero amore. La costante di una carriera tra alti e bassi. Da campione del mondo alla 3.Liga. Fino al ritiro. A neanche 32 anni.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0