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Aurora Galli Juventus Women 2018/19Getty Images

Juventus Women, la parola a Galli: "Il mio futuro è bianconero. Mondiale? Dobbiamo puntare in alto"

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“I social network possono diventare pericolosi quando si utilizzano nel modo sbagliato. Non ho mai sentito la necessità di usare l'immagine come prima cosa. Secondo me, i valori si vedono nella vita reale”. Aurora Galli è fatta così: fosforo in mezzo al campo, intelligenza al potere fuori dal rettangolo di gioco. Classe 1996, elemento di spicco anche della Nazionale, la giocatrice lombarda festeggia il secondo scudetto consecutivo tra le fila delle Juventus Women.

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Quando nel match casalingo contro il Milan ha colpito un legno sullo 0-0, non le è venuto in mente che questa stagione potesse sfociare nel mancato tricolore?

“Non ho pensato che non fosse l’anno giusto. Ho pensato: questa partita sarà difficile. Anche perché, secondo me, abbiamo trovato un buon primo tempo, poi sono entrata e ho preso il palo (sorride, ndr). La partita era molto in equilibrio, prendendo quel palo ho detto: miseriaccia, sarà dura! L’azione dopo hanno fatto goal loro e lì stata una fatica tirarsi su. Ma credo anche sia stato per noi il punto da dove ripartire. La squadra ha capito che doveva fare altro, che non poteva fermarsi lì. E’ stato quasi il punto di inizio della stagione”.

Stagione, appunto, culminata nel primato:

“A Verona, difatti, abbiamo disputato una finale che abbiamo preparato molto bene. Anche se c’era molta stanchezza da parte di giocatrici e staff perché le pressioni erano tante. Riesci ad andare avanti solo perché hai una mentalità forte. Poi, nel momento in cui ti ritrovi in campo, non pensi più a niente e cerchi di fare del tuo meglio. La coach ci ha chiesto l’approccio giusto, cosa che si è vista a tratti (devo dire la verità…), poi ci siamo riprese nell’immediato e, quindi, da una situazione di palla ferma che avevamo provato durante le settimana siamo riuscite a sbloccare la partita e da lì è andata in discesa”.

Missione, dunque, centrata?

“Migliorare la passata annata: questo era l'obiettivo. Abbiamo giocato in Champions, siamo in finale di Coppa Italia, abbiamo disputato la Supercoppa e abbiamo vinto il campionato”.

Che differenza c'è stata, a livello di sensazioni, tra lo scudetto dell'anno scorso e quello di quest'anno?

“La sensazione dell'anno scorso era semplice: siamo nuove e dobbiamo farci vedere. Quest'anno invece era: abbiamo vinto l'anno scorso, quando tutti si aspettavano che vincessimo ma non era scontato. E quest'anno era come avere tutti contro, perché chi vince il campionato è la squadra da battere. Quindi tutti davano quel qualcosa in più e noi dal canto nostro mettevamo quello che dovevamo mettere. Eravamo più forti perché sapevamo chi eravamo come squadra”.

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“Saranno agguerrite, come tutte le squadre che affrontano la Juve. Daranno qualcosa in più. Dipenderà molto da noi. La calamita che abbiamo è sempre questa. Siamo le campionesse d’Italia in carica da due anni, loro hanno ottenuto un posto in Champions e arriveranno a Parma per vincerla; perché ricordo che ci hanno già alzato una Supercoppa in faccia. Non voglio assolutamente rivedere quella scena, vorrei vedere il contrario”.

Quanto è stato complicato vincere senza Martina Rosucci e Cecilia Salvai?

“Martina si è fatta male all’inizio dell’anno e devo dire che è stata comunque importantissima per il gruppo. Perché ha una personalità tale per tirarti su di morale anche quando lei è in difficoltà. Si è sempre sentita la sua presenza, c’è sempre stata durante gli allenamenti e durante le partite. Adesso, con la perdita di Cecilia, siamo noi che la sosteniamo. Anche perché dobbiamo pensare al Mondiale e la persona che non si doveva far male si è fatta male. Nelle ultime partite, recuperando Martina e senza Cecilia, la squadra è stata comunque solida".

Di fronte ai 39 mila spettatori dello Stadium, invece, cosa ha pensato?

“Che la Juve rappresenti il movimento più forte in tutta Italia e al mondo. Giocare di fronte a 39 mila persone ti segna. Mi sono emozionata maggiormente entrando in campo prima della partita. Lo stadio non era ancora tanto pieno. C’erano quelle persone che ti seguono per tutto l’anno e le vedi anche lì. Quando esci per il riscaldamento, senti tutte le persone che urlano e incitano. Sei un attimo paralizzata ma è quello che ti spinge a dare di più. Quando si dice che sono il dodicesimo giocatore in campo è vero, è più che vero”.

Spesso con il direttore Braghin l'attenzione si sofferma sulla fase realizzativa. È contenta della sua crescita da questo punto di vista?

“Il direttore mi ha sempre detto di tirare di più da qualsiasi parte del campo. Io lo ascolto, ci provo anche e nelle ultime partite si è visto: contro il Milan in Coppa Italia ho sfiorato il goal. Di sicuro è una cosa dove devo migliorare, perché un centrocampista, se la partita non si sblocca con gli attaccanti, deve prendere in mano la situazione. Senza arrivare per forza con l'ultimo tocco in area di rigore”.

In Nazionale, intanto, è stata provata recentemente come centrale difensiva:

“Io mi ritengo un centrocampista puro. Poi ho parlato con il coach, con cui c'è un bellissimo rapporto. E mi ha detto che la problematica Salvai in qualche modo bisogna risolverla. E una cosa che vorrebbe provare, dato che ho le qualità anche di un difensore centrale, è insegnarmi anche questo ruolo. Io a 22 anni dico assolutamente sì, se posso imparare cose nuove lo faccio. Inizialmente mi ha visto un po' titubante, perché non era nei miei pensieri, però se posso aiutare la squadra e questo vuol dire cambiare ruolo, o essere il cambio perché c'è necessità, tanto di cappello al mister che si fida di me. Lo vedo come un atto di fiducia, io sono a disposizione. Se mi dicono di fare il portiere, faccio il portiere”.

A proposito di Nazionale, è pronta per il Mondiale? Vi siete poste un obiettivo minimo?

"Se partiamo da una cosa minima, non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo puntare in alto. Non dico vincere, ma fare molto bene e arrivare quasi in finale sì. Il pensiero è quello. Serve a noi giocatrici, al movimento che si sta sviluppando e alla realtà del futuro. Dobbiamo pensare alle bambine piccole, che avranno un esempio davanti. Siamo arrivate al Mondiale e dobbiamo lasciare un'impronta positiva. Vogliamo fare bene e di sicuro superare il primo turno".

Come valuta un eventuale passaggio all’estero?Ha la sensazione che la Juve sia al top?

“La Juve è nata da poco, però ha fatto già grandi passi avanti rispetto all'intero movimento italiano. Tutto quello che la Juve ci mette a disposizione – a partire dalle strutture – in Italia ce l’hanno in poche. Rispetto all’estero, siamo un passetto indietro ma – non voglio strafare - nel giro di due anni ce la giocheremo alla pari. Loro sono partiti prima di noi, possono essere più informati su alcune cose o aver sviluppato aspetti che hanno fatto arrivare loro a quel livello. Siamo sulla strada giusta”.

Anche per questo non ha valutato offerte di squadre come Atletico e Inter?

“Esatto, prima di venire qua ho avuto l’opportunità di andare all’Atletico Madrid. So che stanno andando benissimo, sono prime a +3. Lì gioca Linari che è in Nazionale con me. Mi ha detto che come realtà è fantastica, però io rispondo che anche la Juve è fantastica e che mi trovo benissimo. Magari fare più amichevoli internazionali per confrontarsi con altre realtà è un qualcosa che sarà fatto dalla società”.

A livello di movimento, concretamente cosa c’è da fare per colmare il gap con le potenze estere?

“Sul campo ci sono differenze. Abbiamo giocato contro la Germania, siamo andate sotto e l’abbiamo ripresa. Ma credo sia soprattutto l’aspetto fisico. Hanno più energie. A livello di movimento ci sono ancora certe cose che devono migliorare. Ad esempio, il raduno in Nazionale andrebbe fatto una volta al mese e in parte sta già accadendo. Fino a due anni fa, ci si trovava solo una volta ogni tre mesi. La continuità può aiutare a crescere”.

Futuro prossimo alla Juve quindi? “Bianconero, si”.

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