Sono pochi i giocatori a vantare lo status di insostituibile. E il genio bosniaco ne rappresenta autorevolmente la categoria. All'interno di una rosa straordinaria, Miralem Pjanic è comunque il generatore di corrente che si accende nei peggiori blackout, l'applicazione GPS che si installa sullo smartphone per trovare la via maestra. Insomma: l'acqua nel deserto.
Massimiliano Allegri il concetto di banalità non l'ha mai fatto suo, né in campo né in panchina. L'allenatore della Juventus predilige l'estro e l'imprevedibilità, fattori che vigono interamente nel repertorio del numero 5 bianconero. Pjanic, dall'alto di una pregevole qualità, si è sempre elevato dalla mediocrità abitudinaria. Ma da quando sfoggia la maglia della Signora, è riuscito persino ad andare oltre: intraprendendo il giusto percorso per cucirsi addosso lo stemma di leader.
I capifila solitamente si misurano nei momenti di (grossa) difficoltà. Un esempio? Cardiff. Nell'ennesima disfatta juventina in Champions League, il Piccolo Principe – così affettuosamente soprannominato da Francesco Totti ai tempi della Roma – impegnava severamente Keylor Navas e, complessivamente, gestiva saggiamente i tempi di gioco di una manovra devastata dal Real Madrid.
Una prestazione valutabile solamente per una frazione di gara, ovvero fin che c'è stata storia, ma sufficientemente indicativa per comprendere come su Miralem si possa e si debba fare affidamento.
Nulla di nuovo per Madama, che proprio nei giorni scorsi ha blindato il suo top player fino al 2023. A partire dalla prossima stagione, Pjanic percepirà un ingaggio da 6,5 milioni netti annui, diventando il terzo giocatore più pagato della rosa alle spalle di Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala. Ovviamente, e osservando la crescita bianconera non è un'ipotesi così remota, nel podio potrebbe infilarsi qualche volto nuovo.
Getty ImagesSuggestioni, si vedrà. Ora conta esclusivamente l'attualità e qui – non che ce ne fosse bisogno – l'ex giallorosso non smette di convincere. Per ulteriori informazioni bisognerebbe chiedere a Thomas Strakosha, portiere della Lazio, superato nell'ultimo turno di campionato proprio da un mezzo-esterno destro beffardo e imparabile. Una rete buona tanto a sbloccare il risultato quanto a festeggiare il fresco rinnovo.
L'autore, neanche a dirlo, è stato colui che ha trascorso l'intera estate divertendosi a leggere il suo nome accostato ai più blasonati club europei. Lunedì: Barcellona. Martedì: Manchester City. Mercoledì: Paris Saint Germain. Giovedì: Chelsea. Venerdì: Real Madrid.
Nei weekend, per dare un taglio alla routine, generalmente tornava in auge l'ipotesi legata alla permanenza sotto la Mole. E così è stato, anche perché l'ad Beppe Marotta non ha mai preso in esame l'eventualità di perdere una pedina indispensabile. Una cessione di tale caratura avrebbe comportato una rivoluzione tattica, in quanto sosia di Pjanic non se ne intravedono.
“Abbiamo grandi obiettivi – ha spiegato recentemente il regista juventino – non sarà facile ma abbiamo una rosa importante e tutti uniti, società, tifosi e squadra, possiamo raggiungerli”. In sostanza, idee chiare con la palla tra i piedi e anche davanti alle telecamere.
La consapevolezza del campione, la sicurezza di chi contro il Chievo Verona ha toccato più palloni di tutti (116), ottenendo il 90,4 per cento nella voce passaggi riusciti. Nella medesima, spostandosi alla sfida con la Lazio, il dato recita 85,5 per cento. Numeri da top player assoluto, numeri da Pjanic.


