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Allegri Miretti Soulè Benfica JuventusGetty/GOAL

La Juve si aggrappa ai giovani nel finale, ma la crisi resta

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Alt. Soffermarsi oltremisura sui venti minuti finali di Lisbona rappresenterebbe l’ennesimo errore di questo tragico avvio di stagione rigorosamente a tinte bianconere. Certo, la Juventus può e deve essere orgogliosa di come stia sviluppando un interessantissimo patrimonio tecnico in salsa verde. E non è un caso che Samuel Iling-Junior, Matias Soulé e Fabio Miretti abbiano ben figurato in casa del Benfica. Tutti e tre classe 2003, tutti e tre dotati di potenzialità cristalline.

Nel calcio, è risaputo, alle volte l’intero quadro può cambiare rapidamente. Anche una performance – vedi quella offerta dai bianconeri al Da Luz – associabile fino al 70’ alla netta manifesta inferiorità per idee, interpretazione, atletismo, carattere, etc. Insomma, dominio assoluto per gli uomini sapientemente guidati da Schmidt, un fior di allenatore – proveniente dalla scuola Rangnick – giunto al picco di maturità professionale.

Ora, al di là dell’ormai noiosissimo duello tra giochisti e risultatisti, è oggettivo constatare il netto divario emerso nelle due sfide disputate tra Benfica e Juventus. I lusitani, a tratti, incantano. Madama, invece, vivacchia votando il partito del pressapochismo. Poi, è vero, in valore assoluto i bianconeri – in termini di nomi – avrebbero dovuto mettere le Aquile alle spalle nel girone H. Tuttavia non si sta parlando di una scienza esatta, e di esatto c’è solo come sia all’andata sia al ritorno il Benfica alla Juve le abbia suonate.

E se per Max Allegri il mancato accesso agli ottavi di Champions non rappresenta un fallimento, di sicuro raffigura un punto di ritorno: per le ambizioni societarie, per gli investimenti effettuati, per i mancati introiti e per lo stesso tecnico. Che vive un 2.0 tremendo, inaspettato, ma reale. Ed è proprio questa la base di qualsiasi discorso: prendere coscienza dell’attualità, senza minimizzarla.

La Juve è in crisi nera, lo è sostanzialmente da quando è iniziata la stagione. E, all’orizzonte, non si intravede neanche lontanamente la luce in fondo al tunnel. Un passettino in avanti, tre indietro. Si naviga a vista, senza riferimenti e con un progetto da rivedere drasticamente. Da quelle parti ogni tanto ci si illude. Come? Battendo Torino ed Empoli, salvo tornare puntualmente alla realtà ogniqualvolta l’asticella tenda ad alzarsi.

I venti minuti magici di Iling-Junior. Se non è scattata una mania tra i tifosi bianconeri, ci siamo quasi. Chiaro segnale di come alle volte basti una flebile prospettiva per accontentarsi. L’esordio in Champions, sul punteggio di 4-1, in piena disperazione. Eppure il 19enne inglese, piazzato sull’out mancino, con personalità e qualità ha saputo creare il panico. Una performance di livello che, presto, porterà l’ex Chelsea a prolungare il contratto in scadenza nel 2023: trattativa ben avviata e ottimismo al potere.

E se è vero, com’è vero, che in un momento così difficile puntare sull’entusiasmo dei giovani per la Juve sembra essere una delle poche vie percorribili, contemporaneamente il piano va architettato senza letture estemporanee. Quindi. Senza dover inserire Soulé ciclicamente nelle battute conclusive, senza dover aspettare una figuraccia storica per gettare nella mischia Iling-Junior, senza dover ripescare Miretti dal dimenticatoio.

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