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Cristiano RonaldoGetty

Juventus, è ancora disastro Champions: in Europa è fallimento

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La Juventus saluta la Champions League per il secondo anno di fila agli ottavi. Prima, il Lione. Ora, il Porto. Due squadre organizzate, sì, ma che in tono originario mai nella vita avrebbero dovuto ostacolare le ambizioni bianconere. E, invece, nel calcio non c'è nulla di scontato: ma proprio nulla. Ed ecco, quindi, Madama a leccarsi le ferite che lacerano cuore e anima. 

E se questa - risultati alla mano - è la peggior Juve degli ultimi anni anni, non esistono ugualmente giustificazioni. Per costi complessivi dell'organico, per ambizioni, per prospettive. Insomma, è fallimento nudo e crudo. Con l'impalpabile prova offerta al do Dragão ad aver creato i presupposti dell'eliminazione. In parole povere, 82' di nulla che - alla fine della fiera - hanno portato la Signora a salutare l'Europa che conta a marzo. Inspiegabile.

O, forse, sì. Partendo dall'andamento di una squadra che, al momento, di squadra ha poco. Basti pensare al ruolino di marcia finora proposto in campionato: 15 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte. Morale della favola? - 10 dall'Inter, seppur con una partita da recuperare.

Intendiamoci, maturare ardite ambizioni europee per la Juve 2020-21 avrebbe potuto rasentare il delittuoso, ma abbracciare i quarti sarebbe dovuto diventare un esercizio alla portata. Attenzione, non semplice, ma alla portata sì. A maggior ragione considerando la benevolenza dell'urna di Nyon. 

Doveroso, quantomeno per i 31 milioni annui netti di stipendio, soffermarsi sulla prova offerta da Cristiano Ronaldo allo Stadium. Roba da non crederci, soprattutto considerando come il portoghese rappresenti l'élite dell'élite della competizione avendola vinta in cinque circostanze. Non un passaggio giusto, non un lampo, solamente una torre - chissà quanto voluta - per il primo goal di Chiesa. E poi, a coronamento della nottataccia, il movimento errato in barriera in occasione del 2-2.

Un contributo imperdonabile. Un tradimento che, per forza di cose, fa e farà discutere. Innanzitutto sulla visione della Juve del futuro che, scherzi del destino, da quando annovera tra le sue fila CR7 ha fatto registrare una netta frenata europea. Tre anni: out ai quarti, out per due volte consecutive agli ottavi.

Chiaramente un percorso che non va attribuito esclusivamente all'ex Real Madrid, anzi, protagonista in positivo nelle due edizioni precedenti. Ogni riferimento ai contributi proposti contro Atletico Madrid, Ajax e Lione è puramente voluto. Tuttavia, anche i marziani possono steccare. Ma le riflessioni, inevitabilmente, nascono spontanee.

Così come anche la rosa, per forza di cose, dovrà essere rivista. Gli ultimi 8 mesi, tra Lione e Porto, hanno sottolineato come le lacune strutturali siano alle stelle. Da premiare il coraggio - ai tempi del Covid - di votare il partito del rinnovamento. Ma così non basta, in primo luogo a centrocampo: reparto in cui la mediocrità regna in lungo e in largo.

E Pirlo? Nessuno nasce imparato. Ma al tempo stesso alla Juve bisogna apprendere rapidamente, prima che diventi troppo tardi. Al termine del 3-2 sul Porto, il tecnico ha confermato di aver ricevuto rassicurazioni dal presidente Andrea Agnelli circa la bontà della progettualità in essere. Una mossa doverosa e comprensibile, anche perché - mai come in questo periodo storico - la Juve necessità di stabilità. Impensabile cambiare nuovamente allenatore. Doveroso, però, mettere mano a una compagine pregna di equivoci. Dopodiché, il tempo delle scuse sarà finito. Per tutti.

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