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Massimiliano Allegri Juventus TorinoGetty Images

Juventus, Allegri al Salone del Libro: "La Juve non può sempre vincere"

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Attendendo di incontrare Andrea Agnelli, vertice che andrà in scena mercoledì, Massimiliano Allegri ha presentato "E' molto semplice" presso la Sala Rossa del Salone del Libro di Torino. Pubblico delle grandi occasioni. Presente, tra gli altri, anche il responsabile dell'area sportiva della Juventus, Fabio Paratici.

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"Per me è stata un'avventura, è il primo che ho scritto e spero non sia l'ultimo, perché vorrà dire che avrò altre esperienze. Tra l'altro il titolo me l'ha suggerito Ambra (Angiolini, la compagna, ndr). Semplice è una parola che uso molto. Semplificare tutto e trovare una soluzione a tutti i problemi. Il libro è fatto di 32 regole, che è una parola che mi piace e non mi piace, però abbiamo scelto questo numero perché è imperfetto, quindi ho messo 32. All'interno di ogni regola ci sono episodi e narrazioni in cui racconto quello che ho passato".

I cavalli, una delle più grandi passioni del condottiero bianconero.

"Ero alle corse dei cavalli e scommettendo mi dissero che sarebbe stato più facile che io allenassi in A piuttosto che la vittoria del cavallo su cui avevo scommesso. Il cavallo ha vinto e io sono arrivato in A. Poi, io faccio sempre un paragone tra i cavalli e i giocatori. Ci sono similitudini e io nelle conferenze racconto, come quando giocano tanto e dico che vanno messi un po' al prato, perché i cavalli quando corrono tanto poi vanno messi al prato a riposare. Oppure quando si tratta di un giocatore anziano, rientra e gioca come un cavallo rientra e corre. Ci sono cavalli di cuore, come ci sono giocatori di cuore. Per vincere le partite ci vogliono giocatori tecnici ma anche di cuore. Che buttino il cuore oltre l'ostacolo".

Attenzione, poi, al ruolo dell'allenatore.

"No, non mi sento 007. Diciamo che è importante avere grande passione e quando hai un ruolo di responsabilità è importante restare distaccato per valutare tutto, sia la partita, sia gli allenamenti sia il lavoro. Questa credo sia una cosa importante, ma non solo nel caso degli allenatori, ma per tutti. Questo libro che ho scritto non parla di tattica o tecnica, perché quelle le sanno quasi tutti. Anzi in Italia tutti, e tanti le sanno anche meglio di me. Credo sia un libro che possa insegnare, o far capire come si possono gestire certi momenti, a tutti, non solo agli allenatori. Ad esempio la gestione delle risorse umane, che è fondamentale e vale per un allenatore e per un manager d'azienda".

Piuttosto interessante un passaggio sul concetto di sconfitta.

"Fare un passo indietro non è andare indietro di 40 anni, ma farlo per poi andare avanti. Come nella Juve: non può sempre vincere. Ti aiuta a rialzarti, perché poi ti concede un'altra occasione. Non c'è solo crescita, a un certo punto ti fermi e devi riscendere per risalire. Per questo bisogna cambiare, vale anche nella vita in generale. Questa regola è la numero uno e credo sia la più importante".

Occhi puntati poi sulla stagione ormai prossima al capolinea.

"Valencia, Manchester e Atletico sono state tre grandi partite. All'inizio abbiamo giocato bene, poi ci sono state cose particolari, gli infortuni. Quelle tre gare esprimono il mio pensiero. A Valencia siamo rimasti in dieci e lì è venuto fuori il DNA della Juve, che è stata in campo, attenta, aggressiva e in quel momento ha voluto dimostrare che, anche senza Ronaldo, straordinario, il migliore al mondo, poteva vincere. Dopodiché il Manchester United. Con loro tecnicamente è stata la miglior partita, ma nessuno se la ricorda perché abbiamo perso. Miglior partita, meglio che con l'Atletico, perché lì abbiamo fatto una bella prova, ma abbiamo sfruttato al massimo quanto creato".

Inevitabile anche un giudizio su Cristiano Ronaldo, alla sua prima annata in Italia.

"A livello mentale è più forte degli altri, ogni giorno si dà nuovi obiettivi. Da lui tutti abbiamo da imparare, ho imparato anche io perché non ti capita tutta la vita di allenare il migliore al mondo. Porto un esempio: sabato mattina nella rifinitura facciamo una partitella. Lui si diverte, ma il suo divertimento è vincere la partitella. Io gli ho spiegato, e questo l'ho scritto anche su Ibra, che per lui il divertimento è vincere, però gli ho detto che non tutti sono come lui e per qualcuno il divertimento è il colpo di tacco, la roba, la cosa. E dopo te lo riporti in partita. Sotto questo aspetto lui è maniacale e, infatti, anche da questo punto di vista è differente rispetto a tutti gli altri".

E se gli si chiede il momento più bello, Allegri non ha dubbi.

"Quando abbiamo vinto in casa lo Scudetto. Ieri, ad esempio, ho letto una bella dichiarazione di Valverde (allenatore del Barcellona, ndr): tutto sembra normale perché abbiamo vinto il titolo un mese prima. Abbiamo raggiunto un obiettivo, che è un traguardo straordinario. Perché per tanti sembra che vincere sia normale, ma è difficilissimo. Non vedo l'ora di essere a domenica sera per celebrare questo scudetto, perché la Juventus ha fatto un'altra annata straordinaria conquistando il 50 per cento dei trofei cui ha partecipato".

Spazio, infine, alle domande dal pubblico, con Allegri che ha affrontato il tema legato agli infortuni:

"I giocatori non sono come le macchine che accendi e parti. Sono dei ragazzi che, per giocare certe partite a certi livelli, consumano energie fisiche ma soprattutto mentali. E, quando sei alla Juventus, giocare ogni tre giorni ti porta via tante energie e se non sei abituato poi paghi".

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