Tito Livio, storico autore della storia capitolina dalla sua fondazione alla dipartita di Druso, definisce Roma una città fortunata, invincibile, eterna. Una bellezza mozzafiato prestata questa settimana allo sport; dagli Internazionali di tennis alla finale di Coppa Italia.
Juventus-Inter a duello per la quarta volta in stagione. Finora ha sempre sorriso Simone Inzaghi che, in Supercoppa, ha trovato il suo primo trofeo alla guida dei nerazzurri. Il resto? 4 punti in campionato. Che in casa bianconera possono suonare sia come un campanello d’allarme sia come una potenziale riscossa. Sebbene, e non potrebbe essere altrimenti, l’exit poll spalleggi la formazione lombarda.
Massimiliano Allegri, però, sa come si fa. A vincere la Coppa Italia, s’intende. In quanto alla guida della Juventus c’è riuscito in quattro occasioni: 2015, 2016, 2017 e 2018. Poker a pari merito con Sven Goran Eriksson e Roberto Mancini, con l’opportunità di andare in fuga qualora arrivasse un successo domani sera (ore 21) all’Olimpico.
Un trofeo che assomiglia tanto a una svolta. La Juve ha bisogno di certezze e, soprattutto, di guardare il bicchiere mezzo pieno. Ecco perché, un’eventuale vittoria contro l’Inter, renderebbe la percezione dell’annata meno amara.
Insomma, a caccia di un cimelio da inserire presso la poderosa collezione del J Museum. Coppa che, se arrivasse, garantirebbe a Madama almeno una gioia per l’undicesima stagione di fila:
“La Coppa Italia se la vinci non conta niente, se la perdi hai fallito l’obiettivo”. Parola di Allegri che, comunque andrà a finire, tira dritto per la sua strada: fermamente supportato dalla società, proprio come confermato dalle recentissime parole di Andrea Agnelli.
Il numero uno della Continassa, artefice del quadriennale siglato dall’allenatore toscano, crede fermamente nel progetto. E, dunque, metterlo in discussione dopo il primo atto (bis) non è un’opzione minimamente contemplata.
Certo, a Torino non si vive di ricordi, ma la ricostruzione passa anche dalle difficoltà. Fisiologiche, per certi versi, considerando come a questa Juventus manchi qualcosa – o più di qualcosa – per tornare a essere competitiva sull’asse Serie A-Champions League. Il mercato, inevitabilmente, reciterà una parte sovrana: innesti mirati, di qualità, chiamati a elevare il livello di leadership.
Pensiero lontano, oggi. Conta Roma, conta l’Inter, conta chiudere nel migliore dei modi – o alla meno peggio, fate vobis – un cammino tortuoso e balbettante. Ma che deve lasciare qualcosa, una prospettiva, l’idea tangibile di poter costruire un percorso vincente. Che passa, ancora una volta, dall’Inter: tormento o riscatto?


