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Juventus celebrating 2022Getty Images

Juve pronta a sudarsi l'Europa League: opportunità per vincere fuori dall'Italia

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L’Europa League può essere vista come un’opportunità? Dipende. Certo, per chi è abituato a sfoggiare l’abito buono diventa complicato scendere al piano inferiore, ma paradossalmente anche un fallimento – uscire dalla Champions a ottobre – deve lasciare qualcosa di costruttivo.

Lo sa bene Max Allegri che, per la prima volta, si ritrova a dover fare i conti con una cocente eliminazione ai gironi. Non gli era mai capitato né con il Milan né con la stessa Juve, che questa sera contro il PSG dovrà auspicare in un risultato migliore rispetto a quello che otterrà il Maccabi Haifa con il Benfica.

Sì, è vero, una magra consolazione. Ma per la Vecchia Signora 2022-23, alle prese con una prima parte di stagione complicatissima, in qualche modo bisogna provare a intravedere la luce in fondo al tunnel.

Attenzione: è severamente vietato immaginare che il percorso sia destinato a essere agevole, tutt’altro. Specialmente per una squadra ancora alla ricerca di un’identità ben definita, nonché spesso e volentieri decimata dagli infortuni.

Ovvio, è lecito immaginare che il 2023 della Juve possa essere diverso, ma la storia insegna che cambiare marcia – in situazioni simili – raffiguri un esercizio complicato da compiere.

Juve FulhamGetty

La Juve non disputa l’Europa League dal 2013-14. Antonio Conte in panchina, ko in semifinale contro il Benfica, niente finale tra le mura amiche dell’Allianz Stadium. Edizione, tanto per cambiare, vinta dal Siviglia. Ecco, quella fu una vera occasione non sfruttata sapientemente.

Vuoi perché Madama avrebbe potuto e dovuto fare qualcosina in più, soprattutto considerando come un trofeo europeo manchi a Torino dal lontano 1996. Insomma, un digiuno anacronistico per un club così glorioso.

Prima ancora, 2010-11, una gran figura nella medesima competizione non la fece Gigi Del Neri, eliminato in un gruppo formato da Manchester City, Lech Poznan e Salisburgo. Chiaro, era un’altra Juve, con gli arrivi freschissimi di Andrea Agnelli, Beppe Marotta e Fabio Paratici. Tuttavia, l’interpretazione del percorso fu assai balbettante.

Un anno prima, ecco Alberto Zaccheroni, con annessa celeberrima disfatta del Craven Cottage. Già, il famoso 4-1 contro il Fulham, per uno psicodramma entrato di diritto nella storia bianconera.

Altro giro, altra stagione complicata: via Ciro Ferrara, dentro il tecnico di Meldola. Prodotto finale? Disastroso. Assedio dei londinesi, Cannavaro e Zebina espulsi, Chimenti tra i pali sotto assedio.

Ora, la base del discorso è che la Juve l’Europa League se la debba ancora sudare. In quanto il PSG sbarca all’ombra della Mole con l’intenzione di conquistare il primato nel gruppo H e, dunque, non è in vena di sconti. Dall’altra parte, e lo sanno bene proprio Bonucci e soci, il Maccabi Haifa è tutto fuorché un avversario agevole. Perciò, giochi aperti.

Poi, se fumata bianca sarà, la Juve – in uno spareggio andata e ritorno – se la dovrà vedere con una seconda del girone di Europa League. Una sorta di playoff che sostituisce i sedicesimi di finale, ma che in termini di calendario non cambia granché.

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