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Mayelé GFXGoal

Jason Mayelé, l'ala dal grande sorriso che ha perso la vita in un incidente stradale

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Veloce, agile, elastico nei movimenti, fantasioso ma anche molto fumoso e talvolta poco concreto. A metà fra la seconda punta e l'ala pura. Tutto questo era Jason Mayelé, quando nel 1999 sbarca in Serie A con il Cagliari.  Su di lui i rossoblù e il presidente Massimo Cellino ripongono grandi speranze, ma la stagione dei sardi è molto negativa e la squadra retrocede in Serie B. 

Mayelé, che ha comunque modo di mettere in mostra le sue qualità in Coppa Italia, torneo dove dà il meglio di sé, resta in Sardegna per un'altra stagione e l'inizio della successiva, senza grandi exploit. Passato al Chievo nel mercato autunnale del 2001, sembra trovare finalmente la sua identità negli schemi di Delneri, che punta molto nel suo 4-4-2 sul gioco nelle fasce. Ma a soli 26 anni perde la vita in un tragico incidente stradale il 2 marzo 2002.

DAGLI ESORDI IN FRANCIA AL CAGLIARI

Jason Mayelé, nome da attore americano, nasce a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, il 4 gennaio 1976. In una megalopoli che supera i 10 milioni di abitanti, trova nel calcio la sua via di fuga verso il successo. 

Come molti suoi connazionali, scappa dalla guerra e dalla fame e si trasferisce assieme a sua madre, che muore quando lui è ancora piccolo, in Francia. A crescerlo, insieme alla sorella, è la zia adottiva, in seguito trasferitasi in Svizzera a Losanna. 

La sua carriera da calciatore inizia nel Brunoy, nella Serie C del Paese transalpino. Dopo due stagioni, nel 1993 passa allo Chateauroux. Qui comincia a mettere in evidenza le sue qualità, partendo sempre dalla Serie C e scalando i campionati. Nel 1996/97 i rossoblù francesi conquistano una storica promozione in Ligue 1. 

Fra gli elementi più interessanti della squadra c'è proprio Mayelé, che nel 1997/98 disputa anche una buona stagione nella massima Serie, totalizzando 27 presenze e 4 goal, che tuttavia non bastano per ottenere la salvezza. Jason, che risulta comunitario perché in possesso anche del passaporto francese, gioca quindi un'ulteriore stagione in Serie B, prima che il presidente del Cagliari, Massimo Cellino,  metta gli occhi su di lui.

L'imprenditore sardo sogna di ripetere i grandi colpi della prima metà degli anni Novanta e porta nel capoluogo sardo diversi giovani calciatori di belle speranze: oltre a Mayelé arrivano il francese Francois Modesto, l'honduregno David Suazo e dalla Roma il figlio d'arte Daniele Conti.

Mayele CagliariGetty

L'ESPERIENZA IN SARDEGNA

Mayelé arriva in Sardegna nell'estate 1999 con grandi aspettative e speranze assieme a Francois Modesto. I due ragazzi che vengono dalla Francia sono presentati assieme e fra loro si crea subito un legame molto forte.

La stagione per i rossoblù non sarà particolarmente fortunata: dopo il frettoloso esonero di Tabarez, Cellino affida la panchina a Renzo Ulivieri, ma il tecnico di San Miniato, con una rosa particolarmente ampia, arricchita anche dall'arrivo in autunno di Domenico Morfeo, non riesce a trovare la quadra, e nonostante una squadra sulla carta di buon livello, i sardi navigano per tutta la stagione nelle ultime posizioni della classifica, dalle quali non riescono mai a tirarsi fuori.

Per Jason, che ha 23 anni ed è uno spirito libero, non è facile adattarsi al calcio italiano e alle sue ferree regole. Spesso fa tardi agli allenamenti, mandando su tutte le furie il suo allenatore. Ma sa farsi amare con il suo essere sempre sorridente e imprevedibile, in campo e fuori.

"Ho vissuto quasi un anno con Jason. - racconta Modesto al giornalista Vittorio Sanna per 'Storie di Sport' - Andavamo a mangiare sempre insieme, ho dormito a casa sua, è venuto a casa mia. Fra noi c'era un legame molto importante, mi considerava quasi come il suo piccolo fratello. Lui aveva questa simpatia, questo senso di libertà".

"Anche se faceva in ritardo agli allenamenti di mezzora, e tutti erano incazzati e chiedevano di fargli una multa, lui rideva e diceva: 'Non c'è problema, la pago' . Arrivava sempre rilassato e iniziava ad allenarsi come se nulla fosse. Non lo faceva apposta, ma spesso noi stavamo facendo la partita e lui si buttava in campo così, senza riscaldamento. Il mister dopo 10 minuti si accorgeva che era in campo anche lui: 'Ma da dove stai arrivando?'. Era così, era la sua cultura. Voglio ricordarlo in questo modo, mi ha fatto fare tante risate".

In campionato Mayelé trova spazio soprattutto nella parte centrale della stagione, gioca da seconda punta o ala pura, il più delle volte a supporto di Oliveira, Mboma o Corradi. Ha meno spazio all'inizio e nel finale, quando, una volta arrivata la retrocessione matematica con 5 giornate di anticipo, Ulivieri preferisce lanciare i giovanissimi e dar spazio in attacco al giovanissimo Suazo.

In tutto colleziona 27 presenze e un goal, che arriva il 12 dicembre al Granillo contro la Reggina: su corner dalla sinistra di Macellari, il numero 7 rossoblù svetta di testa a centro area e batte Orlandoni, siglando il provvisorio 1-0 ospite con gli isolani in 10 contro 11 per l'espulsione di Oliveira. 

"Anche dentro lo spogliatoio portava il suo sorriso e la sua allegria. - ricorda Modesto - Io a volte ero arrabbiato perché eravamo in difficoltà e non si vinceva, e lui mi diceva: 'Non ti preoccupare, stiamo bene, vedrai che il prossimo anno andrà meglio'. E rideva, rideva sempre".

Per il resto le migliori prestazioni le offre nell'esaltante cammino dei sardi in Coppa Italia, competizione nella quale gioca 7 gare e si mette in evidenza nell'andata degli ottavi di finale contro il Parma, nei due match dei quarti contro la Roma e nella semifinale di andata contro l'Inter, occasione in cui mette in crisi con i suoi dribbling Michele Serena e fa sobbalzare sulla sedia Bruno Pizzul, che si occupa in quell'occasione della telecronaca per la Rai, ed elogia ampiamente l'ala rossoblù nonostante una sconfitta per 3-1 contro i nerazzurri di Lippi.

Mayelé resta in Sardegna anche in Serie B, ma l'annata 2000/01 è profondamente deludente per i rossoblù, che sotto la guida di Bellotto prima, e di Beppe Materazzi poi, chiudono all'11° posto dopo esser stati a un certo punto anche nella parte bassa della graduatoria. Per il giocatore africano non è facile emergere, e così a fine stagione, sono appena 17 per lui le presenze nel torneo cadetto. A queste vanno aggiunge 3 gare in Coppa Italia, accompagnate da un goal segnato all'Arechi nella sconfitta per 2-1 contro la Salernitana.

Ormai impiegato prevalentemente da ala pura, il congolese inizia con il Cagliari anche la stagione 2001/02. Ma dopo 5 presenze, 3 in Serie B, 2 in Coppa Italia, in uno degli anni più difficili della storia rossoblù, che cambieranno addirittura 4 allenatori, a ottobre passa al Chievo di Luigi Delneri.

MAYELÉ AL CHIEVO

Per Jason si spalancano nuovamente, dunque, le porte della Serie A, dove i Mussi sono stati promossi. Gli schemi del tecnico di Aquileia, che ha sempre puntato nel suo 4-4-2 sul gioco degli esterni, sembrano esaltarlo. Il congolese si ritaglia presto il ruolo di primo ricambio per i titolari Eriberto (che poi si scoprirà essere in realtà Luciano) e Manfredini. I gialloblù partono forte e anche l'ala di Kinshasa assapora l'aria di alta classifica.

Sceglie il numero 30 e Delneri spesso lo butta nella mischia nella ripresa, quando con la sua velocità può causare problemi agli avversari e spaccare la partita con le sue accelerazioni palla al piede. Nel sentito derby contro il Verona salta mezza squadra scaligera in dribbling, lanciato in velocità, mandando in visibilio i suoi tifosi. Contro il Lecce, invece, con uno scatto propizia nella ripresa il calcio di rigore decisivo. A Bergamo serve a Federico Cossato l'assist per il goal della vittoria.

Anche in veneto continua a collezionare ritardi in serie agli allenamenti. Dopo aver totalizzato 9 presenze con la maglia gialloblù nella prima parte di stagione, a gennaio parte per giocare la Coppa d'Africa con il Congo. Ma al suo ritorno in Italia, dopo un altro spezzone di gara contro la Lazio, un tragico incidente spezzerà per sempre i suoi sogni e la sua vita.

IL TRAGICO INCIDENTE

È sabato 2 marzo 2002. Tutto il Chievo, dopo l'allenamento, deve partecipare alle esequie del padre di Eugenio Corini, Carlo, inizialmente programmate per il venerdì ma rinviate di un giorno per la quaresima. Mayelé ha trascorso la notte sul Garda, a Bardolino, dalla fidanzata Laura, una ragazza conosciuta da poco dopo il suo arrivo a Verona.

In un sabato normale, vigilia di campionato, il calciatore congolese si sarebbe fermato subito a Veronello, un paio di chilometri a ridosso del lago, per la rifinitura. Ma il lutto del suo compagno di squadra aveva imposto un itinerario diverso: raduno a Verona, spostamento in pullman fino a Veronello, allenamento, partenza per Bagnolo Mella, paese dei Corini, quindi via per Parma, dove i Mussi erano impegnati in campionato.

Il raduno a Verona è convocato per le 9, ma Mayelé non ci arriverà mai. Stavolta non si tratta del solito ritardo: come riportano le cronache,  il calciatore è vittima verso le 8.15 di un grave incidente stradale nel comune di Bussolengo, in via Pastrengo, davanti ad una nota azienda florovivaistica.

L'auto su cui viaggiava, una Fiat Barchetta prestatagli dalla fidanzata, si è scontrata frontalmente con un'altra vettura, una Opel Omega, condotta da una donna. La signora muore sul colpo, e il marito, che viaggia con lei, è ricoverato in ospedale con ferite al volto guaribili in due settimane. 

Anche il calciatore, sbalzato fuori dall'auto dopo il terribile impatto con il cristallo anteriore o una parte di telaio, è trasportato in ospedale quando i tentativi di rianimarlo effettuati dai primi soccorritori che si riveleranno vani. Verso le 9.50 di quella tragica mattina, Jason Mayelé è dichiarato morto.  Ha compiuto da poco 26 anni. Nonostante non presenti lesioni sul corpo, e al momento dell'incidente indossi le cinture di sicurezza e la vettura fosse dotata di airbag,  gli è stato fatale il forte trauma cranico.  

A causare l'incidente, secondo la ricostruzione della Polizia, sarebbe stata un'invasione di corsia da parte di Mayelé, causata probabilmente dall'asfalto nuovo reso viscido dalla pioggia e dall'alta velocità, in un punto particolarmente pericoloso, una curva a destra in leggera discesa, dove si erano già verificati degli scontri mortali. 

La notizia arriva al Chievo, e al patron Luca Campedelli e al Team Manager Marco Pacione tocca il riconoscimento della salma. Verso le 11.30 la salma è infilata in una cella frigorifera dell'Ospedale. La partita Parma-Chievo è rinviata e il giorno seguente arrivano a Verona la sorella del calciatore e altri parenti, che autorizzano l'espianto degli organi.

"Ci mancheranno anche i suoi ritardi", riesce a dire il suo allenatore Delneri, fra le lacrime.

La drammatica vicenda suscita grande commozione in tutto il mondo calcistico e sono tanti i messaggi di cordoglio che arrivano al Chievo. Su tutti anche una commovente mail di Paolo Orlandoni, l'unico portiere battuto in campionato dal giocatore congolese. Su tutti i campi nel weekend si osserva un minuto di raccoglimento, come disposto dal presidente federale Franco Carraro. Lunedì 4 marzo 2002 si celebrano due messe funebri: una a Verona, nella Chiesa di Sant'Antonio Abate, una a Cagliari, nella Basilica di Bonaria. Presenti tutti i compagni delle due esperienze italiane.

Il corpo di Mayelé fa invece ritorno in Francia, per essere tumulato successivamente nel cimitero di Epernay, un comune alla periferia di Parigi, dove il calciatore è cresciuto. In seguito alla tragica morte del congolese, il Chievo ha deciso di ritirare per sempre la maglia numero 30 da lui indossata nei pochi mesi vissuti a Verona.

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