Pubblicità
Pubblicità
Marotta Inter gfxGoal

Il trionfo di Beppe Marotta: lungimiranza al potere

Pubblicità

Senza tanti giri di parole: Beppe Marotta è il miglior manager italiano. Lo dice la sua storia, lo dice l'ultimo scudetto conquistato dall'Inter. Un binomio vincente, insomma, diventato realtà grazie a una serie di scelte che hanno portato il dirigente lombardo a diventare - meritatamente - un autentico punto di riferimento per l'intero globo nerazzurro. Che, con il trascorrere dei mesi, ha compreso candidamente di avere tra le mani un autentico top player della scrivania.

Marotta è il caso Icardi sapientemente gestito in prima persona. Marotta è la scelta di Antonio Conte. Marotta è, soprattutto, il timbro sul diciannovesimo tricolore della Beneamata. Un factotum di rara intelligenza e scaltrezza, capace di ribaltare una società - indirizzandola sulla retta via - a sua immagine e somiglianza. 

Musica per le orecchie di Suning che, in preda alle difficoltà locali, ha fatto in modo che l'a.d. diventasse l'attore principale. Bingo, missione centrata, nonostante le avversità non siano mancate. Ma Marotta, si sa, raffigura l'equilibrio in persona. E, inoltre, nei quadri tempestosi è solito venirne a campo: senza perdere la bussola, mantenendo il focus sugli obiettivi da raggiungere.

L'oro dell'Inter, il rimpianto della Juve. Nell'autunno del 2018, in maniera fisiologica, s'è interrotta la radiosa esperienza di Marotta sotto la Mole. Un'avventura professionale sfociata - tanto per cambiare - in successi extra lusso. E che ora, da quelle parti, vengono rimembrati con grande malinconia. 

C'è chi dice, e ciò fa capire come Madama sia pronta a cambiare pelle, come alla Continassa starebbero pensando nuovamente al 64enne dirigente nerazzurro. Voce, tuttavia, che non trova conferme. Perché Marotta, per sua stessa ammissione, vorrebbe aprire un ciclo all'Inter.

"Non sono andato via dalla Juventus - così il diretto interessato a Sky - c'è stata una risoluzione consensuale perché quando ci si incontra in modo trasparente con la società, è anche giusto che il manager faccia un passo indietro. È anche un fatto fisiologico, quando sono arrivato io Andrea Agnelli era un giovane presidente, ora è un manager a tutti gli effetti, Paratici era un ragazzo. La società ha preso una sua strada e quando si vede che non c'è più spazio è giusto fare un passo indietro".

La sensazione, comunque, è che a Torino manchi maledettamente la competenza di Marotta. Vuoi perché il progetto ringiovanimento sembra essere giunto al punto di non ritorno, vuoi perché Marotta alla Juve ha rappresentato molto più di un a.d. con delega all'Area Sport. In una sola parola: fuoriclasse. Adesso, quindi, è l'ora del pentimento. 

Un sostantivo che non trova terreno fertile nei pensieri di Marotta che, anzi, si gode il percorso. Fatto di scelte forti, azzeccate e che hanno portato l'Inter sul tetto d'Italia. Il tutto, con ampi margini di miglioramento sullo sfondo. Un'evoluzione vertiginosa, con un caposaldo alla base del discorso. Dal nome Beppe e dal cognome Marotta. 

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0