Pubblicità
Pubblicità
Barella HDGOAL

Il primo Barella: quando lo chiamavano 'Su piccioccheddu de Casteddu'

Pubblicità
Archivio StorieGOAL

Oggi in molti lo considerano il giocatore italiano più forte nel suo ruolo. Da Tardelli a Marchisio, il giudizio nei suoi confronti è unanime. Non tutti conoscono però la vera storia di Nicolò Barella e come il piccolo centrocampista sardo sia arrivato a diventare un punto fermo dell'Inter di e della Nazionale italiana di Roberto Mancini Campione d'Europa nel 2021.

NATO PER IL CALCIO

Nicolò nasce a Cagliari il 7 febbraio 1997 ma cresce a Sestu, la città dove vive la sua famiglia. Il suo amore per il pallone è precoce, come la sua ascesa.

"Ho iniziato a giocare a calcio a tre anni e mezzo, - ha rivelato a 'DAZN' - mia madre mi ha raccontato che gli allenatori le dicevano di portarmi al campo che tanto avrei passato il tempo lì a fare i mucchi di sabbia e invece io stavo già sempre attento".

"Mio papà Luca è stato calciatore, giocava in Eccellenza nel San Sperate. Mi portava quando partecipava ai tornei amatoriali. 

All'età di 5 anni entra quindi a far parte ufficialmente della Scuola Calcio Gigi Riva ed è lì che muove i suoi primi passi nel mondo del pallone. 

LA SCUOLA CALCIO GIGI RIVA

Nella Scuola Calcio più vecchia d'Italia, di cui Rombo di Tuono è l'ideatore, il creatore e il presidente, Barella cresce calcisticamente e umanamente. La filosofia della società è "educare i bambini a crescere nello sport e con lo sport".

"Alla Gigi Riva - spiega Nicolò in diverse interviste - conta molto anche l’aspetto educativo e sociale. Qui ho giocato fino a otto anni, poi a 9 sono passato al Cagliari".

Biondissimo e paffutello, il piccolo Barella è una vera e propria peste che non si ferma mai, come lo descrive il Direttore generale Daniele Cortis in un'intervista del 2017 a 'Gianlucadimarzio.com'. 

"Era un bambino straordinario, vivacissimo e molto intelligente. Calciava e palleggiava con qualsiasi cosa incrociasse nel suo cammino.Nonostante fosse piccolissimo aveva personalità, andava d'accordo con tutti e strappava sempre un sorriso".

Alla passione per il calcio unisce quella per il basket, nonostante la sua statura non eccelsa. Il suo idolo calcistico è Dejan Stankovic, centrocampista serbo che gioca in Italia con le maglie di Lazio e Inter.

"Lo ammiravo per il modo che aveva di giocare e interpretare le partite. - dirà - Oltre al talento, metteva sempre passione e grinta. Sempre fino all’ultimo minuto".

A 7 anni c'è la svolta della sua carriera.

"Fu notato a un torneo insieme a un altro ragazzo, Granara, - ricorda Cortis - e segnalato a Gianfranco Matteoli. La stagione successiva approdò al Cagliari. Abbiamo mantenuto un rapporto splendido, da allora Nicolò viene sempre a trovarci, a giocare con i bambini, a guardare le partite e gli allenamenti e si diverte tantissimo: questo può spiegare anche che tipo di ragazzo è".

Andy Lila Nicolò Barella Parma Cagliari Coppa Italia 01142015Getty Images

L'ASCESA DE 'SU PICCIOCCHEDDU' E IL DEBUTTO IN SERIE A

Approdato nelle Giovanili rossoblù, inizia la lunga trafila che lo porterà fino alla Prima squadra. Inizialmente gioca da trequartista offensivo e talvolta da seconda punta, ma dopo qualche anno aumenta il proprio raggio d'azione, trasformandosi in un moderno 'centrocampista box to box' in grado di ricoprire con brillanti risultati qualsiasi ruolo della mediana.

Baricentro basso, grande controllo di palla, elevate qualità tecniche e doti da leader, ma anche mezzi atletici importanti, grinta e una propensione innata al lavorare su se stesso per migliorarsi, che gli permettono di essere un giocatore determinante in entrambe le fasi e di imporsi come uno dei più forti centrocampisti italiani della sua età.

Nel suo percorso di crescita sono importanti tre tecnici che lo segnano in profondità e lo forgiano come calciatore e come uomo:Franco Masia, lo stesso Gianfranco Matteoli e Gianluca Festa.

"Franco Masia, è stato fondamentale, - racconterà Barella a 'La Nuova Sardegna' - mi ha aiutato tantissimo e fatto crescere sul piano tecnico e dei comportamenti. Mi sento in debito con lui. Una volta mi mandò in tribuna per un litigio. Lì capii di dover lavorare sodo e che per arrivare non bisogna mai sentirsi appagati. Anche Matteoli è stata una persona importantissima per la mia crescita. Quando giocavo una bella partita, mi ‘rimetteva a posto’ dicendomi che non avevo ancora fatto nulla".

Con la maglia del Cagliari, Barella brucerà costantemente le tappe.

Nel 2012 e nel 2013 è premiato come 'Miglior centrocampista italiano del 1997'. Se i compagni di squadra lo chiamano spesso'Barellino',per chi non lo conosce e lo vede ragazzino fare grandi numeri con il pallone fra i piedi, Nicolò è semplicemente 'Su Picciocheddu de Casteddu','Il ragazzino di Cagliari'.

La sua ascesa è costante. Nel 2012-13 inizia la stagione con gli Allievi Nazionali ma durante l'anno è aggregato alla Primavera riuscendo a disputare anche sette partite da titolare. Dal 2011 inizia poi ad essere convocato anche con le Nazionali azzurre giovanili: veste le maglie dell'Under 15, dell'Under 16, dell'Under 17 e dell'Under 18.

Gli ultimi due anni nel Settore giovanile, il 2013-14 e il 2014-15, lo vedono pilastro della Primavera rossoblù, e arricchire il suo bagaglio tecnico con un miglioramento significativo nei calci di punizione e nei rigori. Nel corso della stagione 2014-15 viene aggregato alla Prima squadra.

Con Gianfranco Zola subentrato in panchina a Zdenek Zeman, il 14 gennaio 2015, a 17 anni, Barella debutta con il Cagliari nella partita di Coppa Italiacontro il Parma persa 2-1 allo Stadio Tardini. Pochi mesi dopo, con la panchina rossoblù affidata a Gianluca Festa, 'Su Picciocheddu' fa anche il suo esordio in Serie A, semprecontro il Parma, a 18 anni, 2 mesi e 27 giorni.

La stagione 2014-15 è molto negativa per il Cagliari, che retrocede in Serie B. Barella gioca anche le due ultime partite contro Cesena e Udinese, prima di seguire i rossoblù nel torneo cadetto nel 2015/16. Dopo i primi 6 mesi, tuttavia, la società isolana decide di mandare il giovane talento in prestito al Como. Il tifo si divide, c'è la paura di perderlo. 

Nicolò Barella ComoInstagram (fede_schievenin)

L'ESPERIENZA IMPORTANTE AL COMO

Nicolò ha solo 19 anni quando fa la sua prima esperienza lontano dall'isola. Nonostante i lariani, guidati da Festa, con Matteoli nelle vesti di consulente tecnico, retrocedano alla fine in Lega Pro, il centrocampista sardo gioca titolare ad alto livello, pur incappando in qualche eccesso di irruenza che gli costa alcune espulsioni.

"L’esperienza a Como, nei primi sei mesi del 2016, è stata decisiva per la mia carriera. - ha detto a 'Sportweek' - La prima volta lontano da casa. Partii con la mia fidanzata e il mio agente Beltrami. Quella sarebbe dovuta essere la stagione della consacrazione, invece mi ritrovai in B a lottare per la salvezza, invece di partecipare alla promozione del Cagliari. Stavo sbagliando l’approccio al lavoro con un po’ di supponenza, credevo che avrei giocato comunque".

Nel 2017 con l'Italia Under-20 partecipa al Mondiale Under-20 in Corea del Sud. Rimedia tuttavia una frattura al polso nella seconda partita della fase a gironi, vinta dagli Azzurrini per 2-0 contro il Sudafrica, ed è costretto ad abbandonare anzitempo la competizione, chiusa dai suoi compagni con un brillante 3° posto finale.

In Serie B totalizza 16 presenze e nel 2017/18 è pronto a ripartire con il Cagliari di Massimo Rastelli, nel frattempo tornato in Serie A.

Nicolo Barella Cagliari 2018-19Getty Images

IL RITORNO AL CAGLIARI, LA NAZIONALE, LA FASCIA DA CAPITANO

Nel ritiro estivo di Aritzo, in Barbagia, è disponibile a fare foto e a concedere autografi ai tifosi. Tutti lo eleggono a giocatore simbolo del nuovo Cagliari di Giulini e lui è sempre sorridente. Con il consueto impegno sul campo, si ritaglia presto un posto da titolare nel centrocampo del Cagliari in Serie A, e il 17 settembre 2017 segna il suo 1° goal nel massimo campionato nella vittoria per 2-0 del Cagliari al Mazza contro la SPAL. 

A settembre fa l'esordio con l'Italia Under 21, ma le sue prestazioni di alto livello, nonostante un rendimento altalenante della squadra isolana, convincono il Ct. dell'Italia Ventura a chiamarlo in Nazionale in sostituzione di Verratti per gli impegni di Qualificazione a Russia 2018 contro Macedonia e Albania.

L'esordio azzurro avverrà però soltanto con Mancini Ct. il 10 ottobre 2018, a soli 21 anni, 8 mesi e 3 giorni, che lo rendono il giocatore sardo più giovane ad aver giocato con l'Italia. Sceso in campo poi contro la Polonia in Nations League il 14 ottobre 2018, è diventato anche il più giovane giocatore del Cagliari a disputare una gara ufficiale in azzurro, battendo il record di Gigi Riva.

'Rombo di Tuono', pur avendo esordito in termini assoluti prima (il 27 giugno 1965, a 20 anni, 7 mesi e 20 giorni), ha debuttato ingara ufficiale in azzurro solo il 1° novembre 1967, a 22 anni, 11 mesi e 24 giorni. Barella lo conosce proprio in quel periodo, come lui stesso racconterà.

"A 17 anni ho conosciuto Gigi Riva, all'anniversario della sua Scuola Calcio. - ha raccontato il centrocampista a 'DAZN' - Lì abbiamo parlato, mi ha detto che mi seguiva, ero frastornato, mi ha fatto davvero tanto piacere".

Il 17 dicembre 2017, indossando la fascia da capitano contro la Roma, Barella diventa anche il più precoce capitano della storia rossoblù, con 20 anni, 10 mesi e 9 giorni di età. Dopo aver dato un apporto fondamentale alla salvezza del Cagliari fino al 2018/19, collezionando 112 presenze e 7 goal in rossoblù, nell'estate 2019 c'è il doloroso arrivederci all'isola che ama e la cessione in prestito oneroso con diritto di riscatto all'Inter,trampolino di lancio verso la sua definitiva consacrazione. Con l'Inter, nel novembre 2021, ha rinnovato fino al 2026: e, adesso, è uno delle icone nerazzurre.

Pubblicità
0