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I sei mesi di Immobile al Siviglia: tanta panchina e un feeling mai sbocciato con Emery

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Estate 2015. Ciro Immobile, dopo aver vinto la classifica marcatori in Serie A con la maglia del Torino, è costretto a fare i conti con i risultati ampiamente sotto le aspettative della sua prima parentesi estera con la maglia del Borussia Dortmund.

La vittoria in Supercoppa di Germania e i 4 goal messi a referto in Champions League non rappresentano materiale sufficiente e soprattutto convincente per dare continuità alla sua avventura in Vestfalia.

La realtà tedesca si rivela un contesto intricato per l'ex Torino. Le problematiche, più che di natura tecnica, sono di matrice ambientale: la lingua e il rapporto non esattamente idilliaco con il gruppo squadra generano un mix letale che fanno calare il sipario sull'avventura teutonica del bomber nostrano d'esportazione.

Così dopo aver troneggiato in patria, e deluso con i colori del BVB, il centravanti esploso in maglia Pescara fa le valigie e si trasferisce al Siviglia in prestito per misurarsi con il banco di prova della Liga. L'imperativo assoluto è uno solo: ritrovarsi.

Neppure l’aria spagnola, però, riesce a rompere l'incantesimo e a restituire quel Ciro Immobile conosciuto e ammirato in maglia granata. Il classe 1990 approda in una squadra che ha appena trionfato per la seconda volta consecutiva in Europa League ma l'impatto sulla nuova avventura non è di quelli ben auguranti.

Il debutto ufficiale sfocia nella prima di molte delusioni con la sconfitta in Supercoppa Europea, maturata ai supplementari contro il Barcellona. Nient'altro che il prologo di un'altra tappa di carriera che sembra nascere sotto una cattiva stella e che si fa via via più complicata con il trascorrere dei mesi a causa di una sempre più evidente incompatibilità con l'allenatore Unai Emery:

"A Siviglia, invece, è andata proprio male, non mi sono trovato con l’allenatore. Sono andato lì per giocare la Champions, avevo bisogno di rilanciarmi e in Italia non avevo offerte. Il gruppo non era il massimo, già a gennaio volevo andare via e ne parlai con Emery. Il ritiro invernale andò bene, alla ripresa del campionato feci un paio di goal ma mi rimise fuori dalla rosa. Non mi sentivo parte integrante del gruppo”. La confessione del calciatore durante una diretta Instagram.

Ciro Immobile Sevilla Real Madrid La Liga 08112015Getty Images

Questione di un feeling mai nato come testimoniano i numeri, impietosi, del semestre andaluso vissuto dall'attuale attaccante della Lazio: oltre a rimanere a secco nella fase a gironi della Champions League, il primo goal in campionato arriva soltanto a novembre e griffa una vittoria seppur di prestigio con il Real Madrid,  ma destinanta comunque a rimanere un lampo isolato nel computo di un bilancio che piange miseria.

In Liga gioca otto partite, di cui solo la metà da titolare, segnando due reti, in Coppa dei Campioni 'assaggia' il campo soltanto da subentrato, mentre in Copa del Rey graffia due volte ma lo fa contro il 'modesto' Logrones.

Morale della favola, la sua posizione è nuovamente rischio e l'imminente sessione invernale di mercato rappresenta una sorta di luscita d'emergenza che Ciro imbocca senza pensarci nemmeno troppo concludendo l'annata proprio al Torino - in prestito - dove si era consacrato soltanto diciotto mesi prima. 

L'aria di casa, però, non si rivela l'antidoto vincente e nell'estate del 2016 il Siviglia lo fa rientrare alla base prima di liberarsene in maniera definitiva cedendolo alla Lazio. E' l'ennesima ripartenza della sua storia da calciatore. Lui ancora non lo sa, ma quel doppio fallimento in salsa estera rappresenterà la svolta. 

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