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Ciro Immobile Lazio DortmundGetty

L'esperienza tedesca di Ciro Immobile, "il più grande errore del Borussia Dortmund"

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Dopo che l'urna di Ginevra ha messo di fronte Lazio e Borussia Dortmund nello stesso girone di Champions League, qualche colpo di telefono o qualche messaggio tra Roma e la Renania Settentrionale-Vestfalia è certamente partito. Sotto il nome di due grandi ex: Thomas Doll, ex calciatore biancoceleste e allenatore del BVB per un anno (2007/2008), ma soprattutto Ciro Immobile. Che oggi trascina la Lazio, dopo aver vissuto in giallonero la stagione 2014/15, una delle più difficili della sua vita, non solo a livello professionale. Michael Zorc, direttore sportivo del club tedesco, dopo il sorteggio gli ha dato appuntamento: “Non vediamo l’ora di rivederlo” . Anche Ciro la pensa così. Anche perché ha più di un sassolino rimasto nella scarpa che vuole togliersi nello scontro diretto.

L'annata dell'attaccante di Torre Annunziata al Dortmund, per usare un ricco eufemismo, non è stata così brillante come in tanti si aspettavano o speravano. Jürgen Klopp in primis, che aveva scelto Immobile dopo aver guardato oltre 70 partite sue ( "ne ha viste più lui che mio padre" , ha detto Ciro). Arrivava dal Torino, dove era stato capocannoniere della Serie A. Aveva un ruolo difficile, se non impossibile: sostituire Robert Lewandowski , passato al Bayern Monaco. Un investimento da 20 milioni che si è rivelato un flop. Oppure, come lo ha definito la 'Bild', "uno dei più grandi errori nella storia del Borussia Dortmund”. 20 e più milioni per 10 goal in 34 presenze.

Le aspettative erano diverse. Forse troppo alte. Anche perché l'eredità di Lewandowski sembrava insostenibile per tutti. Soltanto Aubameyang in seguito avrebbe dimostrato di riuscirla a reggere, sotto la gestione Tuchel. Invece Immobile, arrivato nell'ultimo anno di Klopp, aveva trovato un gruppo a fine corsa. Un anno complicato per l'intera organizzazione: la stagione del BVB si sarebbe conclusa con un triste settimo posto in campionato, dopo aver trascorso il girone d'andata poco sopra la zona retrocessione. Con un'eliminazione agli ottavi di Champions League per mano della Juventus e l'amara finale persa contro il Wolfsburg in DFB-Pokal.

“C’erano problemi nello spogliatoio, non era il Dortmund che conoscevo, perfino per i tedeschi era una situazione difficile da gestire”.

Eppure, l'esperienza del prodotto della primavera della Juventus era iniziata sotto buoni auspici. Cinque anni di contratto, tanta voglia di imporsi. Il gruppo lo aveva accolto bene, aveva cantato 'Notti Magiche' tra le risate e i sorrisi. Entuasiasmo contagioso: aveva detto di vivere il paragone con Lewandowski in maniera tranquilla nella sua prima conferenza stampa, quando scherzava coi giornalisti pronunciando in tedesco “Wie geht’s” , il nostro 'come va', o “ Torschütze”, cannoniere. Michael Zorc lo aveva inquadrato come “un attaccante dinamico che ha dominato in Serie A in un modo impressionante, che si inserisce perfettamente nel Dortmund ed è il giocatore di cui avevamo bisogno”. Per una volta, si è sbagliato.

Ciro Immobile Jurgen Klopp Borussia DortmundGetty

Immobile era anche partito titolare nella Supercoppa di Germania vinta 2-0 contro il Bayern di Guardiola, la prima gara stagionale. Novanta minuti in campo, senza goal (ci avevano pensato Aubameyang e Mkhitaryan), ma con segnali incoraggianti. Gli stessi confermati nel girone di Champions League, in cui avrebbe segnato quattro goal. L'unica soddisfazione di una stagone per il resto da dimenticare. Perché presto anche in Bundesliga avrebbe iniziato a giocare meno: alla fine, soltanto 24 presenze e soltanto tre goal in campionato, più tre in DFB-Pokal, tutti contro squadre di serie minori. Troppo poco.

Nonostante le difficoltà, durante la stagione Immobile manteneva la fiducia. Si vedeva ancora a lungo con il BVB, puntava a rimanere e imporsi. Cercava di cucire un rapporto col gruppo, In un video diventato presto virale insegnava parolacce in napoletano a Großkreutz , compagno di squadra molto legato alla città di Napoli per via del gemellaggio con il BVB, club di cui il campione del mondo era tifoso, prima che giocatore.

Ironia della sorte, la lingua tedesca è stata proprio una delle più grandi diffcoltà che Immobile, che si era trasferito con la moglie Jessica, ha dovuto affrontare. Sokratis Papastathopoulos , difensore ex Genoa e Milan, compagno di Immobile in giallonero, gli aveva consigliato di imparare in fretta la lingua per poter comunicare con la squadra. Ciro faticava. Parlava italiano con lui e con Aubameyang. Poco o nulla con gli altri compagni. Aveva un traduttore per parlare con Klopp. Ha rivelato di esserestato in difficoltà nel capire diverse cose, come gli orari e i vestiti per le occasioni ufficiali: “Non riesco a fare un discorso, ma qualcosa metto insieme”. Troppo poco. Anche se, in alcuni episodi, è riuscito a far valere le proprie conoscenze. Ad esempio Erdmann, difensore della Dynamo Dresda, lo prendeva di mira nella sfida di DFB-Pokal, lo insultava dicendogli quanto fosse scarso. Immobile, di tutta risposta, gli ha ricordato il fatto che lui guadagnasse milioni di euro.

L'ambientamento era stato complicato anche extra-campo. Il cibo, ovviamente. E anche le abitudini tedesche come gli orari del riposo. Nelle sue prime settimane la famiglia aveva provato ad accendere un tosaerba la domenica mattina, facendo rumore in un orario vietato. Si era preso un rimprovero dai vicini, che avevano avvisato la famiglia che per questi comportamenti rischiavano una denuncia dalla Polizia.

“Il tedesco è difficile, non riuscivo a comunicare. Non parlavo con nessuno. Avevo un traduttore sempre con me, era presente anche quando parlavo con Klopp. Tuchel però non lo voleva. Per me si era fatta difficile. Parlavo un po’ in italiano con Aubameyang e Sokratis, ma è dura poter parlare con così poche persone. Anche a livello culturale siamo opposti".

PS Immobile

L'arrivo di Tuchel e l'addio di Klopp, nell'estate 2015, sono stati la pietra tombale sull'esperienza di Immobile al Dortmund. I suoi ultimi giorni al BVB sono stati accompagnati anche da strascichi polemici. Il ‘Kicker’ aveva raccontato anche di un viaggio verso l'Asia vissuto lontano dai compagni, in disparte, in attesa di un trasferimento. Avrebbe anche saltato una sessione di autografi a Tokyo perché "aveva bisogno di dormire ancora".

Il 12 luglio Immobile è diventato un giocatore del Siviglia. Ha chiuso il capitolo Dortmund, non senza polemiche per il trattamento ricevuto.

“Io e la mia famiglia non siamo mai stati aiutati, abbiamo sofferto. Il tedesco è una lingua impossible, mi aspettavo che i compagni mi aiutassero. Klopp? Si fa troppa poca tattica, le analisi delle partite duravano solo venti minuti".

Dalla Germania non sono stati a guardare. Zorc aveva definito quelle dichiarazioni "vomitevoli" , aggiungendo che un giocatore che offriva quelle prestazioni così di basso livello non potesse permettersi critiche ai compagni. La 'Bild' aveva rincarato la dose: Immobile sarebbe stato "troppo pigro per imparare il tedesco" , aggiungendo in più che lui e la moglie avevano rifiutato un’insegnante privato proposto dal club. Versione confermata anche da Zorc. Inoltre, Immobile era stato accusato di “scambiare le strade della città di Unna (la città in cui viveva, poco fuori Dortmund, ndr) per Maranello” , con tanto di lamentele ricevute dal sindaco.

Thomas Doll, l'altro doppio ex della sfida di Champions  League, ha giustificato il flop con il mancato ambientamento. Frutto delle questioni linguistiche, delle aspettative troppo alte, delle diverse abitudini e del modo di relazionarsi. E anche delle pressioni della stampa, che lo ha subito definito un flop. “Un vero peccato per il Dortmund”, ha chiuso Doll. Anche a Immobile è rimasto il rimpianto di un anno che non è andato come lui o il resto della BVB speravano.

“Probabilmente non sare mai diventato come Lewandowski, ma sicuramente avrei potuto fare meglio di quanto ho fatto. Non penso di aver perso un anno, visto che ho segnato tanto in Champions League. Forse ho perso un’opportunità per crescere”.

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