Se Joachim Löw ha scelto di schierare la sua squadra con il 3-4-3, è anche per favorire uno dei suoi protetti. Certo, non è usuale che uno dei 'protetti' del CT della Germania giochi fuori dalla Bundesliga in una squadra che sì, sta scalando la Serie A, ma non è ancora al top d'Europa. Poco importa. Robin Gosens è tenuto in grandissima considerazione. La sua prestazione contro il Portogallo, nella seconda partita del gruppo F a Euro 2020, fa capire perché.
Largo a sinistra, per sfruttare l'ampiezza, il lato 'debole' da attaccare con la sua gamba, la sua fisicità. Come accade regolarmente nell'Atalanta, dove è l'intoccabile sulla corsia. Dove è diventato un marcatore implacabile, un assist-man. Bravissimo nelle letture offensive, anche 'telecomandato' da Thomas Müller che spesso gravitava nel mezzo spazio di sinistra e dettava i tempi non solo coi palloni, ma anche con la voce. La stazione di Radio Müller sul binario sinistro di Gosens si sente nitidamente.
Un treno. Goal dopo 5 minuti in sforbiciata, gli leva la gioia soltanto un fuorigioco millimetrico di Gnabry. Peccato, sì, ma c'è ancora tutto il tempo per diventare un fattore. Minuto 35, spazio in corsia, affondo dentro l'area ignorato totalmente da un Semedo in balia degli eventi. Mancino di prima, potente. Ruben Dias lo spinge in porta. E uno. Con il suo movimento, dettato da Müller, propizia l'azione su cui poi Guerreiro segna nella sua porta. E due.
Getty/GoalInizia la ripresa, altro corridoio sulla sinistra, nessuna contromisura del Portogallo. Cross basso, di nuovo, Havertz arriva prima di tutti. E tre. E poi finalmente al 60' anche il goal, su invito di Kimmich, con colpo di testa potente dentro la porta. E quattro.Presente in tutti i goal del 2-4 finale. Ah, sì. Più uno annullato. Pure. La partita perfetta, in sostanza.
"Sicuramente una serata indimenticabile per me - ha dichiarato a Sky Sport - abbiamo vinto contro una squadra veramente forte. Ho fatto il primo goal e primo assist all'Europeo, sono orgoglioso e contento. Voglio godermi la vittoria e questa serata".
Il Portogallo non è riuscito a trovare contromisure, forse non ci ha nemmeno provato. Ha vissuto in balia delle accelerazioni del numero 20, dimostratosi essenziale nel sistema di gioco tedesco. Tanto che Löw al 62' gli ha regalato uno dei momenti più belli della sua carriera: la standing ovation di tutti i presenti a Monaco di Baviera, uscendo dal campo. Con cori dedicati. E il premio di MVP. Con un simpatico scambio di battute con Thomas Müller a fine partita, scherzando sulla sostituzione.
"Non mi stupisce che tu corra solo per 60 minuti: giochi in Italia!"
"Meglio 60 minuti fatti bene che 90 fatti male..."
Lui cresciuto calcisticamente in Olanda, esploso in Italia, dopo essere arrivato per un paio di milioni di euro. Un anno e mezzo fa in Germania non lo conosceva quasi nessuno. Oggi è l'MVP che ha annichilito Cristiano Ronaldo e i campioni d'Europa in carica. Lo stesso CR7 che qualche mese fa non gli aveva dato la maglia. Una piccola vendetta, in una serata indimenticabile.
