Dovevano essere una rivoluzione, saranno una novità incompiuta. Gli shootout, mutuati dall'hockey su ghiaccio, non sfonderanno in ambito calcistico come invece sembrava alle origini della loro introduzione.
L'idea dell'introduzione nel calcio si afferma negli anni '90 in Nord America ed esattamente nell MLS (Major Soccer League) come soluzione spettacolare per decidere le partite che terminano con un pareggio al posto dei semplici rigori. La sua nascita risale però agli anni'70 con la NASL, la vecchia lega professionistica statunitense (1968-1984) che ne fece un proprio marchio di fabbrica.
Ma in cosa consistono gli shootout? La regola è piuttosto semplice, ma l'esecuzione può essere più complessa di quel che appare. Diversamente dal normale calcio di rigore, infatti, il calciatore parte da 32 metri e ha a disposizione 5'' per andare alla conclusione. La difficoltà sta tutta nell'uno contro uno con il portiere avversario, che con il suo movimento può indurre all'errore chi si incarica della trasformazione.
I tocchi a disposizione di chi si incarica di trasformare uno shootout sono illimitati, mentre il portiere può avanzare a piacimento verso il suo sfidante e, una volta intercettato il tiro, se questo non finisce in porta, il tentativo è da considerarsi fallito, proprio come nei rigori.
Qualora inoltre il portiere commetta fallo sul suo sfidante, viene concesso un calcio di rigore tradizionale alla squadra che attacca. Tutto questo portava, agli occhi degli organizzatori dell'MLS, grande spettacolo e interesse attorno alla Lega nordamericana. Fra i calciatori che in quegli anni si trovano a cimentarsi con gli shootout troviamo anche alcuni italiani: fra i portieri Walter Zenga, in difesa della porta dei New England Revolution, fra i giocatori Roberto Donadoni con i New York Metrostars.
Ben presto la moda degli shootout varca l'oceano e i cosiddetti 'rigori in movimento' vengono sperimentati anche in Europa nei tornei estivi e nelle amichevoli, suscitando curiosità fra i tifosi. Non fa eccezione naturalmente l'Italia, dove la novità è introdotta ad esempio nel Trofeo Birra Moretti per risolvere le gare che terminano in parità.
La prima volta in cui gli shootout sono utilizzati per risolvere una sfida fra squadre italiane è di assoluto prestigio: il Derby d'Italia fra Inter e Juventus che si gioca appunto il 7 agosto 1998 allo Stadio Friuli di Udine. I nerazzurri di Simoni e i bianconeri di Lippi pareggiano 0-0 dopo 2 tempi e 45' complessivi, e per decidere a chi va il successo con i 2 punti in palio per la vincente si tirano gli shootout.
La scarsa predisposizione dei calciatori della Serie A alla nuova attrazione calcistica porta molti dei protagonisti in campo a fallire la trasformazione: segnano soltanto Pecchia e Del Piero, che regalano la vittoria alla Vechia Signora. Sbagliano invece, fra gli altri, campioni del calbro di Pirlo, Recoba e Javier Zanetti.
Gli shootout vedono nuovamente coinvolte le due formazioni anche il 3 agosto del 2000 allo Stadio San Nicola di Bari. Il tempo regolamentare si era concluso sull'1-1 con le reti di Domoraud per i nerazzurri e di Maresca su rigore per i bianconeri. Agli shootout parte meglio l'Inter, con Recoba che castiga lo svedese Isaksson, in porta con i bianconeri di Carlo Ancelotti.
Ma i suoi compagni ne sbagliano 4 di fila:Keane, nuovamente Pirlo, Cordoba e Jugovic. Così la Vecchia Signora ne approfitta e grazie alle trasformazioni vincenti di Bachini e Massimiliano Vieri, fratello di Christian, si aggiudica i 2 punti in palio, nonostante gli errori di Péricard, Guzman e Birindelli di fronte alportiere nerazzurro Frey.
Rigori in movimento di nuovo protagonisti nell'edizione dell'anno successivo del torneo estivo, quella del 2001, con la variante del numero ridotto da 5 a 3 dei tentativi di trasformazione. Stavolta a sfidarsi agli shootout dopo lo 0-0 del tempo regolamentare sono la Juventus di Lippi e la Lazio di Zoff. De la Peña colpisce il palo per i biancocelesti, Del Piero mette sul fondo. La seconda serie si rivela decisiva, visto che 'Il Matador' Salas va a segno, mentre Zambrotta calcia fuori. Gli ultimi 2 tentativi vedono il tiro di Castroman neutralizzato da Buffon, e quello di Nedved mancare lo specchio della porta.
Nel 2002 sono decise agli shootout le sfide fra Juventus e Chelsea (2-0 per i bianconeri, che segnano entrambi i tentativi con Davids e Camoranesi, mentre i Blues li falliscono entrambi con Hasselbaink e Lampard) e nuovamente fra Juventus e Inter. Dopo il pirotecnico 2-2 del tempo regolamentare, i bianconeri si impongono 6-5 nei rigori in movimento, che per la sfida decisiva dell'edizione da 2 passano nuovamente a 5 tentativi per parte.
Per i bianconeri segnano Baiocco e Birindelli, e falliscono Davids, Zalayeta e Salas (conclusioni intercettate da Fontana), per i nerazzurri segna solo capitan Zanetti e davanti a Buffon falliscono Recoba, Morfeo, Vivas e Almeyda. Nonostante la sconfitta è però l'Inter a vincere il trofeo.
Le edizioni 2003 e 2004 del Trofeo Birra Moretti vedono ancora gli shootout di scena. Nel primo la Sampdoria ha la meglio sull'Inter per 1-0 e cade 3-4 con la Juve, e successivamente la Vecchia Signora ha la meglio per 4-3 sui blucerchiati. Nel secondo 'i rigori in movimento' decidono il confronto fra Palermo e Juventus.
Per i siciliani falliscono Ferri e Antonio Filippini, non sbaglia Ernesto Farias, per i bianconeri dopo l'errore iniziale di Baiocco, i goal di Olivera e Miccoli danno la vittoria alla squadra di Lippi. Nel 2005 e nel 2006, infine, si assiste alle ultime due apparizioni degli shootout in Italia, entrambe nel confronto fra Napoli e Juventus.
Nel 2005 i partenopei hanno la meglio con le trasformazioni di Gatti e Capparella, bravi a battere Chimenti, e gli errori dall'altra parte di Zambrotta e Mutu. Nel 2006, invece, è una rete di Chiumiento, re per una notte, a dare il successo alla squadra di Deschamps, di fronte agli errori di Gatti, Capparella e Domizzi per i campani e di Paro per i bianconeri.
La 'moda' degli shootout però passerà presto. L'MLS li abbandonerà già nel 2000, per uniformarsi al resto del Mondo, sicché i rigori in movimento non faranno mai il grande salto nelle competizioni ufficiali e non sostituiranno i tradizionali tiri dagli undici metri, come si pensava in origine. La FIFA li prende in considerazione già durante l'era Blatter, quindi, in epoca recente, nel biennio sotto la presidenza di Gianni Infantino in cui Marco Van Basten è stato Chief Officer for Technical Development.
All'interno di una serie di grandi innovazioni, l'ex centravanti del Milan aveva pensato anche all'introduzione degli shootout al posto dei rigori.
"Questo sistema - spiegò l'olandese - è più spettacolare per i tifosi e più interessante per i giocatori: nei rigori tutto succede in un secondo, mentre negli shootout ci sono molte possibilità, dribblare, tirare, aspettare la reazione del portiere…".
Anche stavolta resterà tutto a livello di ipotesi. Oggi infatti i tradizionali rigori continuano ad essere la soluzione per decidere le partite in caso di parità nei grandi tornei internazionali. Gli shootout restano confinati a qualche manifestazione estiva e a qualche torneo giovanile. La rivoluzione, annunciata e partita nel Nord America negli anni '90 del XX secolo, non si è mai realizzata.
