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Gigi Marulla, leggendario bomber di Cosenza e Genoa e bandiera dei silani

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"Se non segnavo per due giornate non parlavo più con nessuno. Non ho mai avuto un fisico particolare ma forse la mia dote era la furbizia e la scaltrezza nell’anticipare il difensore che non sa mai ciò che l’attaccante ha in mente: ciò mi permise di fare più di un goal in carriera" - Gigi Marulla

Aveva grandi doti tecniche, buoni mezzi fisici, facilità di tiro e un fiuto del goal pressoché innato. Luigi Marulla, per tutti semplicemente Gigi, è stato una leggenda del calcio italiano degli anni Ottanta e della prima metà degli anni Novanta e uno dei grandi bomber del campionato di Serie B.

Carismatico, dotato di una forte personalità, nella sua carriera ha vestito la maglia di diverse squadre, ma ha dato il meglio di sé con il Genoa e con il Cosenza, club di cui ha scritto la storia diventandone una bandiera.

Il suo modo di essere campione umile e amico della gente lo consegna all'immortalità del calcio, nonostante non abbia mai giocato in Serie A. Il giorno della sua prematura morte a 52 anni nel 2015 per un infarto conseguenza di una congestione, tutta Cosenza, commossa e in lacrime, ha reso al suo campione l'ultimo tributo.

DAGLI ESORDI ALL'ESPLOSIONE IN SERIE C

Nato a Stilo, in provincia di Reggio Calabria, il 20 aprile 1963, Gigi Marulla si forma calcisticamente lontano da casa, in Sicilia, nelle Giovanili dell'Acireale. Con il cosentino Francesco Gagliardi, noto Franco, in panchina, debutta in Prima squadra, in Serie D, nel 1979/80 e già nella seconda stagione dimostra le sue qualità da bomber, realizzando 9 goal in 28 presenze in campionato.

Nel 1981 passa all'Avellino, che può rappresentare il treno per la Serie A. Ma Gigi è ancora molto giovane e a 18 anni è aggregato alla Primavera e in Prima squadra non gioca mai. L'anno successivo fa ritorno nella sua regione per indossare una prima volta la casacca rossoblù dei Lupi della Sila.

A 19 anni il giovane attaccante ha tanta fame di affermarsi e in testa una folta chioma. Dopo un bel precampionato, debutta così in Serie C1 con Lucio Mujesan in panchina, ma alla 2ª giornata, a Livorno, cede il ginocchio e Gigi deve star fuori per diversi mesi. Non l'inizio di carriera fra i protagonisti che Marulla si augurava. Dopo il girone di andata Mujesan è sostituito con Lino De Petrillo, che conduce la squadra al 6° posto finale.

Marulla rivede il campo dopo la sosta natalizia e firma il suo primo goal da professionista il 9 gennaio 1983, quando nella sfida al San Vito con la Casertana, va a segno al 57' con uno splendido colpo di testa sotto la Curva Sud che vale il provvisorio 1-0 dei calabresi, in una partita che termina 1-1.

Dato il lungo stop, per ritrovare la miglior condizione gli serve un po' di tempo, così il secondo acuto personale giunge il 13 marzo, ancora al San Vito, nell'ampio successo per 3-0sulla Casertana, gara in cui chiude i giochi con la terza rete dei rossoblù. Il giovane bomber prende fiducia e all'ultima giornata del torneo, al San Francesco di Nocera Inferiore, trova anche la sua prima doppietta contro la Nocerina.

I suoi squilli di rapina arrivano al 55' e al 63', e contribuiscono a far ottenere al Cosenza un successo esterno per 1-3. La sua prima stagione da professionista, condizionata dalla lunga assenza per l'infortunio al ginocchio, si chiude comunque con 4 goal in 24 partite. Ma oltre al campionato per Marulla arriva anche il primo trofeo della carriera: la Coppa Anglo-Italiana che il Cosenza si aggiudica il 25 aprile 1983superando 2-0 in finale al San Vito il Padova, gara in cui Gigi subentra nella ripresa.

Con la sua classe, Marulla brucia le tappe e nel 1983/84 è già un titolare fisso della squadra calabrese. Nello staff tecnico ritrova mister Gagliardi, intanto diventato vice-allenatore del Cosenza. Parte a mille, trovano una doppietta alla prima giornata ad Agrigento contro l'Akragas (3-2 per gli ospiti), ma alcuni problemi fisici e le difficoltà del torneo, con De Petrillo sostituito con Giampiero Ghio alla 16ª giornata, rendono la stagione di transizione nel suo percorso di crescita.

Marulla realizza 2 reti consecutive all'11ª giornata al San Vito contro il Francavilla (1-1 di rimonta), e alla 12ª a Barletta (1-1 anche in questo caso). Poi una lunga astinenza fino all'ultima giornata, quando un'altra doppietta lo consacra bomber di razza: contro i napoletani del Campania dà sfoggio della sua classe segnando il primo goal dopo uno slalom fra i difensori avversari e il secondo con una girata da bomber di razza. Il 1983/84 dell'attaccante di Stilo si chiude così con 6 goal in 33 partite (giocatore più presente della squadra) e il 7° posto finale dei silani.

È il preludio al campionato della consacrazione, che sarà quello del 1984/85. Con Vincenzo Montefusco in panchina i calabresi puntano in alto, ma le squadre competitive nel Girone B di C1 sono diverse e non appare semplice ottenere l'agognata promozione in Serie B. La società affianca al giovane bomber un attaccante d'esperienza, Costante Tivelli, che si rivelerà essere il partner d'attacco ideale di Marulla.

Se il Cosenza dovrà accontentarsi ancora di un 7° posto finale, Gigi esplode con 18 goal in 27 presenze che gli valgono il titolo di capocannoniere del Girone B di Serie C1 a pari merito con Giuseppe Lorenzo del Catanzaro vincitore e promosso in B assieme al Palermo. La sua stagione è ricca di soddisfazioni: arrivano subito due doppiette, a Casarano e in casa col Francavilla in un San Vito addobbato a festa per l’arrivo di Papa Giovanni Paolo II.

Un altro goal lo realizza fuori casa contro la Cavese. Poi ancora doppiette al San Vito contro il Monopoli e contro la Ternana. Particolarmente spettacolare uno dei due goal, che realizza con un'eccezionale stacco di testa sul cross di Aita. Si arriva così alla trasferta di Catanzaro, per un derby calabrese sentitissimo da tutti, il 18 novembre 1984.

La sfida con le Aquile del Sud è purtroppo macchiata da incidenti che nulla hanno a che fare col calcio, e sul campo i giallorossi dettano legge con un travolgente 4-1. Sul 3-1 per i padroni di casa, l'arbitro assegna un rigore al Cosenza che Gigi, ancora giovane e particolarmente emozionato, fallisce. Avrà modo di rifarsi.

Di goal il numero 9 del Cosenza ne mette a referto altri 12: con un volo in tuffo risolve al 90' la sfida casalinga con la Nocerina, e sotto una pioggia battente, è ancora lui a decidere l'epica gara con il Campania. Poi rete alla Ternana fuori casa, e 3 doppiette a Frattamaggiore con la Nocerina e in casa con Benevento e Palermo. In tutto, appunto, 18 reti che lo portano alla ribalta nazionale.

IL TRIENNIO AL GENOA IN B

Nell'estate del 1985 Gigi è così fra i protagonisti del calciomercato. Lo cercano club importanti come Cagliari e Bologna, ma lui, fortemente voluto dal presidente Aldo Spinelli, sceglie il Genoa. Il Grifone versa la cifra record per i calabresi di 2 miliardi di Lire e gli consente di fare il salto di una categoria. Marulla approda così in Serie B.

Il debutto assoluto a Marassi, il 21 agosto 1985, è indimenticabile, dato che vede il bomber di Stilo imporre al Milan di Liedholm il pareggio per 2-2 in Coppa Italia con una delle sue girate di testa che sugli sviluppi di un corner non lascia scampo al portiere Terraneo.

In tre stagioni con i liguri, tutte vissute in Serie B, fra campionato e Coppa Italia realizza 26 goal in 112 gare, con un'unica doppietta rifilata al Cagliari nel 4-1 del 9 febbraio 1986. Nella sua permanenza sotto la Lanterna, Marulla è guidato da tecnici come Tarcisio Burgnich, Attilio Perotti e Gigi Simoni.

Per il Genoa sono anni di transizione che lo vedono ottenere un 7°, un 6° e un 14° posto in Serie B, sufficienti però a fare entrare per sempreil centravanti arrivato dalla Calabria, che nel 1986/87 raggiunge anche la doppia cifra (10 reti in B), nel cuore dei tifosi.

Negli anni genovesi il bomber di Stilo sente anche sirene importanti. Nel 1987 lo cerca addirittura l'Inter, ma alla fine il sogno della Serie A svanisce.

"Fui vicino all'Inter quando l'allenava Giovanni Trapattoni - rivelerà ai microfoni di 'Sport Mediaset' per 'La Tribù del Calcio' -. Ricordo che quell'estate feci un'intervista nella quale salutavo tutti i tifosi del Genoa, ma alla fine non se ne fece più nulla".

indossa anche la maglia azzurra della Nazionale militare giocando in squadra con compagni del calibro di Ciro Ferrara, Massimo Mauro, Stefano Pioli, Ivano Bonetti, Paolo Baldieri e Gianluca Vialli, senza tuttavia partecipare al trionfo nei Mondiali di categoria del 1987.

L'AVELLINO E LA A SFUMATA

Nel 1988 il bomber calabrese insegue la speranza di approdare nel massimo campionato e firma con l'Avellino, fra le candidate della Serie B a fare il salto di categoria. La squadra è affidata ad Enzo Ferrari e con lui Marulla parte forte, segnando 5 goal nelle prime 11 giornate.

I risultati però non sono all'altezza delle ambizioni degli Irpini, e dopo 13 giornate la sconfitta di Messina costa l'esonero al tecnico. Sulla panchina biancoverde approda Eugenio Fascetti. Con lui Gigi segna altri 5 goal fino al termine della stagione, che lo vede spesso far coppia con Paolo Baldieri. Alla fine il suo bottino da miglior marcatore della squadra sarà di 10 goal in 32 partite.

L'Avellino si ferma ai piedi della Serie A, classificandosi settimo con 41 punti, ad appena 3 lunghezze dalla Cremonese, quarta e ultima delle squadre che fanno il salto di categoria.

LEGGENDA E BANDIERA COSENTINA

Marulla ha tanto mercato ma a quel punto decide di fare una scelta di vita e opta per il ritorno al Cosenza, cucendosi addosso la maglia numero 9 rossoblù, che diventa per lui una seconda pelle.

"Dopo l'esperienza ad Avellino - racconterà il suo amico e compagno di squadra Ciccio De Rosa nel documentario 'Gigi' che racconta la vita e la carriera dell'indimenticato bomber - fece di tutto per tornare a giocare con me. In trasferta e in ritiro condividevamo la stessa camera d'albergo. Furono anni belli e ricchi di soddisfazioni".

Quello che fa ritorno in rossoblù nel 1989/90 è un Marulla maturo: i folti capelli hanno lasciato spazio ad un'evidente stempiatura, ma le qualità calcistiche e il fiuto del goal sono rimasti quelli di sempre. Il 'Tamburino di Stilo', come veniva spesso soprannominato, resterà al Cosenza per 8 anni consecutivi, e segnerà altri 67 goal in 259 presenze (5 in Coppa Italia), portando ad 11 complessivi quelli vissuti in carriera con il club calabrese.

I tifosi riempiono lo Stadio San Vito per assistere alle sue prodezze e vedere i suoi goal, e le stagioni in terra calabrese gli offriranno momenti esaltanti alternati a grandi sofferenze. La sua miglior annata sul piano personale è il 1990/91, in cui nonostante la squadra sia in grossa difficoltà, lui realizza 17 goal in 38 partite, di cui uno in Coppa Italia, 15 nella stagione regolare di Serie B ed uno, pesantissimo, nello spareggio salvezza contro la Salernitana.

Allo Stadio Adriatico di Pescara, il 26 giugno 1991 si gioca una drammatica partita per decidere l'ultima squadra retrocessa in Serie C1. In campo c'è tanta tensione, data la posta in palio, e il risultato resta inchiodato sullo 0-0 fino ai tempi supplementari. A risolvere per il Cosenza la delicata sfida, giocata davanti a 12 mila spettatori e a tanti altri che seguono la diretta RAI incollati alla Tv, è il bomber con il numero 9, che al 97' trova uno dei suoi guizzi e trafigge Vettore sotto la traversa dopo essersi incuneato nella difesa avversaria.

"Napolitano, il pallone per Marulla... Attenzione, Marulla... Tiro e goal!", urla Bruno Pizzul nella sua telecronaca.

Quell'urlo è idealmente quello di tutti i tifosi cosentini, che dopo il fischio finale dell'arbitro Tullio Lanese, festeggeranno con caroselli e feste la salvezza ottenuta all'ultimo respiro grazie al loro giocatore più rappresentativo. Quel goal trascende l'ambito sportivo e lega indissolubilmente Marulla al popolo cosentino.

"La sensazione - dichiara a caldo Gigi ai microfoni della 'Rai' - era quella di far goal e salvare un'intera regione, la mia terra. Essendo io calabrese, avevo tanta rabbia in corpo e tanta paura, perché se oggi retrocedeva il Cosenza, retrocedeva un'intera regione. Quindi su quella palla ho scaricato tutta la mia rabbia, e quando ho visto che era entrata in rete ho provato una gioia che è difficile descrivere".

I tifosi gli dedicano in ogni occasione il loro amore e la loro gratitudine, intonando cori molto belli."E Marulla segna ancora e la Curva si innamora" e "Mi accontento solo se, vedo segnare Marulla" sono quelli più gettonati.

"Personificava la rivincita di tutti noi - spiegheranno i tifosi del Cosenza nel docufilm 'Gigi' -, Gigi era un eroe laico, una specie di mito. Per noi è stato 10 Totti, 500 Maradona e 100 Del Piero".

Il 1991/92 per Cosenza e il suo bomber può essere quello dell'impresa. Guidati da Edy Reja, i silani arrivano a giocarsi la promozione in Serie A all'ultima giornata appaiati al 4° posto in classifica all'Udinese. L'ultimo turno vede i friulani impegnati fuori casa con il già promosso Ancona, e i calabresi giocarsi le loro chances al Via del Mare contro il Lecce, che non ha più nulla da chiedere al suo campionato.

Ma i salentini superano il Cosenza con un goal di Maini, e la vittoria per 2-0 dell'Udinese le regala la Serie A. I Lupi della Sila, in lacrime a fine gara, si fermano al 5° posto a 2 lunghezze dal sogno, per quello che costituisce uno dei momenti più amari della carriera di Marulla, per l'ultima volta in doppia cifra con 10 reti in 34 presenze (più 2 apparizioni in Coppa Italia) e della storia dello stesso club calabrese.

Il bomber di Stilo resta grande protagonista della squadra per le successive 5 stagioni, in cui va sempre a segno nonostante l'età che avanza. Dopo aver fatto coppia con Michele Padovano e Guglielmo Coppola, gioca al fianco di Marco Negri nel 1994/95, anno in cui la squadra guidata da Alberto Zaccheroni, passata alla storia come "Il magico Cosenza", riesce a salvarsi bene, praticando un bel calcio, nonostante una penalizzazione di 9 punti inflitta per irregolarità amministrative.

I 19 goal che lanciano Negri sui grandi palcoscenici, sono in parte merito anche del vecchio bomber, che in quella stagione si ferma a 4 centri in 25 partite. Nella stagione successiva sarà un altro grande attaccante in rampa di lancio, Cristiano Lucarelli (15 goal), ad usufruire del lavoro del numero 9 nella squadra di Bortolo Mutti.

Umile e sorridente, Marulla è il bomber del popolo, e fino al 1996 il Cosenza riesce sempre a salvarsi e a conquistare la permanenza in Serie B .

"Per me non si è mai trattato di una partita di calcio - dirà anni dopo -, quando scendevo in campo con la maglia del Cosenza era una missione: difendere la città e i suoi colori".
"La Cosenza di quegli anni - aggiungerà - era spettacolare: il calore della gente, lo stadio pieno. Era bellissimo, ti facevano sentire davvero un calciatore. Con i tifosi ho sempre avuto un buon rapporto basato sulla correttezza e sul rispetto anche nei momenti peggiori".

Il 1996/97 è un anno disastrato per i calabresi, alla cui guida si alternano Gianni De Biasi e Franco Scoglio. La squadra si mantiene comunque in linea di galleggiamento e l'8 giugno 1997, allo Stadio Euganeo di Padova, gioca una gara vitale per la permanenza in Serie B. Battendo i biancoscudati, infatti, che sulla carta non hanno più nulla da chiedere alla loro stagione, i silani avrebbero grosse possibilità di mantenere la categoria, mentre perdendo sarebbero aritmeticamente retrocessi.

La partita è drammatica e resta inchiodata sullo 0-0, ma all'89' 'Il tamburino di Stilo'ancora una volta sale in cattedra, e con una splendida girata di testa trafigge Castellazzi. I tifosi calabresi esultano, convinti che sia finita.

"Sentii mia nonna, che seguiva la partita da casa, urlare: 'Miracolo, miracolo! È successo ancora", racconterà Kevin, il figlio di Gigi, nel documentario.

Lo pensano un po' tutti i sostenitori rossoblù. Invece passano pochi secondi e i calabresi perdono ingenuamente il possesso palla, consentendo al Padova di battere un calcio d'angolo. Sulla bandierina si porta Massimiliano Allegri, che effettua un cross teso in area, dove si tuffa di testa Lantignotti, che da distanza ravvicinata firma l'1-1 bucando Bonaiuti.

Per Marulla, ormai trentaquattrenne e inconsolabile al rientro negli spogliatoi, è l'amarezza più grande dei suoi 11 anni cosentini.

"È stato un colpo fatale, non ci credevo - dirà molto tempo dopo il numero 9 rossoblù -. Una vera disfatta. Vivevo quelle partite con molto stress".

Il successivo pareggio in casa per 1-1 contro la Lucchese sancisce la retrocessione dei silani in Serie C1 e quella di Padova resterà anche l'ultima delle 91 reti in 330 presenze con il Cosenza del 'Tamburino di Stilo', che saluta da primatista di goal e di presenze nella storia del club.

"Il mio rimpianto più grande - affermerà Marulla - non è stato non giocare mai in Serie A, ma non riuscire a portare in Serie A una piazza come Cosenza".

Gigi ha però ancora voglia di giocare e così accetta la proposta del Castrovillari in Serie C2, con cui totalizza in due stagioni 23 goal in 58 presenze, dimostrando di essere un bomber senza età, per poi appendere definitivamente le scarpette al chiodo all'età di 36 anni.

IL MITO E LA TRAGICA MORTE

Sempre tanto amato dalla gente di Cosenza, Gigi si stabilisce a vivere in città con la moglie Antonella e i figli Kevin e Ylenia. Rientra nel club del suo cuore, nel frattempo fallito e ripartito dal basso, con il ruolo prima di tecnico della Primavera, quindi di vice-allenatore.

Dal 2004 al 2006 allena quindi la Prima squadra in Serie D, per poi fare due parentesi al Gallipoli come vice di Patania ed al Vigor Lamezia da primo allenatore. Nel 2010/11 il Cosenza lo riaccoglie e gli affida la guida della Squadra Berretti.

Nel frattempo lo storico numero 9 rossoblù realizza il desiderio di dedicarsi all'insegnamento del calcio ai più giovani e apre in città, nel quartiere più popolare, la scuola calcio 'Marca', affiancato dal figlio Kevin, che dal 2013 ricopre la carica di Team manager del Cosenza. Ogni anno organizza una partita di calcio per i detenuti nel carcere cittadino.

"Mi sono commosso quando i detenuti nel vedermi hanno inneggiato al mio nome - dichiara nel 2009 -, come i tempi in cui giocavo. Quando sono ritornati in cella, quello è stato il momento più brutto che ti fa comprendere cosa significa essere libero. Purtroppo a tutti può capitare di sbagliare".

Nel 2014 nelle celebrazioni per il centenario del club, indossa allo Stadio San Vito un'iconica maglia rossoblù con il numero 100, acclamato dai tifosi e dagli amici di una vita. Entrato ormai nel mito popolare, Gigi Marulla scompare prematuramente a soli 52 anni in un pomeriggio d'estate del 2015.

È il 19 luglio, e il leggendario centravanti, mentre si trova in vacanza nella sua villa di Cavinia, accusa un malore dopo aver bevuto una bibita ghiacciata. Trasportato d'urgenza in ospedale, spira poche ore dopo per un infarto cardiaco, lasciando un vuoto incolmabile in tutti coloro che lo hanno conosciuto o visto giocare.

La salma è trasportata allo Stadio San Vito per l'ultimo struggente saluto e due giorni dopo, il 21 luglio, si svolgono le esequie davanti ad una folla di persone che assiste al rito funebre in rigoroso silenzio. Sono presenti anche le delegazioni di squadre come il Genoa, il Catanzaro, la Reggina e la Salernitana.

Il 23 settembre successivo il Comune di Cosenza decide di intitolare lo Stadio San Vito all'indimenticato bomber. L'impianto oggi è così conosciuto come Stadio San Vito-Gigi Marulla. A celebrarne la leggenda restano le tante testimonianze e i numeri di una carriera da 147 goal fra i professionisti, di cui 96 realizzati in Serie B. Oltre ad un docufilm del 2019 diretto da Francesco Gallo, in cui a ricordare il papà sono anche i figli Kevin e Ylenia.

"Papà era l'antidivo che non si è mai sentito una star - dice Kevin nella pellicola -, non è mai stato troppo vanitoso e non si è dato mai delle arie. Io lo definisco un giocatore del popolo".
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