GOALIl minuto ottantanove è scoccato da qualche secondo, quando Erik Figueroa salta più in alto di tutti e si arrampica fino ad un pallone che proviene dalla sinistra. Lo stacco è imperioso e il colpo di testa è di quelli che nella maggior parte dei casi vale un goal. Gianluca Curci però, fa in tempo a ritrovare la giusta posizione tra i pali e ad alzare la sfera sulla traversa con un intervento di puro istinto. E’ una grande parata, non una di quelle destinate ad entrare nella storia, ma che catapulta di diritto il portiere italiano nella storia dell’Eskilstuna.
Grazie a quell’intervento provvidenziale infatti, Curci ha permesso alla sua squadra di conservare l’esiguo vantaggio ottenuto nel doppio confronto contro il Brommapojkarna e di guadagnarsi una promozione in Allsvenskan, il massimo campionato svedese, che solo pochi mesi prima sembrava inimmaginabile.
In quella parata c’è tanto della carriera di un portiere che, dopo una vita spesa in Serie A, ha scelto la periferia del calcio per tornare a sentirsi protagonista dopo un anno di inattività.
In Svezia, non solo Curci è tornato a fare ciò che più amava, ma è tornato ad esprimersi a livelli importanti. Venti partite con la porta inviolata su trenta e tante parate decisive gli valgono nello spogliatoio il soprannome di ‘Legend’. Questo perché è il leader tecnico di una squadra composta soprattutto da giovanissimi, ma anche perché a differenza di tutti i suoi compagni, il calcio ad alti livelli l’ha visto e vissuto davvero.
Una carriera, la sua, iniziata quasi per caso. E’ ancora un bambino quando nel corso di una partitella tra amici, finisce tra i pali su richiesta del fratello Massimiliano. Come spesso accade, tutti vogliono giocare con la palla tra i piedi e nessuno vuole andare in porta, Gianluca compreso. Quel giorno però non solo para così bene da meritarsi i complimenti di tutti, anche dei più grandi, ma soprattutto capisce che quello è il suo ruolo e che non lo lascerà mai più.
“Stavamo giocando una partita tra amici e visto che mancava un portiere, mio fratello scelse me. Nonostante fossi il più piccolo feci una grandissima partita, tanto da lasciare un po’ tutti a bocca aperta”.
Dai campetti improvvisati per strada, ai campi dove giocano i calciatori ‘veri’, la strada non è breve, ma Curci riesce a realizzare il suo sogno: arrivare a vestire la maglia della ‘sua’ Roma.
Il talento c’è ed è sotto gli occhi di tutti e così mentre Totti, Batistuta e Montella trascinano i giallorossi alla conquista di uno storico Scudetto, lui inizia il suo percorso nel settore giovanile, il tutto guardando da vicino i suoi idoli, visto che la domenica spesso tocca anche a lui fare il raccattapalle all’Olimpico.
Quella di Curci è un’ascesa fulminea. Prima gli Allievi, poi la Primavera, con la quale vincerà anche un titolo di campione d’Italia, e infine l’approdo naturale in prima squadra, quando di lui si parla già come di uno dei migliori portieri italiani in prospettiva.
E’ Capello a notarlo per primo e a fargli assaporare il calcio dei grandi. Prima il ruolo di terzo alle spalle di Pelizzoli e Zotti, poi il debutto in Coppa Italia e finalmente quello in Serie A.
E’ il 19 dicembre 2004 e, come era accaduto molti anni prima in quella partitella tra amici nella quale mancava il portiere, è ancora il destino a metterci lo zampino. Pelizzoli è infatti infortunato e tra i pali toccherebbe a Zotti, ma poco prima della partita si taglia con una bottiglietta di profumo ed è costretto al forfait.
Quel giorno quindi contro il Parma di Gilardino tocca a lui e, nonostante l’emozione, la prestazione sarà di quelle da incorniciare. 5-1 senza appello, nel giorno in cui Francesco Totti supera Pruzzo diventando il miglior marcatore della storia della Roma. E’ un pomeriggio di festa, uno di quelli da incorniciare e il giorno successivo sui giornali si parlerà molto anche di quel portiere diciottenne per il quale molti prevedono un futuro radioso.
“Ricordo che nel tunnel che porta al campo ero molto teso, ma quella tensione scivolò via dopo le prime parate. E’ stato uno dei giorni più belli per me”.
A quella presenza ne seguiranno altre dieci in campionato, più altre cinque in una Coppa Italia che lo vedrà grande protagonista e arrendersi con i suoi compagni solo in finale contro l’Inter. Al termine della stagione nessuno avrà dubbi nell’individuare in lui il titolare per l’annata successiva.
GettyIn lui crede molto anche Luciano Spalletti, che gli affida fin da subito il ruolo di numero uno, ma proprio quando ormai la strada sembra essersi fatta in discesa, arriva la frenata inaspettata. Non tutte le prestazioni sono all’altezza delle aspettative e all’ottavo turno di campionato, in occasione di un derby contro la Lazio, arriverà l’avvicendamento: tra i pali ci andrà il brasiliano Doni che, impossessatosi di una maglia da titolare, non la lascerà più.
A Curci verrà riservato il ruolo di ‘portiere di coppa’, quello che manterrà per il resto della sua avventura alla Roma. Lui, che intanto è diventato il numero uno dell’Under 21, deciderà di restare nella capitale. L’affetto per i colori giallorossi e troppo forte e inoltre sente che è meglio giocare poche partite importanti, piuttosto che trasferirsi in squadre meno blasonate.
Nel 2008 però, quando lo spazio a disposizione è sempre più esiguo, si trasferirà a Siena, dove finalmente potrà recitare il ruolo da protagonista. In Toscana trova in Marco Giampaolo un tecnico pronto a scommettere su di lui.
“Ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori bravi nella mia carriera, ma se devo dire qual è il migliore dico Giampaolo. Nessuno è preparato dal punto di vista tattico come lui”.
La prima annata in bianconero è positiva, la seconda si chiuderà con una retrocessione. Approdato alla Sampdoria nell’estate del 2010, sarà ancora titolare, ma l’annata gli riserverà un’altra, questa volta clamorosa, discesa in B.
Curci ripartirà ancora dalla ‘sua’ Roma per una parentesi fugace, poi si trasferirà al Bologna, dove per la terza volta in carriera proverà l’amaro gusto della retrocessione.
Tornato alla Roma, più che altro per riempire lo slot dei giocatori cresciuti nel vivaio, vivrà la sua ultima annata in giallorosso senza scendere mai in campo.
Questa volta l’addio è definitivo e da svincolato troverà nel Mainz un club pronto ad accoglierlo. Ad attenderlo c’è un piccolo posto nella storia, visto che diventa il primo portiere italiano a giocare in Bundesliga, ma anche un ruolo di secondo alle spalle di Karius. La stagione del portiere tedesco è così importante da valere una chiamata del Liverpool, ma quando ormai per lui si spalancano le porte che conducono ai galloni da titolare, un infortunio muscolare lo costringe ai box. Ad approfittarne sarà Jonas Lossl che rispedirà Curci in panchina.
E’ a questo punto che la sua carriera arriva ad un bivio. Alle spalle c’è un anno pieno senza partite e di fronte poche prospettive. La possibilità di fermarsi c’è, ma c’è anche quella di sentirsi di nuovo protagonista, anche se lontano dal calcio al quale è abituato.
E’ il 18 gennaio 2018, quando l’Eskilstuna annuncia a sorpresa il suo ingaggio.
“Diamo il benvenuto al portiere italiano Gianluca Curci.
Il 32enne ha firmato un contratto di 3 anni con il club”.
In Svezia, e in Superettan, ovvero la nostra Serie B, scoprirà cosa vorrà dire giocare davanti a poche centinaia di persone, cosa vorrà dire scendere in campo anche a -15 gradi, ma anche che il calcio è sempre il calcio, in qualunque latitudine e categoria.
Quanto fatto nella Contea di Södermanland, una delle zone più a sud della penisola scandinava, gli varrà le ultime grandi soddisfazioni e la chiamata dell’Hammarby, club con il quale giocherà le sue ultime dodici partite e chiuderà la sua carriera.
Nel corso dei quindici anni vissuti da professionista, ha avuto modo di provare ogni tipo di emozione. La gioia nel vestire la maglia della Roma, con la quale ha anche vinto i suoi unici trofei (due Coppe Italia ed una Supercoppa Italiana), la soddisfazione per la convocazione in Nazionale maggiore, l’amarezza per tre retrocessioni ravvicinate e la sensazione di sentirsi idolo quando ormai tutto rischiava di essere finito.
Una carriera completa quella di Curci, la carriera di chi è partito dai campetti improvvisati per poi riscoprirsi ‘Legend’ in Svezia.


