GOALNel mondo del calcio lavorare nell'ombra, alle volte, è un pregio. Niente riflettori, responsabilità settoriali. Insomma, ognuno ha il suo ruolo. Ma bisogna capirlo. E Giancarlo Corradini, sicuramente, lo ha compreso. Prima da calciatore - nel Napoli di Maradona - e dopo in qualità di collaboratore tecnico, con una lunga trafila alla Juventus.
Scudetto, Coppa Uefa e Supercoppa Italiana. Tre successi, questi, conquistati all'ombra del Vesuvio. Dopodiché, nell'altra carriera, molteplici soddisfazioni. Apprendendo - in lungo e in largo - da maestri come Fabio Capello e Didier Deschamps.
Il primo alla guida dei bianconeri dal 2004 al 2006, con il ciclone Calciopoli a lasciare un segno indelebile. Il secondo, giustappunto, al timone zebrato proprio nell'anno speso nella cadetteria. Un clima surreale, un percorso incredibile - nell'accezione negativa del termine - per uno dei club più blasonati al mondo.
Lavorare alla corte di Madama, si sa, non è per tutti. Servono capacità, dedizione e qualità. Ingedienti messi in mostra da Corradini, anche all'interno dello staff di Marcello Lippi dal 2001 al 2004.
Un professionista esemplare apprezzato tanto dalla Triade quanto dall'era composta da Cobolli Gigli, Blanc e Secco. Con quest'ultimo ad aver condiviso con lui le gioie più belle, ma anche i momenti più duri. Ogni riferimento alla Serie B è puramente voluto.
"E’ tutto legato ai risultati, si complica tutto quando non si vince. E’ una regola che esiste nelle grandi squadre, abituate a primeggiare e che non si accontentano. I problemi sono i risultati, quando ci sono tutto funziona e quando non si vince tutto si complica".
Così parlò ai microfoni di 'TuttoJuve' nel 2012 il 61enne di Sassuolo. Che, dal canto suo, vanta anche due presenze alla Juve nel ruolo di head coach. Uno scenario andato in scena a causa delle dimissioni di Deschamps che, in rotta con l'allora dirigenza bianconera, decise di fare un passo indietro. Regalando, direttamente e indirettamente, un sogno a Corradini:
"Quello è stato senz’altro un errore, perché Deschamps era l’uomo più adatto a portare la Juve ad alti livelli. E le scelte sui giocatori furono la causa principale dell’allontamento del tecnico”.
Umiltà al potere, ma con l'ambizione legittima e doverosa di camminare con le proprie gambe. Cosa che Corradini ha fatto al Venezia, nel 2007, rimediando un incredibile esonero dopo la prima giornata.
Bene il cammino al Cuneo, dove i piemontesi sotto la sua gestione conquistano la salvezza aritmetica con quattro giornate di anticipo. Non eccezionale, invece, l'esperienza con il Castelvetro in Serie D nella stagione 2017-2018. Esperienza, quest'ultima, nata dopo l'avventura al Watford al fianco di Gianfranco Zola.
Resta un grande legame onorato con serietà e determinazione. Uomo da Juve, stile Juve. Con diverse metodologie lavorative sperimentate. Sempre a caccia del meglio, costantemente alla ricerca della perfezione. Il tutto, lavorando a fari spenti. Appunto, stile Juve.


