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Giacomo Bulgarelli, 'il prosatore realista' bandiera e simbolo del Bologna

"Bulgarelli gioca un calcio in prosa: è un 'prosatore realista'". - Pier Paolo Pasolini, 'Il Linguaggio del calcio'

Dotato di tecnica sopraffina e di una visione di gioco eccezionale, Giacomo Bulgarelli, fra i migliori centrocampisti della sua generazione, era il giocatore preferito di Pier Paolo Pasolini,  che lo intervisterà con la squadra in 'Comizi d'amore' e tenterà invano di scritturarlo per un film.

Nei primi anni gioca da ala destra offensiva, diventando poi mezzala, regista e persino libero negli anni della maturità. Bandiera e simbolo del Bologna,  di cui sarà il capitano per 10 anni e con cui spenderà praticamente l'intera sua carriera, in rossoblù vince lo Scudetto 1963/64,  2 Coppe Italia, una Mitropa Cup e una Coppa Italo-Inglese.

In azzurro, invece, nonostante la vittoria degli Europei del 1968 senza mai scendere in campo nella fase finale, i ricordi saranno per lui piuttosto negativi: dopo un 4° posto alle Olimpiadi di Roma '60, partecipa ai Mondiali di Cile '62 e di Inghilterra '66, che si riveleranno entrambi un flop per la Nazionale.

L'edizione inglese, soprattutto, lo vedrà interprete sfortunato della storica debacle contro la Corea del Nord a Middlesbrough: pur non al meglio, il Ct. Edmondo Fabbri insisterà per schierarlo titolare, con il risultato, in un'epoca in cui ancora non esistono le sostituzioni, che Bulgarelli dovrà  lasciare il campo dopo un contrasto duro degli avversari, lasciando i compagni in 10 uomini per il resto del match.

Lasciato il Bologna nel 1975, all'età di 34 anni, prima del ritiro definitivo dalle scene fa una breve esperienza nella NASL, il campionato nordamericano in grande ascesa negli anni Settanta, disputando 2 partite con gli Hartford Bicentennials.

SCOPERTO DA MIKE E SEGNALATO AL BOLOGNA

Giacomo Bulgarelli nasce il 24 ottobre 1940 a Portonovo di Medicina, nella pianura bolognese, da una famiglia benestante della piccola borghesia. Nonostante la Seconda Guerra Mondiale, può condurre un'infanzia tranquilla e si contraddistingue fin dalla tenera età come un bambino particolarmente vivace.

A 6 anni, infatti, quando il terribile conflitto è ormai finito, con un amichetto vuole giocare a 'L'Inferno a Chicago' (film del 1937), dà fuoco a due baracche di legno e poi si nasconde per vedere che effetto fa: peccato che la zona sia ancora piena di mine. Fortunatamente tutto si risolve senza gravi conseguenze, e se al suo amichetto, picchiato a cinghiate dal padre, va peggio, Giacomo, come racconterà lui stesso, se la caverà con "due mestolate nel sedere".

Papà Leardo e il parrocco decidono allora di convogliare questa esuberanza nella pratica sportiva, e così Bulgarelli inizia a giocare a calcio nella squadra dell' oratorio di Don Dante Barbiani. La squadra, come scrive Italo Cucci nel libro 'Il Mondo di Giacomo Bulgarelli', ha un nome che è tutto un programma: 'O la va o la spacca'.

Nel caso di Bulgarelli, la spaccherà. Perché la famiglia da lì a poco si trasferisce nel capoluogo, in via Montanari, nel quartiere Mazzini,  per stare vicina alla sorella Luigina, che vuole continuare studiare. E Giacomino? È un ragazzo sveglio e intelligente, e ad 11 anni il padre lo iscrive alle scuole medie 'San Luigi', destinate ai ragazzi di buona famiglia e dirette dai padri bernabiti.

A questo punto entra il gioco il destino.  Un giorno, infatti, Istuan Mike, attaccante ungherese che ha giocato in Italia con Bologna, Napoli e Lucchese (in rossoblù dal 1947 al 1950 e dal 1952 al 1954), dalla finestra di casa sua vede Bulgarelli giocare in cortile con i suoi amici e ne resta folgorato: con una facilità disarmante il ragazzino più mingherlino quando vuole salta tutti e va a fare goal.

Mike, che a Bologna tutti chiamano 'Stefano', all'italiana, o 'Pista', il soprannome che gli era stato affibiato, non ci pensa due volte e segnala quel ragazzino al connazionale Gyula Lelovich, capo allenatore delle Giovanili rossoblù.

Il Bologna dà appuntamento a Giacomo al campo dei Ferrovieri, dove si svolgerà il suo provino. Il ragazzino non è molto veloce, usa solo il destro ma ha una classe sublime per uno della sua età. Il giudizio di Lelovich è così molto positivo: 

"Gioca senza guardare il pallone, nessuno alla sua età lo sa fare. Prendiamolo".

C'è però un piccolo problema burocratico: per dirla come Gigliola Cinquetti, Giacomo non ha (ancora) l'età. Per entrare nelle Giovanili di un club di calcio, all'epoca, occorre infatti aver compiuto 14 anni. Per un anno, dunque, il talento bolognese si allena con i rossoblù in condizioni di clandestinità.

Al compimento dei 14 anni viene finalmente tesserato ufficialmente dal club felsineo:  nessuno in quel momento poteva immaginarsi che quel ragazzino dal fisico esile sarebbe diventato il simbolo stesso del club e la sua bandiera più luminosa.

I PRIMI PASSI NEL BOLOGNA, L'AMORE DI UNA VITA

Bulgarelli fa dunque il suo percorso nel Settore giovanile del Bologna, e parallelamente prosegue gli Studi al Liceo Classico, sempre al 'San Luigi'. Suo padre non vorrebbe che diventasse un giocatore professionista: preferirebbe che prendesse il diploma e si iscrivesse in Giurisprudenza. 

Nelle Giovanili rossoblù è allenato da Amedeo Biavati ed è proprio l'inventore del 'Doppio passo' a spostarlo da ala destra a mezzala di punta libera di pensare e costruire gioco. Nella primavera del 1959, quando Giacomo ha 18 anni, arriva per lui l'ora dell' esordio in Serie A. Alfredo Foni, tecnico della Prima squadra, gli dà fiducia e lo schiera da titolare contro il Lanerossi Vicenza il 19 aprile 1959. 

Giacomo ha il numero 8, che contrassegnerà tutta la sua carriera calcistica, e 7 giorni dopo è regolarmente in campo anche contro la Lazio (1-1) del 26 aprile. È l'inizio per lui di una lunga carriera a forti tinte rossoblù. Resteranno quelle le uniche due apparizioni del 1958/59, stagione che il Bologna chiude al 10° posto.

Anche per accontentare papà Leardo, Bulgarelli si diploma e si iscrive realmente alla facoltà di Giurisprudenza.  Giacomo ha il viso del bravo ragazzo ma anche il sorriso furbo del giovane che ha successo con le donne, cosa che non gli dispiace. Intanto inizia la nuova stagione calcistica, quella 1959/60, che lo vede partire come riserva della Prima squadra.

Il centrocampo è rinforzato con gli arrivi dell'uruguayano Hector De Marco e il classico ma poco dinamico Sergio Campana, futuro presidente dell’ Associazione Calciatori. A metà campionato, tuttavia, il tecnico Federico Allasio si rende conto che qualcosa negli equilibri di squadra non va: così dà più spazio nell'undici titolare a Bulgarelli e schiera in difesa due friulani, Tumburus e Furlanis. Tutti e tre saranno protagonisti del magico Scudetto 1963/64.

Il centrocampista chiude con 13 presenze, e a fine stagione è convocato nella sede della società per firmare il suo primo contratto professionistico.  Come suo solito, il presidente Renato Dall'Ara lo fa attendere diverse ore prima di farlo entrare. Nonostante Bulgarelli si sia premunito portandosi un paio di panini, quando può finalmente raggiungerlo nel suo ufficio è praticamente sfinito dall'attesa e alla fine firma praticamente in bianco.

La stagione 1960/61 vede una crescita della squadra, che chiude al 9° posto in campionato, e un aumento delle presenze in campo di Bulgarelli (19 in tutto, 18 in campionato e una in Coppa Italia) e per il centrocampista rossoblù arriva anche la gioia del primo goal in Serie A. Lo realizza alla prima giornata nell'1-3 di Roma contro la Lazio.

Il Bologna, inoltre, vince la Mitropa Cup. Nella doppia finale i felsinei si impongono con un complessivo 5-2 sui cecoslovacchi dello Slovan Nitra e alzano al cielo il trofeo.

LO SCUDETTO E GLI ANNI D'ORO CON BERNARDINI

La svolta nella carriera di Bulgarelli e nella storia del Bologna si ha però nella stagione 1961/62: il presidente Dall'Ara affida l'ambizioso progetto di rilancio della squadra a Fulvio Bernardini. 'Fuffo' inizialmente schiera Giacomo con la numero 10 e lo prova con Romano Fogli davanti alla difesa, per un’accoppiata ad alto tasso di tecnica e fosforo. Tuttavia il k.o. per 0-3 al Comunale contro la Fiorentina gli fa rimescolare le carte, e il tecnico sceglie di rinforzare il centrocampo con il dinamismo di Franzini.

Bulgarelli passa così nuovamente nel ruolo più congeniale di mezzala d'attacco, ed esplode: in campionato gioca 26 gare e segna 8 goal, fra cui una doppietta rifilata in casa alla Roma il 27 novembre (3-1 per i rossoblù). 

Il 1962/63 è l'anno dell'arrivo in forza ai felsinei di un grande talento come Helmut Haller. Bulgarelli inizialmente si sente limitato dalla sua presenza, ma poi capisce le indicazioni del 'Dottore' e si sacrifica in un lavoro da regista e interditore. 

"Mi ascolti e mi segua: Haller non recupera palla, - gli diceva Bernardini - Haller mi gioca sulla trequarti ed oltre, quindi lei mi deve stare dieci metri più indietro, lei ha la testa ed i piedi per fare quello che le chiedo. Lei mi farà l’interdizione e la regia. Lei dice che le chiedo troppo? No, le chiedo di farmi quello che lei sa e saprà fare meglio".

Ne nasce un Bologna brillante, che dopo un travolgente 7-1 al Modena nel derby, farà dire a Bernardini:

"Così si gioca solo in Paradiso".

In classifica c'è un nuovo 4° posto ma comincia a delinearsi la squadra che l'anno seguente dimostrerà di essere pronta per il titolo. Nel calciomercato estivo Dall'Ara acquista il portiere William Negri, che completa un organico altamente competitivo. 

Bernardini schiera l'ultimo arrivato in porta, Furlanis e Pavinato terzini, Tumburus stopper e Janich libero. All'ala destra gioca Perani, con Bulgarelli playmaker e Fogli al suo fianco. Davanti Haller libero di muoversi sulla trequarti a sostegno delle due punte Nielsen e Pascutti.

Ne nasce una stagione dalle forti emozioni. Bulgarelli incanta con prestazioni di alto livello e goal da urlo. Alla quarta giornata, contro la Fiorentina, parte da metà campo, salta mezza difesa viola e batte Albertosi con una conclusione potente e precisa. Il 29 dicembre 1963 si invola palla al piede, inseguito da Leoncini e Castano, e va a segno contro la Juventus (2-1 per i rossoblù).

Il Bologna, trascinato dal miglior Bulgarelli di sempre, arriva a inizio marzo in vetta alla classifica,  dopo aver espugnato San Siro, seguito dall'Inter di Herrera. Ma la stagione si tinge di giallo:  le analisi dei campioni di urine prelevati in seguito alla gara casalinga contro il Torino, giocatasi a febbraio, rivelano tracce di anfetamine nelle provette di cinque rossoblu: Fogli, Pascutti, capitan Pavinato, l’ala destra Perani e Tumburus. L'annuncio è dato il 4 marzo.

Tutti gli atleti vengono immediatamente deferiti assieme al tecnico Bernardini e al medico sociale Igino Poggiali. A Bologna gridano al complotto per far vincere l'Inter. Seguono settimane incandescenti di battaglie fra avvocati e medici, e sono coinvolti il Tribunale Federale e la giustizia ordinaria. 

Quest'ultima sequestra le provette. I carabinieri controllano la seconda serie di flaconi presenti alle Cascine, e appurano in questi ultimi la presenza di anfetamine nelle urine. Queste provette sono però non sigillate e mal custodite. Quelle tenute a Coverciano, invece, perfettamente sigillate, danno esito negativo.

La Giustizia sportiva dà allora la vittoria a tavolino al Torino per 2-0, penalizza di un punto in classifica i rossoblù, assolve i giocatori ma squalifica Bernardini per un anno e mezzo. Ma la CAF, il 16 maggio, non avendo potuto effettuare le controanalisi visto che la seconda serie di flaconi è stata manomessa, annulla il verdetto. Solo due anni più tardi la giustizia ordinaria attribuirà ad ignoti "la manomissione dei flaconi".

Bologna e Inter (che si impone nello scontro diretto di ritorno in Emilia) chiudono appaiate dopo 34 giornate di campionato a 54 punti. Per assegnare lo Scudetto, per la prima e unica volta nella storia del massimo campionato italiano, si rende necessario lo spareggio.

Si gioca all'Olimpico di Roma il 7 giugno, e a imporsi per 2-0 sarà proprio il Bologna, orfano però del presidentissimo Dall'Ara, il cui cuore cede di schianto il 3 giugno, appena 4 giorni prima della sfida decisiva. Decidono un autogoal di Facchetti, su punizione calciata da Fogli, e una rete di Nielsen nell'ultimo quarto d'ora. Gli emiliani sono Campioni d'Italia per la 7ª volta.

Bulgarelli, con 33 presenze (spareggio incluso) e 8 goal è fra i grandi protagonisti dell'impresa, e il leader della squadra rossoblù. Prima che inizino le partite al Comunale, all'ombra della Torre di Maratona, il capotifoso trombettiere Gino Villani grida, arringando la folla:

"Ecco l'onorevole Giacomino, salute!".

E sempre il numero 8 risponde facendo un cenno con il braccio alzato. Lo Scudetto vinto da protagonista in rossoblù procura a Giacomo fama e notorietà. Fra i grandi tifosi del Bologna c'è anche il grande intellettuale Pier Paolo Pasolini, che se da giovane impazziva per Amedeo Biavati, ora stravedeva per il numero 8 rossoblù.

Era rimasto colpito dalla naturalezza con cui Bulgarelli disegnava in mezzo al campo anche le geometrie più difficili, dalla sua classe innata. Ne 'Il Linguaggio del calcio (1965)', che scrive per 'Il Giorno', afferma che "Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un prosatore realista", e lo contrappone a Gigi Riva del Cagliari, per lui un "poeta realista" del pallone. 

Ma per Pasolini Bulgarelli ha anche il piglio e un'espressività tale da poter fare l'attore. Proverà così più volte, ma invano, a convincerlo a recitare nelle scene infernali del suo film 'I racconti di Canterbury'. L'unica apparizione in video (ma nel piccolo schermo) del centrocampista bolognese sarà così quella assieme ad alcuni suoi compagni di squadra nei 'Comizi d'amore',  un'inchiesta sul rapporto che gli italiani dell'epoca avevano con la sessualità.

"Ci veniva a trovare durante gli allenamenti. - ricordava Giacomo anni dopo la morte di Pasolini - Aveva un gran desiderio di parlare di calcio: io provavo a ribellarmi, a me interessava altro, ma lui monopolizzava tutti i discorsi, voleva sapere tutto dell’ambiente in cui vivevamo".

E Sergio Citti, uno degli attori più noti che avevano lavorato nei suoi film, ricorderà:

"Dovevate vederlo, quando Pier Paolo incontrò da vicino Bulgarelli, sembrava avesse visto Gesù...".

Sempre nel 1965 il giornalista Italo Cucci dedica al centrocampista del Bologna un libro, 'Il borghese Bulgarelli', che sarà poi ristampato nel 2011 con il titolo 'Il Mondo di Giacomo Bulgarelli'.

Il numero 8 sostituisce nel cuore dei tifosi bolognesi il mitico Angelo Schiavio ed è ormai il simbolo della squadra di Bernardini, che nel 1964/65 rappresenta l'Italia in Coppa dei Campioni. I rossoblù tengono testa all' Anderlecht di Paul Van Himst, ribaltando con un 2-1 a Bologna la sconfitta per 1-0 in Belgio. 

Tutto (non esisteva ancora la regola del goal in trasferta che vale doppio) si decide nella bella di Barcellona, dove tuttavia le due contendenti chiudono la partita sullo 0-0. Alla fine i felsinei sono sfortunati perché in un'epoca in cui ancora non è contemplata la serie dei rigori è il sorteggio a premiare i belgi e consentire loro di avanzare nella competizione più prestigiosa.

Bulgarelli e compagni provano a concentrarsi sulle altre competizioni ma in campionato arriva un 6° posto, mentre in Coppa Italia i rossoblù sono eliminati ai quarti di finale dalla Juventus. Il centrocampista chiude l'annata post titolo con 33 presenze totali e 5 goal.

Per rivedere un Bologna da vertice della classifica bisogna attendere il 1965/66: per costruire un nuovo ciclo la proprietà punta su Manlio Scopigno, l'allenatore filosofo, ma la sua permanenza sulla panchina del Bologna dura appena 5 giornate. I risultati non entusiasmano e il presidente Goldoni lo esonera con un telegramma, al quale il futuro tecnico del Cagliari farà le pulci dal punto di vista grammaticale.

"Ci sono due errori di sintassi e un congiuntivo sbagliato...". 

Al suo posto al Bologna approda l'argentino Carniglia, che riesce a ricreare un buon feeling con il gruppo storico, porta la squadra a chiudere al 2° posto con 46 punti, 4 in meno dell'Inter scudettata di Helenio Herrera, e la qualifica alla Coppa delle Fiere.  Bulgarelli, che diventa il nuovo capitano della squadra,  colleziona 30 presenze (29 in campionato) e 2 reti.

Italy Vs North Korea World Cup 1966Getty

SFORTUNATO PROTAGONISTA IN NAZIONALE

Fin dalla giovane età, Giacomo Bulgarelli ha legato la sua gloria calcistica anche alla maglia azzurra della Nazionale. Nel 1960 partecipa alle Olimpiadi di Roma con la Rappresentativa olimpica (3 presenze), ottenendo un 4° posto finale dopo l'eliminazione per sorteggio in semifinale con la Jugoslavia (1-1 ai supplementari) e la sconfitta di misura per 2-1 nella finalina per il bronzo.

Gioca in tutto 8 partite e segna 3 reti con l'Under 21, poi passa all' Italia Under 23 (2 presenze e altrettante reti) e successivamente fa il suo esordio in Nazionale maggiore il 7 giugno 1962. Non è un esordio banale, dato che la prima partita con i grandi è per lui la gara dei Mondiali di Cile '62 contro la Svizzera.

Giacomo è un ciclone è firma  una doppietta nel 3-0 agli elvetici, ma il successo, dopo l'arbitraggio scandaloso dell'inglese Aston nella sfida persa con il Cile (2-0) e il pari all'esordio con la Germania Ovest, è praticamente inutile e la squadra guidata dalla coppia Mazza-Ferrari è eliminata clamorosamente al Primo turno.

Ancora peggio a Bulgarelli e agli azzurri va nell'edizione successiva. La squadra costruita dal Ct. Edmondo Fabbri è imperniata sull'ossatura del Bologna campione d'Italia del 1964. Giacomo è il capitano e deve essere dunque, nelle intenzioni del Ct., uno dei protagonisti. La squadra conta inoltre su giocatori di talento: fra gli altri ci sono Mazzola, Rivera, Barison e il giovane Meroni.

Nella prima partita Rivera e Barison firmano la rivincita contro la Roja, poi però l'Unione Sovietica blocca gli Azzurri sullo 0-0 e Bulgarelli esce dalla partita con un ginocchio a pezzi. Per la sfida decisiva contro la Corea del Nord, definita da Fabbri "una squadra di Ridolini", il Ct. non rinuncia al fulcro del suo gioco nonostante è palese che sia in condizioni non ottimali.

Rischia e fa male perché al primo contrasto (Giacomo ha imparato a non tirar mai indietro la gamba) il ginocchio di Bulgarelli fa crack: non esistono le sostituzioni, il centrocampista del Bologna deve lasciare il campo in barella e l'Italia resta in 10 dal 35' del primo tempo. Finendo poi per essere beffata allo scadere della prima frazione da un tiro dalla distanza del celebre Pak Doo-Ik. A nulla serviranno gli sforzi ripetuti della ripresa per provare a pareggiare, con un altro bolognese, Perani, che sbaglierà tiri a ripetizione.

Alla fine è disfatta, e al rientro in Italia la squadra è accolta, si fa per dire, dai fischi e dal lancio di pomodori. A pagare sarà, oltre al Ct., prontamente esonerato, anche lo stesso incolpevole Bulgarelli, che farà in tempo a giocare ancora qualche gara e a partecipare alla trasferta di Bucarest contro la Romania nelle qualificazioni ad Euro '68, prima di non vedere più il campo. Giacomo è convocato anche per la fase finale degli Europei del 1968, ma con Valcareggi Ct., non è mai utilizzato.

Vince senza giocare quegli Europei, chiudendo la sua avventura in azzurro con un bilancio di 29 presenze e 7 goal, che avrebbe potuto essere sicuramente più ricco se il numero 8 del Bologna non avesse trovato sulla sua strada altri due grandi talenti come Rivera e Mazzola. 

"In Nazionale ho avuto meno fortuna, - ammetterà - mi sono infortunato nei momenti più delicati ma il mio amore per la maglia azzurra è stato enorme e tutte le volte che l’ho indossata mi sono sentito orgoglioso di essere stato scelto, di rappresentare l’Italia nel mondo".

LE ULTIME VITTORIE E I TENTATIVI DEL MILAN

La stagione post Mondiale è comunque positiva per Bulgarelli e i suoi compagni, che chiudono, sempre guidati da Luis Carniglia, al 3° posto finale. Bulgarelli colleziona 32 presenze (31 in campionato) e 4 goal. Ma nell'estate del 1967 deve operarsi al menisco del ginocchio malandato che lo costrinse a lasciare l'Italia in 10 contro la Corea.

Resta fuori fino a febbraio '68, torna ma la stagione è gioco forza di transizione: per il capitano simbolo del Bologna sono 23 le presenze complessive, senza reti, mentre i rossoblù, che vedono alternarsi alla loro guida Carniglia, Gipo Viani e Cervellati, chiudono la stagione in 5ª posizione.

Gli anni d'oro del Bologna nel Dopoguerra si chiudono con quella stagione. Dal 1968/69 si apre il secondo periodo della carriera di Bulgarelli al Bologna, caratterizzati da un Bologna meno competitivo in campionato, ma capace di conquistare ben 2 Coppe Italia e una Coppa di Lega Italo-Inglese.

La prima Coppa nazionale Giacomo la vince nel 1969/70, un anno a forti tinte rossoblù. Se il Cagliari conquista infatti il primo storico Scudetto, i felsinei, guidati dal redivivo Edmondo Fabbri, che aveva una grande considerazione di Bulgarelli, il 2 giugno 1970 travolgono 4-0 nel girone finale i freschi campioni d'Italia con una doppietta del capitano (11 presenze e 5 goal nel torneo),  e completano l'opera con il 2-0 interno sul Torino, targato Beppe Savoldi (autore di una doppietta).  I numeri dicono Bologna 9 punti, Torino 8, Cagliari 5 e Varese 2.

Sempre nel 1970 il Bologna si aggiudica anche la Coppa di Lega Italo-Inglese:  a Bologna i rossoblù si impongono 1-0 sul Manchester City, mentre al Maine Road pareggiano 2-2. Nel calciomercato estivo post Mondiali messicani il nome di Bulgarelli è associato fortemente al Milan. I tifosi rossoneri sognano un'accoppiata di interni di centrocampo da sogno Bulgarelli-Rivera. 

Nereo Rocco e il 'Golden Boy' chiedono al presidente Franco Carraro uno sforzo per portare a Milano il capitano del Bologna.

"Presidente, se lei ci porta Bulgarelli, al resto ci pensiamo noi", gli dicono.

La voce giunge fino al tecnico Fabbri, che rientra in tutta fretta dalle vacanze, va dal patron rossoblù Raimondo Venturi, che da lì a poco avrebbe ceduto la società a Filippo Montanari, batte i pugni sulla scrivania.

"Bulgarelli non si tocca!", urla al suo presidente.

La scelta finale la prende Giacomo assieme a sua moglie Carla, sposata il 27 luglio 1965: niente Milan, quella rossoblù resterà almeno in Italia la sua unica maglia.

La seconda Coppa Nazionale arriva infine nel 1973/74,  la penultima stagione del Bulgarelli calciatore: la finale si gioca contro il Palermo, e Giacomo, messo giù in area, propizia al 90' la rete dal dischetto di Savoldi, che sigla l'1-1 dopo il vantaggio iniziale dei siciliani con Magistrelli. Il trofeo viene assegnato attraverso i rigori, e Bulgarelli calcia e trasforma il primo per la sua squadra. Due calciatori del Palermo falliscono la trasformazione e alla fine i felsinei, guidati da Bruno Pesaola, possono festeggiare l'ambito trofeo.

Il 1974/75 è l'ultimo anno di Bulgarelli con le scarpette da calciatore ai piedi. Giacomo ha ormai da tempo problemi alle ginocchia, ma quando gioca dà sempre il suo per il Bologna. Pesaola, per le ultime sue uscite, lo inventa libero con libertà di impostazione.  Il 6 aprile 1975 segna il suo ultimo goal in Serie A contro il Varese (1-4 per i rossoblù).  Il 4 maggio 1975, contro l'Ascoli di Mazzone (1-1) gioca la sua ultima partita in rossoblù indossando la maglia numero 4  davanti ai tifosi che da anni lo hanno eletto a loro beniamino.

Lascia la squadra di una vita a 34 anni con 488 partite totali, che lo rendono il più presente in assoluto nella storia del club felsineo, e come giocatore più presente del club in Serie A con 391 gare disputate (392 considerando lo spareggio del 1964). In tutto i goal segnati sono invece 56, di cui 43 in Serie A.

"Al Bologna ho dato il cuore e l’intera carriera. - dirà anni dopo - Anche i ginocchi, malandati negli ultimi tempi, nel tentativo di raggiungere il record di presenze con la maglia rossoblù. E il Bologna mi ha dato i momenti più belli, la parte più importante della mia vita". 

LA BREVE COMPARSATA NELLA NASL E IL RITIRO

Spera in una proposta per fare il dirigente, ma questa non arriva. Giacomo allora si fa tentare dalla North American Soccer League, meglio conosciuta con l'acronimo di NASL. Disputa così due gare con gli  Hartford Bicentennials, prima del ritiro definitivo dalle scene.

DA DS A SECONDA VOCE IN TV E NEI VIDEOGAME

Lui che nel 1968 era stato fra i fondatori dell'Associazione Italiana Calciatori (AIC) assieme all'ex compagno di squadra Campana e a Rivera, negli anni Ottanta avora come Direttore sportivo con Modena, Pistoiese, Bologna, Catania e Palermo, diventando poi, schietto e lucido nelle valutazioni come era sempre stato sul campo, un apprezzato commentatore televisivo.

Compone un tandem di successo con Massimo Caputi, tanto che i due, dopo aver lavorato assieme a Telemontecarlo, saranno scelti dal celebre videogioco FIFA come voci della telecronaca italiana dal 1998 al 2002. Collabora poi con Mediaset, e, passato in RAI, commenta accanto a Bruno Pizzul i Mondiali 2002, che vedono per gli Azzurri l'onta di una nuova Corea, stavolta del Sud, che gli elimina agli ottavi di finale anche grazie all'arbitraggio di Byron Moreno. 

Sposato dal 1965 con la moglie Carla, ha tre figli: la primogenita Annalisa, e i due maschi Andrea e Stefano.

LA MORTE NEL 2009 E IL RICORDO

Ricoverato da tempo a Villa Nigrisoli per un un brutto tumore che non gli dà tregua, Bulgarelli si spegne il 12 febbraio 2009, a 68 anni, poche settimane prima delle celebrazioni per il centenario del Bologna. Nella casa di cura in cui era ricoverato è allestita la camera ardente.

Il 16 febbraio si celebrano quindi i funerali nella cattedrale bolognese di San Pietro. Il capitano del Bologna, Marcello Castellini, posa la maglia rossoblù numero 8 nella bara di Giacomo. Il rito funebre del giocatore che faceva entusiasmare Pasolini, è celebrato dal vescovo ausiliare Ernesto Vecchi, in presenza di molte autorità sportive e politiche. In prima fila ci sono i compagni che con lui fecero l'impresa nel 1964, Nielsen, Fogli, Perani, Janich e Pascutti. 

I tifosi rossoblù si radunano invece fuori dalla chiesa e intonano cori per la loro bandiera.

"Per Bologna unica bandiera sarà sempre il simbolo di una città intera", "Ciao Capitano", e ancora "Giacomino uno di noi". "Un capitano, c’è solo un capitano", "Bulgarelli olè".

Sul ricordino una frase da brividi:

"La nazionale del cielo ha trovato il suo regista", frase che ritorna anche su una sciarpa di un tifoso: "Ora giochi in paradiso".

Il Bologna ha deciso di non ritirare la maglia numero 8, ma ha intitolato alla sua bandiera il nome della Curva del Dall'Ara, che ora si chiama Curva Bulgarelli.  Dal 2011, inoltre, da un'idea del giornalista Luigi Colombo, l'Associazione Giacomo Bulgarelli e l'Associazione Italiana Calciatori, con il patrocinio della FIFPro, organizzano il Premio Bulgarelli number 8, che viene assegnato alla mezzala giudicata più completa dell'anno solare. A Portonovo di Medicina, infine, suo Comune natale, il 1° maggio è organizzato un torneo che porta il suo nome.

"Giacomo era così: sempre allegro. - dirà di lui sua moglie Carla al 'Resto del Carlino' -  sempre capace di stemperare una situazione difficile, sempre in grado di rassicurare. Io credo che abbia vissuto una vita senza ansia e senza il rischio della depressione e che abbia sempre avuto una parola buona e un sorriso per tutti".

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