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Giaccherini GFXGoal

L'esperienza di Giaccherini alla Juventus: un jolly tuttofare

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Nelle 52 presenze di Emanuele Giaccherini con la Juventus c'è tutta l'essenza del classico applicato. Ovvero un giocatore che non colpisce oltremisura dal punto di vista stilistico, ma che tutti gli allenatori vorrebbero annoverare sempre e costantemente all'interno del proprio organico.

Lo sa bene Antonio Conte che, durante la sua esperienza sulla panchina bianconera, ha fatto del tuttofare di Talla un autentico punto di forza. Manifestando anche il suo disappunto quando, sfruttando una buona offerta, i vertici della Signora decisero di accettare la proposta del Sunderland. D'altro canto, si sa, 7,5 milioni fanno sempre comodo, soprattutto se entrano in ballo dopo aver valorizzato un profilo di "provincia".

Approdato all'ombra della Mole nell'agosto del 2011, Giak - così soprannominato ai tempi della Juve - ha rappresentato un elemento (assai) funzionale per il tecnico salentino.

Un uomo incisivo anche in zona goal, con ben 6 centri trovati con la casacca zebrata. Il più importante, indubbiamente, quello rifilato nei minuti di recupero al Catania. Un timbro vitale nell'economia dell'egemonia juventina in Italia - ora interrotta dall'Inter - ma che resterà sempre nella storia del calcio nostrano. 

Insomma, per Giaccherini due stagioni da urlo nel capoluogo piemontese; premendo ininterrottamente sull'acceleratore. Il tutto, ricoprendo più ruoli della fase offensiva. Il tutto, bis, seguendo i preziosi consigli di Conte, che da sempre fa della valorizzazione delle individualità il suo punto di forza. Ogni riferimento a Matteo Darmian, in versione nerazzurra, è puramente voluto. 

Giaccherini with Scudetto's trophy - JuventusGetty

Giaccherini alla Juve le sue soddisfazioni se l'è tolte, eccome: due campionati vinti, due Supercoppe Italiane in bacheca. Dai primi attimi nell'élite nostrana con il Cesena, al passaggio in uno dei club più importanti su scala internazionale. Funziona così e, dal canto suo, Emanuele ne è venuto a capo agevolmente: con i pregi del gregario che - tuttavia - ha saputo conquistare l'affetto della piazza. 

Recentemente, intervistato dalla 'Gazzetta della Sport', Giaccherini s'è soffermato sugli esteti appartenenti al mondo del calcio. Spiegando a chiare lettere come, in certe società, conti esclusivamente il risultato. E, dunque, occorre ragionare di conseguenza. A maggior ragione se scatta il feeling con il tecnico:

"All’esordio allo Stadium mi tremavano le gambe: vincemmo 4-0 (in realtà 4-1 contro il Parma, ndr) ma non ero contento perché non avevo giocato bene. Il giorno dopo Conte mi mandò un messaggio: “Non ti preoccupare, può capitare, so che mi darai molto di più”. Mi fece capire che si fidava. Ecco come è il mister, ti può cambiare anche con una parola".

E oggi, con 36 candeline appena spente, Giaccherini si gode il percorso. Come? Difendendo in Serie B i colori del Chievo Verona e, soprattutto, rimembrando un passato di assoluto rispetto. Probabilmente neanche Giak avrebbe potuto pronosticare una carriera di tale livello, diventata realtà con professionalità e abnegazione. 

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