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Gheorghe Hagi galatasarayGFX

Gheorghe Hagi, il 'Maradona dei Carpazi' che giocò nel Brescia e illuminò la Romania

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Con il suo mancino era in grado di fare più o meno quel che voleva. Lanci millimetrici per le punte, o trovare goal pazzeschi dalla distanza e su calcio da fermo impensabili anche soltanto da immaginare per i più. Non per Gheorghe 'Gica' Hagi, ribattezzato per le sue straordinarie qualità il 'Maradona dei Carpazi' , il più forte giocatore rumeno di tutti i tempi e, probabilmente, fra tutti quelli accostati nella storia al Pibe de Oro, quello che realmente gli somigliava di più. 

In possesso di qualità tecniche eccezionali, aveva personalità da leader ma anche un carattere impulsivo e ribelle, che lo portava spesso ad entrare in conflitto con i suoi allenatori. Da giovane era dotato anche di una buona velocità, che gli consentiva di sgusciare via dalle arcigne marcature predisposte dai suoi avversari.

ENFANT PRODIGE DEL CALCIO RUMENO

Hagi nasce a Sacele, un paesino del Distretto di Costanza, vicino al Mar Nero, nella parte sud-orientale della Romania, il 5 febbraio 1965, e fin da bambino inizia a giocare in una Scuola calcio del capoluogo distrettuale, dimostrando grandi qualità. Nel 1975, all'età di 10 anni, entra a far parte delle Giovanili del Farul Costanza, passando poi, nel 1980, al Luceafarul Bucarest, la squadra-laboratorio composta dalle migliori promesse rumene, che rappresenta una sorta di 'Accademia' della Steaua Bucarest.

"A 11 anni - racconterà -avevo già partecipato alla Cupa Sperantei, dove per due anni di fila ero stato miglior giocatore e capocannoniere".

Cresce in un Paese difficile, che vive sotto il regime socialista di Nicolae Ceausescu, il quale era salito al potere proprio nell'anno in cui Gheorghe era venuto alla luce. La Romania conosce un'epoca di grande povertà, e il calcio diventa per il futuro campione un mezzo di riscatto sociale.

Ha diversi riferimenti calcistici: in patria i suoi modelli sono Angel Iordanescu, Ion Dumitru e Marcel Raducanu, ma il suo vero idolo gioca nell'Ajax di inizio anni Settanta ed è guidato dal tecnico rumeno Stefán Kovács: si tratta naturalmente di Johan Cruijff.

"Da giovane tifavo Steaua - dirà - e sono cresciuto ammirando giocatori come Iordanescu e Dumitru. E poi Johan: era lui il giocatore che mi piaceva di più".

All'età di 17 anni fa ritorno al Farul Costanza per debuttare in Prima squadra nella Divizia A, la Serie A rumena. Colleziona 18 presenze e 7 goal, dando saggio di una classe che a quei livelli in Romania non avevano mai visto. Non passa molto tempo prima di vederlo in campo direttamente con la Nazionale maggiore: è il 18 agosto 1983 quando a soli 18 anni fa il suo esordio ad Oslo in un'amichevole contro la Norvegia.

Il 1983 è l'anno della svolta nella sua carriera: intanto conosce Maradona, quello vero.

"Lo vidi per la prima volta a 18 anni, - ha raccontato a 'La Gazzetta di Brescia' nel novembre 2020 - Con la Romania affrontammo in amichevole a Vigo una selezione di stelle del campionato spagnolo. Finì 1-1, Maradona segnò su calcio di rigore. All’epoca militava nel Barcellona, club dove approdai dopo l’esperienza al Brescia e dove quando arrivai trovai sui muri all’interno dello stadio ancora tante foto sue. In quella partita a Vigo rimasi come imbambolato dopo avergli visto toccare i primi palloni".

"Ero sicuramente emozionato perché era una delle mie prime partite con la Romania, - ha proseguito Gica - ma vi assicuro che il blocco emotivo fu dettato più che altro dalle sue giocate. Stoppava, controllava e calciava in modo sublime. Mi chiesi se sarei mai riuscito a fare le cose che faceva lui. Giocate fuori dal comune. Già era un mio idolo, dopo averlo visto da vicino lo divenne ancora di più".

Sempre nel 1983, inoltre, si trasferisce a giocare nella capitale, Bucarest, con lo Sportul Studentesc, una delle società più antiche del calcio rumeno, che come altri club, su tutti le big Steaua Bucarest e Dinamo Bucarest, era controllato in quel periodo dalla famiglia Ceausescu.

Se la Steaua era di fatto gestita da Valentin, figlio adottivo del 'Conducator', vero deus ex machina della squadra che si sarebbe laureata campione d'Europa battendo il Barcellona, che cercava di assicurarsi i migliori giocatori del Paese, la Dinamo era la squadra della Securitate, la terribile polizia segreta del regime, a cui capo c'era Nicu, figlio naturale violento e dedito alle scommesse (anche in ambito sportivo), all'alcol e alle donne.

A quest'ultimo il calcio non interessava di per sé, ma lo utilizzava spesso per i suoi affari o per contrastare il fratellastro, non esitando a manovrare i risultati delle partite e persino a deciderne i marcatori, a pagare gli arbitri e a spostare giocatori da un club all'altro. 

Anche Hagi non potè sottrarsi alle ingerenze del regime sul calcio rumeno, visto che proprio il suo trasferimento allo Sportul, altra società su cui Nicu Ceausescu esercitava il controllo, fu deciso a tavolino. A raccontarlo è il quotidiano locale 'La Gazeta de Sud', che riporta la testimonianza di Corneliu Stroe, ai tempi presidente dell'Universitatea Craiova.

Hagi era infatti stato ammesso alla Facoltà di Economia di Craiova e avrebbe dovuto giocare con l'Universitatea, ma per decisione di Nicu, che con i suoi mezzi esercitò pressioni sia sul club biancazzurro, sia sul Ct. della Nazionale, Lucescu, sia sullo stesso giocatore, finirà invece a Bucarest. I due figli del 'Conducator' erano infatti piombati in tempi diversi nel ritiro della Romania e avevano fatto firmare al grande talento un doppio precontratto: Gica aveva detto sì allo Steaua ma anche allo Sportul.

Con il timore che il campione finisse nella squadra del fratello, Nicu agì tempestivamente. Hagi, anche temendo una squalifica, disse di sì allo Sportul. Attraverso il ministero dell'Istruzione, il figlio naturale di Ceausescu fece poi sequestrare il fascicolo dell'iscrizione del ragazzo all'Università di Craiova, e lo iscrisse d'ufficio all'ASE di Bucarest.

Quando Stroe chiamò Gheorghe, non c'era più niente da fare.

"Mi dispiace, ho seguito il consiglio di Lucescu. - gli avrebbe spiegato il calciatore - Mi ha detto che se non mi presenterò allo Sportul dovrà escludermi dalla Nazionale, e rischierei addirittura di essere squalificato dalla FIFA per la doppia firma...".

Allo Sportul, dove indossa spesso la maglia numero 11, Hagi si afferma comunque come astro nascente del calcio rumeno. Dopo un primo anno di adattamento, segna a raffica: 20 goal nel 1984/85, addirittura 31 nel 1985/86, e per due stagioni di fila si laurea capocannoniere della Divizia A, superando all'ultimo, nella seconda occasione, Piturca della Steaua.

Sul titolo del 1985/86 c'è tuttavia ancora una volta la mano di Nicu Ceausescu, che aveva scommesso che il titolo di re dei bomber sarebbe andato a Gheorghe e non all'attaccante principe dei campioni d'Europa. Così nell'ultima giornata del torneo, se Piturca fa tripletta, il futuro bresciano realizza ben 6 reti in una vittoria per 7-5 dello Sportul.

Ma regime o non regime, la classe di Gica non è in discussione. Complessivamente, in 3 stagioni e mezza segna 58 goal in 108 presenze di campionato. Lo Sportul partecipa anche alle Coppe europee e il 20 settembre del 1984 sconfigge per 1-0 in casa l'Inter di Karl-Heinz Rummenigge nella gara d'andata dei trentaduesimi di finale di UEFA. La rete arriva su punizione di Hagi: la palla si stampa sul palo e viene messa in rete da Sandu. 

Gheorghe Hagi 1990Getty

LO 'SCIPPO' DELLA STEAUA E I PRIMI SUCCESSI

L'avventura di Hagi con lo Sportul si interrompe nel febbraio del 1987, causa un vero e proprio 'scippo' effettuato dalla Steaua Bucarest. Valentin Ceausescu vuole a tutti i costi Gica per la Supercoppa europea, e il campione rumeno, che ha sempre simpatizzato per 'La Stella', passa in prestito ai Campioni d'Europa, ufficialmente per una sola partita.

Se non che proprio una sua punizione decide la sfida con i sovietici della Dinamo Kiev, portando a Bucarest il trofeo. Così il trasferimento da provvisorio diventa definitivo, con buona pace del fratellastro Nicu, a dir poco furioso per essersi visto soffiare beffardamente il campione. 

Alla Steaua Hagi si consacra come 'Maradona dei Carpazi'. In quattro stagioni nel solo campionato segna 76 reti in 97 presenze, cui si aggiungono 11 reti in 20 presenze in Coppa dei Campioni. Nel 1987/88 è il capocannoniere del massimo torneo continentale con 4 centri, assieme ad altri 6 calciatori.

L'anno seguente trascina la Steaua alla finalissima contro il Milan di Sacchi, ma al Camp Nou di Barcellona i rumeni devono dire addio ai sogni di gloria. Con la squadra del cuore, Hagi, oltre alla Supercoppa, vince comunque 3 campionati e 3 Coppe di Romania (fra cui 'La Coppa della vergogna' del 1988, con l'arbitro che, assoldato da Nicu Ceausescu, annulla un goal regolare alla Steaua, e il trofeo che viene dato alla squadra di Iordanescu soltanto il giorno seguente dopo esser stato assegnato inizialmente alla Dinamo a tavolino per abbandono del campo). 

“Io ho giocato sino a 25 anni in una squadra grandissima, la più grande in Europa in quel periodo, la Steaua Bucarest. - dirà il fantasista rumeno - Per cinque anni abbiamo giocato un calcio splendido, abbiamo vinto abbastanza. Ma siamo stati penalizzati del vivere in un mondo chiuso, non si parlava molto di noi. Peccato".

Hagi Real MadridGetty Images

L'ESPERIENZA AL REAL MADRID

Già negli anni dello Sportul i club esteri avevano provato ad assicurarsi Gica. Ma non c'era stato modo, perché il regime non consentiva ai suoi atleti, calciatori compresi, di andare fuori dalla Romania. 

"Per il mio lavoro viaggio da sempre nei Paesi dell’Est. - racconterà Gino Corioni, all'epoca presidente del Bologna - Ho avuto così l’opportunità di conoscere Hagi a 18 anni. Era già un fenomeno. Ricordo che feci di tutto per portarlo a Bologna. Me lo promettevano ma poi cambiavano idea. Questa storia andò avanti per 5 anni finché cadde il regime di Ceausescu e il Real Madrid fu il più lesto ad approfittare della situazione".

Nel 1988 ci aveva provato anche la Juventus, che aveva proposto alla Steaua di tesserarlo in cambio di un impianto di produzione FIAT a Bucarest. Ma il 'Conducado' si era opposto perché il piano era considerato 'troppo capitalistico'. Caduto il regime di Ceausescu, nell'estate del 1990 sulle tracce di Hagi ci sono il Milan e il Bayern Monaco, ma alla fine a spuntarla è il Real Madrid, che se lo assicura certo di aver fatto un grande affare. 

I Blancos pagano il cartellino 4,3 milioni di dollari, poco più di 3 milioni e mezzo di euro attuali. Sono ancora la squadra di Butragueño, Sanchis e Michel, oltre che del messicano Hugo Sánchez. Ma sono anche gli anni del Barcellona di Cruijff che la fa da padrone in Spagna. 

Hagi è schierato da Toshack come rifinitore, ma i risultati non sono positivi. Il gallese è esonerato già a novembre e rimpiazzato dalla leggenda Di Stefano. Con Don Alfredo in panchina, Gheorghe vince la Supercoppa di Spagna del 1990, poi al timone del Real approda Antic, che ridà fiducia al genio rumeno e lo schiera regolarmente nell'undici titolare.

Le merengues chiudono il girone di andata in vetta, con Hagi autore di alcuni goal spettacolari, come la rete da 50 metri messa a segno contro l'Osasuna. Ma il presidente Mendoza decide di esonerare Antic per il gioco, a suo dire, poco spettacolare, e finisce per essere punito. La stagione si conclude infatti con la 'beffa di Tenerife': il Real Madrid è rimontato dai canari e viene scavalcato nell'ultima gara dai rivali blaugrana.

Per Hagi è la fine del sogno con la camiseta blanca, dopo 20 goal complessivi in 84 presenze. Mendoza, del resto, era stato chiaro: "O ci porti a vincere la Liga o la Copa del Rey, o di rinnovo non se ne parla".

CAPITANO E STELLA DELLA ROMANIA

Se al Real le cose non vanno benissimo, dove Gica si toglie grandi soddisfazioni è senza dubbio con la Nazionale rumena. Dopo aver partecipato a 19 anni alla fase finale di Euro '84, nel 1985 ne diventa il precoce capitano e qualche anno dopo è fra i protagonisti dei Mondiali di Italia '90, nei quali ha modo anche di giocare contro Maradona nella fase a gironi.

Il cammino dei rumeni si ferma però agli ottavi, con l'eliminazione ad opera dell'Irlanda ai calci di rigore. Ben diversa è l'avventura a USA '94. A 29 anni Hagi è un giocatore al top della sua carriera. Con la sua classe e la sua leadership trascina la squadra fino ai quarti di finale, miglior risultato di sempre.

Oltre a sfornare assist deliziosi, firma anche 3 goal uno più bello dell'altro: su tutti il pallonetto dai 25 metri con cui castiga la Colombia nel confronto del girone. Il più importante è invece quello contro l'Argentina agli ottavi di finale. Stavolta non c'è però l'atteso confronto fra lui e Maradona.

"Affrontammo l’Argentina agli ottavi di finale e vincemmo noi, - ricorda Gica - ma Diego purtroppo era già fuori per squalifica".

Il cammino della Romania si ferma ai quarti di finale, con una nuova sconfitta ai rigori, stavolta con la Svezia, dopo che su assist di Hagi, Raducioiu aveva fissato il risultato sull'1-1. Per tutti i rumeni Hagi diventa 'Regele', semplicemente 'Il re'.

Con la Romania il numero 10 disputa anche Euro '96 e i Mondiali di Francia '98, che si chiudono con l'eliminazione agli ottavi ad opera della Croazia. Resta in squadra fino agli Europei del 2000, i terzi giocati nella sua carriera. L'ultima gara la disputa il 24 giugno 2000: a Bruxelles è regolarmente in campo nei quarti di finale con l'Italia, ma viene espulso con rosso diretto al 59' per un fallo su Antonio Conte. Per il centrocampista, che si rifiuta di stringere la mano al rumeno, sarà l'addio prematuro al torneo.

"Quel fallo di Hagi mi ha distrutto. - dichiarerà a fine partita a 'La Gazzetta dello Sport' - È destino che per me l'Europeo sia sempre sfortunato".

Gica saluta la Nazionale con 35 goal in 125 presenze, che lo rendono ancora oggi, a pari merito con Mutu, il migliore marcatore all-time della squadra del suo Paese.

Gheorghe Hagi Romania vs Sweden - World Cup 1994Getty

IN ITALIA CON IL BRESCIA DI LUCESCU

Nel 1992, Hagi lascia il Real Madrid per sbarcare in Italia, dove accetta la corte di Mircea Lucescu, allenatore del Brescia. I lombardi, neopromossi nel massimo campionato, diventano una sorta di succursale rumena: oltre a Gheorghe ci sono infatti Sabau, Raducioiu e Mateut.

L'impatto con il calcio italiano non è dei migliori, con un'espulsione all'esordio contro il Napoli, ma presto Gica prende per mano le Rondinelle. Il campionato è tuttavia altamente competitivo e alla fine in 11 punti sono racchiuse ben 14 squadre. Fra le vittime del livello del torneo c'è anche la Leonessa, che retrocede in Serie B dopo aver perso lo spareggio contro l'Udinese.

"Ricordo sempre con affetto gli anni in biancazzurro, - dirà - Lucescu aveva costruito una bella colonia".

Il 'Maradona dei Carpazi' non va oltre 5 reti in 31 presenze, cionostante gli estimatori non gli mancano: nel 1993 lo cercano alcuni club, lui però dice di no e con un moto d'orgoglio decide di scendere in Serie B per riportare il Brescia nel massimo campionato.

”Avevo alcune offerte in estate, ma non sono un codardo”, spiegherà sulla sua scelta.

In Serie B è la mente e l'anima della squadra che si piazza al 3° posto dietro la Fiorentina e il Bari e torna nella massima serie. Nella primavera del 1994 trascina i lombardi alla vittoria del Trofeo Anglo-Italiano, con il successo in finale a Wembley sul Notts County.

Hagi realizza 9 goal in 30 gare di B, in estate sembra fatta per il passaggio al Napoli, ma Corioni si impunta e non se ne farà nulla. Gica torna così in Spagna, il presidente lo aveva promesso al Barcellona.

"Dovevo essere io l’erede di Maradona, - racconterà - avevo riportato il Brescia in serie A come promesso a Corioni, ma disse di no perché aveva ormai deciso di cedermi al Barcellona. Certo c’era Cruiff in panchina, un altro mio idolo, ma mi arrabbiai con i dirigenti del Brescia".

GHEORGHE HAGI FC BARCELONA 09241994Getty

AL BARCELLONA DEL SUO IDOLO CRUIJFF

In Catalogna Hagi gioca due stagioni, ma è impiegato con il contagocce. Gica è l'uomo giusto al momento sbagliato, il 'Dream Team' è in fase calante ed evidentemente la Spagna non è nel suo destino, anche se quando va in campo offre prestazioni elevate. 

"Cruijff - ricorderà - non mi faceva giocare sempre, ma era senza dubbio il migliore. Lavorando con lui ho raggiunto il massimo assoluto".

Vince soltanto la Supercoppa di Spagna del 1994. Vive anche uno dei Classici più difficili di sempre per i catalani, quello del 5-0 inflitto dal Real nel gennaio 1995, e dopo 11 goal in 51 presenze, nel 1996, ormai trentunenne, quando tutti lo considerano un campione sul viale del tramonto, accetta la proposta del Galatasaray e si trasferisce in Turchia.

'RE' AL GALATASARAY

Quando nessuno vuole più scommettere su di lui, Fatih Terim affida ad Hagi un ruolo chiave nel suo Galatasaray, quello di rifinitore per Hakan Sukur e le punte che lo affiancano. Pur non avendo più l'accelerazione palla al piede dei tempi migliori, a Istanbul il numero 10 trova la giusta serenità e il suo rendimento è altissimo. Hagi torna ad essere 'Regele'.

Vince 4 campionati, 2 Coppe di Turchia e 2 Supercoppe turche, ma, soprattutto, una Coppa UEFA e una Supercoppa europea. Nel 1999/00 battendo 3-2 il Milan nel girone di Champions League, il Galatasaray conquista il diritto al ripescaggio in Coppa UEFA.

I turchi, anche grazie alle parate di Taffarel e ai goal di Hasan Sas, spesso imbeccato in contropiede dai lanci di Hagi, eliminano nell'ordine Bologna, Borussia Dortmund, Maiorca e Leeds. In finale il confronto più duro li vede opposti all'Arsenal. La partita è tesa e combattuta, e Hagi, dopo un fallo di Tony Adams, gli rifila in tutta risposta una gomitata. L'arbitro lo espelle, ma pur in 10 contro 11 e senza il loro miglior giocatore, i turchi si impongono ai rigori.

Hagi, ancora una volta, si sente in debito per lo scherzo che gli ha giocato nuovamente il suo carattere ribelle. Così il 25 agosto 2000 vuole il riscatto. Arriva, strano gioco del destino, in un'altra Supercoppa europea, la seconda della sua carriera. Il numero 10 gioca bene, e una doppietta di Jardel consente ai turchi di aggiudicarsi il trofeo a spese del Real Madrid dei Galacticos.

Gheorghe Hagi Fatih Akyel Galatasaray 2000Getty

Nel 2001, a 36 anni compiuti, e con un bottino di 71 goal in 192 presenze con la squadra turca, il giocatore romeno più forte di sempre dice basta con il calcio giocato. Intrapresa la carriera da allenatore, ha ottenuto discreti risultati.

Nel suo palmarès da tecnico figurano una Coppa di Turchia con il Galatasaray e un campionato, una Coppa nazionale e una Supercoppa conquistati in patria sulla panchina del Viitorul Costanza, la squadra che durante il regime era stata del dittatore Nicolae Ceausescu. Ha guidato anche Bursaspor, Steaua Bucarest e Politehnica Timișoara, e segue con interesse la carriera di suo figlio Ianis, che dopo aver stentato ad affermarsi, sembra ora essere riuscito a imporsi anche a livello internazionale con i Rangers e la Romania.

Pelé ha inserito Gica nel FIFA 100, la lista dei 125 giocatori viventi più forti al Mondo, e dopo esser stato per sette volte Calciatore rumeno dell'anno, è stato anche nominato recentemente anche Calciatore rumeno del secolo. A conferma che da quelle parti, prima e dopo di lui, una classe così cristallina non l'hanno mai vista.

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