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Gattuso RangersGoal

Dalla fuga, al soprannome di Braveheart: l’avventura di Gattuso ai Rangers

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A volte le storie più belle possono iniziare nella maniera più bizzarra, ma quante di esse si sono aperte con una denuncia di scomparsa? Probabilmente poche, ma se il protagonista della storia in questione è Rino Gattuso, ovvero uno che nella sua carriera di calciatore ha più volte dimostrato che l’impossibile spesso può diventare possibile, la cosa diventa meno sorprendente.

E’ l’8 aprile 1997, un martedì per la precisione, quando Alessandro Gaucci, ovvero l’amministratore delegato del Perugia, raggiunge il più vicino commissariato di polizia. Lui e i tanti uomini che lavorano per lui, hanno perso le tracce di un ragazzo che, dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile del club umbro, da qualche tempo si è anche affacciato in prima squadra, esordendo prima in Serie B e poi totalizzando otto presenze in Serie A.

Quel ragazzo è appunto Gattuso e di lui sono in molti a parlare come di un potenziale giocatore di buon livello. E’ stato scelto dal Perugia dopo che il Bologna l’aveva scartato a dodici anni e in Umbria si è imposto a livello giovanile, vincendo tra l’altro due Scudetti consecutivi con la Primavera. Non è dotatissimo dal punto di vista tecnico, ma è resistente, forte dal punto di vista fisico, non si ferma mai e in campo sprigiona una carica agonistica come in pochi avevano fatto prima di lui. Ha insomma tutte le qualità del buon mediano, anzi dell’ottimo mediano, visto che anche all’estero si sono già accorti di lui.

Quando Alessandro Gaucci si reca in commissariato, lo fa avendo probabilmente un’idea di dove Gattuso possa trovarsi in quel momento. Poche settimane prima infatti dalla sede dei Glasgow Rangers era arrivata la richiesta di iniziare una trattativa per il trasferimento del ragazzo. Il Perugia non vuole rinunciare al suo gioiello e ad una delle colonne della Nazionale U18, quindi decide di non rispondere nemmeno. Gli scozzesi, che sono generalmente restii ad arrendersi di fronte alla prima difficoltà, quindi ci riprovano e questa volta rivolgendosi direttamente alla FIGC.

Gattuso PerugiaGetty

La questione è semplice: Gattuso è formalmente un giocatore del Perugia, ma non ha mai firmato un contratto da professionista. È vincolato sì, ma solo a livello giovanile e da questo punto di vista la normativa è colma di lacune. Quando i Rangers capiscono che con la famiglia Gaucci non c’è verso di trattare, si rivolgono quindi direttamente al ragazzo e la proposta è di quelle irrinunciabili: 500 milioni di lire a stagione e considerando che c’è anche un’opzione per i successivi tre anni, il tutto si potrebbe tradurre nella cifra tonda di 2 miliardi.

La Scozia è lontana ed è probabilmente quanto di più diverso ci sia dalla sua Calabria, ma Gattuso non impiega molto tempo a spazzare via i possibili dubbi. Tra l’altro, qualora ce ne fosse bisogno, a ricordargli come stanno le cose è il papà Franco che, da ex giocatore di Serie D, gli ha trasmesso l’amore per il calcio, gli ha regalato il primo pallone e soprattutto gli ha insegnato che nella vita, come sul campo, spesso è meglio essere pratici.

“Devo tanto a Perugia e alla famiglia Gaucci, mi hanno permesso di diventare uomo. Non avevo però un contratto e non guadagnavo una lira e quindi non potevo rifiutare l’offerta che ci era arrivata dalla Scozia. Se l’avessi fatto mio padre mi avrebbe preso a calci nel culo…”.

Quando a Perugia si accorgono che Gattuso non si è presentato all’allenamento e che di lui si sono perse le tracce, non possono ancora sapere che in realtà lui ha fatto la valigia in fretta e furia, è scappato da una finestra dell’appartamento nel quale viveva (di proprietà del club) ed ha già preso il primo volo che lo condurrà verso quell’avventura che cambierà per sempre il volto della sua carriera.

A venti anni non ancora compiuti si ritrova così al centro di un caso internazionale. Si merita le prime pagine di tutti i giornali ed anche i Tg iniziano ad occuparsi di lui. Diventa l’uomo simbolo di un calcio che sta cambiando, oltre che di una vicenda che vede le società praticamente impossibilitate a difendere i propri gioielli. La situazione si fa sempre più ingarbugliata: il Perugia oltre a rivolgersi alla FIFA e alla UEFA si gioca anche la carta degli obblighi di leva ancora da assolvere, ma di fatto tutti sanno che le speranze che il trasferimento venga reso nullo sono vane.

Gattuso tornerà a far sentire la sua voce qualche giorno dopo e questa volta lo farà direttamente da Glasgow.

“Non capisco il Perugia. Sapevano del contratto con i Rangers. Ovviamente non volevano che accettassi, ma io qui mi sono sistemato per la vita. Prima di partire abbiamo verificato tutte le norme e riguardo alla denuncia per scomparsa posso solo dire che non sono minorenne. Anche quella del militare è una questione superata, perché qui ho un contratto di lavoro che prevede il rinvio della chiamata”.

Gattuso diventa quindi una sorta di 'Bosman italiano' e, sebbene i Rangers dovranno attendere due mesi prima di poter ricevere l’ambito transfer, quando a giugno tornerà in Scozia lo farà con un unico obiettivo: imporsi.

A rendere più semplice l’adattamento in un mondo così lontano dal suo ci sarà una vera e propria colonia di italiani. I Rangers infatti si assicurano anche Lorenzo Amoruso (che poi diventerà il capitano della squadra), Sergio Porrini, Marco Negri (che in Scozia si rivelerà un bomber dalle medie realizzative inimmaginabili) e quel Gigi Riccio che con lui era partito da Perugia e che si rivelerà il compagno d’avventura di una vita, visto che poi lo seguirà anche nelle sue esperienze da allenatore.

Tra le stelle di quei Rangers ci sono anche alcune vecchie conoscenze della Serie A come Brian Laudrup e Paul Gascoigne. Il primo, ex Fiorentina e Milan, lo accoglierà quasi divertito, il secondo, genio tormentato del calcio inglese ed ex Lazio, lo metterà fin da subito sotto la sua ala protettiva.

“Rino non capiva una parola di inglese. Quando correva grugniva. Non parlava con nessuno e quindi finiva per essere massacrato dagli altri. Gazza lo schiaffeggiava per farlo calmare. Era divertente, ma quando giocava faceva sempre la sua parte. Era aggressivo, voleva sempre vincere. Non era il giocatore più talentuoso al mondo, ma è stato la dimostrazione che con la volontà puoi ottenere successo”.

gattuso rangerssocial media

Il rapporto con i compagni è quindi eccellente - (“Gascoigne mi accolse facendo i bisogni nei miei calzini, ma aveva grande cuore e mi diede tanti consigli che mi aiutarono ad ambientarmi ”) - ma soprattutto a credere in lui è Walter Smith. L’allenatore.

“Vediamo, dobbiamo verificare quali sono le sue doti. Intanto vogliamo tenerlo fino al termine della stagione, poi in base ai suoi progressi prenderemo una decisione. Non ho dubbi sulle sue qualità e se tutto andrà come immagino, gli offriremo un contratto a lungo termine”.

In realtà Smith Gattuso lo conosce alla perfezione. L’ha fatto osservare ed ha visionato decine di videocassette con le sue partite. Quando quindi il ragazzo arriva a Glasgow ha già un piano preciso per lui. Oltre che un posto in prima squadra già pronto.

“E’ stato come un secondo padre per me. Mi ha dato la possibilità di giocare in una grande squadra e per questo motivo sarà sempre nei mio cuore. Ho imparato tanto da lui”.

Per Gattuso prendere confidenza con il calcio scozzese non è un problema. In Scottish Premier Division si corre tanto, si lotta, si usano le maniere dure anche quando non serve e nessuno si lamenta con l’arbitro se viene messo giù. E’ una sorta di paradiso calcistico per chi come lui ha sempre fatto dell’agonismo quasi una religione.

In campo è inarrestabile e una volta guadagnati i galloni da titolare non li lascia più. I tifosi dei Rangers lo adottano e gli affibbiano il soprannome di Braveheart (una cosa non da poco in Scozia) e se le cose in campo vanno bene, fuori vanno in qualche modo anche meglio.

Vivere a Glasgow non è facile per chi è cresciuto al sole della Calabria, ma il giovane Rino trova anche in Scozia il suo angolo di Italia. Va spesso a ‘La Rotonda', dove Mario e Pina gli propongono i piatti che più ama. Lì conosce anche la figlia dei signori Romano, si chiama Monica ed inizia a frequentarla. Sarà la cosa più importante che gli capiterà nel corso di quell’esperienza scozzese, visto che quella ragazza diventerà poi sua moglie.

La sua prima stagione ai Rangers si chiuderà con un secondo posto in campionato ed una finale di Coppa di Scozia e, quando tutto lascia pensare che quella successiva possa essere l’annata della riscossa e dei primi trofei importanti messi in bacheca, qualcosa si rompe.

Il club decide infatti di affidare la panchina a Dick Advocaat e Gattuso si ritroverà orfano del suo ‘secondo padre’, oltre che dell’allenatore che prima di tutti ne aveva intuito le straordinarie potenzialità. L’allenatore olandese vede in lui un difensore e la cosa ovviamente non può funzionare.

“I problemi nacquero quando mi chiese di spostarmi in difesa. Iniziai la stagione giocando in quel ruolo, ma intanto avevo chiesto al mio procuratore di guardarsi attorno”.

Gattuso viene notato da diversi club inglesi, ma sente che dopo un anno è arrivato il momento di tornare in Italia. Potrebbe approdare in Premier League, ma sceglie la Salernitana e nel momento in cui appone la firma sul contratto che lo riporterà in Serie A, diventa, dall’alto dei nove miliardi che è costato, il giocatore più caro della storia della società.

In molti vedono in quella scelta un passo indietro, in realtà sarà il primo passo verso il capitolo più importante della sua vita.

A Salerno, dove diventerà immediatamente un beniamino dei tifosi, avrà modo di confrontarsi con la Serie A e di guadagnarsi le attenzioni del Milan. Il resto è storia.

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