La città di colui che come nessun altro è riuscito a raccontare l’’ Inferno ’, il suo inferno, fortunatamente solo calcistico, l’ha vissuto nel 2002 . Quanto accaduto a Firenze in quell’annata per molti versi indimenticabile, non ha nulla a che fare con il capolavoro di Dante Alighieri ma, per lunghi mesi, il mondo Fiorentina si è trasformato nel primo di quei Tre Regni visitati dal Sommo Poeta nel corso del suo lungo viaggio ultraterreno.
La discesa agli inferi della Fiorentina era in realtà iniziata molto prima ed i sentori che qualcosa che fino a poco prima era anche solo lontanamente immaginabile, si ebbero paradossalmente pochi giorni dopo la conquista di quello che ancora oggi è l’ultimo trofeo sollevato al cielo da un giocatore gigliato.
E’ il 13 giugno 2001 quando i viola vincono la sesta Coppa Italia della loro storia. La data sarebbe di quelle da ricordare, ma a Firenze in pochi hanno realmente voglia di festeggiare. Iniziano a farsi sempre più insistenti le voci di una società con forti problemi economici e c’è già chi inizia a parlare di un possibile smantellamento della rosa. Quelli che erano inizialmente rumors diventano presto timori più che fondati e il 26 giugno, a meno di due settimane dal grande traguardo raggiunto, arriva la conferma: i sindaci revisori certificano un buco di bilancio da 315 miliardi di lire .
La scialuppa di salvataggio della Fiorentina diventa il calciomercato. Il club gigliato cede i suoi suoi uomini più rappresentativi, ovvero Francesco Toldo e Manuel Rui Costa , al Parma, ma qualcosa non va per il verso giusto. I due sono pronti a salutare la città e la squadra che tanto amano, ma vogliono essere loro a decidere del futuro. Entrambi ripartiranno da Milano, ma da sponde diverse: il portiere passa all’Inter per 55 miliardi, il fuoriclasse portoghese al Milan per 85. La rosa a disposizione di Roberto Mancini è fortemente impoverita ed il tribunale ha già avviato la procedura di fallimento, ma almeno ci sono i soldi per scendere in campo.
In realtà la stagione 2001/2002 scivolerà via tra delusioni, messe in mora, cambi di allenatore ed un via vai di dirigenti. Quando al termine del campionato i viola scenderanno in Serie B , la retrocessione è di fatto scritta da tempo, ma quello che in molti non possono sapere è che è solo l’inizio di una discesa molto più rapida di quanto spiegato. Se infatti all’apparenza la Fiorentina è un club raccontano come già totalmente concentrato sulla Serie B e sulla immediata risalita, tanto che viene anche prontamente annunciata l’intesa con il nuovo allenatore Eugenio Fascetti, la realtà racconta di una società senza i mezzi per andare avanti e di un Vittorio Cecchi Gori che tra polemiche ed accuse è costretto ad alzare bandiera bianca.
Il 23 luglio, ultima data utile per l’iscrizione al campionato cadetto, la Fiorentina viene esclusa poiché la Covisoc ha bocciato i suoi bilanci. Serve un passaggio di mano per ripartire, ma nessuno si fa vivo, il tutto fino al 29 luglio. Cecchi Gori iscrive la squadra con riserva assicurando che entro 24 ore sarebbe arrivato dalla Colombia un fax che avrebbe attestato l’esistenza di una fideiussione da 22 milioni di euro, ovvero l’esatta cifra per prendere parte al campionato. Con il passare delle ore l’attesa di fa febbrile, si parla di problemi legati al fuso orario, ma la realtà è un’altra: quell’istituto bancario colombiano non opera più da anni ed il presunto bonifico è totalmente scoperto.
GettyIl primo agosto 2002, alle 11.44, arriva l’annuncio che in un solo istante spazza via settantasei anni di storia conditi da due Scudetti, sei Coppe Italia, una Supercoppa Italiana ed una Coppa delle Coppe: il club gigliato è cancellato da ogni torneo. Il suo posto in B lo prenderà la ripescata Ternana.
Il primo club italiano a giocare una finale di Coppa Campioni ed il primo a vincere una competizione UEFA è fallito ed una città si riscopre orfana di un qualcosa che ha amato alla follia. Il tutto mentre il suo proprietario, almeno così raccontarono le cronache dell’epoca, attende una notizia scontata su uno yacht in alto mare.
A questo punto l’obiettivo è un altro: non far scomparire Firenze dalla carta geografica del calcio italiano. L’allora sindaco, Leonardo Domenici , fonda lo stesso giorno la Fiorentina 1926 Florentia , già sapendo a chi doverla affidare.
La nuova società viene iscritta alla Serie C2 e qualche giorno dopo viene acquistata da Diego Della Valle , che la capitalizza con 7 milioni di euro. Il club che moralmente raccoglie l’eredità della Fiorentina viene ribattezzata Florentia Viola e sulla carta promette grandi soddisfazioni. Firenze si riscopre con un grande imprenditore in ascesa a capo della squadra che la rappresenta, ma intanto oltre al nome originario, sono spariti anche i titoli sportivi, lo staff tecnico e i giocatori. In sostanza non ci sono nemmeno i palloni per giocare.
“A Firenze offro un calcio senza stress e senza debiti. Voglio costruire un club che vinca con un’amministrazione seria che in futuro lo renda appetibile anche ad altri azionisti. Tra quindici anni la Fiorentina non avrà i problemi che ci siamo messi alle spalle oggi”.
Se dal punto di vista societario il più era fatto, bisognava ora concentrarsi sul calcio giocato. La squadra venne affidata a Pietro Vierchowod , ex difensore anche con un passato in viola, reduce da un’unica esperienza non felicissima in panchina al Catania.
“Quando arrivai non c’era niente. Andammo a comprare magliette e palloni con il direttore sportivo, Giovanni Galli, in un negozio. Avevo solo cinque Primavera, poi iniziarono ad arrivare anche sei giocatori per volta, ma quasi tutti non erano adatti a ciò che dovevamo fare”.
Nel corso dell’estate arriveranno ben ventiquattro elementi nuovi. Alcuni di loro, come Ivan, Ripa, Traversa e Longo erano considerati un lusso per la categoria, altri erano giovani e tra essi c’era anche un certo Fabio Quagliarella (che a Firenze non riuscirà ad imporsi, tanto che pochi mesi dopo farà ritorno al Torino). Al gruppo poi si unì anche un bomber che aveva già 28 anni, ma che tra Dilettanti, C2 e C1 aveva segnato caterve di goal: si chiamava Christian Riganò , costò quasi due milioni di euro e in seguito verrà ricordato come uno degli uomini della rinascita.
A capitanare quella squadra messa insieme in fretta e furia c’è Angelo Di Livio , un giocatore che solo poche settimane prima era stato protagonista ai Mondiali di Corea e Giappone. Il suo approdo alla Fiorentina, nel 1999, fece storcere il naso a molti a Firenze, poiché era stato negli anni precedenti una delle colonne della Juventus, ma quando si trattò di riportare in vita la Viola, fu l’unico tra i giocatori a non voltare le spalle al suo club.

“Quando arrivai non immaginavo che mi sarei trovato così bene e che mi sarei affezionato così tanto a Firenze. Quello dalla Florentia Viola è stato un periodo romantico, una storia incredibile ed emozionante che racconto sempre”.
Ad accompagnare la nascita di un nuovo progetto ci sono difficoltà importanti ma anche un affetto incredibile. Firenze adotta quel gruppo di giocatori e garantisce loro un supporto che in C2 non si era mai visto. Gli abbonati per la stagione 2002-2003 saranno poco più di 18mila, ovvero numeri da Serie A, e ad ogni trasferta si ripeterà sempre lo stesso problema: dove sistemare i migliaia di tifosi al seguito della squadra in stadi spesso piccolissimi.
Una buona rosa ed i 24mila spettatori che in media si assiepano sugli spalti del Franchi, non vogliono però dire promozione assicurata. La rivale più accreditata dei gigliati è il Rimini di Leonardo Acori, una squadra che tra le sue fila può contare giocatori di buonissimo livello come Sergio Floccari ed Adrian Ricchiuti .
Il campionato della Florentia si aprirà con un pareggio interno contro il Forlì, poi ne arriverà un altro a suo modo storico sul campo della Sangiovannese : sarà infatti Masitto , in pieno recupero, a realizzare il primo goal della nuova era viola e ad evitare una sconfitta che avrebbe portato al firma del grande ex Ciccio Baiano.
Al terzo tentativo arriverà il primo successo (5-1 al Franchi con i primi goal fiorentini di Riganò) e la strada imboccata sembra quella giusta almeno fino alla settimana giornata, quando a Firenze arriva proprio il Rimini : 2-1 per gli ospiti e l’inizio della crisi. Perso lo scontro diretto, la Florentia si smarrisce e dopo un’altro ko a Grosseto, si decide per la svolta: Pietro Vierchowod viene sollevato dall’incarico . Sarà il primo esonero del ciclo Della Valle.
“Una decisione tanto sofferta quanto inevitabile. L’obiettivo è tornare in Serie A, vincendo e giocando bene. Tutto questo non si stava verificando e siamo intervenuti prima che la situazione precipitasse”.
La squadra viene affidata ad Alberto Cavasin , tecnico emergente che è reduce da due salvezze in Serie A con il Lecce e che può vantare una Panchina d’Oro. Ripartire non sarà semplice e i punti nelle prime tre uscite saranno solo quattro, ma da una sfida a Brescello la situazione cambia totalmente. La Florentia inanella otto vittorie di fila che la riportano nelle zone alte di classifica e a gennaio si rinforza con altri dieci giocatori (tra i quali anche un giovanissimo trequartista del quale in Toscana si parla come di un futuro campione: Alessandro Diamanti).
E’ il 24 febbraio quando al Romeo Neri va in scena la partita contro i rivali del Rimini . Riganò e Bismark segnano nella ripresa i goal che varranno i tre punti che vorranno dire inizio della volata finale. Gli uomini di Acori perderanno slancio, mentre quelli di Cavasin scapperanno via. Il 27 aprile 2003, in un Franchi preso d’assalto da oltre 40mila tifosi, festeggeranno la promozione con due turni d’anticipo dopo aver travolto il Savona.
Per alcuni giorni Firenze tornò a guadagnarsi le luci della ribalta. Ad essere raggiunto era solo stato l’approdo in C1, ma tanto bastò per catapultare di nuovo i gigliati sulle prime pagine dei giornali e nei servizi dei programmi televisivi più importanti.
Il 15 maggio successivo la famiglia Della Valle acquisterà, per poco più di due milioni di euro, il marchio, i colori sociali ed i titoli sportivi della Fiorentina . La vecchia Viola era rinata ed era pronta a dire la sua in un campionato di Serie C1 che non giocherà mai. Il famoso ‘ Caso Catania ’, il fallimento del Cosenza e l’allargamento della Serie B a 24 squadre, portarono ad un clamoroso ripescaggio per meriti sportivi che allora fece discutere non poco.
A quel punto la Florentia Viola era solo un ricordo, ma se non fosse stato per quella squadra e per gli uomini che l’hanno composta, la Fiorentina come la conosciamo oggi probabilmente non ci sarebbe.
Alcuni di essi hanno poi avuto carriere importanti, altri magari si sono persi nei meandri delle categorie non di primissimo livello. Quello che è certo è che hanno vissuto un anno indimenticabile, un anno nel quale si sono guadagnati un posto nei cuori viola al pari di fuoriclasse del calibro di Hamrin, Montuori, Antognoni, Baggio, Batistuta e Rui Costa. L’hanno fatto senza giocare per la Fiorentina, ma vestendo la maglia della Florentia Viola, una compagine che ha giocato un solo campionato, ma che quel campionato l’ha vinto .


