Il calcio ha raccontato molte volte di amori finiti male, di storie iniziate nel segno della passione ma che poi sono giunte ad una conclusione che nessuno avrebbe nemmeno potuto immaginare. Lo sa bene Delio Rossi e lo sa bene anche la Fiorentina, due anime che si unirono con lo scopo di crescere insieme, ma che videro il loro cammino interrompersi in un modo che ha probabilmente condizionato la carriera del primo e che avrebbe potuto cambiare la storia della seconda.
E’ il 7 novembre 2011 il giorno in cui il tecnico inizia un’avventura che, cosa che lui non può sapere, si trasformerà nel più classico dei bivi. E’ reduce da annate di alto livello vissute tra Lazio e Palermo ed è semplicemente considerato tra i migliori in Italia quando gli viene assegnato un compito non semplice: riportare i gigliati dove meritano.
Tocca a lui sostituire Sinisa Mihajlovic sulla panchina della Fiorentina dopo un inizio di campionato che ha portato in dote appena 12 punti in 10 partite, ma il suo a Firenze non è un approdo come tutti gli altri. Rossi arriva in riva all’Arno semplicemente a furor di popolo, è lui infatti l’uomo preteso a gran voce dalla piazza per ripartire. La folla che lo attende al Franchi e che gli dedica i primi cori, gli regala quel ‘benvenuto’ che di solito è riservato a pochi: sembra l’inizio di una favola, la storia dirà che le cose andranno in maniera diversa.
I mesi scivoleranno via senza acuti e senza quei risultati che in molti si sarebbero aspettati. La Fiorentina si riscopre squadra che deve lottare per la salvezza, del bel calcio di Delio Rossi non si vede neanche l’ombra, e quando a metà marzo arriva anche l’umiliante sconfitta per 5-0 contro gli ‘odiati’ rivali della Juventus tra le mura amiche del Franchi, inizia a prendere vigore una voce clamorosa: il tecnico è vicino all’esonero, sta per tornare Mihajlovic.

La Fiorentina in realtà decide di non arrendersi alla paura e conferma piena fiducia al suo allenatore, ma intanto le inseguitrici hanno iniziato a correre e la classifica si fa sempre più pericolosa. E’ in questo contesto che si arriva al 2 maggio 2012 e ad una serata che nessun tifoso gigliato dimenticherà mai.
I viola giocano in casa contro un Novara già con un piede in Serie B e tutti si aspettano quella vittoria che vorrebbe dire salvezza, ma gli ospiti non ci stanno a vestire i panni della ‘vittima sacrificale’: prima passano in vantaggio con Jeda, poi al 30’ raddoppiano con Rigoni. Sul Franchi cala il gelo. I tifosi trovano solo la forza di fischiare, Delio Rossi di sostituire Ljajic, un minuto dopo, con Ruben Olivera.
Il talento serbo torna verso panchina visibilmente deluso e nel prendere posto tra i suoi compagni, applaude ironicamente il tecnico che prima gli urla qualcosa e poi gli si avventa contro colpendolo con diversi pugni. Solo l’intervento dei tanti presenti riuscirà a placare la furia di un Rossi che poi tornerà a dirigere la squadra da bordo campo come se nulla fosse accaduto, il tutto mentre le immagini che lo vedono protagonista stanno già facendo il giro del mondo.
La Fiorentina pareggerà quella partita grazie ad un sussulto d’orgoglio e ad una doppietta di Montolivo, ma il destino del tecnico è ormai segnato.
“Ci sono cose sulle quali non transigo: il rispetto alla mia persona, alla squadra, ma soprattutto alla mia famiglia. E’ successo un qualcosa che è andato a toccare queste situazioni. Ljajic si è rivolto a me dicendomi ‘Bravo maestro, fai il fenomeno’. Gli ho detto che non si doveva permettere e lui mi ha offeso in serbo. Io ho allenato tanti giocatori serbi ed ho capito che ha detto ‘Vai nella fi… di tua madre’, al quel punto non ci ho visto più”.
Nel momento stesso in cui colpiva il suo giocatore, Rossi diceva per sempre addio alla panchina della Fiorentina. A fine gara, ai microfoni dei cronisti, si presenterà un Andrea Della Valle provato come non mai. Nei suoi occhi c’è una scena terrificante, nella sua mente c’è probabilmente la sensazione che la stagione sia volata via insieme a quei cazzotti.
“Rossi è una persona mite, ma abbiamo deciso di esonerarlo. Crediamo in certi principi, non possiamo tirarci indietro. Ha chiesto scusa, ci ha detto le sue motivazioni, ci siamo confrontati. Non doveva succedere tutto questo. Se davvero il giocatore ha insultato il tecnico, agiremo. Anche lui sarà punito. Domani intanto comunicheremo il nome del nuovo allenatore”.
La panchina verrà affidata al team manager Vincenzo Guerini che vincendo all’esordio sul campo del Lecce diretto concorrente, nonostante numerosissime assenze, regalerà alla Fiorentina gli ormai insperati punti salvezza condannando i salentini alla retrocessione.
Quella partita Ljajic - che ha sempre negato di aver offeso il suo allenatore ("chiedo la prova Tv, se dimostrano il contrario smetto di fare il calciatore") - non la giocò perchè messo fuori rosa, mentre la vide probabilmente solo da casa Delio Rossi che venne squalificato per tre mesi per “condotta inconsulta, tanto violenta quanto imprevedibile, la cui gravità non può essere attenuata dalla tensione emotiva generata da una delicata fase agonistica".
GettyLe strade dei due si incroceranno non molto tempo dopo, quando il giovane serbo è ormai diventato un punto di forza della Fiorentina ed il tecnico è ripartito dalla Sampdoria. Ad imporsi a Marassi saranno i gigliati grazie anche ad una doppietta di Ljajic che nell’esultare si portò il dito alla bocca. Dopo il triplice fischio dirà che la cosa non era diretta a Rossi, ma di fatto ormai la cosa contava poco.
“Non ho nulla contro la Fiorentina e men che meno contro Ljajic. Non ci siamo salutati, ma è come se l’avessimo fatto. Ho già chiesto scusa a lui e a tutti. E’ un ragazzo giovane che sta maturando. Oggi gli faccio solo i complimenti”.
Fiorentina-Novara doveva essere una partita come tante altre: non lo fu per nessuno dei due.


