Base del discorso: l’accostamento con Claudio Marchisio non ha motivo di esistere. Certo, il paragone in termini di percorso è valido, ma che FabioMiretti assomigli calcisticamente al Principino non corrisponde alla realtà dei fatti.
I Vecchi Saggi sostengono che, rispetto all’ex 8 juventino, il 18enne centrocampista saluzzese abbia potenzialmente più tecnica ma meno capacità difensive. Anche perché, stando ai racconti di famiglia, il baby gioiellino bianconero studia assiduamente i movimenti di Kevin De Bruyne, stella imprescindibile del Manchester City e della nazionale belga.
La strada per arrivare al fenomeno di Drongen è lunga, lunghissima. Detto ciò, sebbene il discorso sia da recintare all’interno della linea verde, la sensazione è che Miretti abbia tutto – ma proprio tutto – per diventare un calciatore di livello: qualità, personalità e testa. Ingredienti fondamentali per sognare in grande, e da grande, magari rigorosamente a tinte bianconere.
Perché questi colori, ormai, per Fabio sono diventati pura quotidianità. Basti pensare che parliamo di un ragazzo arrivato all’undicesima stagione all’ombra della Mole, con all’attivo tutta la trafila vissuta all’interno del mondo Juve, fino a diventare capitano della Primavera ed esponente illustre dell’Under 23.
Getty ImagesUn piccolo-veterano che, scherzi del calciomercato, sarebbe potuto finire dall’altra parte della città. Il Torino, in passato, ci ha provato. Eccome. Ma la volontà del diretto interessato, già convinto dei suoi mezzi in tenera età tra i primi calci all’Auxilium Saluzzo e il passaggio al Cuneo 1905, è stata chiara fin dal principio: Juventus. Accontentato.
Miretti analizza i movimenti di De Bruyne, ma non sottovaluta minimamente la bontà della materia presente alla Continassa. Nome e cognome: ManuelLocatelli. Da una parte un profilo approdato nel capoluogo piemontese all’insegna della progettualità. Dall’altra un talento allo stato puro chiamato, gradualmente, a prendersi un giorno la Juve. Il risultato? Consigli e stima reciproca.
D’altro canto, passo dopo passo, Fabio è arrivato in pianta stabile in prima squadra, complice la forte emergenza che ha condizionato, e non poco, la linea metodista. Out il lungodegente McKennie, out per diverse settimane Zakaria, out ultimamente Arthur. Insomma, Massimiliano Allegri – nelle esercitazioni – s’è dovuto affidare anche al settore giovanile. Ma guarda un po’, con Miretti in prima linea.
Da qui, giustappunto, il debutto all’Allianz Stadium in Champions League contro il Malmo datato 8 dicembre 2021. Qualificazione in tasca, vittoria caratterizzata dal lampo di Kean, ingresso di Miretti al posto di Bentancur in pieno recupero. Certo, non un minutaggio probante, ma pur sempre un’emozione. E che emozione. Poi, più recentemente, l’esordio in Serie A con la Salernitana. Altro giro, altro ingresso nel recupero: questa volta per Cuadrado. Poi finalmente la prima da titolare, il primo maggio 2022, contro il Venezia all'Allianz Stadium. In regia, con Rabiot e Zakaria a fargli da scudo.
Soprannominato “Ciko” dagli affetti più cari, nato il 3 agosto del 2003, Miretti a gennaio è stato blindato dalla Vecchia Signora al 2026. Un modo per responsabilizzare il ragazzo e, al tempo stesso, per spegnere le ardite ambizioni altrui. In quanto i sondaggi non sono mancati. Dalla Bundesliga alla Premier League, passando per la Ligue 1. Nulla da fare, la dirigenza bianconera non ha voluto tergiversare.
Ora? Si preme ininterrottamente sull’acceleratore, alla ricerca della specializzazione tecnico-tattica. Miretti può giocare ovunque a centrocampo, ma la sensazione è che in qualità di mezz’ala possa trovare la consacrazione, nonostante anche come play le prestazioni siano sempre state di livello. C’è chi dice che in Serie A, pensando alle mosse del domani, qualche società abbia già chiesto informazioni alla Juve. Che, ed è bene specificarlo, non ha la benché minima intenzione di perdere un talento di tale portata. L’evoluzione passa dalla gradualità, senza forzare il futuro. Il meglio deve ancora venire. E arriverà.


