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Fabio Liverani, la mente del centrocampo: da tifoso della Roma a pilastro della Lazio e tecnico emergente

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Da calciatore prima e allenatore poi gli è sempre piaciuto cambiare e fare tante esperienze diverse. Fabio Liverani, oggi tecnico emergente, in cerca di una nuova possibilità dopo l'ultima deludente avventura con il Parma, da calciatore è stato un talento che rischiava di restare inespresso e che invece con il lavoro e l'abnegazione è riuscito a scalare le categorie e ad affermarsi in Serie A, raggiungendo anche la Nazionale italiana.

LE GIOVANILI E LA SERIE A SFIORATA A CAGLIARI

Fabio Liverani nasce a Roma il 29 aprile 1976 nell'ospedale di San Giovanni. Fin da piccolo impara ad apprezzare il pluralismo culturale e apprende il rispetto per chi ha visioni e idee differenti, valori, questi, che sono praticamente insiti nei suoi geni.

"Mio papà Ezio era italiano e cristiano,e faceva il commerciante, - racconta ad 'Avvenire' nell'aprile 2017 - mia madre Halima, invece, era una musulmana somala di Mogadiscio rifugiata in Italia nel 1967".

La famiglia materna era fuggita dalla Somalia a seguito del colpo di Stato militare che rovesciò la Repubblica per portare al potere il generale Siad Barre. Suo nonno era stato un ministro del governo somalo.

Fabio trascorre i primi anni di vita nel quartiere di Casalotti, per poi trasferirsi a Torpignattara. Dopo di lui nascono Cristiano e Renato, i suoi fratelli minori. La passione per il calcio sboccia fin dalla tenera età.

"Ho vissuto la mia infanzia all’oratorio Pio XI, quartiere Tuscolano, sotto la guida di don Duranti".

Tutti si accorgono che quel bambino con la carnagione mulatta è portato per il pallone, e il successivo passo è l'iscrizionealla Scuola calcio Romulea. Lo accompagna mamma Halima. Per arrivare al campo dove si svolgono gli allenamenti, che si trova dietro San Giovanni, deve prendere due autobus, il 409 e l'85. Inizialmente la famiglia corrisponde alla società una retta di 360 mila Lire.

Sarà anche l'unica, perché dirigenti e istruttori si accorgono di avere tra le mani un bambino di grande talento e successivamente lo esentano dal pagarne altre.Alla Romulea, con cui gioca dai 6 ai 13 anni, avviene uno degli incontri decisivi per la sua carriera: quello con il tecnico Lanfranco Barbanti, maestro di vita prima che allenatore.

Fin da giovanissimo Fabio è un tifoso della Roma, e non nasconde la sua fede calcistica. Barbanti lo porta alla Lodigiani sul finire degli anni Ottanta, e qui inizia il percorso che lo porterà fino alla Nazionale. Seguono due brevi esperienze nelle Giovanili del Palermo, sempre con Barbanti, e successivamente in quelle del Napoli, dove è voluto da Giorgio Perinetti. All'età di 15 anni perde prematuramente suo padre Ezio.

"Napoli è una delle piazze più importanti del panorama calcistico italiano.- ha dichiarato nel 2014 a 'IamNaples.it' -Mi volle Perinetti, che all’epoca faceva parte della dirigenza azzurra, ma nel corso della stagione seguente, cambiando i quadri societari, furono fatte scelte diverse. Arrivarono Ottavio Bianchi e Domenico Casati ed io andai a Cagliari". 

Fabio Liverani Cagliari Allievi Nazionali 1993/94Stefano Medda Blog

Liverani varca dunque il Tirreno per indossare la maglia rossoblù. Il presidente Massimo Cellino lo vuole per rilanciare il Settore giovanile dei sardi. Firma un triennale al minimo e compie il salto di qualità definitivo.

Fa un anno di Allievi Nazionali e due con la Primavera, ottenendo importanti risultati quando ritrova proprio il suo maestro. Il Cagliari di Barbanti raggiunge infatti i quarti di finale del Campionato Primavera nel 1995/96, superato soltanto ai rigori dalla Fiorentina di Amoroso e Cristiano Zanetti.

Il Cagliari di Barbanti sorprende anche al 48° Torneo di Viareggio. Supera la prima fase, nella quale proprio Liverani è protagonista assoluto con 3 goal pesanti: firma l'1-1 con il Padova e, soprattutto, la storica doppietta con cui i giovani sardi superano 2-1 il Bayern Monaco.

Il suo mancino fa già notizia, ma essendo troppo lento per fare la seconda punta e non avendo la propensione al sacrifico dell'ala pura, in quegli anni in cui imperversa come un dogma il 4-4-2 gioca da trequartista o mezzala offensiva con il numero 10 sulle spalle.

L'altro interno della squadra è un ragazzo che come lui farà un importante carriera: il suo nome è Enzo Maresca, mentre il suo sostituto è Davide Carrus, che arriverà anche lui a giocare in Serie A, come l'attaccante siciliano Paolo Tribuna. Non così Liverani, che per un mix di prudenza e decisione mancherà l'appuntamento con il massimo campionato già in quella stagione.

Fa il ritiro estivo con la Prima squadra guidata da Giovanni Trapattoni, che lo porta alcune volte in panchina e gli preannuncia che lo farà debuttare a Roma all' Olimpico contro la Lazio. Ma sfortuna vuole che quella settimana gli arrivi una squalifica con la Primavera. Potrebbe ugualmente giocare se il successivo impegno si disputasse di sabato, visto che la Prima squadra è impegnata domenica, ma anche la squadra di Barbanti quella settimana è impegnata di domenica e quindi Liverani deve restare obbligatoriamente fermo. Successivamente con l'arrivo di Bruno Giorgi le possibilità di un esordio nel massimo campionato si riducono e a partire dalla stagione 1996/97 il giocatore romano lascerà la Sardegna per iniziare la sua gavetta in Serie C1.

"A Cagliari ero tenuto in grande considerazione. - ricorderà Fabio - Facevo parte della squadra Primavera, ma l’allora tecnico Trapattoni mi utilizzava in pianta stabile durante le sessioni di allenamento, fui anche convocato per il ritiro. L’esonero di mister Giovanni Trapattoni cambiò un po’ le carte in tavola e trovando meno spazio cercai di trovare una situazione di maggiore visibilità e operatività”.

Fabio Liverani Viterbese Serie C1 1999/00Wikipedia

DALLA SERIE C ALLA SERIE A CON IL PERUGIA

Nonostante sia il talento più luminoso della Primavera rossoblù, Cellino non gli offre garanzie e Liverani preferisce ripartire dal basso. Firma così per la Nocerina, in Serie C1, collezionando le prime presenze da professionista. Passa poi a gennaio alla Viterbese, scendendo ulteriormente di categoria, in Serie C2. 

Per il mancino romano è la svolta decisiva. Con i laziali nella stagione 1998/99 vince il campionato di Serie C2. L'anno seguente si conferma anche in Serie C1, nonostante la stagione sia particolarmente travagliata per la squadra, con il presidente Luciano Gaucci che cambia 5 allenatori. 

Proprio il vulcanico patron, presidente dal 1998, dopo 18 goal in 104 presenze con la maglia gialloblù nel 2000 decide che è giunto il momento per Liverani di misurarsi con la Serie A e lo porta nel suo Perugia, dove trova un tecnico come Serse Cosmi pronto a valorizzarlo. Nel Grifone Liverani si afferma con i suoi lanci millimetrici per i compagni, la grande visione di gioco e una certa abilità sui calci di punizione.

Il giocatore, che quando arriva è molto magro e soffre gli interventi decisi e i falli degli avversari, si struttura fisicamente e cambia progressivamente il suo raggio d'azione, trasformandosi da fantasista a regista di grande qualità.

"Mi ha trovato - dichiara a 'La Repubblica' - una diversa posizione in campo, 20-30 metri più indietro rispetto a quando giocavo a Viterbo, dove ero più trequartista che centrocampista centrale. È una posizione ideale per me, mi fa stare sempre in mezzo al gioco".

Nella trasferta di Reggio Calabria è vittima di 'buu' razzistici per il colore della sua pelle. Dopo una sola stagione con 30 presenze e 2 goal, all'inizio della successiva, in cui aveva collezionato un'ulteriore rete in 2 gare, si concretizza un trasferimento che ai più sembra clamoroso alla Lazio per volontà di Sergio Cragnotti, che investe 28 miliardi complessivi, 25 miliardi cash più metà del cartellino di Berrettoni. 

Fabio Liverani Perugia Serie A 2000/01Getty Images

DA TIFOSO ROMANISTA A PILASTRO DELLA LAZIO

Liverani firma un contratto di 5 anni a 2 miliardi di Lire a stagione e approda dunque alla corte di Zoff, che aveva chiesto rinforzi ulteriori al suo presidente dopo che erano sorte le prime perplessità su Mendieta. Senonché l'accoglienza dell'ambiente biancoceleste è a dir poco gelida. I tifosi gli rinfacciano infatti la fede romanista, dopo che lo stesso centrocampista aveva festeggiato il recente Scudetto giallorosso.

La situazione rischia di precipitare quando all'odio calcistico si aggiunge quello razziale. Qualcuno imbratta i muri della città con vergognose scritte: "Liverani spia", "Liverani negro", sulla Cassia bis, la strada che porta al centro di allenamento di Formello; e poi "Bastardo giallorosso" sui muri del centro sportivo, "Liverani raus" e "Maiale romanista" in altre zone della città.

"Il colore della mia pelle? Io sono fiero di come sono", replicherà il calciatore.

Qualcuno tenta addirittura di aggredirlo, ma viene salvato dal tempestivo intervento di Alessandro Nesta, con cui resterà sempre grande amico. Senza sollevare polemiche, si rimbocca le maniche e fa ricredere i suoi detrattori sul campo. In 5 anni con la maglia biancoceleste Fabio diventa un pilastro del centrocampo dell'Aquila, con cui vince anche la Coppa Italia con una storica vittoria in finale sulla Juventus nel maggio del 2004.

Nonostante non sia rapidissimo, è calcisticamente intelligente, legge in anticipo le situazioni e col suo sinistro manda il pallone dove vuole lui. Colleziona in tutto 165 presenze e 10 goal, gioca in Champions League e in Coppa UEFA e va via soltanto nel 2006, quando il presidente Claudio Lotito non gli rinnova il contratto.

"Di solito dove arrivo accolto tiepidamente riesco a fare anche bene. - dichiara al quotidiano 'Avvenire' - Alla Lazio dopo le difficoltà iniziali, compreso il 'marchio' di tifoso romanista, sono stati cinque anni eccezionali. I ricordi di quel gruppo e di Formello li ho scolpiti nella mente e nel cuore".

Fabio Liverani Inter Lazio Serie A 2002Getty Images

LA BREVE ESPERIENZA IN NAZIONALE E I MONDIALI MANCATI

Già quando gioca nel Perugia le prestazioni di alto livello fanno entrare Liverani nel giro della Nazionale azzurra. E proprio Giovanni Trapattoni, il tecnico che voleva farlo debuttare in Serie al Cagliari quando aveva 19 anni, diventato nel frattempo Ct. dell'Italia, lo fa esordire il 25 aprile 2001, pochi giorni prima del suo 25° compleanno, nell'amichevole disputata al Curi contro il Sudafrica e vinta 1-0.

Diventa così il primo calciatore di colore di origini africane a indossare la maglia della Nazionale italiana. Liverani gioca un tempo, poi rivede il campo in altre due occasioni: il 5 settembre 2001 a Piacenza contro il Marocco (altra amichevole vinta 1-0), e cinque anni più tardi, dopo aver partecipato al preraduno per i Mondiali 2006 chiamato da Marcello Lippi, il 18 agosto 2006 nella prima amichevole con Roberto Donadoni Ct. persa 2-0 a Livorno contro la Croazia. In tutto 3 presenze senza riuscire a lasciare il segno.

Se fosse andato in Germania si sarebbe potuto laureare campione del Mondo, e quello resterà un grande rimpianto:

"Benché Lippi mi stimasse, - dirà al quotidiano 'Avvenire' - alla fine non mi convocò".

Fabio Liverani ItalyGetty

GLI ULTIMI ANNI CON FIORENTINA E PALERMO

Nell'estate del 2006 si consuma l'addio di Liverani, diventato nel frattempo capitano, alla Lazio. 

"Lotito entrava in un mondo nuovo e per lui tutto ciò che rimandava al 'vecchio', Liverani incluso, lo considerava il male assoluto. - dirà il centrocampista - Tentò anche di offrirmi un rinnovo di contratto, una proposta più di facciata per calmare la piazza, ero il capitano, avrei potuto prolungare per altri cinque anni e arrivare a dieci in biancoazzurro, ma il Presidente allora non aveva capito il Liverani uomo, prima che il giocatore".

Su di lui punta così la Fiorentina dei Della Valle, dove Cesare Prandelli gli consegna le chiavi del centrocampo. Con i viola il centrocampista romano disputa due buone stagioni, in particolare la seconda, in cui è protagonista della cavalcata della squadra viola fino alle semifinali di Coppa UEFA, che vedono i gigliati battuti ai rigori dai Rangers Glasgow. In campionato la squadra conquista un 4° posto che vale la qualificazione alla successiva Champions League.

Ma Liverani non la disputerà, perché dopo 77 presenze e 2 cambia ancora maglia, tornando al Palermo, dove era già transitato da giovanissimo. In Sicilia resta tre stagioni, e soprattutto la prima è per lui molto positiva, tanto da far dire a Davide Ballardini che Fabio è stato "il più bravo giocatore mai avuto in quel ruolo", mentre le altre due saranno condizioante da un grave infortunio al ginocchio destro, che lo costringerà a un lungo stop e dopo il quale non riuscirà più a giocare con continuità ai suoi livelli.

Perde anche i gradi di capitano, e alla fine del 2011 resta svincolato. Si accorda per due anni con gli svizzeri del Lugano, che disputano la Challenge League, la Serie B svizzera, ma già a novembre rinuncia dopo non aver mai messo piede in campo.

Fabio Liverani PalermoGetty

ALLENATORE EMERGENTE

Ritiratosi dal calcio giocato a 35 anni, Liverani intraprende subito la carriera da allenatore, che inizia nelle Giovanili del Genoa. Con i liguri, nel 2013, esordisce nelle nuove vesti in Serie A senza aver ancora il patentino per allenare nel massimo campionato. Resta sulla panchina rossoblù per 7 gare, e l'unica vittoria la ottiene nel sentitissimo derby con la Sampdoria con un netto 3-0.

Frequenta quindi il Supercorso di Coverciano e va ad allenare in Inghilterra con il Leyton Orient, ma la squadra a fine anno retrocede dalla Terza alla Quarta Divisione. Sviluppa un'idea di calcio offensivo e la mette in pratica nella successiva esperienza con la Ternana, che conduce alla salvezza in Serie B, e soprattutto al Lecce, dove approda nel 2017 e in due stagioni lo porta dalla Serie C alla Serie A. La seconda promozione consecutiva gli vale anche la Panchina d'Argento.

Giunto nel massimo campionato, non riesce tuttavia a salvare la squadra, ma si mette comunque in evidenza facendo interpretare ai salentini un calcio spumeggiante e molto offensivo. Considerato uno dei tecnici emergenti di maggior talento nel panorama italiano, nel 2020 ha accettato la proposta del Parma. L'obiettivo è la salvezza ma l'esperienza in Emilia è per lui piuttosto sfortunata, sicché il 7 gennaio, dopo aver raccolto appena 2 vittorie, è sollevato dal suo incarico con la squadra diciasettesima in classifica.

Attualmente svincolato, attende una nuova chiamata e una nuova piazza nella quale proseguire il suo percorso nella nuova vita da allenatore. Nella vita privata ha sposato Federica, la donna della sua vita, che ha conosciuto all'età di 13 anni e gli ha dato due bambini, una femminuccia, Lucrezia e un maschietto, Mattia. Liverani ha subito un grave lutto nel settembre 2022: Federica è infatti scomparsa prematuramente.

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