GOALNella vita di ognuno di noi c'è una comfort zone, ossia l'ambiente accogliente che non fatichiamo a chiamare 'casa': questo discorso è valido anche per i calciatori e, nel caso di Carlos Alberto Gamarra Pavón, ciò sarebbe ricollegabile al Sudamerica, il luogo che più di altri lo ha ammirato nella sua versione migliore. Se, infatti, chiedeste ad un sudamericano chi è stato il miglior difensore degli anni '90, la risposta - al netto di qualche parere soggettivo discordante - sarebbe soltanto una: Gamarra, appunto.
Nato a Ypacaraí il 17 febbraio 1971, 34 km ad est dalla capitale Asunción, Gamarra ha fatto parte della generazione d'oro del Paraguay che, a cavallo tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000, ha ottenuto grandissimi risultati sul palcoscenico internazionale: con l'Albirroja ha preso parte a ben tre edizioni dei Mondiali, peraltro consecutive (1998, 2002 e 2006), diventando una vera e propria leggenda con 110 presenze totali e 12 goal realizzati.
Gamarra è sempre stato un giocatore su cui fare affidamento, a prescindere da chi fosse il commissario tecnico del Paraguay: Carpegiani, Maldini (Cesare, il padre di Paolo) e Ruiz sono stati concordi nell'affidargli un ruolo da leader all'interno dello spogliatoio e del terreno di gioco, aspetto non banale alla luce del lungo arco temporale in questione. Addirittura, durante Francia '98, gli statistici rilevarono che Gamarra non commise alcun fallo nelle quattro gare del Paraguay (eliminato ai supplementari degli ottavi dai futuri campioni della Francia), dato incredibile trattandosi di un difensore centrale. Peraltro fu inserito nella Top 11 della competizione, superando addirittura Lilian Thuram nelle valutazioni finali.
Getty ImagesNel 1999 Gamarra è già un calciatore esperto e navigato: sebbene abbia 28 anni, vanta soltanto una breve esperienza in Europa (da agosto a dicembre 1997 col Benfica, in Portogallo), mentre le cose migliori le ha fatte vedere in patria col Cerro Porteño e in Brasile con Internacional e Corinthians. Insomma, i dubbi sull'effettivo giovamento da un trasferimento nel vecchio continente esistono e sono pure tanti, ma di ciò non sembra volersi curare Franco Sensi, presidente della Roma.
Il numero uno giallorosso sta costruendo la squadra che da lì a due anni avrebbe vinto il suo terzo Scudetto della storia e ha tutta l'intenzione di regalare la rosa migliore possibile al nuovo tecnico, Fabio Capello: Gamarra rientra nella lista della spesa e il suo approdo in Italia sembra cosa fatta quando il Corinthians accetta l'offerta di 8 milioni di dollari, pari a circa 14 miliardi delle vecchie lire. Qualcosa però non va come sperato e per Gamarra l'Italia resta un mero miraggio: a puntare su di lui è l'Atletico Madrid, squadra lontana dai livelli attuali.
GettySì, poiché per i 'Colchoneros' la 1999/2000 è una delle stagioni più negative della storia: dopo un girone di ritorno disastroso, chiudono la Liga al 19esimo posto che significa retrocessione in Segunda División, nonostante qualche acuto di rilievo come l'1-3 inferto ai rivali cittadini del Real Madrid in quel del 'Santiago Bernabeu'. Gamarra si trova a fare i conti con una realtà del tutto nuova per lui, che mai avrebbe immaginato soltanto qualche mese prima: l'addio alla Spagna è scontato, così come il ritorno in Sudamerica e precisamente in Brasile, al Flamengo.
A Rio de Janeiro fa in tempo a vincere un Campionato Carioca e una Copa dos Campeões, prima della nuova chance europea: stavolta in un campionato di secondo piano, in Grecia, con l'AEK Atene che lo acquista in prestito. Qui Gamarra torna a fare la voce grossa e si rivela uno dei punti di forza di una squadra che sfiora il successo in campionato (vinto dall'Olympiacos grazie al migliore rendimento negli scontri diretti), vince la coppa nazionale e spaventa l'Inter agli ottavi della Coppa UEFA. Proprio questo doppio confronto tra andata e ritorno impressiona gli uomini di mercato nerazzurri che, l'estate seguente, decidono di regalarlo ad Hector Cuper.
Sul trasferimento a Milano di Gamarra si è detto tanto, soprattutto grazie alle dichiarazioni rilasciate da Christian Vieri ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport' nel novembre 2015: in principio era Alessandro Nesta il reale obiettivo di Massimo Moratti, che poi si 'consolò' con il paraguaiano e, soprattutto, Fabio Cannavaro.
"Dopo il 5 maggio convinsi Ronaldo e Recoba. 'Tagliamoci lo stipendio, che arriva Nesta'. Ale era d’accordo... Una mattina sono all’ippodromo e mi telefona Mao, il figlio del presidente Moratti. 'Bobo, lo so che sei incazzato, ma Nesta costava davvero troppo'. 'Eravamo pronti a tagliarci lo stipendio...'. 'Anche papà è arrabbiato, ma non ti preoccupare: abbiamo preso comunque un campione'. 'Ma chi? Non ci sono sul mercato giocatori come Nesta... Chi è?'. 'Gamarra'. Non dico niente. Senza chiudere la chiamata lancio il cellulare verso la pista dei cavalli con tutta la mia forza. Mai più rivisto, quel telefonino. A pensarci adesso, nulla contro Gamarra, un bravo difensore, ma Nesta ai tempi era il massimo, ed era pronto a venire da noi".
Sfumato il colpo Nesta per l'Inter, per Gamarra si riaprono le porte dell'Italia tre anni dopo il fallimento della trattativa con la Roma, curiosamente punita il 22 agosto 2002 in occasione della Pirelli Cup: proprio sul gong e grazie ad un colpo di testa arrivato sugli sviluppi di una punizione calciata da Morfeo, Gamarra sigla il definitivo 2-1 dopo l'iniziale vantaggio giallorosso firmato Batistuta e il momentaneo pari di Adani.
Getty ImagesUna presentazione coi fiocchi col pubblico di San Siro, che in quei giorni sta vivendo l'incubo della trattativa col Real Madrid per la cessione di Ronaldo, in contrasto con Cuper e ancora profondamente segnato dalla delusione del 5 maggio. Intervenuto in conferenza stampa, Gamarra parla del suo rapporto d'amicizia col 'Fenomeno' e della speranza che possa rimanere a Milano.
"E' molto difficile - si legge sul sito ufficiale dell'Inter - dare delle opinioni quando uno non è il protagonista di quanto accade. Sarebbe molto importante se riuscisse a restare con noi perché è un gran giocatore, ma anche un grande amico per me. Ronaldo cambierà idea? Le cose che si dicono tra amici, restano tra amici. Ronaldo è un giocatore dell'Inter, credo, e spero, che resti in nerazzurro".
Invece Ronaldo saluterà per sempre la Milano interista, tornando nel capoluogo lombardo quattro anni e mezzo più tardi per firmare coi cugini del Milan. L'addio del brasiliano non impedisce comunque agli uomini di Cuper di fare una stagione nel complesso positiva, ma sempre all'ombra dei vincitori: in campionato arriva un secondo posto, in Champions League il sogno si interrompe in semifinale per mano proprio del Milan. In tutto ciò, lo spazio in campo per Gamarra è risicato e le soddisfazioni da attore protagonista sono in misura davvero ridotta.
Una di queste è la vittoria inferta al vecchio 'Delle Alpi' alla Juventus nella stagione 2003/2004: Gamarra viene schierato dal primo minuto dal nuovo tecnico Alberto Zaccheroni, che nel frattempo ha preso il posto dell'esonerato Cuper; i meneghini sfatano il tabù torinese portandosi addirittura sullo 0-3, prima del goal della bandiera bianconera di Montero che fissa il punteggio sull'1-3.
Come in passato, è la nazionale paraguaiana ad alleviare le 'sofferenze' coi club di Gamarra: alle Olimpiadi di Atene del 2004 è uno dei fuoriquota e capitano della squadra che conquista la medaglia d'argento, ad un passo dal clamoroso oro andato all'Argentina. Il 5 giugno 2005, subito dopo la terza ed ultima stagione vissuta con l'Inter, Gamarra diventa il primo paraguaiano a raggiungere il traguardo delle 100 presenze con l'Albirroja. Fa in tempo anche a prendere parte ai Mondiali del 2006 in Germania, chiusi con l'eliminazione al primo turno: nel match d'esordio contro l'Inghilterra, Gamarra entra nella storia dalla parte sbagliata siglando l'autorete più veloce nella storia del torneo, deviando nella propria porta una punizione di Beckham dopo soli 3 minuti.
Gli ultimi scampoli di carriera lo vedono tornare in Brasile tra le fila del Palmeiras e in patria, dove a fine 2007 dà l'addio al calcio dopo aver militato col Club Olimpia. Da questo momento in poi, Gamarra si allontana progressivamente dalle scene, tornando in auge nel 2021 con la scelta di diventare un lottatore del circuito delle arti marziali mistealla veneranda età di 50 anni.
"Lo faccio da tre anni circa, - riporta il sito di 'Sky Sport' - allenandomi e lavorando ogni giorno, insieme al maestro. Il mio sogno è entrare in quella gabbiae ritengo di essere pronto, ma dipende da cosa dice l’insegnante. Stiamo perfezionando tutte le arti marziali necessarie per entrare in una gabbia e affrontare un avversario che sia un buon combattente e credo che a dicembre potrò".
Sport diverso ma stesso spirito per Gamarra, che il piglio da combattente puro non lo ha mai abbandonato.


