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Cesare PrandelliGetty Images

Estate del 2004: la breve avventura di Prandelli sulla panchina della Roma

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Aprire un nuovo ciclo, dopo che si è appena chiuso uno dei più importanti dell’intera storia del club. E’ questa la grande sfida che la Roma si è trovata ad affrontare nell’estate del 2004. Fabio Capello, dopo cinque annate scandite dalla conquista dello storico Scudetto della stagione 2000-2001, due secondi posti ed una Supercoppa Italiana messa in bacheca, decide infatti di esercitare il diritto di recesso del contratto che lo legava ai giallorossi fino al 30 giugno 2005 e di chiudere quindi la sua avventura nella capitale con dodici mesi di anticipo.

Una scelta, quella fatta dal tecnico di Pieris, clamorosa ma che non trova impreparata la Roma, tanto che l’allora direttore sportivo, Franco Baldini, si affretta a spiegare come il piano per la ripartenza sia di fatto già stato preparato.

“C’era nell’aria la possibilità fisiologica di chiudere una parentesi durata cinque anni. Quella di Capello non è per noi una decisione inaspettata, semmai ci ha sorpreso la destinazione scelta”.

La sorpresa dei vertici giallorossi, ma anche di tanti appassionati, nasce dalla scelta di Capello di legarsi alla Juventus dopo che solo pochi mesi prima aveva annunciato di non voler trasferirsi a Torino per allenare i bianconeri.

“Non andrei mai ad allenare la Juve. Non mi interessa andare lì: sono scelte di vita”.

A far scalpore quindi, più che le tempistiche è il fatto di non aver rispettato quanto detto (“E’ vero che dissi ‘Mai alla Juve’ - racconterà anni dopo - ma in ambito lavorativo qualche volta bisogna rimangiarsi la parola”) e la cosa non viene presa bene dai tifosi della Roma. Le giornate che seguono all’annuncio del suo approdo all’ombra della Mole vedono la piazza giallorossa in ebollizione, tuttavia il club è abile nell’individuare subito un profilo capace di riportare il giusto entusiasmo in tempi brevissimi.

La Roma infatti decide di sostituire colui che è da tutti considerato uno dei migliori allenatori del pianeta, con un tecnico che, tra quelli emergenti, sembra il più pronto in assoluto al grande salto: Cesare Prandelli.

Cesare Prandelli ParmaGetty Images

E’ reduce da due stagioni alla guida del Parma concluse con due quinti posti in classifica nonostante i tanti problemi societari del club emiliano, ed inoltre ha già ampiamente dimostrato di essere in grado di ottenere ottimi risultati riuscendo nel contempo a proporre un gioco offensivo e a valorizzare giovani talenti.

Prandelli, che tra l’altro nelle settimane precedenti era stato dato ad un passo dalla Juventus prima che Capello sciogliesse le sue riserve, ha quindi tutte le caratteristiche giuste per avviare un nuovo ciclo ed è per questo che a Roma gli viene riservata un’accoglienza straordinaria.

Per il suo arrivo nella Capitale vengono organizzati un incontro con il sindaco di Roma, Walter Veltroni, e una visita ai Fori Imperiali, il tutto mentre quasi 200 tifosi si riversano a Trigoria per tributargli un primo, caloroso saluto.

Prandelli, al quale viene anche dedicato uno striscione dal ‘sapore storico’ sul quale campeggia la scritta “Ave o Cesare, benvenuto nell’Impero!”, dal canto suo dimostra fin da subito di sentirsi più che pronto per quella che potrebbe potenzialmente rivelarsi la pagina più importante della sua carriera.

“Sto provando una grandissima emozione. La nuova Roma avrà voglia di stupire. Sono consapevole del fatto che l’attesa in città è grande, ma la cosa non mi spaventa perché qui non si improvvisa ma anzi c’è un progetto importante”.

Quella del primo giugno 2004 è una giornata che agli occhi di molti ha le sembianze di un primo capitolo di una favola meravigliosa, quello che però nessuno può sapere è che il destino ha già deciso che le cose dovranno andare in maniera totalmente inaspettata.

Cesare Prandelli, il tecnico scelto dalla Roma per raccogliere l’eredità di Fabio Capello e per essere il punto di riferimento negli anni a venire, non guiderà mai la compagine giallorossa in partite ufficiali.

Il 26 luglio, l’allenatore giallorosso non parte con la sua squadra alla volta degli Stati Uniti per la tournée estiva in programma. A Roma iniziano a circolare voci di una possibile rottura con alcuni elementi del gruppo e in particolare c’è chi parla di frizioni con Antonio Cassano.

Cassano RomaGetty Images

L’ex attaccante giallorosso, nella sua autobiografia ‘Dico tutto’, racconterà delle poche settimane vissute a Trigoria con Prandelli, svelando come il tecnico avesse acconsentito a concedergli diversi giorni di vacanza in più dopo le fatiche di Euro 2004, ma confermando anche come effettivamente ci fu un duro faccia a faccia che vide i due protagonisti nel mese di agosto.

“Il 12 dovevo giocare la prima amichevole. Lui mi aveva detto che mi voleva in campo per tutta la partita a Perugia per farmi entrare in forma. Io come sempre volevo esserci ma non ero in condizione. Praticamente non l’ho mai strusciata, come era logico che fosse dopo appena due giorni di allenamento. Tra l’altro faceva un caldo da morire. Lui mi diceva di giocare a sinistra, io invece me ne stavo all’ombra, a destra. Non volevo correre.

All’intervallo mi fa: “Stai altri dieci minuti e poi esci che non sei ancora in condizione. Lo faccio per non rischiare”, aggiunge.

Io reagisco: “No, tu m’hai detto che facevo tutta la partita”.

“Eh ma sai…”

E allora sfodero il pezzo classico del repertorio, mi tolgo la maglia, la butto per terra.

“Allora giocaci tu” dico. Passa qualche giorno e viene fuori la notizia che la moglie stava male e poco dopo lui dà le dimissioni.

Ovviamente mi è dispiaciuto moltissimo quello che è successo dopo, il dolore che ha vissuto. Quello che ha passato è stato terribile”.

In realtà infatti, alla base della scelta di Prandelli di stare lontano dai suoi ragazzi, ci sono gravi motivi familiari.

Sua moglie Manuela sta combattendo una battaglia contro il cancro ed il tecnico non ha alcun dubbio nel decidere di mettere da parte la propria carriera pur di starle vicino.

Prandelli tornerà poi sul campo per portare avanti il lavoro iniziato, ma il 26 agosto successivo la Roma annuncerà le sue dimissioni.

“In serata mister Cesare Prandelli ha rappresentato alla società la volontà di rassegnare le proprie dimissioni per poter affrontare al meglio le note vicende che ne hanno coinvolto la famiglia. A tal proposito la società, comprendendo la delicatezza del momento, ha invitato il suo allenatore a prendere il tempo necessario per valutare serenamente circa il suo futuro all'interno del proprio nucleo familiare".

Il tecnico, che solo poche ore prima aveva lasciato per l’ultima volta Trigoria dopo aver spiegato ai suoi giocatori i motivi della sua decisione, affiderà poi ad una lettera indirizzata a tutto il mondo giallorosso, le sue parole di congedo.

“Come forse saprete in questo periodo ho vissuto alcune difficoltà legate ad alcuni problemi familiari. Nonostante ciò ho provato a svolgere il mio incarico nel modo più professionale possibile, soprattutto perché ho trovato persone in un ambiente straordinario. In queste ultime ore ho capito di non riuscire a trovare la serenità necessaria per svolgere il mio lavoro. Per questo ho ritenuto opportuno dare le mie dimissioni”.

La sua parentesi alla guida della Roma si chiuderà quindi meno di tre mesi dopo quella splendida giornata contraddistinta da un’accoglienza trionfale.

“La sua è stata una grande prova d’amore - dirà Manuela- Io posso solo dire grazie a Cesare”.

Il club giallorosso si riscoprirà costretto a trovare un nuovo allenatore (nel corso di quella travagliata stagione si alterneranno in panchina Voller, Delneri e Bruno Conti), mentre Prandelli ripartirà un anno dopo dalla Fiorentina.

Quello in viola si rivelerà essere il capitolo più importante della sua carriera da allenatore, ma proprio a Firenze dovrà fare i conti con il più atroce dei dolori: nel novembre del 2007 infatti, sua moglie Manuela sarà costretta ad arrendersi alla malattia.

Anni dopo, in un’intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’, Cesare Prandelli smentirà definitivamente le voci legate a problemi con Antonio Cassano (“Si disse anche che litigai con Totti. Non esiste. Quattro giornalisti di Roma sono venuti al funerale di Manuela e mi hanno chiesto scusa per quello che avevano scritto. Ho apprezzato molto”) e parlerà di quella mancata occasione alla Roma come di un grande rimpianto.

“Juve e Roma i due appuntamenti mancati? Il rammarico è più per la Roma. Sarebbe stata una sfida importante”.

Quella che doveva essere una favola finì prima ancora di iniziare, ma quelle poche settimane tinte di giallorosso hanno lasciato in eredità una storia fatta di tanta dignità oltre che di tanta forza.

E' inutile forse chiedersi cosa avrebbe potuto riservare a Prandelli quell’avventura alla Roma: più forte dell’amore per il calcio si rivelò l’amore per sua moglie e la sua famiglia.

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