Basta un messaggio sui social per alzare smisuratamente il livello di attenzione. Ogni riferimento a Cristiano Ronaldo, e al suo ultimo post su Instagram, è puramente voluto.
D'altro canto, si sa, il portoghese vive per la Champions League e, nonostante l'abbia vinta ben cinque volte, la furia resta famelica. Non che questo sia un male per la Juventus, sul tetto d'Europa l'ultima volta nel 1996, un digiuno anacronistico per chi ha dominato gli ultimi nove anni in Italia.
Di qui, mettendo a segno il colpo del secolo, l'approdo di CR7 all'ombra della Mole. Un innesto pazzesco, clamoroso, ma che fuori dai confini nostrani non ha ancora sortito gli effetti sperati dall'universo bianconero.
E non per colpa del diretto interessato che, a suon di prodezze, ha tentato - nelle sue prime due esperienze europee con la Signora - di innalzare il tasso di competitività attraverso monologhi di pregevole fattura.
Basti pensare all'epica remuntada con l'Atletico Madrid, o alla sontuosa doppietta rifilata al Lione. Due stagioni, per la Juve, sfociate nell'eliminazione rispettivamente ai quarti e agli ottavi di Champions. Insomma, male. Decisamente.
Alle porte una nuova chance, da vivere premendo sull'acceleratore, sebbene la Juve di Andrea Pirlo sia ancora alla ricerca della tanto agognata continuità di rendimento.
Una bella prestazione qua, un passo falso là. E infatti, al netto del match da recuperare contro il Napoli, in campionato il ritardo dalla vetta inizia a diventare allarmante.
Intendiamoci, nulla di mostruosamente proibitivo per chi ha saputo costruire una vera e propria egemonia nostrana, ma la sensazione è che Madama - in pieno cantiere aperto - sia vulnerabile come non mai.
Fisiologico. Soprattutto considerando come, all'insegna del coraggio, alla Continassa abbiano votato il partito della rivoluzione: dentro un tecnico neofita, dentro giovani di belle speranze ma non ancora campioni. Parola chiave: pazienza. E Pirlo ne ha a secchiate, in panchina e in conferenza stampa, con la lucidità a scandire pensieri audaci:
"La Champions League è un obiettivo. Fa parte degli obiettivi di inizio stagione. E' un sogno perché tutti vogliono vincere. L'importante è crederci, sapere di essere una squadra che può arrivare fino in fondo".
Vietato nascondersi, ma piedi ben piantati al suolo. Perché questa Juve, al termine della stagione, potrà essere tutto o niente. Difficilmente prevarranno le mezze misure, da contestualizzare all'interno di un percorso che, comunque, è destinato a vedere i bianconeri protagonisti ad ampio raggio.
Al netto di qualche lacuna strutturale, infatti, l'organico c'è e può crescere passando dagli effettivi a disposizione: e se il centrocampo non convince, l'assenza di Arthur inasprisce ulteriormente il quadro.
Al do Dragão, facendo di necessità virtù, Pirlo si dovrà affidare nuovamente a Bentancur e Rabiot. Alla ricerca, in sinergia, della massima esposizione stilistica. Nessun dramma per il Maestro, per nulla abituato a piangersi addosso, più propenso a trovare soluzioni ai problemi.
Cambiando l'ordine dei calciatori, tuttavia, il risultato per la Juve non cambia: vincere. O, quantomeno, creare i presupposti affinché il 9 marzo la qualificazione diventi realtà. Un passo doveroso, fondamentale, necessario affinché Cristiano Ronaldo possa essere un valore aggiunto e non un rimpianto.


