Pubblicità
Pubblicità
GFX EriksenGoal

Eriksen, l'uomo in più dell'Inter nella corsa Scudetto: alla ricerca del ruolo

Pubblicità

Il 2020 di Christan Eriksen è stato da dimenticare. Il suo approccio al calcio italiano è stato più complicato di quanto si pensava al momento del suo approdo all'Inter , nel gennaio di un anno fa. Il 2021 sembrava invece aver riportato bagliori di luce. Come il goal decisivo nel derby di Coppa Italia, la punizione insaccata in pieno recupero che aveva permesso di battere il Milan per 2-1. Quella traiettoria che pareva averlo ricongiunto a una squadra che non sembrava sua fino in fondo.

A metà febbraio, il 29enne danese sembra ancora in cerca di se stesso. Soprattutto, di una posizione in campo nella quale possa esprimere nel migliore dei modi le proprie qualità tecniche. Alla ricerca di punti di riferimento. In controtendenza rispetto alla sua avventura al Tottenham, quando la sua forza era proprio quella di non darne, di svariare tra centrocampo e trequarti, di muoversi in maniera perfettamente complementare a Kane e Son, gli altri due tenori del trio su cui Pochettino ha fondato il percorso del club londinese.

A Milano, per ora, sta andando diversamente. Nel 3-5-2 di Antonio Conte fatto soprattutto di punti di riferimento Eriksen sta facendo più fatica. E non ha ancora trovato una posizione congeniale alle proprie caratteristiche.

Eriksen InterGetty

Il primo esperimento, quello di trequartista ribaltando il triangolo di centrocampo, passando dal vertice basso al vertice alto, sembrava poter portare frutti al danese, ma in generale meno alla squadra. Tanto che il ritorno al vertice basso è stato piuttosto immediato. Gli inserimenti delle mezzali sono sempre stati una chiave del gioco del tecnico, esclusa la parentesi al Chelsea e il passaggio al 3-4-2-1. All'Inter, però, il cambio di modulo ha avuto poco successo. Il bene di Eriksen non è stato messo sopra il bene della squadra.

Inizialmente, molti si aspettavano di vedere il danese come mezzala. Esperimento anche in questo caso durato poco (ma che potrebbe essere riproposto oggi contro la Lazio), soprattutto per la mancanza di passo del classe 1992, che non ha l'esplosività fisica tra le sue caratteristiche. La sua tecnica nel centrocampo di Conte è stata così messa al servizio dell'impostazione, nel ruolo di vertice basso dal centrocampo, da regista. Che lo ha allontanato da quella porta che in Inghilterra vedeva con strepitosa continuità - cinque stagioni su sei in doppia cifra di goal e pure di assist.

Eppure, alcuni segnali mandati dal numero 24 nerazzurro sono stati incoraggianti. È tornato nelle rotazioni, sebbene ancora la sua miglior posizione in campo non sia definita. Sta provando a riconquistare la fiducia e inserirsi al meglio nell'ambiente. Da qui a maggio, d'altro canto, Antonio Conte avrà bisogno di tutta la rosa per provare a dare l'assalto al tricolore. Danese compreso. A gennaio è rimasto, a giugno vuole festeggiare.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0