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Annoni GFXGoal

Enrico Annoni, il 'Tarzan' della difesa: dal campo alla passione per le moto

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Non sempre è necessario essere un giocatore dai grandi mezzi tecnici per entrare nel cuore dei tifosi. Lo dimostra la storia di Enrico Annoni, da tutti conosciuto come 'Tarzan' per quei capelli lunghi che, ai tempi del Torino, dalla nuca gli scendevano sulle spalle, a far da contrasto a un'evidente stempiatura.

Difensore forte fisicamente e dai notevoli mezzi atletici, ovunque ha giocato, a Como come a Sambenedetto del Tronto, a Torino come a Roma, è riuscito a conquistare l'affetto dei suoi tifosi pur avendo innegabili limiti tecnici. Con 'O Animale' Pasquale Bruno e 'Rambo' Policano ha composto in granata una storica linea difensiva.

Dopo aver totalizzato 222 presenze e 4 goal in Serie A, e vinto col Torino una Mitropa Cup e una Coppa Italia, ha chiuso la carriera in Scozia, dove è diventato un beniamino dei supporters del Celtic, con cui si è aggiudicato un campionato e una Coppa di Lega.

GLI ESORDI E L'APPRODO AL COMO

Nato a Giussano, Comune che appartiene oggi alla provincia di Monza, il 10 luglio 1966, Enrico Annoni inizia a giocare a calcio nel Seregno, club con cui fa tutta la trafila nel Settore giovanile e debutta in Prima squadra nella stagione 1982/83, che lo vede titolare in Serie D.

Ha soltanto 16 anni ma viene notato dal Como, che a 17 decide di acquistarlo e aggregarlo inizialmente alla Primavera. Gioca da terzino destro o centrale difensivo, ha mezzi fisici importanti ed ecco che il 15 aprile 1984 arriva il suo debutto fra i professionisti. Dopo averlo portato diverse volte in Prima squadra, Tarcisio Burgnich lo fa esordire in Serie B al Sant'Elia di Cagliari, dove gioca gli ultimi 4' al posto di Butti e prende parte al successo esterno per 2-1.

Quell'anno Annoni colleziona un'altra presenza, ancora in trasferta a Lecce, quanto basta per partecipare alla storica promozione in Serie A dei lariani, che chiudono al 2° posto della graduatoria. L'anno seguente fa parte del gruppo che con Ottavio Bianchi ottiene un brillante 11° posto nel massimo campionato, ma di fatto non vede mai il campo e nell'estate 1985 è girato in prestito alla Sambenedettese, e fa ritorno in B.

LA SERIE C E IL DEBUTTO IN SERIE A

In forza ai rossoblù il difensore resta due stagioni nel torneo cadetto, che gli permettono di fare esperienza e giocare molto. In tutto totalizza 60 presenze e 4 reti e 2 salvezze. Nel 1987 il Como lo ritiene finalmente pronto per il grande balzo nel massimo campionato e così Annonitorna in riva al lago per scrivere pagine importanti del club lombardo. 

L'esordio in Serie A del difensore di Giussano è datato 13 settembre 1987, ed è un debutto di fuoco: il Como va infatti a far visita alla Juventus al Comunale. I bianconeri non brillano, e vengono imbrigliati dagli ospiti, che tuttavia devono soccombere per un calcio di rigore trasformato da Magrin. Il primo anno il ritorno a stagione in corso in panchina di Burgnich, che subentra ad Agroppi, regala ai lariani un altro 11° posto e la salvezza.

Nel triennio in Lombardia arriva per il difensore anche la chiamata di Cesare Maldini, che lo convoca per la sua Italia Under 21. Il 23 settembre 1987 Annoni fa il suo esordio con gli Azzurrini a Potsdam nel pareggio esterno per 0-0 contro la Germania Est. In tutto colleziona 3 presenze, l'ultima nel ritorno dei quarti di finale degli Europei di categoria contro la Francia (2-2 a San Benedetto del Tronto), gara che segnerà l'eliminazione della Nazionale dopo la sconfitta di misura per 2-1 all'andata.

Le cose per il Como in Serie A vanno meno bene invece nel 1988/89, quando i lombardi chiudono all'ultimo posto e fanno ritorno in Serie B. Annoni resta tuttavia anche nel torneo cadetto, chiudendo la sua avventura quinquennale in riva al lago con 110 presenze e 2 goal. 

Michael Laudrup Enrico Annoni Juventus Como Serie A 1988Wikipedia

ANNONI AL TORINO: NASCE IL MITO DI 'TARZAN'

Il difensore entra nel mirino del presidente del Torino Mauro Borsano, che decide di portarlo all'ombra della Mole. Per Annoni iniziano nel 1990/91 con la maglia granata i 4 anni più belli della sua carriera da calciatore. Sotto la guida di Emiliano Mondonico, diventa 'Tarzan', soprannome che gli viene dato dai tifosi, e compone una linea arretrata molto forte e da incubo per gli avversari composta da Bruno a destra, lui e Cravero centrali e Mussi a sinistra. 

Con questo assetto il Torino ottiene i risultati più importanti della sua storia moderna. Mondonico, del resto, costruisce una squadra altamente competitiva: Gianluigi Lentini è il talento più luminoso, cresciuto nel florido vivaio del club, ma arrivano anche stranieri di qualità: inizialmente lo spagnolo Rafael Martin Vazquez e lo jugoslavo Haris Skoro, poi il belga Vincenzo Scifo e il centravanti brasiliano Walter Junior Casagrande, infine l'uruguayano 'Pato' Aguilera.

Arrivano subito un 5° posto, la qualificazione in Coppa UEFA e la vittoria della Mitropa Cup contro il Pisa nel 1990/91, quindi, l'anno seguente, la magica cavalcata europea fino alla sfortunata finale contro l'Ajax di Van Gaal, persa, dopo un doppio pareggio (2-2 e 0-0), nella sfortunata serata di Amsterdam in cui va tutto storto al Torino e tutto in modo perfetto ai lancieri, e un brillante 3° posto in campionato dietro Milan e Napoli.

Difensore generoso e grintoso, 'Tarzan' è uno dei simboli della squadra e un beniamino dei tifosi. Il suo modo di giocare incarna perfettamente lo spirito granata: non tira mai indietro la gamba e, a fronte di qualche errore, quando va in campo dà sempre il 100%.

Nel 1992/93, dopo la delusione più amara nella stagione precedente, arriva il successo più bello e importante della sua carriera italiana, la Coppa Italia. I piemontesi, guidati sempre da Mondonico, eliminano la Lazio nei quarti di finale e i cugini della Juventus in semifinale grazie ai goal fuoricasa (1-1 e 2-2 i risultati). La doppia finale è invece da disputarsi contro la Roma ed è un'autentica battaglia. 

Al Delle Alpi il 12 giugno i granata si impongono nettamente con un perentorio 3-0: autorete dell'ex Benedetti, poi i goal di Sandro Cois e Daniele Fortunato. Annoni esce dopo il primo tempo per infortunio ed è costretto a saltare la gara di ritorno a Roma. All'Olimpico si gioca una settimana dopo, il 19 giugno. I giallorossi si lanciano da subito all'attacco alla ricerca dei goal che riaprano la sfida, e vanno a segno tre volte con Giannini, che segna una tripletta su rigore.

Ma devono fare i conti con la vena di Andrea Silenzi, a segno due volte. Le reti finali del futuro bomber granata Rizzitelli e di Mihajlovic non sono sufficienti alla Lupa per ribaltare l'esito del confronto: la Coppa Italia va al Torino di Annoni. 'Tarzan' indossa la maglia granata anche nella stagione 1993/94, chiudendo lo storico binomio con un bilancio di 143 presenze e 7 goal.

"Quelli che ce la mettono sempre tutta, quelli che sentono un impegno speciale per una certa maglia, diventando sempre più rari saranno sempre più preziosi. - disse a 'Il Giornalino' - Io credo che con i miliardi si possa pescare in tutto il mondo il giocatore elegante, fine, artistico, ma che il giocatore che si batte sempre come un leone possa soltanto essere costruito con un rapporto di affetto, con un legame stretto, impiegandoci alcuni anni".

Enrico Annoni Torino Serie A

IL TRIENNIO ALLA ROMA

Abbandonato il look 'da selvaggio', che lascia posto ad una rasatura integrale dei capelli e al pizzetto da duro, Annoni nell'estate 1994 passa alla Roma per 4 miliardi e mezzo di Lire. Quando arriva nella capitale, voluto da Carlo Mazzone, il difensore ha 28 anni e ormai grande esperienza alle spalle. 

In giallorosso gioca per due anni e mezzo e mette in campo ancora una volta il suo repertorio, portando sul campo grinta, coraggio e grande generosità. 'Tarzan' diventa presto anche un beniamino dei tifosi romanisti, facendosi voler bene per il grande impegno profuso anche a dispetto di qualche prestazione non pienamente all'altezza.

Nel 1995/96 è fra i protagonisti del cammino in Coppa UEFA, esaltante fino ai quarti di finale, quando in una serata sfortunata per i colori giallorossi, lo Sparta Praga elimina la Roma ai tempi supplementari del match di ritorno all'Olimpico (2-0 in Repubblica Ceca, 3-1 per la squadra capitolina al ritorno).

Nei primi due anni Annoni gioca con buona regolarità, mentre nel 1996/97, con l'argentino Carlos Bianchi, diventa una rincalzo e le sue apparizioni si riducono. Mette insieme complessivamente 73 presenze, trovando il modo di farsi amare per sempre dai tifosi giallorossi con un'iniziativa che sintetizza bene il suo modo di intedere il calcio.

Nel febbraio del 1997 si accorda infatti con il Celtic per trasferirsi in Scozia, tuttavia prima di congedarsi dalla capitale, in occasione della gara interna contro la Reggiana, il difensore affitta un aereo che compiendo diversi giri attorno allo Stadio Olimpico mostra la scritta:

"Tarzan saluta i tifosi della Roma".

È il suo ultimo gesto d'amore per la Lupa, che lo consegna di diritto nella storia del club.

"È stata un'esperienza bellissima - ricorderà - Roma è una grande città, con più attenzione mediatica rispetto a Torino: ci sono radio, tv, giornali. Tutti parlano di calcio".

Enrico Annoni Roma Serie AGetty Images

'TARZAN' RE DI SCOZIA

A 30 anni, con qualche acciacco fisico alle spalle e un dinamismo in campo che non può essere più quello dei tempi migliori, Annoni sceglie di fare un'esperienza all'estero in un'epoca in cui sono molti i giocatori italiani che sono attratti dalla nuova possibilità offerta dalla Legge Bosman.

In due anni e mezzo con il Celtic 'Tarzan' riesce ancora una volta a distinguersi per le sue qualità morali, e l'impegno costante lo porta, nel suo secondo anno in Scozia, a conquistarsi maggior spazio a spese del suo compagno di squadra francese Mahe.

Dopo i primi mesi di adattamento e un 2° posto, il 1997/98 è infatti un anno di successi sotto la guida del tecnico Wim Jansen. Quest'ultimo gli dà fiducia e Annoni lo ripaga con un contributo importante nella vittoria della Premiership scozzese. Un successo che interrompe un'astinenza che durava da 10 stagioni e il dominio dei rivali dei Glasgow Rangers.

Fra le gare più belle disputate dall'ex granata l'Old Firm del 2 gennaio 1998 (prima vittoria in 10 anni per i Bhoys) che dà il là alla rimonta scudetto e la vittoria del 10 maggio 1998 a spese del St. Johnstone (doppietta di Henrik Larsson) che, con Annoni in campo da titolare e successivamente protagonista dei festeggiamenti, consegna matematicamente il titolo di Scozia ai biancoverdi.

"Ha vinto il Celtic perché Jansen ha sviluppato il collettivo migliore. - dichiara 'Tarzan' a 'La Gazzetta dello Sport' - Troppe le faide interne e le gelosie nei Rangers. Eppoi Jansen è un tecnico europeo, che vede il gioco in senso moderno, non con i paraocchi degli allenatori di casa. Comunque è stata una vittoria molto sofferta come accade sempre ai piu' deboli". 

Nella stessa stagione per Annoni e compagni arriva anche il successo in Coppa di Lega, grazie ad una vittoria per 3-0 sul Dundee United. Il difensore italiano entra in campo nei minuti finali, giusto in tempo per prender parte poi ai festeggiamenti e alle foto di rito anche in questa occasione con un'appariscente parrucca verde.

Durante la sua permanenza in Scozia si distingue anche per alcuni vezzi, come quello di non usare mai le maniche lunghe, nemmeno quando è in tuta, o quella di indossare per motivi scaramantici due scarpe di colore diverso, una bianca e una verde. Nel suo ultimo anno, il 1998/99, caratterizzato dall'arrivo in panchina del ceco Jozef Venglos al posto di Jansen, l'italiano trova poco spazio e viene relegato fra le riserve, complice anche qualche infortunio.

Nell'estate del 1999, a 33 anni, saluta la Scozia per tornare in Italia e cercare un'ulteriore esperienza. Si allena per un certo periodo con la Primavera della Roma e con alcuni club professionistici, come il Ravenna, in attesa di una chiamata che non arriverà. La carriera da calciatore di 'Tarzan' era di fatto terminata con l'esperienza scozzese.

Enrico Annoni Brian Laudrup Celtic Rangers Glasgow 01021998Getty Images

VICE-ALLENATORE E LA PASSIONE PER LE MOTO

Dopo il ritiro dalle scene, Annoni pratica il beach soccere il tennis e coltiva la grande passione per le moto, che aveva dovuto mettere da parte per fare il calciatore professionista. Ai tempi del Torino prese, in segreto, una Custom, violando il divieto societario. Con la stessa moto ai tempi della Roma si recava all'allenamento a Trigoria. A casa la teneva parcheggiata in giardino davanti alla porta finestra, pronto a portarla dentro in caso di pioggia.

"Il mio rapporto con le due ruote inizia praticamente da quando sono nato, - racconterà in un'intervista a 'Tuttomercatoweb' - sono cresciuto in un'officina meccanica e quindi ho i motori nel sangue. Poi quando ho iniziato a fare il calciatore ho dovuto rinunciarvi perché è pericoloso per la mia professione. Una volta appese le scarpe al chiodo mi ci sono dedicato anima e corpo".

"Il primo anno da ex calciatore ho fatto la Supermotard, che è una disciplina nuova: moto da cross con le ruote da strada. Ho fatto delle corse con altri personaggi famosi come Kristian Ghedina e DJ Ringo. Ci avevano messo a disposizione un team. Sono inoltre entrato a far parte di un piccolo team che gareggiava nel deserto della Tunisia e ho partecipato a un programma chiamato 'L'isola dei fangosi', dedicato all'enduro, su Nuvolari. Lì ho avuto l'occasione per testare delle moto. Successivamente sono entrato nel mondo della Superbike. Non ho mai vinto gare e non sono mai salito sul podio, ma mi sono divertito parecchio".

Negli anni Dieci del 2000 trova anche il tempo per mettere a frutto il patentino da allenatore che aveva preso nel 2005. Fa così da secondo a Dario Marcolin nelle esperienze di Padova nel 2013 e di Catania nel 2015.

Ha una figlia, Federica, con cui ha un bel rapporto e ha preso parte il 25 febbraio 2019 alla trasmissione della Rai 'I soliti ignoti'. 

Di recente, nell'agosto 2019, assieme al compagno di tante battaglie sul campo, Pasquale Bruno e a Claudio Sala, condotto dalla guida alpina Roberto Rossi, è stato inoltre protagonista di un'epica scalata sul Monte Rosa.

Mentre Sala si è fermato a quota 3500 metri, i due ex difensori, resistendo alle intemperie climatiche e al freddo, sono arrivati ai 4165 metri di Punta Breithorn, issando in alto la bandiera granata, come quando, in campo, erano lo spauracchio degli attaccanti avversari. Un'impresa degna di 'Tarzan' e del suo coraggio.

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