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L'avventura di Diego alla Juventus: rimpianti sullo sfondo

Diego Ribas da Cunha. Il classico nome esotico, il classico colpo che avrebbe dovuto scaldare i cuori dei tifosi bianconeri. Già, un'effimera illusione. Con la Juventus a effettuare -sulla carta - un grande colpo, se contestualizzato al 2009, con un investimento da ben 23 milioni di euro. Per la gioia del Werder Brema, che per tre stagioni ha avuto il piacere di godersi le giocate del fantasista brasiliano.

Accade quiindi che l'ex dirigenza zebrata, rappresentata da Giovanni Cobolli Gigli, Jean-Claude Blanc e Alessio Secco, decide di tuffarsi con convinzione su colui che all'epoca rappresentava individualmente uno dei punti di forza della Bundesliga. 

Uno che nel nord-ovest della Germania ha collezionato 132 presenze e 54 goal. Insomma, un bottino di pregevole fattura. Che spinge la Signora, dunque, a sferrare l'offensiva decisa e decisiva senza grosse remore.

La Juve pianifica le mosse del futuro con Claudio Ranieri che, tuttavia, nelle riunioni con i suoi superiori mette sul tavolo qualche remora legata all'aspetto tattico. Per esaltare Diego, e per esaltarsi con Diego, occorre costruire un determinato impianto tattico. Altrimenti, in termini di equilibrio, possono emergere (grosse) grane. 

" Con Diego in campo, sarei costretto a cambiare sistema di gioco e dovrei tenere fuori i miei esterni ".

Nella stagione 2008-2009, quella che porterà all'esonero del tecnico romano a due giornate dal termine del campionato, le frecciatine non mancano. Da uomo navigato qual è, infatti, Ranieri sa perfettamente che il 4-4-2 - con l'acquisto di Diego - diventerebbe automaticamente un sistema di gioco impraticabile.

Una teoria che, con il trascorrere delle settimane, finisce per diventare uno screzio a tutti gli effetti. Morale della favola? Visioni contrastanti, crisi di risultati e, appunto, il licenziamento. Con conseguente promozione interna di Ciro Ferrara.

Archiviata la parentesi ranieriana, nella vecchia sede di corso Galileo Ferraris decidono di affidarsi all'inventiva. Dentro Diego, dentro Felipe Melo dalla Fiorentina, più un po' di contorno caratterizzato - tra gli altri - dall'esperienza di Fabio Grosso preso dal Lione e dal rientro del free agent Fabio Cannavaro dal Real Madrid.

Una squadra di livello - concettualmente - che però dopo una partenza sprint si smarrisce rapidamente. Con Diego, dal canto suo, a finire instantaneamente sul banco degli imputati.

Maglia numero 28, tecnica sublime e una prestazione monstre in avvio di campionato contro la Roma: doppietta di pregevole fattura nel 3-1 imposto da Madama all'Olimpico. Con Tuttosport a celebrare il nuovo - apparente - fenomeno della Juve: "MARADIEGO!"

La Juve con il passare dei mesi inizia a faticare come non mai. Viene messo alla porta Ferrara, arriva Zaccheroni, ma la musica non cambia. E' naufragio puro, è settimo posto in classifica, con annessa rivoluzione - dirigenziale e tecnica - a bocce ferme.

" Non mi pento di nulla, fu un sogno - così Diego a 'Extra Time' -. Avevo proposte da Real Madrid, Bayern ma preferii la Juve. Firmai per 4 anni. Però è un club in cui si deve vincere. E non fu ciò che successe. Al­l’epoca fecero una rivoluzione. Cambiarono la fi­losofia, volevano un calcio più attraente. All’inizio fu meravi­glioso, 4 vittorie di fila, io feci una doppietta a Roma. Ma poi i risultati non arrivarono, forse perché la squadra non si identi­ficò con quel sistema. A fine stagione arrivarono Delneri, che disse che io e Del Piero non potevamo giocare insieme, e Marotta che mi spinsero a lasciare la Juve: l’ad e Del­neri mi dicevano che volevano tenermi ma il mio agente mi fe­ce vedere una procura con cui la Juve lo autorizzava a trattar­mi con altre società. Oggi, con la maturi­tà, non me ne sarei andato subito, sarei rimasto almeno un altro an­no. Non ebbi pazienza".

Diego preme per l'addio. E viene accontentato. Altro giro, altra esperienza in Germania: questa volta con la casacca del Wolfsburg. E così, a titolo definitivo a fronte di un corrispettivo pari a 15,5 milioni, si conclude la fugace avventura del jolly verdeoro in Italia. Con sullo sfondo un bottino malinconico: 47 presenze e 7 reti. Sarebbe potuta andare meglio. Decisamente. 

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