Tra il 15 e il 18 novembre di due anni fa, le vite di Sandro Tonali e Nicolò Barella si sono intrecciate in maniera tale da trasformarsi in parte di un meccanismo organico comune, nel punto in cui passato e futuro si sono ricongiunti, in campo.
Nel progetto di rinascita e "Rinascimento" calcistico portato avanti in segno di rottura da Roberto Mancini, parecchio tempo prima degli allori degli Europei, erano elementi fondamentali e speranza per il domani, insieme a uno dei candidati al prossimo Pallone d'Oro, Jorginho. Un segnale forte, insomma, in un periodo in cui si faceva ancora a botte col ricordo dell'esclusione ai Mondiali del 2018.
I loro destini, comunque, in termini strettamente legati ai club erano distanti: uno si era da poco trasferito all'Inter, la prima di Antonio Conte, l'altro incantava al Brescia, sotto la definizione pesante e ingombrante di"nuovo Andrea Pirlo".Col tempo, fortunatamente, Sandro Tonali si è slegato da quest'ultima, diventando "semplicemente Sandro Tonali".Che basta e avanza.
Novanta minuti, più recupero: Mancini fa tre cambi, nello 0-3 del Bilino Polje contro la Bosnia: escono Bernardeschi, Insigne e Donnarumma. Il centrocampo non viene toccato: a fine gara Barella entrerà persino nel tabellino, con due assist ad Acerbi e a Belotti. Insomma, serata da incorniciare.
Per tutto l'arco della settimana le fotocamere presenti al ritiro della Nazionale li catturano insieme: persino nella foto istituzionale siedono uno al fianco dell'altro. Uno con il numero "5", l'altro con il "18": nella smorfia napoletana, la "mano" con le cinque dita e il "sangue". Darsi la mano, portandola al cuore: lì, dove il sangue viene pompato al resto del corpo.
GettyDue anni dopo sembrano aver trovato definitivamente il loro posto nel mondo: dopo una stagione non straordinaria, Tonali è ripartito dagli stessi presupposti che hanno scosso l'opinione pubblica, facendole credere di aver trovato un giocatore che non si vedeva da troppi anni.
Roba da trentenni: da maturità e consapevolezza acquisita nel corso degli anni. Lui ne ha appena 21: e a pensare alla reazione personale che lo ha portato a rispondere alle difficoltà e alle pressioni a cui la maglia del Milan inevitabilmente ti sottopone restiamo lì, un po' perplessi, proprio come l'espressione di Stefano Pioli quando, chiamato in causa dopo la gara contro il Cagliari, ha ammesso di averlo trovato "diverso", in ritiro. Un giocatore nuovo.
Di Nicolò Barella raccontano le cronache dei giorni tra maggio, giugno e luglio scorso: le vittorie con l'Inter, con cui ha sollevato al cielo lo Scudetto, e con la Nazionale a Wembley. Il goal al Belgio: ah, quel goal al Belgio. Stupenda sfrontatezza, impossibile da dimenticare.
"Siamo stati insieme in Nazionale ed è un amico oltre che un grande giocatore. In azzurro mi ha aiutato e lo ammiro per la voglia che mette in ogni incontro", ha detto Tonali del centrocampista nerazzurro al Corriere della Sera.
Né Pioli, né Simone Inzaghi, che Barella lo ha "ereditato" in estate da Conte, possono farne a meno. Come si può, altrimenti? Rappresentano perfettamente la voglia di risorgere di una generazione non troppo piccola per gioire per i Mondiali del 2006, ma sicuramente per rimediare alla disfatta del novembre del 2017. Loro non c'erano: non avrebbero potuto.
Quattro anni dopo quella notte nefasta, comunque, saranno a San Siro: lì dove il mondo per qualche minuto per l'Italia calcistica si è fermato, stretto nelle lacrime dei protagonisti di una storica debacle. Saranno circondati di rossonero e nerazzurro: i colori che vestono quotidianamente ormai da qualche stagione e che disegnano il loro futuro.
"So che è difficile, soprattutto nel calcio di oggi, ma il mio sogno è diventare una bandiera del Milan", ha spiegato Tonali al Corriere dello Sport. Barella, invece, ha appena rinnovato il suo contratto con l'Inter fino al 2026.
Hanno l'espressione di chi può muovere il mondo con un solo dito: o piede. Ci proveranno nel "Derby di Milano": punto esatto nella storia da cui scorrono passato, presente e quel domani che li ha già prescelti come rivali, ma amici. Punti di riferimento di due parti della stessa città che in loro ripone le proprie speranze e i propri sogni.




