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Daniele Conti, Cagliari, Verona, Serie A, 01032015Getty Images

Daniele Conti, 'Mister giallo': gli esordi alla Roma, una vita al Cagliari e mai in Nazionale

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"Daniele a 17 anni ha esordito in Serie A, io solo a 19: mi ha battuto. Per il resto mi somiglia molto, dal punto di vista caratteriale soprattutto. È uno che non vuole mai perdere, un tignoso, che prepara con scrupolo la partita fin dal sabato sera. È un centrocampista centrale e gli rimprovero di giocare sempre con troppa foga, e di commettere troppi falli" - Bruno Conti sul figlio Daniele calciatore nel 1996

Nella sua lunga carriera da calciatore professionista, durata 19 anni, Daniele Conti, figlio e fratello d'arte, ha indossato soltanto due maglie di club. La prima, quella della Roma, che ha rappresentato il sogno di gioventù di ripercorrere le orme di papà Bruno. La seconda, quella del Cagliari, che è diventata per lui una seconda pelle, tanto da essere considerato da tutti i tifosi rossoblù, nel corso della sua lunga esperienza nell'isola, 'il sardo di Nettuno'.

Dopo appena una presenza con l'Italia Under 21, il matrimonio fra Daniele e la Nazionale maggiore non sarà invece mai celebrato. Quando dà l'addio al calcio giocato il 23 maggio 2016, allo Stadio Sant'Elia, nello scenario commovente del 'Conti Day', la bandiera saluta in lacrime davanti a suo padre e ai suoi figli da recordman di ogni tempo di presenze nel Cagliari ma anche da primatista di cartellini gialli in Serie A.

GLI ESORDI NELLA ROMA

Secondogenito del campione del Mondo di Spagna '82Bruno Conti e di mamma Laura, Daniele nasce a Nettuno in provincia di Roma il 9 gennaio 1979. Le prime immagini ingiallite che lo ritraggono vestito con la divisa giallorossa sono di metà anni Ottanta, quando, sulle spalle di papà Bruno, assieme al fratello maggiore Andrea, fa le sue prime apparizioni sul prato dello Stadio Olimpico.

Poi, nel sogno di ripercorrere le orme di papà, come suo fratello, anche Daniele inizia a giocare a calcio nelle Giovanili della Roma. Ha talento e determinazione, e, inevitabilmente, si mette in evidenza, venendo presto etichettato come "predestinato". Il 23 maggio 1991, a 12 anni, con Andrea è a fianco di papà Bruno nella serata del suo addio al calcio.

Rispetto a Bruno, Daniele è strutturalmente diverso: il papà era agile, veloce e guizzante, lui ha lunghe leve e forza fisica. Si allena con scrupolo, e a volte in partita, la voglia di far bene lo porta a metterci eccessiva foga e a commettere tanti falli, puntualmente sanzionati dagli arbitri.

Quello di maggiore classe fra i due figli di Bruno sembra essere Andrea, che gioca da attaccante e nelle Giovanili giallorosse segna caterve di goal. Daniele da giovane agisce come mezzala offensiva. Entrambi, comunque, sembrano destinati a ritagliarsi un ruolo nella storia della Roma.

Il giovane centrocampista fa tutta la trafila fino alla Primavera e viene notato dal tecnico argentino Carlos Bianchi, che guida la Roma nella stagione 1996/97 e decide più volte di aggregarlo alla Prima squadra. La prima volta con i grandi lo vede in panchina all'Olimpico contro il Cagliari (quando si dice il destino) nella sfida vinta 3-1 dai giallorossi il 17 novembre 1996.

Il diciasettenne che porta il numero 29 sulle spalle trova poi la soddisfazione dell'esordio in Serie A la domenica seguente, il 24 novembre, quando al 90' rileva Antonino Bernardini nella gara pareggiata 0-0 al Tardini con il Parma di Carlo Ancelotti, ex protagonista da calciatore degli anni d'oro della Roma. Il figlio d'arte gioca gli ultimi tre minuti. Per Daniele Conti è una gioia incredibile, che si somma a quella del fratello Andrea, giustiziere della Lazio nel Derby Primavera che si è giocato qualche ora prima.

Il più felice di tutti è però papà Bruno, che non riesce a trattenere le lacrime.

"Daniele mi ha chiamato subito dopo la partita - dice a 'Il Corriere della Sera' l'eroe di Spagna '82 -, ma la nostra sembrava una telefonata fra balbuzienti. Lui era ancora stordito, completamente travolto dall'emozione. Mi ha raccontato delle gambe che gli tremavano, della testa che gli girava per un po' quando Bianchi lo ha fatto alzare dalla panchina per il riscaldamento. Mi ha raccontato del pallone appoggiato a Balbo, e del fallo su Sensini: insomma, quei tre minuti è come se li avessi giocati anch'io".

Subito dopo la partita, Daniele raggiunge il ritiro dell'Italia Under 17. Il morale è a mille, ma ci pensa papà Bruno a riportare suo figlio con i piedi per terra.

"Ora è a Coverciano con la Nazionale Under 17 di Francesco Rocca, ma rimarrà sempre se stesso, non si deve montare la stessa - assicura Bruno -. La sua vita continuerà ad essere quella di sempre: casa, scuola, allenamenti. Non stapperemo bottiglie, tutto deve rientrare nelle giuste dimensioni. Siamo stati felici, abbiamo vissuto una domenica particolare, in cui si sono accavallati momenti e sensazioni indimenticabili. Ma rimane tutto uguale, è importante per noi. Tutto sotto controllo. I ragazzi sanno che la scuola viene prima di tutto, devono diplomarsi e io ci tengo da morire".
"[Andrea e Daniele] sono uniti, sono fratelli in tutto, sono attaccati l'uno all'altro. [...] Quando Daniele è stato convocato per la gara con il Cagliari, la festa a casa l'ha organizzata proprio Andrea. Ma a me piacciono soprattutto perché non sono presuntuosi, sono perbene, non hanno la puzza sotto il naso. Sanno che devono lavorare tanto, sia per avere le piccole cose, sia per raggiungere un grande traguardo nel calcio. E, poi, sanno che se a loro andrà male nel calcio, ci sono altre cose belle nella vita".

Per Daniele seguono altre panchine, poi l'esonero di Bianchi e il ritorno in panchina di Liedholm e il giovane centrocampista figlio d'arte non gioca più in Prima squadra fino al termine della stagione. E anche nella seguente, il 1997/98, con Zeman alla guida dei giallorossi, è sempre relegato con la Primavera.

Le porte della Prima squadra si riaprono per Daniele nella stagione 1998/99, quando all'età di 19 anni l'allenatore boemo gli concede maggior spazio. Daniele Conti fa il suo debutto in Coppa Italia il 9 settembre 1998 nell'andata del 2° Turno con il Chievo (2-2 al Bentegodi), è aggregato in pianta stabile fin dal ritiro estivo, e dopo una serie di nuove panchine, il 25 ottobre 1998 ecco per lui una nuova occasione.

Il figlio d'arte calca per la prima volta l'erbetta di San Siro nella sfida di Serie Acontro il Milan e subentra all'80' al posto di Ivan Tomic.

I rossoneri vincono 3-2 e per Conti la gara finisce male: in pieno recupero ha un battibecco con Oliver Bierhoff e uno sputo all'attaccante tedesco gli costa il cartellino rosso e 2 giornate di squalifica. Qualche giorno più tardi, ai microfoni de 'Il Corriere della Sera', è sempre papà Bruno a difenderlo dalle critiche.

"Gli ho detto sottovoce di essere forte - racconta l'ex ala della Nazionale azzurra -, perché una squalifica fa diventare di marmo. Anch'io ne ho prese, non ero certo uno stinco di santo".

Scontate le due gare di squalifica, Daniele torna nel gruppo squadra e colleziona la seconda presenza stagionale in Serie A il 5 dicembre 1998. La Roma sfida il Perugia all'Olimpico e Zeman schiera Conti II, come viene registrato negli almanacchi, per la prima volta come titolare. Daniele indossa la maglia numero 23.

"Io non dovevo giocare quella partita - spiegherà Daniele al giornalista Vittorio Sanna per il documentario #100Rossoblù di Galleria Progetti -, ma la notte nacque la figlia a Gigi Di Biagio. Mister Zeman, che mi ha fatto iniziare e smettere di giocare a calcio, la mattina mi disse: 'Oggi giochi'. Io ero molto emozionato, anche perché l'Olimpico è uno stadio pesante".

Per Conti è una partita speciale: con un colpo di testa, infatti, su cross del russo Alenichev, il figlio d'arte realizza il suo primo goal in Serie A nello Stadio dove ha sempre sognato di affermarsi come calciatore.

"Perdevamo 1-0 col Perugia, poi fece l'1-1 Totti e io feci il 2-1 e andai ad esultare sotto la Curva Sud, dove andava sempre ad esultare papà. Solo che papà si inginocchiava ed io sono rimasto in piedi".

Il problema è che il prodotto del vivaio giallorosso eccede nell'esultanza e l'irreprensibile arbitro Roberto Bettin gli sventola in faccia il cartellino rosso. Insomma, ci risiamo. L'eccesso di passione lo ha portato nuovamente ad essere duramente sanzionato. La Roma vincerà comunque la partita con un netto 5-1 sugli umbri.

Daniele chiude quella stagione 1998/99 con 5 presenze in campionato e un goal più una presenza in Coppa Italia e, mentre il fratello Andrea deve partire dalla Serie C2, lui ha la speranza concreta di potersi affermare con la squadra della sua città. Le cose però andranno diversamente e i due fratelli Conti spenderanno gran parte della loro carriera lontano dalla capitale.

ROMA-CAGLIARI SOLA ANDATA

I sogni di gioventù di Daniele Conti svaniscono definitivamente nella stagione 1999/00. Potrebbe essere la stagione della consacrazione per il figlio d'arte, invece la società alza l'asticella sugli obiettivi, e per puntare allo Scudetto chiama in panchina Fabio Capello. Con il tecnico friulano, però, gli spazi per il centrocampista classe 1979 si restringono e di fatto Daniele capisce di non avere più spazio.

Così parla con il padre e chiede di essere ceduto ad un'altra squadra per poter giocare con continuità.

"Capivo che era dura, anche avendo un papà così importante Responsabile del settore giovanile. Andai da lui e gli dissi: 'Guarda, voglio andar via per dimostrare il mio valore da un'altra parte perché qui vicino a te è difficile. Mi sentivo sempre osservato negli allenamenti e nelle partite e presi questa decisione".

Il presidente del Cagliari, Massimo Cellino, fiuta l'affare e rileva il cartellino di Daniele in comproprietà per 800 milioni di Lire. Conti II dopo 6 presenze e un goal con la Roma si trasferisce così in Sardegna lasciando la società dove fino a quel momento aveva sempre giocato e staccandosi dalla figura paterna.

In quel momento tanti pensano che sarà solo un'esperienza provvisoria per crescere e tornare poi a indossare nella maturità la maglia giallorossa, invece il centrocampista nell'isola metterà radici ed entrerà nella storia del club rossoblù.

DA 'FIGLIO DI BRUNO' A 'SARDO DI NETTUNO'

Il primo periodo con il Cagliari però non è facile per Daniele Conti. Quell'anno Cellino smantella il gruppo storico e cede il bomber Muzzi all'Udinese, puntando su tanti giovani di prospettiva e sul camerunense M'Boma, atteso alla sua consacrazione, affidando il gruppo ad Oscar Washington Tabarez.

Il giovane figlio d'arte sceglie la maglia numero 11, molto pesante per la storia rossoblù.

"Ho preso la maglia numero 11 perché era quella di Muzzi, di cui presi anche la casa. In quel momento sinceramente non sapevo ancora chi fosse Gigi Riva - spiegherà -. Non gli volevo assolutamente mancare di rispetto. Poi cenai con lui qualche giorno prima del mio addio. Ricordo che rimasi mezzora senza parlare. Mi sentivo in imbarazzo, come se avessi avuto davanti un Dio. Un po' come quando a Roma vedono papà o vedono Totti".

Il 30 agosto 1999 Daniele Conti fa il suo esordio con il Cagliari nella prima giornata di Serie A proprio nella sua Roma, sfidando la Lazio in una sorta di derby personale. Il tecnico uruguayano lo schiera titolare come mezzala offensiva accanto agli esperti Berretta e De Patre. Il Cagliari perde quella partita 2-1 e Daniele sarà anche ammonito, in quella che fin da subito sarà una costante nella sua storia in rossoblù.

Le cose non andranno bene. Daniele non riesce a rendere al massimo del suo potenziale, a volte è un po' troppo lezioso e si innamora eccessivamente del pallone. Tende a tener palla rallentando la manovra, e gli esigenti tifosi non lo perdonano e lo fischiano.

"Diciamo - per usare un eufemismo - che, all'inizio si prendeva i suoi tempi - scrive il giornalista Paolo Piras nel suo libro 'Bravi&Camboni' -. Arrivava il passaggio, lui stoppava, alzava lo sguardo, distribuiva palla, ma tutto a tre-quattro tocchi, e, quando si riteneva finalmente pronto a impostare, ecco che l'avversario di turno era già troppo dappresso e gli toccava girarsi, proteggersi, difendere la palla. Una volta su due, la palla era rubata o il passaggio effettuato era sbagliato".
All'inconveniente tecnico se ne aggiungeva uno caratteriale, perché Daniele aveva "una tendenza all'inseguire l'avversario che gli aveva appena rubato la palla [...] e regolarmente arrivava il tackle scivolato, specie da tergo, un rumore disordinato di tibie che fuoriescono dalle loro sedi naturali e poi, ammonizione o espulsione, a scelta".

Anche i risultati di squadra non lo aiutano, anzi. Dopo 4 giornate Cellino esonera Tabarez e affida la squadra a Renzo Ulivieri, con cui i rapporti non saranno buoni. Daniele, fino a quel momento impiegato con regolarità, viene di fatto messo da parte dall'allenatore toscano e nemmeno gli arrivi autunnali di Oliveira e Morfeo riescono a rialzare la squadra.

Il ventenne Conti è incompatibile caratterialmente con il suo allenatore e viene messo addirittura fuori rosa con altri quattro giocatori. Daniele torna a rivedere il campo solo il 22 aprile 2000, a retrocessione matematica già acquisita, nella sconfitta per 2-1 al Via del Mare con il Lecce, gara in cui trova il suo primo goal in rossoblù con una bella girata da centro area. Ma il centrocampista e i suoi compagni hanno poco da festeggiare: i due pareggi finali con Bologna e Piacenza servono soltanto ad evitare l'umiliazione dell'ultimo posto.

Nell'estate del 2000 la Roma non mostra interesse e il Cagliari decide comunque di riscattare la comproprietà di Daniele Conti per un miliardo e 250 milioni di Lire, acquisendolo interamente. Il centrocampista si stacca definitivamente dal club giallorosso.

Dopo 9 presenze e un goal nel suo primo anno, per il classe 1979 seguono gli anni bui della B, che vedono la squadra rossoblù faticare a tornare nel massimo campionato. Daniele cambia numero, passando alla 10, gioca con maggiore regolarità (24 presenze e 6 goal nel 2000/01, 32 presenze e 2 reti nel 2001/02) ma ancora non convince.

"Sono maturato in questi mesi - assicura in un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport' del gennaio 2001 -, cerco di ragionare di più, di essere meno impulsivo. Ho avuto la conferma che la B è un campionato difficile, dove volano i calci e gli avversari ti lasciano poco tempo per ragionare, ma dove hai discrete possibilità per farti vedere".

I tifosi non gli perdonano il minimo errore, lo chiamano "su fillu de Bruno", ovvero "il figlio di Bruno Conti" perché con giudizio decisamente affrettato non lo considerano all'altezza e continuano a fischiarlo quando sbaglia.

Ma la famiglia aiuta Daniele a tener duro e a non mollare. La moglie Valeria, con cui sta insieme da quando aveva 13 anni, e i suoi genitori, sono per il giovane centrocampista di grande aiuto.

"Il primo periodo con mia moglie nemmeno potevamo uscire di casa. Fa parte un po' del lavoro, non erano bei momenti per la squadra. Ho avuto delle difficoltà, caratterialmente però sono forte e ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno sempre sostenuto e una moglie che mi è sempre stata vicino, anche nei momenti difficili ha sempre trovato la parola giusta per tirarmi su".
"Dopo una partita se fai goal e vinci ti arrivano 200 messaggi, se giochi male e perdi te ne arrivano 1 o 2. Mia moglie in questo è stata incredibile, io poi caratterialmente sono particolare, ho un carattere non bellissimo e ci metto una settimana a riprendermi. Lei mi ha sempre sopportato e sostenuto nelle difficoltà, tirandomi su anche quando venivo espulso".
"È stata una fortuna per me averla accanto. Con Valeria ci sono cresciuto, ci siamo messi insieme che io avevo 14 anni e lei 13. Siamo cresciuti insieme e mi ha sempre capito nei momenti di difficoltà, tirandomi su anche quando venivo espulso".

Il 2002/03 non è migliore degli altri anni, anzi. Di fatto Daniele, che porta sempre sulle spalle il numero 10, si fa male al ginocchio e deve saltare tutta la prima parte di stagione. Rientra a febbraio e chiude con appena 12 presenze in Serie B ed una in Coppa Italia. Si può dire che la carriera di Conti II, è ad un bivio.

"Un giorno mi fermo con la macchina ad un semaforo - racconterà a 'Galleria Progetti' per #Centorossoblù - e mi si avvicina uno e mi fa: 'Bello eh stare in vacanza in Sardegna?'. Al che io replico: 'Non sono in vacanza e te lo dimostrerò'. E alla fine ho vinto io".

Il centrocampista di Nettuno cambia numero di maglia, prendendo la 8 per lasciare la 10 a Gianfranco Zola, e ha il merito di crederci sempre e di lavorare sodo su se stesso. I primi risultati iniziano a vedersi dalla stagione 2003/04, quella della risalita in Serie A del Cagliari con Edy Reja in panchina. Conti perde il posto da titolare a vantaggio di Massimo Brambilla ma quando è chiamato in causa le sue prestazioni sono sempre più convincenti.

Nella testa del ragazzo scatta qualcosa, tanto che presto i fischi e le critiche dei tifosi lasciano spazio agli applausi per l'impegno profuso in campo anche grazie alla nuova posizione in campo da playmaker basso. Lentamente 'il figlio di Bruno' inizia la trasformazione che lo condurrà a diventare per tutti 'il sardo di Nettuno'. Per il centrocampista sono 33 le presenze in campionato e una in Coppa Italia.

I progressi continuano nel 2004/05, l'anno in cui il Cagliari dopo gli anni più difficili torna a disputare il campionato di Serie A. Conti con Daniele Arrigoni in panchina è un titolare fisso della squadra rossoblù e colleziona 30 presenze in Serie A e 7 con 2 goal in Coppa Italia, competizione che vede il Cagliari eguagliare il miglior risultato storico raggiungendo le semifinali prima di essere eliminato dall'Inter.

Nell'anno successivo, il 2005/06, Conti prende quella che sarebbe stata la sua maglia definitiva, la numero 5, e si conferma uno dei giocatori più importanti della rosa del Cagliari. Totalizza infatti 3 goal in 30 presenze in Serie A e 4 apparizioni in Coppa Italia contribuendo al piazzamento al 12° posto finale della squadra sarda.

"Iniziai a Cagliari con l'11, presi il 10, con cui mi ruppi il ginocchio e lo cambiai subito, poi l'8, e non andò benissimo. Restavano il 5 e il 4. Chiamai mio figlio Bruno, che era piccolissimo, e gli chiesi: 'Che maglia prende papà, la 5 o la 4?'. Lui mi disse la 5 e quel numero mi ha sempre portato bene".

Il Cagliari a fine anno, nonostante i 4 allenatori avuti in una sola stagione, si salva per la seconda volta consecutiva chiudendo in 14ª posizione. Fra i 3 goal realizzati da Conti, uno ha un significato particolare: lo segna su punizione in campo neutro a Rieti, nello Stadio intitolato a Manlio Scopigno, l'8 febbraio 2006 ed è il primo dei 5 che rifilerà in carriera alla 'sua' Roma. I giallorossi, però, battono la squadra di Nedo Sonetti 4-3.

Conti si conferma nel 2006/07 con un bilancio identico all'anno precedente in campionato, ovvero 3 goal in 30 presenze, e 3 partite di Coppa Italia. Il Cagliari, seppure con affanno e un 17° posto finale in Serie A, ottiene la terza salvezza consecutiva.

Ma la trasformazione del figlio d'arte in 'Sardo di Nettuno' si completa nella stagione 2007/08. La svolta nella carriera del centrocampista romano ha una data precisa, il 27 gennaio 2008. Dopo un girone di andata disastroso, il Cagliari è ultimo in classifica con 10 punti. Cellino ha già cambiato 2 allenatori: prima Sonetti è subentrato a Giampaolo, poi la squadra isolana è stata affidata a Davide Ballardini.

Il tecnico ravennate inizia con 2 sconfitte, e per il Cagliari la partita casalinga con il Napoli, prima sfida del girone di ritorno, somiglia già ad un'ultima spiaggia. Al Sant'Elia la sfida con gli azzurri dell'ex Edy Reja è al cardiopalma, ma sarà proprio Conti, con una super prestazione, a trascinare i sardi ad un'esaltante vittoria che darà il là ad un'incredibile rimonta salvezza.

"Segna Hamsik, poi Matri fa goal: 1-1 - racconta Daniele Conti a 'Galleria Progetti' per '#100Rossoblù' -. Poi dopo 20 secondi, punizione di Pasquale Foggia, arrivo io di testa e vinciamo la partita. Ho ancora in mente l'urlo dello stadio e quello è il goal che ho fatto che riguardo più volentieri».
"Quando colpisco la palla di nuca non vedo la porta - aggiunge il numero 5 del Cagliari -, quindi poi, quando vedo la palla in rete, inizio a correre e non ci capisco più niente. Vedo le facce di López, che voleva rubarmi il goal, ma non ci è riuscito, e di Michele Fini. Dopo il goal la partita era finita. Ricordo 30 persone sopra di me, una cosa incredibile".
"Vincere quella partita mi ha cambiato la vita. Inizialmente a Cagliari ho avuto delle difficoltà, ho iniziato a far vedere qualcosa di buono fra i 23 e i 24 anni. Quindi quella partita mi ha dato una carica incredibile".

Il 2-1 sul Napoli dà alla squadra di Ballardini lo slancio per una strabiliante rimonta in classifica, che condurrà i sardi alla salvezza con una giornata di anticipo e darà a Conti la consapevolezza di essere diventato ormai per i tifosi 'Il Sardo di Nettuno', a tutti gli effetti uno di loro. Roma e la Roma sono ormai per Daniele un lontano ricordo. Con 5 goal e un assist il centrocampista dà un contributo fondamentale per il raggiungimento dell'obiettivo.

Daniele Conti - CagliariGetty

LEADER E CAPITANO ROSSOBLÙ

Da quel momento Daniele Conti diventa il leader e il trascinatore del Cagliari, l'uomo dalle mille battaglie, colui a cui tutti i compagni si affidano nei momenti difficili. Gioca davanti alla difesa, costruisce e spezza il gioco avversario, e il suo rendimento è molto elevato.

Assieme ad un nucleo di fedelissimi storici, guida la squadra sarda a conseguire altre 7 salvezze in Serie A. Per 11 anni di fila i rossoblù giocano nel massimo campionato.

"Quello che si è creato fra me, Alessandro Agostini, Diego López, Francesco Pisano e Andrea Cossu è un legame incredibile - ammetterà Conti -. Vivevi il Cagliari in una maniera forte, alcune volte anche eccessivamente, per troppo amore".

Per Daniele arrivano gli anni più belli della carriera, che coincidono con l'approdo in panchina di Massimiliano Allegri. Il 9° posto in Serie A con 53 punti nel 2008/09 lo vede grande protagonista con 31 presenze e 5 goal (più una gara in Coppa Italia), seguiti da 32 presenze e altre 5 reti nel 2009/10(più un'ulteriore partita in Coppa Italia) con un 16° posto e un'altra salvezza maturata con largo anticipo nonostante l'esonero del tecnico livornese, già accordatosi col Milan.

"Ogni allenatore che ho avuto mi ha lasciato qualcosa, in positivo o in negativo - dichiarerà Conti -, ma Allegri è quello che mi ha dato più di tutti sotto l'aspetto umano e come giocatore, e lo dimostra anche la sua carriera. Mi ha dato sicurezze, perché quando parlava era molto credibile. Anche perché ha fatto lo stesso ruolo mio. Mi piaceva il fatto che riuscisse a tenere il gruppo sempre compatto, lo reputo un fenomeno".

Lo cercano in tante: Fiorentina, Napoli, Celtic, pronte a staccare un assegno fra i 7 e i 12 milioni di euro. Ma Daniele non si muove e al termine della stagione 2009/10 è premiato con il prolungamento di contratto fino al 2013.

"Con lui non ho bisogno di parlare, né di vedere come gioca", taglia corto Cellino ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport'.
"É nato a Nettuno ma nella concretezza e nel suo essere di poche parole, ricorda noi sardi", assicurano gli operatori del mercato cittadino di San Benedetto, grandi tifosi rossoblù.

Fra le tante cose, Conti si conferma in quegli anni grande spauracchio della Roma, la società che lo ha lanciato ma che poi nel momento decisivo non ci ha creduto fino in fondo. Il 14 dicembre 2008 segna il suo secondo goal personale contro i giallorossi nel k.o. per 3-2 all'Olimpico con la squadra di Spalletti.

I tre punti vanno alla Lupa ma lui firma con un gran destro su punizione dai 25 metri, su appoggio di Michele Fini, insaccando all'incrocio dei pali, il provvisorio 1-1 sotto gli occhi di papà Bruno, dirigente giallorosso, che assiste impassibile in panchina alla prodezza dell'amato figlio.

Nella gara di ritorno chiusa sul 2-2, Conti non segna, ma è protagonista di un aspro diverbio con Francesco Totti. Il pareggio di Perrotta arriva infatti con Cossu a terra e i due ex compagni in giallorosso che litigano fra calcetti e qualche spintone sotto lo sguardo per una volta turbato di Bruno Conti.

Daniele va a segno nella partita di ritorno al Sant'Elia l'anno seguente, il 5 gennaio 2010, firmando il terzo goal in carriera contro la Lupa, che pesa ancora di più, perché vale il definitivo 2-2 fra la squadra di Allegri e i giallorossi guidati dall'ex Claudio Ranieri, con un'altra epica rimonta dei rossoblù. Il goal è un tap-in vincente all'altezza del secondo palo dopo una ribattuta del portiere giallorosso su conclusione di Larrivey.

"Sono orgoglioso dei miei figli - dice Bruno Conti dopo la partita -, Daniele si è spremuto fino all'ultimo e ha fatto pure goal alla mia squadra, cosa ci devo fare? Il punto è questo: qualche romanista pensa che Daniele dovrebbe impegnarsi di meno, se gioca contro la Roma, la squadra che lo ha visto crescere... Ma mi spiace, non funziona così. Il professionismo è una cosa diversa. Serietà prima di tutto. Ha fatto il suo mestiere, io ero contento per lui".

Nel 2010/11, dopo il ritiro dal calcio giocato di Diego López, Daniele Conti diventa il capitano del Cagliari. La fascia passa dunque sul braccio del numero 5, e ad inizio campionato per i sardi arriva una travolgente vittoria in casa contro la Roma. Il centrocampista veste ancora i panni dell'ex giustiziere, siglando il provvisorio 1-0 per i rossoblù e il suo primo goal stagionale con una bella girata di destro da fuori area dall'altezza della lunetta.

La partita è però segnata da un brutto intervento in area giallorossa del difensore argentino Nicolas Burdisso, che con il piede a martello gli causa un grosso taglio fra coscia e ginocchio destro.

"Non volevo fargli male - dichiarerà l'argentino a fine partita -, sono il primo ad essere dispiaciuto".

Intanto Daniele deve lasciare il campo in barella: gli saranno applicati 30 punti di sutura. Inutile dire che il più preoccupato di tutti sia papà Bruno, che accorre a sincerarsi delle condizioni del figlio. Burdisso invece viene espulso, lasciando la sua squadra in 10 uomini, e il Cagliari raddoppia con il rigore trasformato da Matri e poi dilagherà nel prosieguo del match.

L'assenza del capitano causerà una serie di risultati negativi per il Cagliari, e al suo rientro sorgono problemi fra la vecchia guardia e il tecnico Pierpaolo Bisoli. E incredibilmente il capitano finisce fuori rosa.

"Con Bisoli ci sono stati dei problemi - racconta Conti -. Ma nacque tutto da un'amichevole estiva in cui fece giocare nel primo tempo una squadra e nel secondo tempo un'altra. In gruppo c'erano dei ragazzi giovani e non li trattò benissimo a fine partita. Quindi tornammo in ritiro e chiesi spiegazioni al mister, chiedendo di risolvere le questioni nello spogliatoio. Il mister aveva un'idea, i ragazzi un'altra. I problemi nacquero lì".
"Io sbagliai durante un allenamento e dopo una distorsione rimediata col Betis andammo a giocare a Palermo la prima giornata di campionato. Bisoli mi chiamò e mi disse: 'Mi raccomando, domenica devi esserci, cerca di recuperare'. Io risposi: 'Guardi mister, io per il Cagliari giocherei anche con una gamba'. Invece domenica davanti alla difesa giocò Nainggolan, che fece anche una grande partita".
"Dopo quella gara giocai la seconda partita con la Roma e feci goal. Lui non l'ho visto molto contento del mio goal. Mi feci male e quando rientrai dall'infortunio, durante un allenamento, ci fu uno scontro verbale fra noi in cui gli risposi non benissimo. Sbagliai io, e lui mi mise fuori rosa. Dopo che si scontrò con me si scontrò anche con Alessandro Agostini, perché lo prese di petto senza motivo. Magari era una strategia per farne fuori due. Fatto sta che andammo fuori rosa e non partimmo per la gara di Verona con il Chievo, salvo essere reintegrati per il bene del Cagliari nella gara successiva. Perché la maglia del Cagliari per me viene prima di tutto".

Dopo la sconfitta col Bologna il 31 ottobre, Cellino esonera Bisoli e chiama alla guida dei sardi l'ex Ct. azzurro Roberto Donadoni. Conti torna ad essere il centrocampista brillante e determinante che tutti avevano ammirato nelle ultime stagioni e il Cagliari, dopo aver fatto pensare di poter lottare per un piazzamento europeo, chiude con un 14° posto solo per effetto di un netto calo nel finale di stagione. Per Conti nuovamente 5 (suo numero fortunato) i sigilli in campionato in 29 partite, più una rete in 2 presenze in Coppa Italia.

Seguono tre stagioni con alterne fortune per il Cagliari, segnate anche dai problemi dello Stadio ma culminate sempre con la salvezza: un 15° posto nel 2011/12, un 11° posto nel 2012/13 e, dopo il nuovo rinnovo nel gennaio 2013, un altro 15° nel 2013/14.

Allenatori e giocatori arrivano in Sardegna e altri salutano, il punto fermo è sempre lui, Daniele Conti, il romano diventato sardo e bandiera, il capitano, che garantisce sempre il suo apporto alla squadra.

Con l'unico rammarico dei cartellini gialli che continua a prendersi irrimediabilmente, tanto da stabilire nel 2012/13 il primato assolutoin una stagione, ancora oggi imbattuto, con 16 ammonizioni.

"Come giocatore sono un tipo molto irruento, prendo ammonizioni eppure espulsioni - ammette - è la mia piaga. Me le porto dentro dalle Giovanili con la Roma. Mio padre ha perso la speranza di vedermi diverso. Eppure la predica me la fa sempre: perché dorme poco la notte, si riguarda le mie partite in continuazione, così la mattina mi chiama arrabbiato. So di esagerare nel cercare sempre la palla, ma lo faccio per la passione che nutro nei confronti della maglia".

L'11 settembre 2011 all'Olimpico, nella 2ª giornata di campionato (ma la prima che si disputa, dato il rinvio della prima) Daniele completa la sua manita personale di goal contro la Roma. Al 68' su cross dalla sinistra dell'amico Agostini, Cicinho ha una ribattuta difettosa. La palla giunge a centro area dove è appostato il capitano rossoblù, che controlla e con il destro infila Stekelenburg per l'1-0.

La gioia è incontenibile, e Daniele si toglie la maglia e va ad esultare sotto la curva dove sono appostati i tifosi sardi, venendo puntualmente ammonito dall'arbitro e fischiato dai tifosi giallorossi.

"Ho esultato come esulto sempre quando faccio un goal - dichiara a caldo a fine partita ai microfoni di 'Sky' -, se poi i tifosi mi fischiano non c'è problema, mi faccio scivolare tutto addosso".
"Se il campionato fosse composto da 19 Rome più er Cajari - sintetizzano i cantori in slang romanesco delle imprese sportive dei giallorossi, Diego Bianchi e Simone Conte - a quest'ora Daniele Conti c'avrebbe un par de palloni d'oro sur caminetto".

Anni dopo Conti tornerà su quell'episodio.

"Feci goal all'Olimpico e mi tolsi la maglia del Cagliari e andai sotto la Curva dei nostri tifosi - ricorderà il capitano del Cagliari -. Per me quello non era mancanza di rispetto, era far capire a loro chi mi ha dato tanto. Perché io sono arrivato in Sardegna a 20 anni. Roma è stata fondamentale per la mia crescita e non rinnegherò mai il passato, ma Cagliari mi ha dato la consacrazione e ho trovato tante persone che mi hanno voluto bene".

Le ultime stagioni portano anche altri momenti felici al numero 5 del Cagliari. Su tutti le due doppiette realizzate al Torino. La prima in una rocambolesca rimonta per 4-3 allo Stadio Is Arenas di Quartu Sant'Elena, che sarà la casa dei rossoblù per una stagione. Conti, che ha già segnato di testa la rete del 2-2 al 75', sul punteggio di 3-3 trova il definitivo 4-3 per il Cagliari nel quinto minuto di recupero. In quella partita Bruno, primogenito di Daniele, esordiva come raccattapalle.

Così quando il centrocampista segna con un tiro dalla lunga distanza deviato da un difensore alle spalle del portiere granata, lui lo aspetta a bordo campo e riceve il caloroso abbraccio del padre.

Daniele Conti Cagliari Torino Serie AGetty

La scena si ripete dopo un'altra doppietta, sempre rifilata al Torino, stavolta al Sant'Elia, il 10 novembre 2013. Conti porta in vantaggio i rossoblù su calcio piazzato, Immobile pareggia per i granata ma all'88' è ancora il numero 5 rossoblù su punizione a trovare la rete da 3 punti.

Stavolta a prendersi l'abbraccio di papà è Manuel, il figlio più piccolo, anche lui raccattapalle a bordo campo, emozionatissimo per le due prodezze di papà. A fine partita la dedica va ai compagni e ai tifosi rossoblù.

"Mi ritrovo a 58 anni sul divano davanti alla tv con le lacrime agli occhi - scriverà il giorno dopo in una lettera a Daniele Bruno Conti senior -, e tua madre accanto, non spiccica parola, mi guarda incantata e troppo emozionata e felice per parlare e rompere l'incantesimo. Già ci avevi fatti piangere l'anno scorso con Brunetto, ora con Manuel. La stessa scena, la stessa gioia, perché quell'abbraccio racconta una famiglia, la nostra famiglia. Perché tutti conoscono il grande calciatore che sei diventato, in pochi però sanno quanto tu sia un grande uomo, un grande figlio, un grande padre".
"[...] Soffrivo quando la gente ti paragonava a me, non era giusto. Col tempo, però, hai zittito tutti, poi li ha conquistati sul campo. Col talento, con la forza, col carattere. E in questo sì siamo uguali, perché entrambi siamo testardi e corretti allo stesso tempo, non cerchiamo sotterfugi, guardiamo tutti in faccia a testa alta con la cultura del lavoro e della famiglia. E da capitano vero a fine partita ti ho ascoltato commosso, hai dedicato la vittoria ai compagni e ai tifosi [...]".
Daniele Conti - Cagliari

MAI IN NAZIONALE MAGGIORE

Nei suoi anni d'oro, dal 2007 al 2013,Daniele Conti è stato sicuramente fra i 5 più forti centrocampisti centrali italiani. Tuttavia, a differenza di altri calciatori più inflazionati, sarà, (per molti incomprensibilmente) sempre snobbato dai Ct. azzurri:Roberto Donadoni prima (che poi avrà modo anche di allenarlo e di conoscerlo meglio) e soprattutto Marcello Lippi nel suo secondo mandato poi.

Per tanti, ad esempio, il tecnico viareggino fece un errore a non portare il capitano del Cagliari ai Mondiali 2010 in Sudafrica, che si riveleranno fallimentari per la spedizione azzurra. Daniele all'inizio spera in una convocazione, poi prende atto di non essere considerato e preferisce concentrarsi sul Cagliari. Lui che una volta aveva vestito la maglia azzurra dell'Italia Under 21 quando il 16 agosto 2000 aveva giocato un quarto d'ora dell'amichevole con il Messico vinta 2-0 dagli Azzurrini.

Nel 2012, quando gli viene fatta la domanda, rilascia una dichiarazione che stupirà molti.

"La mia Nazionale è stata sempre il Cagliari. Sono legato troppo a questa maglia e il resto non mi interessa".

Anni dopo, tornerà sul concetto espresso.

"Tante volte ho incontrato persone che mi chiedevano: 'Come fai a non andare in Nazionale?'. Dopotutto anni buoni ne avevo fatto. E la risposta mia era sempre la stessa. Una volta il D.s. Marroccu, quando c'era Lippi allenatore, prima di una partita mi disse: 'Guarda Daniele che sarai chiamato in Nazionale'. Io allora mi spaventai subito: 'Devo fare qualcosa per non andare con l'Italia, mi invento magari che ho la febbre'. Volevo allenarmi sempre col Cagliari, non ci pensavo proprio più alla Nazionale".

RECORD DI PRESENZE E... CARTELLINI GIALLI

La lunga avventura da calciatore di Daniele Conti con la maglia rossoblù non ha tuttavia un lieto fine: dopo un ulteriore rinnovo annuale, si chiude infatti con una grossa delusione, la retrocessione in Serie B nel campionato 2014/15. Terminata l'era Cellino, la nuova gestione che ha il suo vertice nel presidente Tommaso Giulini parte con il piede sbagliato: la scommessa Zeman fallisce e Zola e Festa non riescono a raddrizzare un anno chiuso dai rossoblù al 18° e terzultimo posto in classifica.

Per capitan Conti, che a 35-36 anninon riesce a incidere come vorrebbe, le presenze in campionato sono appena 18 con un goal, l'ultimo in carriera, che arriva su punizione il 1° marzo 2015 nella sconfitta per 1-2 in casa col Verona. Il 29 aprile 2015 Daniele gioca l'ultima partita ufficiale con il Cagliari al Bentegodi nel k.o. di misura con il Chievo, subentrando dopo il primo tempo a João Pedro.

"Di quell'anno ne ho lette e sentite tante, su di me e sugli altri della vecchia guardia - dirà a 'Galleria Progetti' per '#100Rossoblù' -. Mi faceva star male, erano state dette tante cose non vere. Mi sono sempre preso la responsabilità nei momenti di difficoltà. La colpa che mi do è che quell'anno ho fatto fatica, vedevo cose diverse e non sono riuscito a prendere la situazione in mano. Si è concluso con la retrocessione ed è stato un anno un po' maledetto".

Il Cagliari vince poi il campionato di Serie B e il 23 maggio 2016 allo Stadio Sant'Elia, contestualmente alla premiazione della squadra guidata da Rastelli, si svolge il Conti-Day, l'addio al calcio dello storico capitano rossoblù 25 anni dopo quello di papà Bruno. I tifosi, in una serata da cuori forti e dalle emozioni indelebili, riempiono il vecchio stadio per dare il loro abbraccio al 'Sardo di Nettuno'. Al suo fianco ci sono i compagni di tante battaglie che giocano contro il nuovo Cagliari. Ma anche i suoi figli, Bruno Junior, che lo sostituisce sul campo, e Manuel, che assiste da bordo campo. Oltre naturalmente a papà Bruno, in campo anche lui per un breve spezzone. Quando lascia il campo Daniele piange e ha gli occhi lucidi.

Conti lascia il calcio giocato consapevole di aver scaldato il cuore dei tifosi sardi e di aver battuto diversi record ritagliandosi un posto eterno nella storia del club rossoblù. Con il Cagliari ha totalizzato 464 gare con 51 goal in 16 stagioni: è il recordman di presenze all-time della storia della società sarda davanti a Mario Brugnera (403 presenze), ma anche il recordman di presenze nei campionati con 434 partite fra Serie A e Serie B sempre davanti a Brugnera (328) e il recordman di presenze in Serie Acon 333 partite nel massimo campionato, precedendo il brasiliano Nené, secondo a quota 311.

Il centrocampista di Nettuno detiene però anche altri due record particolari, relativi alle ammonizioni in Serie A. Conti ha infatti il primato assoluto di cartellini gialli nel massimo campionato (141) davanti a Giampiero Pinzi (140) e il record di cartellini in una stagione, ben 16 nel 2012/13. Numeri che contribuiscono all'appellativo di 'Mister giallo'. Sono invece 11 i cartellini rossi.

Sanzioni frutto della sua generosità e della sua determinazione nel recuperare il pallone piuttosto che di cattiveria.

"Il fatto dei cartellini non è che mi facesse molto piacere, ma per il resto sono contento di quanto fatto nella mia carriera. In particolare quello che mi dà la gente di Cagliari tutti i giorni è una cosa che mi riempie d'orgoglio".
"Quando guardo le presenze che ho fatto resto un po' così, perché sono davvero tante. E quando fanno il paragone con Gigi Riva mi inorgoglisce. Lui è stato un campione, io avevo altre caratteristiche, ma siamo due personaggi che abbiamo amato questa maglia e questa società e ne vado fiero. Da come avevo iniziato mai avrei immaginato un percorso del genere".
Bruno Conti Daniele Conti Daniele Conti Testimonial Match 05232016Getty Images

GLI ANNI NELLO STAFF TECNICO E L'ADDIO

Appesi gli scarpini al chiodo, mentre a proseguire la dinastia Conti ci pensano i suoi figli Bruno Junior e Manuel, anch'essi avviati verso una carriera da calciatori, Daniele prende il patentino UEFA B da allenatore a fine 2015, per poi tornare al Cagliari come componente dell'area tecnica, prolungando la sua permanenza in rossoblù fino al 2022.

Ma dopo 23 stagioni consecutive, l'idillio con la società si spezza con le dimissioni rassegnateil 7 luglio in seguito alla difficile situazione societaria e all'esonero dell'amico Alessandro Agostini.

Il suo nome è destinato a rimanere impresso fra i grandi di ogni tempo e i tifosi rossoblù lo hanno votato nella Top 11 rossoblù - I migliori di sempre, mentre il Cagliari lo ha inserito nella sua hall of fame. In attesa di capire "cosa farà da grande", restano i primati, le tante emozioni trasmesse e vissute da calciatore rossoblù e quella fascia da capitano che ancora oggi Daniele si sente sul suo braccio.

"Sulla fascia c'erano il nome dei miei figli e la scritta Sconvolts. Me ne hanno dette tante, 'Raccomandato', 'Non sai giocare'... Ma sono sempre stato al mio posto. Quando i tifosi hanno visto che davo l'anima e il cuore, mi ha dato tutto il loro amore. Quella fascia per me rappresenta il tutto, c'erano i miei figli e la Curva, e la rimetterei al braccio altre mille volte".
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