Alvaro Morata si è preso la Juventus, ancora una volta, come aveva già fatto prima di cedere alle lusinghe del Real Madrid. Perché tornare alla corte merengue, per il centravanti spagnolo, ha rappresentato una missione da centrare con veeemenza. Salvo comprendere, alla lunga, di non essere nato per giocare al Santiago Bernabeu.
Fosse dipeso dalla Signora, probabilmente, il centravanti iberico avrebbe conseguito la sua crescita professionale sotto la Mole. Ma la recompra, definita all'epoca dall'ex ad Beppe Marotta una spada di Damocle, bloccò sul nascere qualsiasi ardito pensiero. Creando così, direttamente e indirettamente, il rientro alla Casa Blanca, l'avventura al Chelsea e l'esperienza con l'Atletico.
Avventure che hanno avuto il loro perché, eccome. Basti vedere le prime partite del Morata bis bianconero che, al netto dell'opaca prestazione di Roma, in quelle successive - Crotone e Kiev - s'è divertito a giganteggiare: tre goal, una rete tolta dal VAR e un palo interno. Insomma, avvio da urlo.
Un giocatore diverso, rispetto a quello della prima esperienza nel capoluogo piemontese, più propenso al gioco di squadra e con un fiuto sotto porta davvero invidiabile. Il movimento giusto, la lettura congeniale, la spietatezza.
Tutto ciò che cercavano gli uomini della Continassa che, poco felici degli ultimi contributi da Gonzalo Higuain, hanno deciso di andare oltre. Esponendosi sia a una buonuscita sia a una minusvalenza da 18,3 milioni. Missione chiara: freschezza.
Trovata, a pieni voti, con il rientro di Alvaro. Per certi versi inaspettato, specialmente considerando come la Juventus sia stata a un passo da Edin Dzeko, bloccato dalla Roma complice la permanenza di Arkadiusz Milik al Napoli. Poco male, decisamente, per Madama . Che ora si gode il gradito rientro, destinato a diventare graditissimo.
Morata, oggi, spegne 28 candeline. L'età della (massima) maturazione per un attaccante che, comunque, ha ancora ampi margini di miglioramento individuali e collettivi.
Il grosso, inoltre, verrà valutato dall'intesa con CR7, già avviata ai tempi del Real Madrid. Ma là, a supportare Cristiano, l'imprescindibile faceva di cognome di Benzema. Con Alvaro, dal canto suo, a recitare un ruolo da comprimario di lusso.
Alla Juve, invece, la musica si preannuncia diversa. Con Morata, finalmente, assoluto protagonista. E non potrebbe essere diversamente, specialmente considerando come le caratteristiche del puntero di Madrid, all'interno della rosa bianconera, rappresentino l'unicità. In parole povere: il partner d'attacco ideale, anche per Paulo Dybala. Ma questa è un'altra storia, ancora tutta da scrivere.
"Sono sempre rimasto legato alla Juve, sono felicissimo. La prima esperienza è stata molto bella, sono convinto di essere un giocatore migliore, sono cresciuto sotto tanti aspetti. Sarò sempre pronto per la Juventus, perche oltre a essere un grandissimo club e una grande squadra è una famiglia. Quando in un posto ti senti a casa, hai sempre voglia di tornarci” .
Lungimirante la mossa proposta dalla responsabile dell'area tecnica, Fabio Paratici. Che, attraverso la creatività, è riuscito a trovare l'intesa con i Colchoneros sulla base, sostanzialmente, di un prestito biennale con investimento complessivo potenzialmente da 55 milioni. Cifra, questa, tutto fuorché monstre considerando usi e costumi del mercato moderno.


