Il calcio è bellissimo, è un mondo dorato dove chiunque vorrebbe vivere. Ma il calcio è anche spietato, non guarda in faccia a nessuno, ti ingurgita e poi ti sputa via senza problemi quando non sei più di suo gradimento. Il calcio è un gioco, si dice, ma solo se non è il tuo lavoro.
Per diventare calciatore, farlo come mestiere, non basta saper giocare. Servono altri fattori: connnesioni, momenti, scelte, fortuna. Poi c'è la parte più romantica, il talento, il dono di natura, quello che a Claudio Della Penna non è mai mancato sin da quando ha messo piede per la prima volta a Trigoria.
Nella classe degli '89 era forse quello che ne aveva di più. Numero 10 e numeri in campo. Spalletti lo chiamava spesso ad allenarsi in prima squadra, lui ammirava Totti ed imparava. Nel 2007 è arrivato anche l'esordio con la maglia giallorossa, quella dei grandi, in un Torino-Roma Coppa Italia. Dieci minuti indimenticabili, nonostante la sconfitta, i primi e gli ultimi con la sua squadra del cuore.

Nonostante non abbia mai esordito in Serie A, Della Penna fu comunque inserito nell'album Calciatori Panini, ma la sua figurina è diventata celebre per il motivo sbagliato. Nel giorno in cui furono scattate le foto, Della Penna non era infatti presente. Allora la Panini pensò bene di sopperire al problema con un fotomontaggio. Peccato solo che sarà il fotomontaggio peggiore della storia. Guardare la figurina per credere.
Della Penna trovò spazio sull'album, ma non più in campo, perlomeno con la Roma. Per lui si mise in moto la classica giostra dei prestiti, ma un giro dopo l'altro la sua carriera ha iniziato a sgretolarsi. Tra Pistoiese, Gallipoli e Ternana ha incassato tre retrocessioni consecutive e un fallimento societario. L'unica vera soddisfazione è stato il Mondiale Under 20 giocato da protagonista, con tanto di vittoria contro la Spagna di Jordi Alba e Parejo, prima dell'eliminazione ai quarti contro l'Ungheria.
"Della Roma eravamo io e Crescenzi. Eliminammo la Spagna, uscimmo ai supplementari contro l'Ungheria. Poi la Roma andò a prendere José Angel, che faceva lo stesso ruolo di Crescenzi, e giocava nella Spagna che noi avevamo eliminato. E ti chiedi tante cose...".
Nell'estate del 2011 la Roma cambiò proprietà: "E lì, in qualche modo, finì il mio sogno". I nuovi dirigenti giallorossi decisero di scaricare Della Penna, non presentando nessuna offerta alla buste per riscattare la comproprietà con la Ternana, che a fine stagione scelse a sua volta di non rinnovargli il contratto. Della Penna aveva ancora 23 anni quando disse basta, stop, col calcio professionistico.
Una scelta forte, potente, quasi clamorosa per un ragazzo della sua età. Una scelta allo stesso tempo razionale, di chi aveva capito che era inutile aspettare un treno già passato per la stazione dei sogni. Della Penna rimase un anno fermo, senza giocare, poi accettò l'offerta del Palestrina in Serie D. Perché se il calcio non era più un lavoro, poteva essere ancora un gioco.
"Il calcio mi mancava, dopo un anno mi chiamò il Palestrina. Come rimborsi spese non si sta male in serie D, in certi casi neanche in Eccellenza, ma io avevo cominciato a lavorare. E le società di D si allenano alle 15, e fanno le trasferte, diventa complicato. In Eccellenza ci si allena la sera, e le partite sono tutte a Roma e dintorni, è più facile conciliare calcio e lavoro".
Calcio e lavoro, diventò proprio questa la nuova vita di Della Penna. Durante la settimana impiegato in una ditta di trasporti e nel weekend calciatore per divertimento, in Eccellenza, con le maglie di Boreale prima e Tor Sapienza poi. Una storia che abbiamo già sentita raccontare da Simonetta, che con Della Penna ha condiviso il destino oltre ai campi di Trigoria.
"Se non ho ottenuto di più nel calcio è solo per colpa mia. Fuoriclasse a parte, c'è poca differenza tra chi arriva e chi non arriva. Un infortunio nel momento sbagliato, una buona partita al momento giusto, un allenatore che non crede in te proprio quando devi fare il salto. Per fare un esempio... non avrei mai pensato che Florenzi arrivasse in Serie A. Spero che non se la prenda, ma io mi aspettavo in Serie A Simonetta, non lui. E invece me lo sono ritrovato contro, con l'Astrea, in D".
Il cerchio si è chiuso nel 2018, quando Della Penna è tornato a Trigoria per la prima volta dopo dieci anni. "Mi chiama il dirigente, mi dice che il 18 c'è un'amichevole. Io il 19 inizio le ferie, ho prenotato una settimana in Puglia, sto per dirgli che la salto. Che devo anche guidare di notte, quindi niente, ci vediamo quando torno. Poi mi dice che è contro la Roma, a Trigoria...".
Inutile dire che quell'amichevole Della Penna la giocherà. Non poteva mancare, lì, in quella che per anni è stata casa sua. Finirà 12-0 per la Roma, con doppietta di Florenzi, uno di quelli che ce l'ha fatta.


