Uscendo dal Massimino e per le vie del centro di Catania, la fila in movimento è quella dei tempi d'oro: tra i sorrisi ritrovati dei tifosi rossazzurri trovano, come sempre, spazio i commenti a caldo. Analisi estemporanee e sincere: "Secondo me Mancini dovrebbe convocarlo", spiega con fare sicuro un signore, avvolto nella sua sciarpa, aperta solo per far passare il sigaro.
Ci sono diversi modi per esprimere un concetto: la globalizzazione, per certi versi, ci aiuta. La conoscenza di diverse lingue pure. Più semplicemente, però, non ci sono più parole per descriverlo: Luca Moro non è neanche più definibile in termini noti. Perciò ci affidiamo a uno, tra quelli possibili, che più si avvicina a quel che rappresenta al momento l'attaccante del Catania: è ingiocabile.
“Il derby con il Palermo? Eh, sì: sono riuscito a cogliere l’importanza di questa gara grazie ai tifosi. Tra l’altro è il 12 dicembre. 12/12: 12+12? 24, quindi…”.
Il sorriso è quello di chi pregusta la gioia dell'istante che si fa eterno, mentre risponde alle domande di GOAL, poche settimane fa, figurando possibili modi per esultare sotto la sua curva: ci è riuscito, per due volte, mantenendo la promessa fatta a se stesso.
Ciò che non può raccontarel'intervista rilasciata a GOALè la concentrazione e la determinazione che trapelano dai più semplici movimenti del suo fare spontaneo e quotidiano: "misurato", forse, è la parola corretta. Sa di avere del potenziale (lui, classe 2001): da quando è arrivato al Catania forse anche di più. Sa anche dove può e vuole arrivare: lui che da piccolo, da difensore centrale, era solito staccarsi dalla linea per andare a concludere l'azione. Quando uno ha una vocazione, c'è poco da fare.
"Finché il campo era piccolo si poteva fare: man mano che il campo diventava più grande mi allontanavo sempre più dalla porta e ho detto ‘No, mi dispiace, questo non è più il mio posto’”.
Lo hanno accostato a Luca Toni, in carriera: lui, cresciuto a pane, Cristiano Ronaldo e Robert Lewandowski, mette insieme gli spunti di qualità di ognuno, traducendo in numeri assurdi il suo rendimento. Mentalità, forza fisica, senso del goal.
Persino nella gara più importante della stagione, il Derby di Sicilia: che poi, è solo una questione di prospettive. Di simboli: Moro sblocca la gara al minuto 24, con la 24, nel giorno che, sommando i primi due elementi della data (12 dicembre, 12/12) fa 24. Quella 24 che a Catania vuol dire goal e che riporta alla memoria Gionatha Spinesi: insomma, il caso, a volte, non deve neanche essere spiegato.
L'esultanza è quella di Toni, però: segnale beffardo nei confronti del Palermo, ma non ragionato, né malizioso. Porta la mano all'orecchio e la fa roteare: sì, insomma, la conoscete. Il raddoppio è un misto di tecnica e precisione: stoppa in un fazzoletto, dribbla la pressione del difensore e insacca. Corre verso la Curva Nord ed esulta, togliendosi la maglia e mostrandola ai fotografi.
Ha appena messo a segno il goal numero 18 in 15 partite giocate nel Girone C (16 totali): è già a -6 dal numero di reti totali di Iemmello e Scappini (24) della stagione 2015/16, la quota più alta per il miglior marcatore dalla riunificazione della Lega Pro e, in ogni caso, nessuno dalla stessa riunificazione (2014/15) ha segnato così tanto nel solo girone d'andata.
Per definire meglio i contorni del suo rendimento, è il secondo miglior marcatore trai campionati professionistici dei Top 5 Paesi d'Europa, dietro a Mitrovic che ne ha messi a segno 22, ma in 21 gare, 6 in più di Moro. Ha segnato più di Lewandowski (16), Salah (14) e Benzema (12): e, cosa più importante, tra i campionati professionistici dei Top 5 Paesi d'Europa ha la media goal migliore da quando si è trasferito in terra etnea, 1,2. Inarrivabile.
"Lui (Lewandowski, ndr.) questo dato lo mantiene ogni anno", diceva a GOAL.
Qualche giorno dopo, sui social, è arrivato addirittura il saluto dello stesso attaccante del Bayern Monaco: "Continua così". Ha accolto il consiglio, lo ha fatto suo: e, infatti, sta continuando.
Non sappiamo se prima o poi l'analisi del signore con il sigaro, appena fuori dal Massimino, diventerà realtà: se un commissario tecnico, Mancini o i successivi, avrà la possibilità di convocarlo in Nazionale maggiore. Se arriverà il suo momento anche con la maglia Azzurra (oltre a quella U20). Se riuscirà, insomma, a realizzare il sogno di“giocare i Mondiali con l’Italia".
C'è qualcosa che va oltre: il suo presente, la gioia per un suo goal. Il momento vissuto e nato quasi per caso, a Catania, alla fine del mercato: il destino che ha deciso di portarlo nel posto giusto, al momento giusto. Che poi è la natura stessa dell'attaccante: stare lì, crearsi lo spazio. Esultare: alla Toni, alla Lewandowski (come contro il Potenza). Più semplicemente, "alla Moro".




