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Egidio Calloni Milan Serie AWikipedia

Calloni, 'Lo sciagurato Egidio' croce e delizia del Milan

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"... A due metri dalla porta, completamente solo, Calloni sventa la minaccia...".

Con queste parole, il celebre giornalista Rai Beppe Viola, in un servizio per 'La Domenica Sportiva', commentava con notevole ironia l'ennesimo errore sotto rete di Egidio Calloni nella stagione 1977/78. Allora nessuno poteva immaginarselo, ma 'Lo sciagurato Egidio', soprannome manzoniano coniato per lui da Gianni Brera, dopo due anni da protagonista in rossonero, era entrato in una spirale negativa da cui non riusciva a rialzari.

Arrivato a Milano, sponda Milan, con le stimmate del bomber, dopo caterve di reti segnate a livello giovanile e aver fatto molto bene con il Varese e nelle prime due stagioni rossonere, aveva iniziato a sbagliare con regolarità disarmante i goal più facili. 

Mentre Torino e Juventus duellano per lo Scudetto, la squadra, affidata a Pippo Marchioro dalla nuovo patron Vittorio Duina, fa terribilmente fatica e a sorpresa dopo il girone di andata si ritrova nei bassifondi della classifica. I tifosi prendono di mira l'ex attaccante varesino, che da beniamino diventa costante oggetto di fischi e ululati.

Lui ne soffre ma anziché tirarsi su e rispondere con le prestazioni, si lascia travolgere dall'emotività e dal nervosismo, si incupisce, continua a mangiarsi goal che normalmente segnerebbe e il suo stesso cognome diventa sinonimo per antonomasia.

Il tecnico lombardo è così esonerato e in una situazione critica a guidare la squadra è richiamato Nereo Rocco. Il Paron aveva l'abitudine di chiamarlo "mulo", e il buon Egidio si sentiva importunato e perseguitato, senza rendersi conto che, in triestino, "mulo" significava bonariamente "ragazzo".

In un drammatico scontro diretto a San Siro, in cui Calloni ai goal falliti somma pure un'autorete, il Milan, guidato dal suo capitano, Gianni Rivera, riesce a superare 3-2 il Catanzaro e a salvarsi alla penultima giornata.

"Avrei dovuto reagire - commenterà dopo il ritiro - invece mi lasciai andare e commisi un grave errore".

Nonostante la vittoria a fine stagione della Coppa Italia, superando in finale l'Inter nel Derby, per Calloni, che si laurea capocannoniere del torneo con 6 goal assieme al compagno di squadra Giorgio Braglia, ma in campionato si ferma a 5 reti, è l'inizio di un inesorabile declino. L'anno seguente, il suo ultimo in rossonero, nemmeno l'arrivo in panchina del 'Barone' Liedholm riesce a farlo tornare quello di qualche stagione prima.

Il Milan si riaffaccia nella parte alta della classifica e chiude con un positivo 4° posto finale, ma l'attaccante continua a litigare con la porta e dopo le prime 4 giornate finisce in panchina, cedendo il suo posto da titolare ad Albertino Bigon. Nell'estate 1978, che porta un cambiamento sostanziale nella rosa rossonera, si consuma così con la cessione al Verona il doloroso e inevitabile addio del centravanti in comproprietà dopo 5 stagioni. 

"Ricordo di aver sbagliato un po' di goal, ma pazienza, non lo facevo mica apposta. - affermerà anni dopo in un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport' - Un giorno mi mangiai un goal, e Beppe Viola, in tv disse: 'Calloni sventa la minaccia'. Viola la pensava come me: il calcio è fatto per divertire e divertirsi. Da uno come lui si poteva accettare di tutto. Lo stesso vale per un altro grande, Brera, e per il suo soprannome".

Quello che non poteva accettare erano gli stereotipi, che venisse sbrigativamente additato come un brocco per i suoi errori. 

"È vero, ero un giocatore normale e mi capitava di 'ciabattare' sotto porta.Ma anche i grossi bomber di oggi sbagliano. Il fuoriclasse commette meno errori, però anche a lui talvolta gira storta. Purtroppo la verità è che al Milan in quattro anni vincemmo solo una Coppa Italia…".

Milan 1976-77 Serie A

Nato a Busto Arsizio il 1° dicembre 1952, Egidio si era formato calcisticamente nelle Giovanili dell'Inter, ma il club nerazzurro al momento di promuoverlo in Prima squadra non aveva creduto in lui, e lo aveva ceduto al Varese. I biancorossi lo mandano a farsi le ossa in Provincia, ma dopo 15 goal in Serie C con il Verbania, lo riportano alla base. I lombardi militano in Serie B e Calloni cresce come valido attaccante: è forte fisicamente (è alto un metro e 80 per 73 chilogrammi), sul lanciato è difficile da fermare e ha un sinistro esplosivo che sa far valere in zona goal. Eccelle particolarmente nelle doti acrobatiche.

Segna 7 reti in 19 presenze il primo anno, si migliora il secondo, quando con 16 goal in 31 gare trascina la squadra di Pietro Maroso in Serie A. Su di lui arrivano gli interessi dei grandi club italiani. Alla fine è il Milan di Buticchi, ad aggiudicarselo nell'estate 1974 per 850 milioni di lire. Il Diavolo aveva individuato in Giacomo Libera, compagno di squadra di Egidio, la sua prima scelta, ma ci arriva prima l'Inter, così ripiega appunto su Calloni, che approda a Milanello assieme all'ala Duino Gorin. 

La sua prima rete con la maglia rossonera è una spettacolare rovesciata con cui alla 4ª giornata regala al Milan la vittoria allo Stadio Olimpico contro la Roma. Nei primi due anni, sotto la guida di Giagnoni, poi di Trapattoni e Barison, va sempre in doppia cifra. Segna 17 goal nel 1974/75, di cui 11 in Serie A, 19 nel 1975/76, con 13 marcature in campionato che rappresenteranno a lungo, per ben 11 anni, fino a quando la cifra non sarà superata da Pietro Paolo Virdis, il bottino più ricco di un attaccante rossonero in Serie A.

Il suo rendimento gli vale anche la convocazione con l'Italia Under 23 di Enzo Bearzot, con cui colleziona 3 presenze. Tutto sembra andare per il meglio, i tifosi dimostrano affetto verso quel centravanti dai modi un po' burberi ma che in campo mette sempre il cuore. Nel 1976 convola anche a nozze con Marzia Ferri, che di lavoro fa la commessa di un supermarket. Alla terza stagione ai goal iniziano tuttavia a sommarsi gli errori sotto porta, che divenuti una costante, portano all'addio nel 1978, dopo 143 presenze e 48 goal.

Egidio Calloni Verona Serie A 1978/79

Calloni la vive male e non si dà pace, tanto più che nel 1978/79 mentre con il Verona retrocede con largo anticipo in Serie B, il suo Milan, senza di lui, vince lo Scudetto della stella. Un vero e proprio smacco, anche se il centravanti di Busto Arsizio inizia a prendersi delle rivincite.

A Torino la Juventus travolge gli scaligeri 6-2, ma i due goal veronesi portano la firma del centravanti scaricato dal Milan. 

"Segnai due goal, il primo su azione e il secondo si rigore. - ricorderà - In mezzo però la Juve ce ne fece sei: doppiette di Virdis e Bettega, poi Causio e Benetti. Quel Verona non era male, ma la verità è che siamo partiti con il piede sbagliato e a un terzo di campionato eravamo già retrocessi".

Con il Verona già matematicamente condannato, Calloni incrocia il Milan alla quartultima giornata. I rossoneri sono lanciati verso il titolo, ma hanno soltanto 2 lunghezze di vantaggio sul Perugia, primo inseguitore. A San Siro servono i 3 punti, e c'è grande tensione. Quando il grande exraccoglie un cross dalla sinistra di Arcadio Spinozzi e con una rasoiata mancina castiga Albertosi, la paura si impossessa dei giocatori e dei tifosi rossoneri.

Tutti temono una seconda 'Fatal Verona'. Calloni esulta portandosi le mani sul volto e zittisce San Siro con un urlo: "No".

Il tutto non, come spesso si è favoleggiato, per voler chiedere scusa alla sua ex squadra, ma per la consapevolezza del peso del suo goal, che avrebbe potuto cambiare le sorti del campionato. 

"Ma quale dispiacere, ero contento, stavo esultando, con rabbia. - rivelerà - La rabbia di vedere che il Milan vinceva lo Scudetto, e lo faceva con uno che davvero non la metteva dentro mai (Chiodi, ndr): a lui la Stella e a me il Verona, la Serie B, i fischi, quel soprannome del cazzo. Io lo Sciagurato, e lui campione d’Italia. Almeno li procurai un po' di tremarella".

Poi i rossoneri nella ripresa trovano la forza di rimontare con i goal di Gianni Rivera (il suo ultimo in Serie A) e Novellino avvicinando il grande traguardo. Il 2-1 finale li lancia definitivamente verso il titolo. La carriera di Calloni, invece, prosegue al Perugia, che gli offre il ruolo di vice Paolo Rossi.

Gioca poco e segna meno, così nel 1980/81 scende di categoria, giocando in Serie B con il Palermo. Ed è in rosanero che Egidio, non più 'sciagurato', vive una delle sue giornate più belle da calciatore, con una spettacolare tripletta in Sicilia messa a segno contro la sua ex squadra in un'impresa leggendaria.

"Egidio è sempre stato molto scaramantico. - racconterà il portiere dei siciliani, Lorenzo Frison - Aveva un beauty al cui interno teneva un corno, il numero 13, un ferro di cavallo e una zampa di coniglio. Quella settimana qualcuno gli regalò un amuleto indiano e il giorno della partita, nello spogliatoio, vidi che dispose tutto l’abbigliamento che avrebbe indossato in gara in fila indiana, cominciando a gridare: 'Badu Badu Badu'. Ricordo che mi misi a ridere come un matto e lui si arrabbió moltissimo”.

"Usava entrare con il piede sinistro. - spiegherà - Quel giorno proprio su quel piede atterrò un pacco di sale lanciato dalla curva. Per via di questa cosa non voleva più giocare e imprecando verso gli spalti rientrò negli spogliatoi. Durante il riscaldamento tutti a cercare Egidio fino a che una delegazione di compagni andò negli spogliatoi riuscendo a convincerlo a giocare. Poi sapete tutti com’è andata: segnò tre gol, sfoderando una prestazione super, a tal punto che da quel momento in poi ogni domenica pagava un tifoso affinché gli lanciasse un pacco di sale sul piede sinistro prima di entrare in campo".

Egidio Calloni Palermo Serie B 1980/81

Il giocatore lombardo apre su calcio di punizione con il mancino, radoppia su rigore e chiude i giochi trovando la deviazione vincente da distanza ravvicinata, poprio con una di quelle reti che a un certo punto, al Milan, non sarebbe riuscito a segnare.

"Dopo il primo tempo - ricorda Totò Lopez, un altro dei suoi compagni, a 'Stadionews24' - era rientrato negli spogliatoi e faceva la doccia, convinto di aver già fatto il suo. Ma in 5 lo abbiamo costretto a rientrare in campo, lo abbiamo quasi minacciato la sua presenza era indispensabile perché quel giorno in qualunque modo avesse calciato in porta avrebbe fatto goal”.

Con i suoi 11 goal contribuisce alla salvezza del Palermo, passato da Ciro Veneranda ad Erminio Favalli, e grazie a quella tripletta i tifosi rossoneri capiscono di esser stati ingenerosi nei suoi confronti. Calloni, presasi la rivincita, continua a giocare fino a 31 anni, indossando anche le maglie del Como, dell'Ivrea e del Mezzomerico fra i Dilettanti prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo. 

Decide di dare un taglio netto con il suo passato.

"Dopo il ritiro ho aperto un bar e l'ho tenuto per qualche anno, - racconterà a 'Il Giornale' nel 2015 - poi ho chiuso l'attività e sono diventato rappresentante di gelati per l'Algida e la Motta. Giravo con il furgone e gestivo i commerciali della zona che 'battevano' i bar con i gelati".

Nel 2003 il giornalista Giorgio Porrà usa il suo soprannome per una fortunata trasmissione di Sky da lui condotta e nell'ultima puntata lo stesso Egidio, convinto da Paolo Rossi, riappare in tv. Una rarità:

"Apparire non mi interessa proprio", spiegherà.

Ma nel 2007 un'ischemia cerebrale, mentre è alla guida di un auto, lo porta a schiantarsi contro un palo. Va in coma e viene trasportato d'urgenza in ospedale, restando in bilico fra la vita e la morte. Il suo fisico forte, tuttavia, risponde bene alle terapie, si risveglia e dopo 9 giorni è dimesso dal nosocomio. Ha speso gli ultimi anni per insegnare calcio ai bambini:

"Alleno i bambini dei Piccoli Amici all'oratorio San Vittore di Verbania. Hanno tra i 5 e i 7 anni. Si divertono come matti e io mi diverto con loro. Facciamo giochi con la palla. Insegniamo i fondamentali. Stop, controllo e tiro. A questa età l'importante è vivere il gioco e divertirsi".

Per il resto pochi rimpianti:

"Avrei potuto allenare qualche squadra giovanile di un club di serie A o serie B, ma non mi interessa. Mi sono messo da una parte e vivo la mia vita".

Schivo e riservato, ha fatto pace con i colori rossoneri, segnando un goal a Giovanni Galli nella gara fra Vecchie Glorie disputatasi a San Siro per le celebrazioni del centenario del club nel 1999 per poi esultare sotto la curva come ai vecchi tempi.In più occasioni ha fatto anche visita al Museo del club.

Se potesse, in cuor suo, della sua carriera cambierebbe un'unica cosa: i troppi goal mancati sottoporta, che lo hanno reso croce e delizia del Milan, e quel soprannome datogli da Brera, 'Lo sciagurato Egidio', che solo a pensarci, ancora oggi gli brucia terribilmente.  

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