Ieri mattina, con un comunicato semplice ma inequivocabile, dalla Continassa annunciavano: “Massimiliano Allegri non siederà sulla panchina della Juventus nella prossima stagione 2019/2020”. Una rottura nell'aria, entrata nel vivo dopo due incontri evidentemente poco produttivi.
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Il tecnico toscano lascia la Vecchia Signora con undici trofei conquistati in cinque anni. Da un'accoglienza tempestosa – 16 luglio 2014 – a un addio, o magari un arrivederci, all'insegna esclusivamente delle cose belle. Cambiamento, forse, inevitabile. Ma che, fino alla fine, le parti hanno provato a scongiurare: nulla da fare. Hanno pesato vedute opposte sul nuovo progetto da sviluppare, ma soprattutto ha pesato un quinquennio trascorso a premere ininterrottamente sull'acceleratore.
Alla Juventus, inoltre, sono convinti della bontà della rosa. Pensiero confermato candidamente dal vice presidente Pavel Nedved che, pre Roma-Juve, ha sottolineato come migliorare l'attuale organico rappresenti una missione complicata. Messaggio chiaro e netto.
Ora, dunque, i campioni d'Italia dovranno ripartire da una nuova guida tecnica. E qui, sostanzialmente, la sensazione – e forse qualcosina in più – è che i giochi siano aperti. Tra piste italiane (Simone Inzaghi e Sarri) e suggestioni estere (Pochettino, Mihajlovic e non solo).
Attenzione, poi, ai vorrei ma non posso. Guardiola, ad esempio, non sembra un sentiero percorribile.
“Non andrò alla Juve o in Italia,ho ancora due anni di contratto e non mi muoverò. Sono soddisfatto qui, non andrò da nessuna parte: nella prossima stagione sarò l’allenatore del Manchester City”.
Discorso simile targato Didier Deschamps che, a un anno dall'Europeo, pare intenzionato a proseguire la sua avventura in sella alla guida della Francia.
Antonio Conte, invece, merita un capitolo a parte. L'Inter, si sa, su questo fronte è in forte pressing ormai da settimane. E, fondamentalmente, in corso Vittorio Emanuele non temono brutte sorprese; vuoi perché l'ad Beppe Marotta si è mosso per tempo, vuoi perché a Torino non sono mai entrati nell'ordine delle idee di fare un tuffo nel passato. Insomma, lavori in corso.


