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Borussia M'Gladbach Inter Champions League Partita della LattinaInternet

Borussia Monchengladbach-Inter: la 'Partita della lattina' e il capolavoro dell'avvocato Prisco

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Quando nel 2020/ 2021 l'urna di Nyon ha inserito i tedeschi del Borussia Mönchengladbach nel Gruppo B di Champions League insieme all'Inter, a molti tifosi nerazzurri di una certa età è sicuramente tornata in mente una gara che ha visto come protagoniste le due squadre nel lontano 1971/72 proprio nel massimo palcoscenico europeo.

Non un precedente qualunque, ma quella che sarebbe passata alla storia del calcio come 'La partita della lattina' e che vide l'Inter travolta sul campo dall'emergente formazione tedesca, ma vincere il ricorso in sede di Commissione disciplinare grazie alla sapiente azione dell'avvocato Peppino Prisco. Quest'ultimo vincerà infatti, grazie alle sue magistrali arringhe, il ricorso presso la UEFA, ottenendo la ripetizione della partita, non contemplata minimamente dal regolamento allora vigente in Coppa dei Campioni. 

GLI ANTEFATTI

Gli echi della semifinale dei Mondiali del 1970, che aveva visto l'Italia di Valcareggi superare in un'entusiasmante 4-3 nei tempi supplementari allo Stadio Azteca di Città del Messico la Germania Ovest di Franz Beckenbauer, Uwe Seeler e Gerd Müller, sono ancora forti, quando il sorteggio degli ottavi di finale dellaCoppa dei Campioni 1971/72 abbina l'Inter, rappresentante italiana nel torneo, al Borussia Mönchengladbach, compagine emergente del calcio tedesco, che per il 2° anno consecutivo aveva conquistato la Bundesliga.

Quella sconfitta aveva lasciato il segno e i giovani 'Puledri', guidati da Hennes Weisweiler, meditano di infliggere ai blasonati nerazzurri, allenati da 'Robiolina', Giovanni Invernizzi, una dura lezione. Sono poco conosciuti e hanno elementi di sicuro valore: su tutti il capitano e numero 10 Gunter Netzer, il vero direttore d'orchestra di quella squadra. Oltre all'iconico centrocampista dai lunghi capelli biondi, un mix di classe e genialità, ci sono Berti Vogts in difesa, che quella semifinale del 1970 l'aveva vissuta da protagonista in campo, e i prolifici attaccanti Jupp Heynckes e Ulrich Le Fevre.

Se da parte tedesca il doppio confronto è molto sentito, i nerazzurri ci arrivano invece un po' scarichi ed eccessivamente a cuor leggero. In estate, imovimenti in entrataa rafforzare la squadra che l'anno prima aveva conquistato il suo 11° Scudetto avevano lasciato perplessi critici e tifosi. Gli sforzi del presidente Ivanoe Fraizzoli si concentrano su Gian Piero Ghio, modesto centravanti ventisettenne che l'anno precedente aveva realizzato appena 4 goal in Serie A con la maglia del Napoli. 

L'Inter lo paga di fatto come un campione: 232 milioni di Lire vengono versate nelle casse del club partenopeo, dopo che quest'ultimo lo aveva riscattato dalla Lazio per 40 milioni. Oltre a lui i nerazzurri si riprendono l'attaccante esterno Sergio Pellizzaro, che rientrava alla base dopo 7 goal in 29 presenze in Serie B con il Palermo. Di fronte a questi nomi e a un calciomercato invece stellare da parte del Milan, i tifosi storcono il naso e non nascondono il proprio malcontento. 

Fraizzoli però, in tempi di crisi economica per il Paese, allarga le braccia.

"Non era possibile fare di più, i migliori li abbiamo già noi".

Nella stagione precedente del resto i nerazzurri avevano vinto lo Scudetto completando una straordinaria rimonta sul Milan. Ora puntano soprattutto a far bene in Coppa dei Campioni, dove ritornano dopo 5 anni, visto che in Serie A alternano grandi goleade a sconfitte inattese. Ma non sempre ci mettono il giusto impegno. In Europa nei sedicesimi l'Inter pesca l'AEK Atene e ha gioco facile: la qualificazione è ipotecata già nel 4-1 dell'andata a San Siro, che rende indolore la sconfitta del ritorno per 3-2 in Grecia.

Anche il Borussia Mönchengladbach non ha problemi a superare gli irlandesi del Cork Hibernians, travolti con un complessivo 7-1 (5-0 e 2-1). Quando il sorteggio abbina i tedeschi all'Inter, nella fila nerazzurre c'è l'immotivata convinzione che per i milanesi sarà una passeggiata. Ma gli uomini di Invernizzi si accorgeranno presto che così non sarà.

Inter 1971-72Internet

BORUSSIA MÖNCHENGLADBACH-INTER 7-1: 'LA PARTITA DELLA LATTINA'

La partita di andata si gioca in Germania Ovest il 20 ottobre 1971. A dimostrazione dell'eccesso sicurezza degli italiani c'è il fatto che l'Inter sceglie di non alloggiare in città, bensì a Colonia, in un hotel nei pressi del suggestivo Duomo, per poi trasferirsi a Mönchengladbach soltanto il giorno della partita. La gara si gioca nella casa della squadra tedesca, il Bökelbergstadion, un piccolo impianto di 32.000 spettatori, la maggior parte in piedi, con le tribune in legno a ridosso del terreno di gioco.I giocatori dell'Inter si convincono ancora di più che la gara sarà una formalità, nemmeno lontanamente consci di quello che sarebbe accaduto in quella partita. 

Weisweiler schiera la squadra con un innovativo 4-3-3, con Netzer regista e uomo a tuttocampo, e i due bomber Heynckes e Le Fevre nel tridente offensivo. Invernizzi, che nella stagione precedente era subentrato all'esonerato Heriberto Herrera, risponde con un classico 4-4-2, con Jair di punta accanto a Boninsegna. La mossa a sorpresa è l'inserimento in mediana del giovane prodotto della Primavera nerazzurra Bernardino Fabbian, cui affida l'ingrato compito di marcare Netzer. Accanto a lui giocano Bedin e Corso, con Mazzola largo a sinistra. In porta c'è Lido Vieri, in difesa l'altro giovane, Oriali, e capitan Facchetti agiscono da terzini, mentre Giubertoni e Burgnich sono i centrali difensivi.

La serata è fresca, ma il clima non è eccessivamente rigido e piove. Fin dai primi minuti dopo il fischio d'inizio dato dall'arbitro olandese Dorpmans, si capisce che l'Inter, nelle cui fila militano 5 vicecampioni del Mondo,aveva fatto male i suoi conti. I tedeschi imprimono infatti alla partita un gran ritmo e per la squadra di Invernizzi sono dolori. Già al 7' Heynckes riceve da Netzer e dà un saggio delle sue qualità: scatto bruciante e finta a liberarsi di Giubertoni, con la conclusione finale che non lascia scampo a Lido Vieri: 1-0 per il Borussia.

I 'Puledri' lungi dall'accontentarsi continuano a spingere, ma i campioni dell'Inter, ricevuto lo schiaffo, reagiscono e al 19' pervengono al pareggio con Roberto Boninsegna, un gladiatore nelle situazioni difficili. La sua rete non fa altro che aumentare l'acredine verso di lui da parte dei tifosi tedeschi, che non avevano dimenticato il goal che Bonimba realizzò in apertura della semifinale dell'Azteca del 1970. Passano due minuti e la squadra tedesca torna in vantaggio con un colpo di testa di Le Fevre che sorprende Vieri.

Il tempo scorre e si realizza il fattaccio che caratterizzerà per sempre quella sfida come 'La partita della Lattina'. È il 29', Boninsegna si accinge a rimettere in campo il pallone dalla fascia laterale, quando, improvvisamente, dagli spalti qualcuno gli lancia una lattina di Coca-Cola. L'oggetto tirato dagli spalti colpisce violentemente alla nuca il centravanti nerazzurro, che stramazza a terra privo di sensi dopo aver platealmente allargato le braccia.

In campo si catena subito un parapiglia fra i giocatori delle due squadre, che il direttore di gara olandese fa fatica a gestire. 

"Non ricordo ciò che accadde dopo, perché rimasi svenuto sul campo… - dichiarerà Bonimba - Avevo appena segnato il goal che poteva rimetterci in partita, poi andai a battere un fallo laterale e fui colpito in testa da dietro: persi conoscenza, ma riuscirono a rianimarmi gettandomi addosso una secchiata d’acqua fredda. Appena rinvenuto, il dottor Correnti mi accompagnò negli spogliatoi, malgrado io volessi continuare a giocare".

Roberto Boninsegna in barella M'Gladbach Inter 1971Internet

Mentre Boninsegna è soccorso dal medico nerazzurro, in campo si cerca di capire cosa sia successo. I giocatori dell'Inter assediano Dorpmans, chiedendo la sospensione dell'incontro. I tedeschi, furiosi, reagiscono a loro volta e accusano gli italiani di messa in scena. Nella bagarre generale sparisce misteriosamente il corpo contundente: Netzer, notata la lattina, astutamente l'aveva infatti calciata via verso un poliziotto, che a sua volta l'aveva rilanciata verso il pubblico. Sugli spalti la lattina incriminata è catturata da un tifoso, che la nasconde sotto il giaccone.

Sandro Mazzola, notati nel settore ospiti due tifosi italiani che bevevano proprio una coca cola, si precipita verso di loro e si fa allungare una lattina aperta ma piena. Quindi, come da lui stesso raccontato, la consegna all'arbitro, spacciandola per l'oggetto che aveva colpito Boninsegna. Per questo Dorpmans nel post partita al giornalista de 'La Gazzetta dello Sport', Franco Mentana, dirà che "Boninsegna è stato colpito da una lattina di Coca Cola aperta ma ancora piena che mi è stata consegnata dal capitano dell'Inter", precisando nel suo referto che a suo giudizio "l'episodio non avrebbe influito sull'andamento della partita" e ribadendo il tutto alla Commissione Disciplinare dell'UEFA e anni più tardi nelle interviste.

Peccato che, forse per placare gli animi in campo, ai giocatori dell'Inter lo stesso direttore di gara avrebbe assicurato che quanto accaduto da quel momento in poi sul campo non avrebbe avuto alcuna importanza. Dopo 7 minuti di sospensione, la partita comunque riprende. Boninsegna, cui sarà riscontrata una forte contusione parietale, pur riprendendo conoscenza, è trasportato in barella negli spogliatoi, visibilmente frastornato, e viene sostituito con Ghio, proprio l'oggetto misterioso del calciomercato nerazzurro. I giocatori nerazzurri sono convinti che la gara, a prescindere dall'esito del campo, venga vinta a tavolino, e così escono praticamente dalla partita.

Di fatto inizia un'altra gara: il Borussia Mönchengladbach è scatenato e segna 3 goal in 10 minuti. Prima Le Fevre firma la sua doppietta personale con il secondo goal personale di testa della serata. Poi Netzer sale in cattedra e con i suoi piedi decisamente fuori dal comune per un giocatore delle suo qualità (calza 47 e porta scarpe di una misura più grande) manda in visibilio il pubblico del Bökelbergstadion spedendo all'incrocio dei pali un calcio di punizione dal limite. Non è ancora finita perché c'è tempo anche per la doppietta di Heynckes al 44'. La prima frazione si chiude dunque con un pesante 5-1 in favore dei tedeschi, con i nerazzurri praticamente impalpabili negli ultimi 25' e due errori evidenti del portiere Lido Vieri sul terzo e sul 5° goal.

Per questo Invernizzi decide di sostituire l'estremo difensore a inizio ripresa, e manda in campo il giovane Bordon. La musica però non cambia: al 52' Netzer avvia l'azione nella propria metà campo, lanciando con un gran passaggio Heynckes sulla sinistra, per poi proporsi con uno scatto fulmineo a centro area: il centravanti chiude il triangolo con il suo capitano, che con un delizioso mezzo esterno destro infila Bordon sul palo più lontano. È il 6-1, con l'Inter ormai totalmente allo sbando e preda dell'avversario.

La situazione peggiora ulteriormente nel finale, perché Jair si fa male e lascia i suoi in 10 uomini (Invernizzi aveva già effettuato le due sostituzioni) e quando Dorpmans ci mette del suo, assegnando un calcio di rigore inesistente ai tedeschi, Corso perde la testae aggredisce l'arbitro olandese, prendendolo letteralmente a calci nel sedere. Rosso inevitabile e nerazzurri che subiscono anche il 7° goal su rigore ad opera di Sieloff e chiudono addirittura in 9 uomini. Finisce 7-1 per il Borussia Mönchengladbach e con una disfatta sul piano sportivo per l'Inter. Ma tutti in casa nerazzurra, al momento del fischio finale, sono convinti di vincere quella gara a tavolino.

"L'episodio della lattina accadde sul 2-1 - ricorderà nel 2000 alla 'Gazzetta dello Sport' il capitano nerazzurro Giacinto Facchetti - e da quel momento non ci fu più gara. In campo pensavamo a quanto sarebbe successo dopo. C'era chi pensava già alla ripetizione, chi contava sul 2-0 a tavolino, chi addirittura non voleva più giocare".

"Non fu una vera partita - ribadirà Lele Oriali - Dopo l' uscita di Boninsegna, autore del nostro goal, non c'eravamo più con la testa".

La Stampa 10301971

IL CAPOLAVORO DELL'AVVOCATO PRISCO

Le testimonianze sul versante tedesco sono opposte a quelle dei nerazzurri, e sostengono quasi tutte che la lattina che ha colpito il centravanti dell'Inter fosse accartocciata e vuota, che il giocatore italiano sia stato colpito in modo leggero e potesse continuare la gara. A far luce è allora un giornalista italiano, Alfeo Biagi, testimone oculare dell'accaduto.

"Da Mönchengladbach, quella volta tornai col soprabito macchiato di Coca-Cola - racconterà - La lattina più famosa del calcio europeo, infatti volò verso la nuca di Bobo Boninsegna passando esattamente sulla mia testa, e su quelle di Oddone Nordio, del Resto del Carlino, ambedue inviati al seguito dell'Inter in Coppa Campioni. Gli spruzzi di un liquido scuro (dapprima si pensò fosse birra nera) mi sembra di vederli ancora luccicare nella luce dei fari. E ricordo, come fosse ieri, l'impatto, durissimo, con la testa di Boninsegna. Che crollò a terra, tramortito. E vidi, altrettanto distintamente, Sandro Mazzola chinarsi, raccogliere qualcosa, consegnarlo all'arbitro, il disorientato olandese Dorpmans. Mi voltai di scatto: un giovane, biondo e atticciato, cercava di sgattaiolare dal suo posto di tribuna, ma fu subito afferrato da un paio di poliziotti che lo trascinarono via senza complimenti. Avevo un impermeabile chiaro: le macchie di Coca-Cola lasciarono un tenue alone anche dopo le fatiche del lavasecco, al ritorno in Italia".

Sugli spalti la polizia tedesca aveva effettivamente arrestato il presunto autore del lancio, tale Manfred Kristein,di 29 anni e la ricostruzione dei fatti resa da Biagi è molto importante per smontare la tesi tedesca.L'Inter, assediata negli spogliatoi dai tifosi locali, che pensano alla messinscena indegna, riesce a far ritorno nel proprio albergo soltanto a tarda notte. Con somma sorpresa dei dirigenti nerazzurri, però, che quasi trasalgono, il regolamento UEFA, scritto in francese,non contempla, a differenza del regolamento FIGC in vigore all'epoca in Italia, l'ipotesi della vittoria a tavolino, e non considera il principio della responsabilità oggettiva.

A questo si sommano le dichiarazioni dell'arbitro Dorpmans alla Commissione Disciplinare, che rendono la posizione dell'Inter molto complicata. I tedeschi sono convinti che il 7-1 sia valido, ma a quel punto il D.s. Franco Vanni si reca in fretta e furia dall'avvocato Peppino Prisco, che ricopre la carica di vicepresidente nerazzurro.

"Avvocato, guardi qui: nel Regolamento dell’UEFA non è previsto un caso come questo… - gli dice - Ho sfogliato dieci volte il volumetto, nella versione in francese; niente!".

Sarà così Prisco a farsi carico della situazione e a presentare ricorso contro l'omologazione del risultato di Mönchengladbach, chiedendo la vittoria a tavolino dei nerazzurri. Le polemiche e le voci impazzano per 9 giorni, fino al dibattimento davanti alla Commissione Disciplinare dell'UEFA.

La gara non era stata trasmessa dalla televisione tedesca a causa di problemi contrattuali (a parte pochi spezzoni con i goal), quindi la Commissione, riunita presso il Tribunale di Ginevra il 29 ottobre del 1971 deve basarsi sui racconti radiofonici e sulle deposizioni dei giornalistici presenti e di altri testimoni oculari. I legali del Mönchengladbach tentano di dimostrare la colpevolezza di un italiano interista, ma la polizia tedesca è costretta a divulgare l’identità del ragazzo fermato, un olandese naturalizzato tedesco, tifoso del Borussia.

Pur avendo poche possibilità di successo, invece, Prisco, con una difesa magistrale ed estenuante (l'ultima arringa termina a Mezzanotte), citata ancora oggi come 'capolavoro' nell'ambito della giustizia sportiva,riesce a dimostrare che l'Inter ha subito un grave danno dall'uscita dal campo del suo centravanti, e ad ottenere l'annullamento della partita di andata e la sua ripetizione su un altro campo in data 1° dicembre.

La Commissione disciplinare stabilisce inoltre una multa di un milione e mezzo di franchi svizzeri al Borussia Mönchengladbach, la squalifica di un turno per il campo dei 'Puledri' e quella di 6 giornate (14 mesi) a carico di Mario Corso per l'aggressione all'arbitro. La decisione sarà ratifica dalla Commissione d'Appello dell'UEFA dopo il ricorso tedesco e l'Inter, che si impone 4-2 a San Siro (il poker lo sigla addirittura Ghio, fino a quel momento totalmente deludente in nerazzurro), pareggiando 0-0 la ripetizione della gara sul prato dell'Olympiastadion di Berlino Ovest, ottiene la qualificazione ai quarti di finale.

Ma che fine ha fatto la lattina? L'oggetto originale che aveva scatenato uno dei più grandi gialli della storia del calcio europeo era stato recuperato dalla polizia tedesca e consegnato dal Commissario di Mönchengladbach all'arbitro Dorpmans, che l'aveva custodita per tanti anni, salvo poi donarla al Museo del calcio di Vitesse. Nel 2012 però la lattina è stata aquisita dal Borussia Mönchengladbach con una cerimonia in cui proprio l'anziano fischietto olandese la affidava al club tedesco. Ora l'oggetto che colpì Boninsegna è conservato nel Museo dei Puledri, a perenne memoria di quella partita di cui non sarebbe rimasta traccia nelle statistiche della Coppa dei Campioni.

IL TABELLINO

'Partita della lattina' 

BORUSSIA MÖNCHENGLADBACH-INTER 7-1

M'Gladbach, Bökelbergstadion, 20 ottobre 1971

MARCATORI: 7' Heynckes (B), 19' Boninsegna (I), 21', 34' Le Fevre (B), 42' Netzer (B), 44' Heynckes (B), 52' Netzer (B), 83' rig. Sieloff (B).

BORUSSIA MÖNCHENGLADBACH (4-3-3): Kleff; Vogts, Müller, Sieloff, Bleidick; Bonhof, Netzer (80' Wittkamp), Kulik; Wimmer, Heynckes, Le Fèvre. All. Weisweiler

INTER (4-4-2): L. Vieri (46' Bordon); Oriali, Giubertoni, Burgnich, Facchetti; Fabbian, Bedin, Corso, S. Mazzola; Jair, Boninsegna (29' Ghio). All. Invernizzi

Arbitro: Dorpmans (Olanda)

Espulso: 86' Corso

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