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Borislav Cvetkovic, 'L'anguilla di Karlovac': da capocannoniere della Coppa dei Campioni alla D in pochi anni

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Croce e delizia del mitico corrispondente Rai da Ascoli Piceno, Tonino Carino, che non riuscirà praticamente mai a pronunciare correttamente il suo cognome, l'attaccante jugoslavo Borislav Cvetkovic è uno dei volti nuovi del calcio italiano della stagione 1988/89, la prima a consentire ai club di Serie A di ingaggiare 3 calciatori stranieri.

La sua storia calcistica ricorda un po' la parabola di Napoleone Bonaparte, con cui il buon Boro condivide anche una certa somiglianza fisica nei lineamenti del viso e il naso aquilino. Dagli altari dei titoli jugoslavi vinti con la Dinamo Zagabria e la Stella Rossa Belgrado e dei titoli di capocannoniere della Coppa dei Campioni 1986/87 e con la Jugoslavia delle Olimpiadi calcistiche di Los Angeles '84, 'L'anguilla di Karlovac' passerà infatti alle ceneri dei Dilettanti, dove chiuderà l'avventura italiana, prima di un'ultima comparsata con il Borac Čačak.

"LA LEPRE" DI DINAMO E STELLA ROSSA

Nato a Karlovac, città della Croazia, il 30 settembre 1962, quando il suo Paese era uno dei sei Stati che componevano la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, Borislav Cvetkovic inizia la sua avventura calcistica nelle Giovanili del Karlovac, la squadra della sua città, per poi seguire con il fratello maggiore Zvjezdan Cvetkovic, anche lui calciatore allaDinamo Zagabria.

"Ho sempre fatto il tifo per la Dinamo, da giovane sono stato grande tifoso della Dinamo di Zajec e Cica Kranjčar, la amavo... Erano i miei idoli e il mio sogno era giocare un giorno nella prima squadra della Dinamo".

È il 1980 quando 'Boro', come lo chiamano tutti, esordisce da diciottenne nella Prva Liga contro la Stella Rossa Belgrado.

"Abbiamo perso - ricorderà in un'intervista del 2020 a '24sata' - con un goal di Milan Jankovic dai 40 metri.Quindi il mio debutto non è stato di un certo livello.Quella è stata la mia prima partita ufficiale di campionato.In quella stagione la Zvezda è stato fantastico, la Dinamo è stata brava ed è lì che abbiamo iniziato a creare una squadra per il titolo nel 1982".

Dopo 29 presenze e 5 goal nel 1980/81, l'attaccante di Karlovac a causa del servizio militare e di un infortunio colleziona solo9 presenze e un goal nel 1981/82, stagione in cui, sotto la guida di Ciro Blazevic, la squadra vince lo Scudetto jugoslavodopo 24 anni. La linea offensiva dei Modri quell'anno annovera cinque grandi giocatori, che saranno sempre ricordati dai tifosi: oltre al giovane Cvetkovic, ci sono Kranjcar, Mlinaric, Cerin e Deveric.

"Ciro ha introdotto qualcosa di nuovo - ha sottolineato -, è arrivato pieno di energia, la voglia di vincere il titolo. Ha portato una disciplina incredibile nella Dinamo. Fuori dal campo ha preparato tutto alla perfezione. E aveva un gruppo di 20 giocatori fantastici, non importava se giocavamo io, Deveric, Cerin o qualcun altro... Non importava, Ciro creava l'atmosfera, ad ogni partita al Maksimir avevamo 40 mila persone, l'appoggio dell'intera città, e quando si crea un clima simile, il risultato non può mancare".

La Dinamo nel 1981/82 schiaccia gli avversari, e resta celebre il 3-0 rifilato alla Stella Rossa nella prima mezzora della sfida della primavera 1982. A partire dall'anno seguente, il 1982/83, Cvetkovic diventa un titolare indiscusso della squadra, totalizza 28 presenze e 10 goal nel campionato jugoslavo e dà il suo contributo per la vittoria della Coppa del Maresciallo Tito, nella quale i Modri superano in finale il Sarajevo per 3-2.

"In semifinale abbiamo battuto la Stella Rossa 4-0 al Maksimir - sottolinea Cvetkovic -. Ricordo bene quella partita, raramente ho giocato male nelle partite importanti. Ma già nel 1983 la squadra iniziò a sgretolarsi. Brucic è partito, era il pilastro della difesa, l'ultimo centrocampista. Quindi Mustedanagic se ne andò... Anche altri giocatori se ne andarono, ora non ricordo esattamente... E la squadra fu indebolita".

La Dinamo Zagabria raggiungerà la finale della Coppa nazionale anche nel 1983, nel 1985 e nel 1986, ma ne uscirà sempre sconfitta in finale. Per 'Boro' Cvetkovic quelli trascorsi in maglia Dinamo sono comunque anni belli e spensierati.

"Ho nostalgia di quei tempi - dirà -, uscivo con Drazen Petrovic (stella della pallacanestro, ndr) al Saloon, eravamo grandi amici. Negli anni Ottanta il Cibona è stato due volte campione d'Europa, loro venivano alle nostre partite, noi alle loro, ed è così che siamo diventati amici".
"Drazen era un grande uomo, un genio... - ricorderà 'Boro' - Sebbene il mio idolo fosse Kresimir Cosic, ammiravo Petrovic. Era l'esempio di come dovrebbe comportarsi un atleta".

Cvetkovic vive con i Modri, che partecipano regolarmente anche alle Coppe europee, pur senza ottenere risultati di rilievo, sei stagioni di alto livello nelle quali totalizza complessivamente 177 gare ufficiali e 50 goal (44 reti in 151 presenze in Prva Liga). Per la sua rapidità e scaltrezza è ribattezzato dal commentatore sportivo Ivo Tomic 'la Lepre del Korana', il fiume che attraversa la Croazia.

Sul piano personale la sua miglior stagione è proprio quella che sarà anche l'ultima con i Modri, il 1985/86, in cui firma 12 reti in 31 gare di campionato. 'Boro' non è chiaramente un bomber ma un attaccante velocissimo palla al piede e, di conseguenza, particolarmente adatto a partire distante dall'area di rigore.

In campo è impiegato da punta, ma spesso anche da ala e trequartista. A lungo andare però qualcosa con la società e con il tecnico Blazevic, tornato a guidare i Modri proprio nel 1985 dopo due anni con altre squadre, si rompe.

"Non ho mai pensato di lasciare la Dinamo! - assicura Cvetkovic - Era bello per me giocarci, vivevo vicino a casa, giocavo insieme a mio fratello, la mia famiglia era lì, quindi non ho mai pensato di andarmene. È successo che c'è stato uno scontro vivace con Ciro, dove lui ad un certo punto mi ha detto: 'O tu o io. Qualcuno deve lasciare il club'. Ed io risposi: 'Allora vado via, nessun problema'. Ma non c'erano particolari motivazioni. Blazevic a quel tempo faceva tutto: era presidente del club, direttore finanziario, allenatore, addetto alle pulizie e quello che decideva era sacro".
"Dopo il campionato, andai in vacanza al mare dicendo alla Dinamo che sarei tornato quando avrebbero mantenuto le promesse contrattuali che mi avevano fatto. All'epoca tutto si faceva verbalmente, e la parola data valeva tanto. Ma il club non ha mantenuto quanto mi aveva promesso e hanno convinto Ciro a mandarmi via. Blazevic mi chiese in due occasioni se volevo andare alla Stella Rossa, ed io risposi sempre di no. Anche il Rijeka era un'opzione. Ma quando Durovski andò al Partizan il passaggio alla Stella Rossa fu inevitabile".

'Boro' deve così trasferirsi a Belgrado nella stagione 1986/87. Se professionalmente vivrà nella capitale jugoslava due anni ricchi di soddisfazioni, a livello umano il passo per l'attaccante di Karlovac, che si trasformerà nella 'Lepre del Marakana', non sarà affatto semplice.

"Trasferirmi a Belgrado fu uno shock - dirà a '24sata' -, tutta la mia famiglia era attaccata alla Dinamo. Appena passai alla Stella Rossa, abbiamo giocato il secondo o terzo turno di Coppa al Maksimir. Quello è stato un inferno per me. Uno stadio pieno, poi gli insulti e ogni sorta di cose... Ciro ha implorato pubblicamente i tifosi di non insultarmi... I tifosi mi volevano bene, ed io me n'ero andato senza dare spiegazioni o ragioni. Non sapevano nemmeno il motivo della mia partenza".

L'attaccante croato si toglie anche la soddisfazione di segnare alla sua ex squadra 'vendicandosi' del suo ex allenatore.

"Quel giorno ero soddisfatto perché Ciro Blazevic sedeva sulla panchina della Dinamo. Provavo dentro di me tanta rabbia".

I due anni vissuti con la maglia biancorossa della Stella Rossa consacrano Cvetkovic a livello internazionale, visto che nel suo primo anno, il 1986/87, 'Boro' si laurea capocannoniere della Coppa dei Campioni con 7 goal realizzati, anche se i Crveno-beli vengono eliminati nei quarti di finale dal Real Madrid, pur avendo messo in grossa difficoltà le Merengues.

L'attaccante di Karlovac, utilizzato dal tecnico Velibor Vasovic comeesterno offensivo, segna due reti nel primo turno contro il Panathinaikos, per poi realizzare due doppiette nel doppio match contro il Rosenborg, aprendo le porte dei quarti di finale alla squadra. Qui l'avversario è il grande Real Madrid, e la Stella Rossa arriva ad un passo dall'impresa.

La gara di andata al Marakana vede un grande Cvetkovic far ammattire la difesa degli spagnoli con i suoi scatti in velocità e gli jugoslavi imporsi 4-2 in una partita che i tifosi presenti allo stadio difficilmente dimenticheranno. Una delle 4 reti porta la firma di 'Boro', che proprio grazie a quel goal salirà sul trono dei bomber europei. Ma i Blancos ribalteranno le sorti del confronto imponendosi 2-0 al Bernabeu nella gara di ritorno.

Nel 1987/88 la Stella Rossa vince lo Scudetto, e Cvetkovic si laurea per la seconda volta in carriera campione di Jugoslavia. Complessivamente in due anni fra Prva Liga e Coppa dei Campioni l'attaccante di Karlovac realizza 26 goal in 70 partite.

Boro Cvetkovic Crvena zvezdaMN Press

BOMBER DELLE OLIMPIADI CON LA JUGOSLAVIA

Le brillanti prestazioni di Cvetkovic gli spalancano le porte della Nazionale jugoslava, con cui, dopo 4 presenze e un goal nell'Under 21, debutta il 1° giugno 1983 a 20 anni in una gara amichevole vinta 1-0 contro la Romania. Partecipa poi alla spedizione dei plavi ad Euro '84. L'avventura in terra francese è tuttavia fallimentare, con tre sconfitte su altrettante partite. Cvetkovic esordisce nel finale della prima gara del girone con il Belgio (Jugoslavia sconfitta 2-0) e gioca titolare nella pesante debacle contro la Danimarca (5-0), non riuscendo a dare dimostrazione delle sue qualità.

Questo avviene invece, sempre nel 1984, con la Rappresentativa Olimpica(4 presenze e 5 reti in totale) che disputa il torneo calcistico di Los Angeles '84. Negli Stati Uniti infatti Cvetkovic segna 5 goal e si laurea capocannoniere del torneo assieme al compagno di squadra Deveric e al francese Xuereb. 'Boro' decide la sfida del girone contro il Camerun di Roger Milla (2-1), e realizza addirittura una tripletta contro la Germania Ovest nel 5-2 dei quarti di finale. In semifinale va ancora a segno, ma è la Francia a imporsi 4-2 ai supplementari. Nella finalina per il 3°-4° posto i plavi avranno la meglio sull'Italia del tandem Bearzot-Cesare Maldini.

Cvetkovic resta nel giro della Jugoslavia fino all'autunno del 1988, quando, dopo il trasferimento in Italia, perde il treno per i Mondiali di Italia '90. In tutto colleziona 14 presenze e 2 goal (di cui uno contro la Spagna, in amichevole) in gare ufficiali. Disputa la sua ultima gara in Nazionale il 19 novembre 1988 (vittoria per 3-2 fuori casa nelle qualificazioni al Mondiale italiano).

L'APPRODO ALL'ASCOLI FRA DIFFICOLTÀ E GOAL

Nel 1988, appena 2 anni dopo essersi laureato capocannoniere della Coppa dei Campioni, Cvetkovic è ingaggiato in Italia dall'Ascoli, con cui sottoscrive un triennale. Il giocatore croato fa così il suo approdo nel campionato all'epoca più bello e difficile del Mondo.

Il presidente dei marchigiani, Costantino Rozzi, dopo la salvezza brillante ottenuta nella stagione precedente, decide di puntare su due giocatori jugoslavi, Cvetkovic, appunto, e il difensore Mustafà Arslanovic, quando gli si presenta l'occasione di allargare a tre il numero di stranieri in squadra.

Se il secondo sarà ricordato come una meteora e un bidone, sul primo presidente e tifosi ripongono grosse aspettative.

"In attacco abbiamo Cvetkovic, un giocatore di valore europeo", dichiara Rozzi a 'La Repubblica'.

I due nuovi arrivati si aggiungono nella rosa al brasiliano Walter Junior Casagrande. La squadra è affidata inizialmente ad Ilario Castagner e l'attaccante ex Stella Rossa debutta in bianconero nella prima fase della Coppa Italia che si gioca fra agosto e settembre. La sua prima gara italiana è il successo per 2-0 al Del Duca contro la Reggina.

Abituato a giocare in squadre di vertice in patria, 'Boro' fa fatica ad adattarsi al calcio italiano. Le marcature strette e il grande tatticismo, fanno sì che le sue prestazioni non siano convincenti. Castagner lo impiega prevalentemente da prima punta, e nonostante non sia propriamente il suo ruolo, l'attaccante segna 2 reti in Coppa Italia con il Monopoli (vittoria per 1-3 in Puglia) e con il Parma (3-3 in casa). L'Ascoli accede alla fase successiva del torneo, e con 7 punti precede addirittura l'Inter di Trapattoni.

Proprio contro i nerazzurri Cvetkovic esordisce in Serie A il 9 ottobre 1988 (1-3 per i milanesi al Del Duca). Il torneo si rivela avaro di soddisfazioni per i marchigiani, e Rozzi dopo 10 giornate esonera Castagner e chiama al timone dell'Ascoli Eugenio Bersellini. In più, vista l'assenza di Casagrande per infortunio, rinforza la rosa con l'ingaggio di Bruno Giordano sul mercato autunnale.

Con il nuovo allenatore Cvetkovic può giocare da seconda punta o ala offensiva e la musica cambia. All'improvviso il croato, che fino a quel momento in campionato non era mai andato a segno, firma una doppietta nel successo per 3-0 in casa sul Verona, e due giornate dopo, sempre al Del Duca, stende il Torino (1-0). Suo è anche il goal che rende meno amaro il k.o. con il Napoli di Maradona (4-1).

Ribattezzato dai tifosi ascolani 'L'anguilla di Karlovac' per la sua abilità nello sgusciare fra i difensori avversari, 'Boro' riesce così ad entrare nel loro cuore. Oltre a restare per sempre un osso duro per il telecronista Rai Tonino Carino, che faticherà sempre a pronunciare correttamente il suo cognome e di lui e Arslanovic dirà:

"Quei due mi hanno perseguitato".

Cvetkovic chiude la prima stagione italiana con 40 presenze e 8 goal fra campionato (32 gare e 6 reti) e Coppa Italia (8 presenze e 2 reti), competizione in cui i marchigiani sono estromessi ai quarti di finale dal Napoli. Ma il suo rendimento nella prima metà del 1989 è piuttosto deludente, visto che sì, il croato continua a seminare scompiglio nelle difese, ma sbaglia anche una caterva di goal segnandone appena 2: uno a Cesena (sconfitta per 2-1) e uno, questo storico e pesante, al San Paolo nel 2-0 contro il Napoli della terzultima giornata, nella vittoria decisiva per la permanenza in A.

La partita con gli azzurri è celebre perché è quella in cui Ottavio Bianchi, orfano di Maradona, decide di schierare il portiere Di Fusco all'attacco al posto di Careca nei minuti finali del match.

Il secondo anno italiano di Cvetkovic, il 1989/90, è più ricco a livello personale, con 10 reti in 33 presenze (7 centri in 29 gare in Serie A, 3 goal in 4 gare in Coppa Italia), meno sul piano dei risultati, visto che l'Ascoli, che passa dalla guida di Bersellini a quella di Agroppi, chiude 18° e ultimo in Serie A e retrocede in Serie B.

Cvetkovic decide con una doppietta a Genova (impresa che entrerà anche in un celebre testo di antologia per gli studenti delle scuole medie) la sfida di andata con la Sampdoria (2-1), va in goal a San Siro nel k.o. con il Milan (2-1) e allo Zini in quello con la Cremonese (2-1). In primavera contribuisce alla vittoria sulla Fiorentina (2-1) e decide la sfida con l'Udinese (1-0), entrambe al Del Duca. Ma non basta per salvare l'Ascoli.

Confermato nella rosa del 1990/91 che al servizio di mister Nedo Sonetti affronta il campionato di Serie B, nonostante un rendimento deludente nella prima parte di stagione con una sola rete nel successo della prima giornata contro il Modena, e un grave infortunio che lo tiene fuori diversi mesi a metà stagione, Cvetkovic dà un apporto determinante alla squadra per il raggiungimento del 4° posto finale che vale il ritorno in Serie A segnando 6 goal nelle ultime 8 giornate.

La stagione 1991/92 lo vede nuovamente ai nastri di partenza con l'Ascoli di Giancarlo De Sisti, ma il nuovo grave infortunio che lo mette k.o. durante il ritiro estivo induce la società a svincolarlo, non rinnovandogli il contratto,e a rimpiazzarlo in rosa con l'argentino Pedro Troglio.

L'INFORTUNIO, L'INATTIVITÀ E LA DISCESA FRA I DILETTANTI

L'ex capocannoniere della Coppa dei Campioni, abbandonato dall'Ascoli dopo 25 goal complessivi in 97 presenze, si ritrova così di colpo senza squadra e con seri dubbi sulla sua integrità fisica. Dopo un anno di inattività, si rimette in forma ma fatica a trovare un'offerta da società di Serie A.

Di tornare nella sua patria, dilaniata in quel momento dalle guerre nazionaliste, non ne vuole sapere e 'Boro', attraverso il suo legale, l'avvocato Nascimbeni, chiede alla FIGC che gli venga consentito di restare in Italia non più come calciatore professionista, ma come Dilettante. Alla fine il presidente federale Antonio Matarrese concede la deroga: 'Boro' può restare nella penisolae, pur di tornare in campo, accetta la proposta della Maceratese, che disputa il campionato di Serie D e lo vince.

I tifosi lo accolgono con cori e striscioni. Uno, in particolare, resterà celebre:

"Una punta di diamante per una squadra di gioielli".

Cvetkovic contribuisce alla promozione con 8 goal in 26 presenze. Pochini, senza dubbio, per chi qualche anno prima era stato l'incubo del Real Madrid.

"Non si può dire che abbia fatto qualcosa di più - dichiara -. Abbiamo un'ottima squadra e abbiamo fatto una grande cosa per Macerata. Io non sono venuto qua per fare il fenomeno ma per mettermi a livello degli altri giocatori. Solo così potevamo vincere il campionato, e ci siamo riusciti".
"L'amicizia fra noi giocatori è stata determinante, non ho mai visto uno spogliatoio così unito e questo ci ha aiutato ad ottenere il risultato. Come il calore dei nostri tifosi".

Nel 1993/94 Cvetkovic gioca ancora nei Dilettanti, in Serie D, con la Casertana (19 presenze e 6 goal) ma è evidente anche a lui che ormai la sua carriera calcistica è agli sgoccioli. Alla soglia dei 31 anni 'Boro' si trasferisce così in Serbia, Paese di cui è originaria sua moglie, per chiudere la carriera nel modesto Borac Čačak all'età di 32 anni (7 presenze e un goal).

zvjezdan cvetkovic - dinamo - 2005Pixsell

Diventato allenatore, inizia la sua nuova carriera alla guida del vivaio dell'Obilic, passando poi alla guida della Prima squadra e successivamente a fare il vice-allenatore di Dragomir Okuka nella Serbia Under 21 e di Walter Zenga (2005/06) e Zdenek Zeman (2008) nelle rispettive avventure sulla panchina della Stella Rossa.

Dopo aver guidato anche l'FK Soput, squadra B del club biancorosso, fino al 2018, dal 2019 è il Commissario tecnico della Serbia Under 15. Per i tifosi dell'Ascoli, che lo ricordano sempre con simpatia, nonostante un rendimento altalenante con alti e bassi, resterà sempre la leggendaria 'Anguilla di Karlovac', passata in pochi anni dai grandi palcoscenici europei ai campi dei Dilettanti.

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