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Jocelyn Blanchard-

Blanchard alla Juventus: un goal in amichevole e nient'altro

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E pensare che l'inizio sembrava dovesse proporre tutt'altro copione. L'avventura di Jocelyn Blanchard alla Juventus, invece, è stata delle più fallimentari. Un solo lampo in amichevole, nel calcio d'agosto, e poi nient'altro. Un investimento sbagliato a pieni voti.

La provincia, alle volte, può ingannare. Lo sa bene l'ex dg bianconero Luciano Moggi che, nell'estate del 1998, spendeva 7 miliardi per arrivare a un centrocampista polivalente, esploso tra le fila del Metz. Squadra con cui, nel 1996, il transalpino vinceva la Coppa di Francia. Mentre la Signora alzava al cielo di Roma la sua ultima Champions League. 

"Anche se non conosco personalmente Deschamps e Zidane, so benissimo che si tratta di due grandi campioni. Giocare al loro fianco sarà bellissimo, così come avere per compagno di squadra un fuoriclasse del calibro di Del Piero. Qui si lotta sempre per vincere. Farò parte di un gruppo fantastico e voglio dimostrarmi all’altezza. Vestire la maglia bianconera è, per me, motivo di grande orgoglio".

Blanchard si presenta così, in un test contro il Newcastle; un'amichevole fondamentale per sperimentare i nuovi acquisti approdati alla corte di Marcello Lippi. Avvio promettente, eccome, con un goal bellissimo rifilato ai Magpies nel 2-1 in favore degli inglesi. Buona, ottima, la prima.

Peccato, tuttavia, che quel calcio non contasse nulla. Infatti, quando il gioco si fa duro, Blanchard scompare completamente dalla scena. Incappando in problemi di ambientamento e, soprattutto, in prestazioni pressoché imbarazzanti. 

Esperienza, a distanza di anni, ricordata così dal francese ai microfoni di Tuttojuve:

"Penso che quando arrivi alla Juventus, c'è una forma di apprendistato: devi osservare, studiare ed imparare. La Juventus è un club con una grande cultura e con una filosofia a sé stante. Il tempo di apprendimento può essere leggermente più lungo rispetto ad altri club. Ci sono state due stagioni in una, con due allenatori diversi tra di loro. Diciamo che quando sei un nuovo giocatore in questo contesto, le difficoltà vengono raddoppiate. Il nuovo tecnico ha bisogno di mesi per scoprire le tue qualità e questo, inevitabilmente, ti fa perdere tempo. Chi subentra durante la stagione deve ottenere dei buoni risultati rapidamente e quindi si affida ai giocatori che già conosce".

Spazio ai rimpianti legati a un'avventura che sarebbe potuta andare in maniera differente:

"Mi pento di non essere stato paziente. Lasciare da giovane la Juventus è stata una brutta decisione. Con l'esperienza di oggi avrei agito diversamente. Conservo dei bellissimi ricordi legati all'esperienza bianconera, a Torino ho scoperto uno sport di altissimo livello. E l'organizzazione di questa società era altrettanto di livello assoluto. Ho avuto ottimi rapporti con tutti i miei compagni di squadra".

Un matrimonio fugace e deludente, chiuso dopo un solo anno caratterizzato da 12 presenze. Annata disastrosa in termini individuali e collettivi, con Carlo Ancelotti a subentrare nel bel mezzo dell'annata.

Biglietto di ritorno, destinazione Lens. E tanti saluti. Senza lampi, senza sussulti. In una sola parola: flop. 

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