Medhi Benatia lo scorso 18 novembre ha appeso gli scarpini al chiodo. Prima dell'esperienza al Karagumruk sarebbe potuto tornare in Italia. Non è un mistero, infatti, che il Parma abbia pensato tra il 2020 e il 21 al 35enne - fresco di compleanno - centrale marocchino. Un dialogo quasi sfociato nella fumata bianca, diventata nera a causa della (forte) resistenza dell'Al-Duhail.
Per il quieto vivere, e all'insegna della professionalità, l'ex juventino ha scelto di rimanere in Qatar. Poi la breve parentesi in Turchia e il ritiro, ma non ha mai smesso di pensare al Belpaese.
D'altro canto, stato atletico alla mano, Benatia nella Serie A avrebbe potuto dire ancora - eccome - la sua. Un difensore vecchio stampo, dotato di grande mentalità, che ha avuto modo di vestire in 59 occasioni condite da 5 goal la casacca della Vecchia Signora. Un amore non duraturo, ma forte. Sfociato, tuttavia, in un epilogo non propriamente roseo. Sebbene, da entrambe le parti, ci sia ancora stima e rispetto reciproco.
E, con la sincerità che lo contraddistingue, Benatia proprio ai microfoni di Goal - diversi anni fa - aveva spiegato i motivi che lo avevano portato a salutare Madama:
"Allegri è un grande allenatore ed è una grande persona. Non avevo problemi né con lui né con nessun altro. Ma mi ha fatto delle promesse che non ha mantenuto. In ritiro, negli States, il mister mi disse che sarei partito titolare con Chiellini. E che Bonucci avrebbe dovuto guadagnarsi il posto. Leo è un campione, però era previsto che iniziassi io e, magari, al primo errore avrebbe potuto giocare un altro al mio posto. Com'è giusto che fosse. Le cose, in quel momento, andavano piuttosto bene. Avevo realizzato una doppietta in finale di Coppa Italia e stavamo parlando di rinnovo contrattuale. Dopodiché, mi sono ritrovato a fare 4 panchine senza giocare nemmeno un minuto. Allora, evidentemente, Allegri mi aveva preso in giro; ho iniziato a perdere la testa e gli ho detto che non avrei mai più giocato alla Juve finché sarebbe stato lui l'allenatore. Ma con la società ho un rapporto straordinario, ancora adesso ci sentiamo e sono felice di aver potuto lavorare con queste persone. Perché è il massimo a cui si possa ambire".
Insomma, alti e bassi. Ma sempre pensando al bene della squadra. E le soddisfazioni individuali e corali nel capoluogo piemontese non è che siano mancate: due scudetti, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Tante partite da urlo, compresa quella - in trasferta - contro il Real Madrid datata 11 aprile 2018. A un passo dall'impresa, con l'ormai celeberrimo contatto tra Benatia-Vazquez sfociato nel siluro qualificazione di un Cristiano Ronaldo glaciale dal dischetto.
CR7, si sa, può essere visto come croce (dagli avversari) e delizia (dai compagni):
"E' il numero uno in assoluto, come calciatore e come persona. E' molto intelligente, anche fuori dal rettangolo di gioco. Il suo cervello va sempre più veloce rispetto a quello degli altri. Sono contento di essere suo amico. Gli auguro sempre il meglio, perché è semplicemente infinito".
Il fattore Bonucci, direttamente e indirettamente, ha quindi condizionato le mosse di Benatia. Che con il viterbese si è sentito più una pedina importante nelle rotazioni anziché un punto di riferimento, mentre con il passaggio del centrale azzurro al Milan le cose sono andate diversamente. Vedi, ad esempio, la finale di Coppa Italia del 4 maggio 2018: 4-0 dei bianconeri sui rossoneri, con annessa doppietta proprio di Medhi.
La volubilità della materia, inoltre, sarebbe potuta confluire nel passo indietro. La Juve, giustappunto, nelle puntate precedenti ha pensato di mettere nuovamente le mani su Benatia. Un'idea embrionale, di alcuni anni fa, nata da un contatto telefonico con l'allora dg Fabio Paratici. Alle volte, tuttavia, è meglio andare avanti conservando così bei ricordi. Scelta saggia, indubbiamente, per tutti.




