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Bas Dost Messi GFXGOAL

Quando Bas Dost mise paura a Messi: la Scarpa d'Oro persa per 3 goal

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Come tutti i riconoscimenti individuali, la Scarpa d'Oro non fugge alla polemica continua della soggettività. Nonostante venga premiato il goleador che numericamente ha segnato più reti nel corso dell'annata europea, la regolamentazione del trofeo ha portato a grandi dubbi ad ogni suo accorgimento. E' stata raggiunto un livello accettabile per tutti? Neanche lontanamente. Del resto la stessa base del calcolo per definire la classifica è ancora scolpita in difesa dei propri beniamini. Tutti dietro i bastioni a proteggere i protagonisti, per poi attaccare. Nel 2016/2017, per dire, al team Messi, uno dei due più ampio del mondo (l'altro non serve neanche ricordarlo), non andò proprio giù che un olandese militante nel campionato portoghese, Bas Dost, lottasse testa a testa con l'erede di Maradona.

Non è mai stato Messi, Dost. E neanche ha mai aspirato esserlo. Non avrebbe potuto essere leggiadro con la palla al piede ed imprendibile, così si è focalizzato sull'essere indomabile roccia al centro dell'area. Una prima punta senza tanti sotterfugi: bravo a creare lo spazio, ad esserci, a capire quando la sua presenza era richiesta. Del resto con quasi 2 metri di altezza da terra (1,96 cm) il ruolo è definito, a meno di eccezioni. Centrale, portiere, centravanti. La terza che ha detto, grazie.

Cresciuto nell'Emmen, Dost si mette in mostra all'Heracles, sempre nella natia Olanda. Arriva a segnare 14 reti in Eredivisie poco più che maggiorenne, conquistando le attenzioni dell'Ajax. Il trasferimento ad Amsterdam non si concretizzerà mai, rendendo effettivo invece quello all'Heerenveen. Una squadra di metà classifica a caccia di un goleador per puntare in alto. La sua situazione non cambia radicalmente. Certo, chiude nuovamente in doppia cifra, ma con dati da torre più che da finalizzatore puro tentacolare.

Il motivo è prettamente uno: non è inamovibile in attacco e le 32 presenze in Eredivisie nascondono un'altra verità, quella da subentrato. Ron Jans, tecnico dell'Heerenveen, lo sfrutta da titolare con buone risposte da ainizio annata, per poi cominciare a preferirgli qualunque giocatore capace di giocare in attacco, persino Viktor Elm. Per tattica e per capriccio.

Parliamo del resto di un centrocampista sbattuto in attacco, un'intuizione che non si rivelerà producente. Quando al termine dell'annata la (seconda) possibilità di trasferirsi all'Ajax sfuma, Dost chiede alla dirigenza delucidazioni: era stato acquistato per essere titolare e ora non può neanche trovare spazio altrove. La passione si è spenta presto, ma la terapia di coppia con gli specialisti della società porta i suoi frutti: Jans rimane in sella con la consapevolezza di dover far giocare Bas, Dost resta consapevole di dover seguire più attentamente l'allenatore, così da non avere problemi. Non li avrà. Le 32 reti del 2011/2012 in 34 presenze saranno l'antipasto futuro della Scarpa d'Oro.

Nella classifica finale di quell'edizione, infatti, Bas Dost è tra i primi in classifica, battuto però dall'annata realizzativa più imponente nella storia del nuovo millennio. Leo Messi vince con 50 reti e un coefficiente di 100 punti, Cristiano Ronaldo segue con 46 goal e 92 punti. In ogni caso, l'olandese avrebbe perso la Scarpa d'Oro anche con una modifica delle regole che i protagonisti, ma soprattutto i loro difensori, richiedono spesso.

COME FUNZIONA LA SCARPA D'ORO

E' utile una parentesi in tal senso, per mettere in chiaro il regolamento della Scarpa d'Oro. I campionati europei sono classificati a seconda del coefficiente UEFA, un totale di punti ottenuti per ogni nazione europea, ottenuto grazie ai risultati delle proprie squadre tra Champions, Europa League e Conference. Il coefficiente permette di avere un numero di club invece di un altro (quattro in Champions, due in Europa League e una in Conference al massino livello).

La Scarpa d'Oro parte da qui. I top tornei d'Europa classificati dall'uno al cinque, dunque Liga, Premier League, Serie A, Bundesliga e Ligue 1, hanno un coefficiente di 2 relativamente a questo specifico trofeo individuale. Quelli classificati dalla sesta alla ventiduesima posizione 1.5. Tutti gli altri, 1. Il numero viene moltiplicato per i goal segnati durante la stagione, così da ottenere un punteggio da classificare per la graduatoria finale.

Messi ScarpaGetty

Si tratta di una decisione presa nel 1997, così da dare meno importanza ai goal segnati nei campionati minori. L'UEFA non voleva più dare la stessa importanza ai 50 goal segnati nel campionato lettone, se 30 in Premier non bastavano a conquistare la Scarpa d'Oro. Venne così creato un nuovo mondo, che riempiva di rimpianti i mancati vincitori del passato e bloccava le ambizioni nei tornei lontani dall'élite in vista del futuro.

Giocare in un campionato da 1.5 di coefficiente ha spazzato via le ambizioni nel corso del tempo, anche se inizialmente qualcosa si era mosso in tal senso, come il successo di Larsson in maglia Celtic. La grande sicurezza, dal 1997, è però stata quella di giocare in Premier, Liga o Serie A. Del resto quarto e quinto posto del ranking UEFA non sono stati mai fissi fino a tempi recenti: l'Olanda ha fatto parte dei top cinque. Non con Bas Dost in campo, che nel 2011/2012 deve accontentarsi di un coefficiente da 1.5 troppo basso per poter pensare alla gloria.

CARRIERA FRENATA E RILANCIO: LO SPORTING

Bas Dost approda così in Germania, richiesto dal Wolfsburg di Magath. Un sergente, più che un maestro. L'olandese non avrà mai modo di rimpiangere il suo passaggio nell'esercito poco felix di Felix. Certo, i suoi metodi saranno duri e difficili da comprendere, ma giocherà senza troppe incomprensioni. Queste arriveranno invece tra il tecnico e la dirigenza, tanto che nell'estate 2014 ad allenare Dost c'è Hecking. Olic si prende i galloni da titolare per la scelta fatta dal nuovo allenatore, così come per i problemi fisici del vecchio titolare.

"I medici del Wolfsburg mi dicevano: riposa due settimane e sarai come nuovo. Ma il dolore alle caviglie non si attenuava. Dopo qualche mese decisi di interpellare uno specialista e andai a Monaco. Muller-Wohlfahrt non ebbe dubbi: dovevo operarmi. E così la stagione 13/14 se ne era andata".

Approda allo Sporting Lisbona dopo quattro stagioni e 48 reti in 117 presenze con il Wolfsburg. Non una media immonda, ma è solamente uno dei tanti. In Portogallo sarà l'uno. Quando nel 2016 firma per il club lusitano, portandosi dietro il soprannome di Plattfuß-Bomber, ovvero bomber dai piedi piatti in virtù delle suole rinforzate adottate per i problemi alle caviglie), il torneo portoghese è tra i campionati top d'Europa. Al quinto posto, prima di una Ligue 1 che dietro la scenografia PSG ha difficoltà evidenti a conti fatti.

Il livello del calcio portoghese, nonostante faccia parte della stessa élite, è inferiore a quello tedesco. Ha però lo stesso coefficiente, quello che Dost avrebbe voluto ai tempi dell'Heerenveen (seppur consapevole di aver comunque perso la Scarpa d'Oro, causa 50 goal di Messi). Con i problemi alle caviglie risolti, senza equivoci tattici e con una maglia da titolare incollata addosso, può e vuole farcela.

SCARPA D'ORO 2012: MESSI VS DOST

Lo Sporting è allenato da Jorge Jesus in maniera leggiadra e divertente. Gioca con un 4-4-2 che si tramuta in 4-2-3-1 in fase di possesso. Quando deve attaccare, il club di Lisbona è letale sulle fasce. I suoi centrocampisti esterni si tramutano in ali letali: è soprattutto Gelson Martins a brillare, tanto da guadagnarsi l'interesse di una serie infinita di pretendenti. La fascia destra funziona alla perfezione con un solo interprete, mentre a sinistra le alternative ruotano senza cambiare il risultato. La grande problematica è una difesa che subisce troppo rispetto ai futuri campioni del Benfica e ai secondi in graduatoria, i Dragões di Oporto.

Non è certo problematica la stagione di Dost, che sin dalla sua prima presenza metterà in chiaro le cose, fornendo una presentazione del suo repertorio. Ogni cross che arrivi sulla sua testa è goal: la percentuale di conversione in rete dei tentativi operati è tra le più alte in Europa. 196 cm calamitati verso la rete, ma consapevoli di non poter fare a sportellate continue in area. Longilineo che non arriva agli 80 kg, è cinico nel sfruttare le sue occasioni. Si sbatte da una parte all'altra praticamente solo quando è certo di poter entrare nel tabellino dei marcatori.

Nell'autunno del 2016, Messi è partito come di consueto per vincere tutto. Nel suo palmares figurano già tre edizioni della Scarpa d'Oro, una in meno di Cristiano Ronaldo: è stato sorpassato dal portoghese e persino battuto dal compagno di squadra Suarez nel corso degli ultimi anni. Stavolta non vuole sbagliare, perché tutto fa brodo: quando si parla della Pulce, anche un solo trionfo può portare al grande obiettivo, di un'importanza ben diversa. Il Pallone d'Oro.

Messi Bas DostGetty/GOAL

Dopo sette giornate di Liga, Messi ha segnato 'solo' quattro goal. Due doppiette contro Real Betis e Leganes, a fronte di zero reti contro Athletic Bilbao, Alaves e Atletico Madrid. In più un infortunio muscolare lo ha tenuto fuori per le sfide contro il Celta (persa) e Sporting Gijon. Non va molto meglio a Dost, che fermo a quattro centri nelle prime nove giornate del campionato lusitano. Sono numeri buoni per iniziare la stagione, consapevoli di una forma fisica non ancora ottimale, ma non per chi si augura di essere il miglior marcatore d'Europa al termine dell'annata. La loro fortuna? Il lungo periodo, una scalata ad inseguire.

Sia Messi che Dost possono superare i rispettivi blocchi (l'infortunio, leggero, dell'argentino e gli ultimi accorgimenti d'adattamento per l'olandese), consapevoli di come dopo dieci turni ci sia qualcuno già in doppia cifra: Pierre-Emerick Aubameyang, che il 5 novembre si innalza fino a 12 reti dopo un poker all'Amburgo. Tutti lo guardano dal basso verso l'alto, certi di dover andare oltre i propri limiti iniziali per superarlo. L'argentino non ha mai avuto problemi in tal senso, né l'olandese si è mai spaventato quando i pianeti si sono allineati senza problemi di sorta. Ma con un Aubameyang così il fisico non può tradire: serve giocarle tutte.

Quando si chiude il novembre del 2016, il fuoriclasse del Barcellona è a 9 reti e 18 punti totali, mentre l'ex Wolfsburg segue a 7 e 14. Una distanza minima, ma che sarà essenziale a fine stagione. Ogni qual volta si avvicinava al traguardo, Dost si rendeva conto di essere ancora distante. Se la Pulce spariva, spariva anche lui. Se rimontava con una rete, l'argentino andava oltre con una tripletta. Dopo la quaterna contro l'Amburgo, seppur costante, Aubameyang offre il fianco pian piano: segna al massimo un goal, fallendo in più gare consecutive a inizio 2017.

E' l'inverno che cambia la corsa alla Scarpa d'Oro. Aubameyang soffre al pari di tutto il Borussia Dortmund l'ultimo mese del 2016 e i primi due del 2017, mentre sia Messi che Dost, senza il freddo pungente tedesco, non si fermano più. Tra inizio dicembre e fine febbraio, l'attaccante del Barcellona e quello dello Sporting segnano 11 reti, quello dei gialloneri appena 6.

Il 26 febbraio Messi è arrivato a quota venti reti. Bas Dost è a diciotto. Aubameyang ha rallentato paurosamente, ma è comunque in testa insieme all'argentino. Nella lotta alla Scarpa d'Oro, però, la vittoria si raggiunge in due modi: segnando in tutte le gare almeno un goal, dunque chiudendo a 38 o giù di lì, oppure alternare partite senza realizzazioni, rimediando però con triplette o quaterne. L'inverno di Aubameyang con cinque gare senza reti, le 'sole' due doppiette e la mancanza di triplette o quaterne negli ultimi mesi, lo porteranno a chiudere il podio della Scarpa d'Oro con 31 reti.

Scarpa d'Oro 16/17GOAL

Dost, invece, pagherà i dettagli, quelli utili ad avvicinarlo a Messi. Per questo non riuscirà mai a raggiungerlo, nonostante una quaterna contro il Tondela e le triplette contro Chaves, Boavista e Braga. Anche per lui troppi incontri senza reti con cui fare i conti. Non basteranno neanche i rigori che a fine stagione comincerà a calciare, sempre più conscio di poter realmente vincere la Scarpa d'Oro e far parte della storia del calcio a livello europeo e non solo nazionale, come capocannoniere in Olanda prima e in Portogallo poi.

Fatale, per Dost, saranno le mancate realizzazioni nel 32esimo e 33esimo turno, un periodo in cui Messi segnerà due delle otto doppiette di fine stagione. Dopo il singolo goal contro il Gijon nel 6-1 di inizio marzo, l'argentino non riuscirà più a segnare solamente una rete nell'ultima parte di stagione. In quattro gare rimarrà a secco, segnando però in maniera doppia nelle altre otto. Dodici gare, dodici realizzazioni. Perfettamente bilanciato.

RISULTATO GIUSTO?

Contestata nel 2019/2020, ad esempio, per la vittoria di Immobile su Lewandowski, visto il maggior numero di gare previsto in Serie A rispetto alla Bundesliga, la Scarpa d'oro 2016/17 non avrà modo di essere polemica. Leggermente diversa. Messi conquisterà il titolo con 37 goal in 34 presenze, Dost arriverà secondo con 34 in 31. L'olandese giocherà tutte le partite dell'annata, chiudendo con una media di 0,91, l'argentino ne salterà quattro, riuscendo comunque a salutare la stagione con una da 1,08. Più di un goal a partita.

I tifosi di Messi sospireranno per lo scampato pericolo. Un rush finale che ha fatto male ai deboli di cuore, dovuto solamente ad un coefficiente che ha equiparato il Portogallo e la Spagna. Non saranno da meno quelli dello Sporting, dall'altra parte, che dopo aver visto la squadra arrivare terza hanno concentrato tutta la propria attenzione sul possibile successo di Dost. Contro i poteri forti. Nervosismo, palpabile al momento delle critiche ad ogni match senza rete dell'olandese. Che si accontenterà, alla fine. Sapeva di poter far bene, magari di vincere. Un pensiero di quelli fuggevoli, di pochi secondi. Prima della verità, della difficoltà, della distanza tra il dire e il fare.

"All’inizio sono venuto qui per far bene ma non pensavo neanche di entrare nei top 10 della Scarpa d’Oro - dirà ad Extratime nel maggio 2017 - Ho avuto la fortuna di segnare al debutto col Moreirense, 4° turno, e mi ha dato fiducia. Ma poi ho segnato quasi ogni weekend. Essere ora quasi allo stesso livello di Messi è incredibile. Ma se non segno per una volta c’è chi mi critica".

Spada di Damocle, quando si raggiunge il top. La critica dopo 31 goal in 34 partite arriva solo in quel momento. Quando ci si aspetta sempre tanto ed ogni minima discesa è nemica e contraria dello status quo raggiunto.

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